N° 6 - Giugno-Luglio 2012
VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE
di Antonio Ratti

 

 

                                                                           

                               

 

 

 

 LA FAMIGLIA :  IL LAVORO E LA FESTA

 

In contemporanea all’uscita del numero di giugno del Sentiero, a Milano è in corso il VII Incontro Mondiale delle Famiglie ( 30 maggio – 3 giugno ). Venerdi 1, sabato 2 e domenica 3 il santo padre Benedetto XVI  sarà presente partecipando attivamente a diverse iniziative del programma costituito da un mix di preghiera, di incontri, di confronti e testimonianze delle famiglie provenienti dai cinque continenti. Alcuni dati sono sufficienti a evidenziare le dimensioni dell’evento: si prevede la presenza di oltre un milione di persone; nel Parco Nord di Milano, presso l’aeroporto di Bresso, è stata attrezzata un’area di 790mila metri quadrati per accogliere gli appuntamenti clou  ( la veglia e la S. Messa ) e 5mila sono i volontari dell’organizzazione. A questo vanno aggiunti più di 80mila posti letto messi a disposizione. Il Papa ha così sintetizzato il significato dell’evento: “Il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie costituisce un’occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo familiare.”, mentre il card. Angelo Scola, arcivescovo della diocesi organizzatrice, ne ha sottolineato così gli obiettivi: “Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie rappresenta un’occasione particolare per rinnovare la consapevolezza dell’insostituibile ruolo della famiglia, intesa come unione fedele, pubblica e aperta alla vita tra un uomo e una donna, per lo sviluppo organico della persona e della società.” La sostanza che emerge è chiara: occorre, oggi più che mai, con eventi molto visibili e colmi di testimonianze vissute, promuovere l’urgenza di salvaguardare la dignità dell’istituto familiare, base della comunità cristiana, ma soprattutto nucleo stabilizzante e trainante di ogni società civile che guarda concretamente al bene della collettività. La simbiosi tra famiglia, lavoro e festa è palese: il lavoro è l’insostituibile garante del giusto sostentamento economico, senza il quale si instaurano lesive forze centrifughe e disgreganti, mentre la festa è il momento dell’incontro distensivo nella gioia dello stare insieme fisicamente e spiritualmente nel nome dell’amore umano e divino o, come diceva Dante, nel nome di quell’”Amor che tutto muove”. Il giorno del “dì di festa”, come diceva il Leopardi, ha la sua origine nella storia della creazione. La Genesi narra giorno per giorno l’opera di Dio Creatore fino al giorno del giusto riposo dopo i sei di impegno creativo. E’ il riposo ristoratore, ma è anche il momento della riflessione su quanto operato e della programmazione dei giorni a venire. “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona…. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che aveva fatto creando.” (Gen.1, 26) Anche in questo Dio ha voluto proporci con l’esempio il corretto comportamento. Il ritratto biblico della famiglia lo troviamo nel Salmo 128 dove viene descritto un delicato quadretto domestico: “Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie. Vivrai del lavoro delle tue mani, sarai felice e godrai di ogni bene: la tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa.” Se volessimo cercare un punto da cui partire per conoscere il pensiero biblico sulla famiglia, dobbiamo rifarci al passo della Genesi (1,27) “ Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò”, dal quale si deduce che l’immagine divina dell’umanità è legata al suo essere costituita da un maschio e da una femmina. Elemento, questo, indispensabile di fecondità generatrice che rende la coppia immagine della potenza creatrice di Dio. Da questo principio scaturisce l’idea della “casa”, bajit in ebraico, che è la famiglia. Dalle citate parole della Genesi emerge una visione ben precisa della comunità familiare, in quanto da quelle espressioni si evince una totale parità tra uomo e donna. Nell’Antico Testamento prevalse una concezione sociale della famiglia di tipo patriarcale, dove il padre era l’arbitro assoluto non solo verso i figli. Nel Nuovo Testamento è la famiglia di Nazaret a dominare la scena con la sua quotidianità fatta di lavoro, fatiche e preoccupazioni (es. la persecuzione di Erode e la fuga in Egitto). Gesù è chiaro nel costruire l’identikit della famiglia. A dei farisei che per tentarlo gli domandavano se era lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per un motivo qualsiasi, Gesù rispose con un ragionamento inappuntabile: “Non avete letto come il Creatore da principio li fece maschio e femmina? Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con la moglie e i due saranno una sola carne. Quindi non più due, ma una sola carne. Dunque non divida l’uomo quello che Dio ha congiunto.” “Ma allora perché”, gli replicarono, “ Mosè ha ordinato di dare alla donna il libello del ripudio e di rimandarla?” Rispose loro: “Per la durezza del vostro cuore Mosè permise di ripudiare le vostre mogli; ma da principio non fu così. Però io vi dico: chi rimanda la propria moglie e ne sposa un’altra commette adulterio.”( Mt 19,1-25 ) San Paolo con il suo linguaggio schietto e, talvolta, duro, in alcune lettere propone veri e propri codici morali di comportamento cui attenersi all’interno della famiglia. Nella lettera agli Efesini (5,21-33) addirittura paragona l’unione coniugale all’unione tra Cristo e la sua Chiesa:“Voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo amò la Chiesa ed ha sacrificato se stesso per lei. I mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri corpi; chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno, infatti,  ha mai odiato la propria carne, ma la nutre e ne ha cura, come Cristo fa per la sua Chiesa.” Purtroppo nell’odierna società mondiale queste parole stanno perdendo tutto il loro valore cristiano e civile. E’ immensamente triste dover ammettere che questi sono tempi duri per la famiglia che troppo spesso nasce già cosi fragile sulla spinta della superficialità e dell’inadeguatezza dei protagonisti, da rompersi in breve tempo. In estrema sintesi, la famiglia, da che mondo è mondo, nel bene e nel male, è stata, e resterà anche nei secoli futuri, il fulcro insostituibile del procedere dell’uomo, perché così ha voluto il Progettista- Creatore nel creare l’uomo e la donna, che solo dalla loro unione può sprigionarsi una feconda forza generatrice.

                                                                                  

 

 


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