Cos’è la fede?  E’ il dono di poter credere nell’eternità. Infatti, che sarebbe e quale senso e valore avrebbe la vita dell’uomo senza questa nobilitante prospettiva? E’ credibile ridurre la potenza creatrice del Progettista-Creatore allo sfizio di chi non sa come passare il tempo, quindi, per non annoiarsi, decide di creare l’uomo a sua immagine, di mettergli a disposizione quanto necessario per vivere, senza dargli un obiettivo e una ragione che lo legittimi e giustifichi, oltretutto, l’impegno creativo che il libro della Genesi pone in grande evidenza?  Come i veri doni sono caratterizzati dalla gratuità, così la fede è un dono gratuito che viene messo a disposizione dell’uomo, ma spetta unicamente all’uomo la decisione di accoglierlo o di respingerlo. Il concetto che Dio ha di libertà  - che vuol dire rispetto - è ben lontano da quelli che il genere umano si è costruito e addomesticato per motivazioni di mero opportunismo. Dunque, è responsabilità della creatura affrontare il vero problema esistenziale: darsi o no una fede che comprovi e sostanzi la vita. Con i modestissimi mezzi disponibili l’homo sapiens ha da sempre cercato una soluzione che desse una logica plausibile alla sua esistenza; i risultati, nonostante gente come Aristotele e Platone, non potevano che essere inadeguati. Quando i tempi sono stati ritenuti maturi, è arrivata l’incarnazione del Figlio appositamente per aprire con la sua Parola e la sua crocifissione la nuova era nella quale il genere umano ha avuto tutti gli elementi conoscitivi per scegliere di credere nel suo futuro di predestinato al bene eterno. Oggi la Chiesa nell’esercizio del suo magistero trova le medesime difficoltà, diffidenze, ostilità, superficialità, derisioni che incontrava Gesù presso le folle che lo seguivano spesso per curiosità più che per convinzione sincera. Per questo Gesù i miracoli li attribuiva alla fede del miracolato, non ai suoi poteri divini. La volubilità e la superficialità di frequente sono le nostre compagne di viaggio, basta ricordare che tra l’ingresso trionfante in Gerusalemme e la stessa folla che urlava di liberare Barabba e crocifiggere Gesù, passano appena sette-otto giorni. I nostri tempi, con manifestazioni differenti, ma con la sostanza identica, sono contraddistinti dalla marginalizzazione, se non dall’esclusione, di ogni forma di fede in cui credere. L’uomo moderno, forte e grande per i successi del suo progresso tecnologico, si lascia rimpicciolire e immiserire nello spirito, trascurando ogni ricerca di trascendente, ammaliato e appagato dalla materialità del benessere e dell’avere. In altri termini, sembra accontentarsi della sola vita terrena. Per richiamare l’attenzione sullo stato di degrado spirituale, che incide fortemente anche nell’agire quotidiano dei singoli e della società civile la Chiesa, attraverso l’iniziativa dell’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI, intende stimolare, prima di tutto gli uomini di buona volontà, a una profonda riflessione sui valori dell’esistenza e a una seria presa di coscienza sull’importanza di credere e di praticare l’insegnamento di Gesù, perché tutti traggano esempio. Il momento scelto è quanto mai propizio, perché questa celebrazione si apre e si sviluppa sullo sfondo di altri avvenimenti significativi nella vita della Chiesa: il Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, inaugurato solennemente il 7 ottobre in S. Pietro, il 50° anniversario di apertura del Concilio Vaticano II ( 11-10-1962), anch’esso solennemente ricordato in piazza S.Pietro  e il 20° anniversario della promulgazione del nuovo Catechismo della Chiesa cattolica (1992) a cui il Papa, allora cardinale, ha dato un notevole contributo nella sua stesura. Il filo che lega tra loro questi avvenimenti speciali è il desiderio permanente della Chiesa  - che poi è la sua ragione di essere -  di aiutare i credenti a rinnovare l’impegno di professare la propria fede in Gesù Cristo; infatti “sono chiamati a far risplendere la parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato.” L’Anno della Fede ha avuto formalmente inizio l’11 ottobre 2012 e terminerà il 24 novembre 2013 con la solennità di Cristo Re. Papa Benedetto XVI, ricordando l’Anno della Fede voluto da Paolo VI nel 1967, ha fatto proprie le motivazioni del suo predecessore, intese come occasione per tutta la Chiesa di poter riprendere, a livello individuale e comunitario, “l’esatta coscienza della sua fede, per ravvivarla, per purificarla, per confermarla, per confessarla.”