La Settimana Santa ha inizio con la Domenica delle Palme e si conclude la Domenica di Pasqua. Al suo interno accadono gli eventi che danno sostanza alla nostra speranza di salvezza e di eternità: l’Ultima Cena con il dono del Corpo e del Sangue; la morte in croce con il sacrificio offerto all’uomo; la risurrezione per sconfiggere la sua e la nostra morte. Tra le tante cose che impressionano, non si può non sottolineare la volubilità del popolo facilmente manipolabile da scaltri personaggi: nel nostro caso, i membri del Sinedrio e la casta sacerdotale, timorosi di perdere il potere e di essere emarginati da uno sconosciuto che con la forza di promesse e parole nuove si è presentato sulla scena all’improvviso, accattivandosi il favore popolare.
L’ingresso in Gerusalemme è trionfante, l’accoglienza è festosa e ricca di manifestazioni esteriori come lo sventolio dei rami di palma e di olivo o le grida di benvenuto.
La descrizione del Vangelo, per la ricchezza di particolari, ci fa immaginare le scene di giubilo per l’arrivo del profeta che compie miracoli e predica un regno nuovo, che non avrà fine, sotto la tutela di Colui che è nei cieli.
Dopo mesi di predicazione e di miracoli, di materiale per far felice il popolo ce n’è in abbondanza e il popolo non lesina le sue esternazioni di gioia.
Dietro le quinte, però, si muovono coloro che, temendo di perdere sulle masse entusiaste credito e il controllo della situazione politica e religiosa, tramano con astuzia per capovolgere, nell’arco di pochi giorni, l’esaltazione popolare in grida e azioni ostili verso Gesù: la domenica accolto come il Messia promesso ai Patriarchi, il giovedi notte avvicinato e arrestato nell’orto degli olivi come il delinquente pericoloso per la fede dei padri, gli equilibri politici e i rapporti con Roma.
Gli uomini che contano nella società ebraica compiono un vero capolavoro nell’operare sulla psicologia di gente semplice e ingenua. Trovano persino tra i discepoli l’uomo che, per il bene della nazione ebraica, tradisce Colui che l’aveva accolto e voluto vicino a sé anche nella cena pasquale.
Se la Settimana Santa è un momento di riflessione e di approfondimento sullo stato della nostra fede, mi appare superfluo evidenziare quanto l’uomo, nonostante il passare dei secoli e il mutare delle condizioni di vita, sia sempre il solito: distratto sulla ricerca del senso vero della vita e superficiale sull’opportunità di pensare in grande, accogliendo l’esortazione insistente (mai imposizione che non dà la libertà di scelta) di seguire la sua Parola, fonte di vita, di felicità, di eternità, e anche di un mondo migliore, perché sarebbe il frutto della fraternità.