Martedì 1° gennaio – Solennità di Maria Madre di Dio (Luca 2, 16 – 21).
La liturgia di oggi si è formata a poco a poco nel tempo, e reca le tracce di tali stratificazioni, legate ad esigenze pastorali tra loro successive. Prima del 1969, il Vangelo si limitava all’ultimo versetto, legato in modo specifico all’Ottava del Natale, con la circoncisione e con l’imposizione del nome a Gesù. Al centro della liturgia restava dunque il Bambino. La riforma post conciliare del rito romano, nella sua forma ordinaria, ha istituito invece la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, riprendendo l’antica tradizione, già presente nell’ottavo secolo, che definiva il primo gennaio “Natale Sanctae Mariae”. L’attenzione si sposta così sulla Vergine, per cui il brano di Luca è ampliato e comprende oggi il celebre versetto “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Gli eventi straordinari di Betlemme, in pratica, confermano in maniera plastica e definitiva l’annuncio di Gabriele ed il suo essere divenuta Madre del Dio fatto uomo. Un cammino di grazia, ma anche di sofferenza e di dolore, come presto le confermerà Samuele. All’inizio di un nuovo anno civile, anch’esso sempre foriero di grazie e di sofferenze, la Chiesa pone dunque idealmente i dodici mesi che iniziano per ciascuno di noi sotto la protezione materna di Maria.
Domenica 6 gennaio – Solennità dell’Epifania (Matteo 2, 1 – 12).
Il Vangelo di oggi è il celeberrimo brano di Matteo (unico tra i quattro evangelisti a parlarne) sull’arrivo dei Magi a Betlemme. La “manifestazione” di Gesù al mondo (significato letterale della parola greca “epifanìa”) avviene in un contesto che oggi definiremmo “globale”: i Magi venivano da paesi lontani, e la liturgia insiste sul tema della luce universale irradiata dall’evento della nascita di Gesù. C’è dunque per noi una grande attualità di questo messaggio evangelico e liturgico: la vera globalizzazione non è quella economica, finanziaria o mediatica - foriera di tante contraddizioni e di tante crisi -, bensì quella spirituale. Erode, con il suo atteggiamento, non è solo ambizioso e crudele, ma anche miope, come purtroppo tante persone di tutti i tempi, perché non comprende il valore davvero salvifico di un Regno di fede e di amore.
Domenica 13 gennaio – Battesimo di Gesù (Luca 3, 15–16, 21– 22).
Con la liturgia odierna termina il Tempo di Natale. Le letture riprendono la cadenza dell’Anno C ed il racconto del Battesimo di Gesù nel fiume Giordano è quindi quello del Vangelo di Luca. Il brano presenta due parti: la risposta di Giovanni a chi gli chiede se sia lui il Messia (“Non sono io, che vi battezzo con acqua; verrà dopo di me chi vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”) e l’evento del Battesimo di Gesù, con la voce celeste che lo chiama “Il Figlio mio, l’amato”, e lo Spirito che scende sotto forma di colomba. E’ un susseguirsi misterioso e potente di simboli: la colomba, segno antico di pace tra Dio e l’uomo; l’acqua, che prepara il fuoco dello Spirito; la voce dal Cielo, segno di potenza ma anche di amore infinito. Luca presenta così l’inizio di una nuova età per l’umanità intera.
Domenica 20 gennaio – II del Tempo Ordinario (Giovanni 2, 1 – 12).
Con oggi inizia (lo si vede anche dal colore verde dei paramenti) il ciclo liturgico annuale del Tempo Ordinario. Ma i testi della Messa, di fatto, costituiscono ancora un’appendice all’Epifania, ed in particolare proprio il Vangelo, con il racconto delle nozze di Cana, primo miracolo di Gesù. Per questo, benché si sia nell’anno di Luca, oggi si legge un brano di Giovanni, l’unico a riportare un episodio che forse gli era stato raccontato proprio da Maria. Le nozze di Cana, infatti, sono la terza “epifania”, o “manifestazione” di Gesù, Figlio di Dio, dopo la venuta dei Magi e dopo il Battesimo nel Giordano. Egli è uno di noi, uomo come noi, mangia e si diverte come noi, ma è molto più di noi, e il primo dei miracoli lo annuncia senza ombra di dubbio.
Domenica 27 gennaio – III del Tempo Ordinario (Luca 1, 1-4; 4, 14-21)
Torniamo con oggi a Luca ed al suo Vangelo, e di esso leggiamo anzitutto proprio l’inizio, destinato, come una prefazione programmatica, all’illustre Teofilo. E’ il programma di un racconto storico, anche molto documentato (Luca era medico e del medico aveva l’acume e la puntigliosità), ma è anche il programma forte di un annuncio di fede. Così, nella seconda parte del brano odierno, Gesù, nella sinagoga di Nazareth, legge un brano del profeta Isaia e dà ai presenti l’annuncio di come, in Lui, quell’antica profezia di salvezza abbia trovato il suo compimento.