Domenica 3 dicembre (II di Avvento) – Marco 1, 1 – 8
La liturgia dell’anno B è iniziata, domenica scorsa, con una modifica nell’ordine cronologico del Vangelo di Marco, per cui è stato letto un brano “escatologico” (13, 33 – 37). Così i versetti iniziali del secondo Vangelo sinottico (appunto quello di Marco) li leggiamo oggi. Sin dal primo - “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” - la divinità di Gesù balza in primo piano, e la frase subito ci richiama un altro celebre passo: “Voi chi dite che io sia ?”, domanda cui risponde Simone, di lì chiamato Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E’ la conferma del legame tra Marco e Pietro, del quale l’evangelista fu collaboratore ed amico. Il testo prosegue con la missione di Giovanni Battista, preceduta da brano famoso del profeta Isaia: “Voce di uno che grida nel deserto …”. Non c’è dunque, in Marco, il racconto dell’Annunciazione, della nascita e dell’infanzia di Gesù. Il suo Vangelo inizia con un’altra “nascita”, ovvero con un altro “inizio”: quello della missione, segnato dal battesimo nelle acque del Giordano. Un richiamo a tutti noi a ricordare sempre la data del nostro battesimo (che molti invece dimenticano o addirittura non conoscono), quale data della nascita ad una vita nuova, più importante e rassicurante della vita fisica.
Giovedì 8 dicembre (Solennità dell’Immacolata Concezione) – Luca, 1, 26 – 38
L’anno B è quello del Vangelo di Marco. Ma l’Avvento e il Natale non seguono sempre questa “turnazione”, così come non la segue la solennità odierna. Oggi leggiamo infatti il celeberrimo brano di Luca che racconta, in modo suggestivo e poetico, l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria, e il suo sì. E’ un testo tra i più noti, in tutte le epoche, immortalato da tantissime “Annunciazioni”, dal beato Angelico a Leonardo, da Simone Martini a Lorenzo Lotto e tanti altri. Va solo ricordato, dal momento che spesso si fa confusione, come il dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato dal beato Pio IX nel 1854, non riguardi la nascita verginale di Gesù – per affermare la quale, tanto essendo chiari i Vangeli, non ci fu bisogno di attendere l’Ottocento - bensì la nascita di Maria, unica persona al mondo, a parte suo figlio Gesù, ad essere stata concepita senza il peccato originale. Argomento non facile sotto il profilo teologico. Maria fu davvero libera nel pronunciare il suo sì a Gabriele ? Sì, lo fu, ci spiegano i teologi, ma Dio, nella sua onniscienza, già sapeva, al di fuori del tempo, che quel sì ci sarebbe stato. Per questo Maria è l’Immacolata.
Domenica 10 dicembre (III di Avvento) – Giovanni, 1, 6-8. 19-28
Anche in questa domenica la liturgia non segue la lettura di Marco per proporci un brano di Giovanni. Il Vangelo di Giovanni, che non è un “sinottico” e che non dispone dunque di un anno proprio nel ciclo triennale, fa come da contrappunto agli altri, e compare nei testi di alcune domeniche e feste dei tempi “forti” dell’anno. La domenica odierna, chiamata “Gaudete”, è una di queste. Leggiamo così due passi collegati tra loro del primo capitolo, e fanno riferimento ad un altro Giovanni, il Battista. Riprendono così quasi alla lettera (anche nella citazione di Isaia) il testo di Marco di domenica scorsa. La Chiesa insiste dunque sul tema “giovanneo”: la preparazione al Natale non è solo preparazione alla nascita di un Bambino, ma anche (e forse soprattutto) preparazione ad una missione “rivoluzionaria” per il mondo, allora come oggi e in ogni tempo. Le parole del Battista a coloro che lo interrogano ne danno il senso: “Io battezzo con l’acqua”, ma dopo di me verrà uno “al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo”.
Domenica 17 dicembre (IV di Avvento) – Luca, 1, 26 – 38
Si avvicina il Natale e, per la seconda volta in un mese, il Vangelo ci propone il racconto di Luca dell’Annunciazione: cioè del momento che la cultura antica e medievale chiamava dell’”Incarnazione”, cioè del concepimento, distinto dalla “Natività”, cioè dal venire alla luce. Durante il Medioevo l’anno si faceva iniziare il 25 marzo, cioè il giorno appunto dell’Incarnazione (nove mesi prima del 25 dicembre). Se dunque il brano di Luca, l’8 dicembre, aveva un significato relativo soprattutto a Maria, ed alla sua scelta di accettazione della proposta angelica, oggi lo leggiamo invece in relazione a Gesù, ricordandolo già presente, nel seno materno, anche nei mesi precedenti al giorno in cui si ricorda la sua Natività. La vita umana, contro ogni assurda negazione, inizia con il concepimento, e questo ebbe valore anche per Gesù, vero Dio e vero uomo.
Domenica 25 dicembre (Solennità del Natale del Signore – Messa di mezzanotte) – Luca, 2, 1 – 14
Nella solennità del Natale, secondo una tradizione antichissima, le Messe sono tre, con tre formulari e testi diversi: quella della notte (popolarmente, Messa di mezzanotte), quella dell’aurora e quella del giorno. Nella Messa di mezzanotte, il Vangelo è il brano di Luca, all’inizio del capitolo 2, che racconta sin nei particolari la nascita del Salvatore. Luca, che era medico e discepolo di Paolo, ha sempre molto a cuore la storicità del Vangelo, come poi degli Atti degli apostoli. Egli intende dimostrare anche sul piano storico che Gesù è esistito e che ha compiuto davvero i fatti che la comunità cristiana gli ha attribuiti. Così, nel racconto della nascita, è preciso il riferimento al censimento disposto dall’imperatore Tiberio ed al periodo in cui governatore della Siria (che inglobava la Palestina) era Quirino. Alcuni, come è noto, ricavano dal racconto di Luca l’ipotesi che la nascita di Gesù non sia avvenuta in inverno, stagione proibitiva sia per spostamenti lunghi sia per mantenere bestiame al pascolo. Altri dati, ricavati dai turni di servizio dei sacerdoti al tempio di Gerusalemme, tra i quali era Zaccaria, padre del Battista, ci direbbero il contrario. Ma la discussione sulla stagione non cambia la sostanza di un evento centrale per tutta la storia del mondo: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo”.
Domenica 25 dicembre (Solennità del Natale del Signore – Messa dell’aurora) – Luca, 2, 1 – 14
Nella seconda Messa del Natale, detta “dell’aurora”, il Vangelo è ancora di Luca: si leggono i versetti immediatamente seguenti a quelli della Messa di mezzanotte. La scena è ancora quella della campagna intorno a Betlemme e i pastori sono ancora i protagonisti: essi vanno nella cittadina vicina a Gerusalemme e trovano conferma di quello che avevano detto gli angeli, trovano cioè il Bambino con Maria e Giuseppe. Luca ci dice ancora che “i pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Con tutto ciò egli intende ribadire non solo l’umanità storica di Gesù, ma anche la sua divinità.
Domenica 25 dicembre (Solennità del Natale del Signore – Messa del giorno) – Giovanni, 1, 1 – 18
Nella terza Messa di Natale, quella “del giorno” (quasi tutte le Messe celebrate nelle nostre parrocchie sono “del giorno”), il Vangelo è il “Prologo” di Giovanni: testo importantissimo per la cultura e per la filosofia (risente infatti della cultura neo-platonica molto diffusa nel Mediterraneo orientale, inserendovi in modo affascinante il mistero dell’Incarnazione di Cristo), ma tanto più per la dottrina e per la teologia cristiana: il Logos, talora interpretato come “Anima del mondo” dai filosofi greci, diventa in questo passo straordinario il Verbo, cioè la Parola stessa di Dio che si fa carne. E’ un gesto d’amore, quello di Dio, non a caso richiamato all’inizio di quel Vangelo di Giovanni che è conosciuto come “Vangelo dell’amore”. La nascita di Gesù, così bene descritta da Luca sin nei dettagli, assume qui una dimensione cosmica, attribuendo a tutto l’universo (“ciò che è stato fatto”) l’afflato di una vita nuova (“In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”). E’ probabilmente da questo capitolo di Giovanni – un tempo letto in tutte le Messe di ogni giorno dell’anno, alla fine del rito – che Dante ricava il mirabile verso con cui conclude il Paradiso e quindi l’intera Commedia, definendo Dio “l’Amor che move il sole e l’altre stelle”. Anche questo è Natale.