Mercoledì, 10 novembre . Le campane della chiesa di Caffaggiola spandono i loro rintocchi nella vallata. Sono rintocchi monotoni, portatori di mestizia infinita. Sono rintocchi di “campane a morto”. Un brivido attraversa il nostro corpo, che prende anche l’anima.
Eccola, la notizia portata da quei rintocchi: don Lodovico ha alzato le vele ed è partito per la Casa del Padre. Sono le ore 10 di mattina. Eccola: “l’ora della nostra morte”. Anche se ho la netta certezza che il “Don” è ancora vivo ed è insieme ai Santi. Il distacco umano è doloroso: anche Gesù ha pianto dinanzi alla tomba di Lazzaro morto, perché Lazzaro era un suo amico. E don Capellini era un amico, amico di tutti.
Chiudo gli occhi e me lo vedo arrivare come quando, spesso, mi veniva a trovare e passavamo il tempo a raccontarci delle cose di Dio, di Maria, ed erano momenti di gioia, momenti di Paradiso futuro. E parlavamo anche della natura che tu amavi: parlavamo di piantine, di alberi, di olivi, di rose, di frutti; ricordo quella pianta di gelso che nel mio giardino era diventata troppo ingombrante e tu un giorno arrivasti con una ruspa ed un camion, l’abbiamo sradicata e trapiantata in mezzo al prato vicino alla tua chiesa. E’ diventata una pianta grande, meravigliosa, forte, sana: era come te, finché un microbo invisibile non ha colpito la tua forte fibra e ti ha spezzato. Ha spezzato il tuo corpo, ma non la tua anima. Sei rimasto come una roccia, ancorato al nostro Dio fino all’ultimo. Quel Dio a cui tu hai dedicato tutta la tua vita. Eri una roccia alla quale noi abbiamo potuto aggrapparci quando ne avevamo bisogno, sicuri di trovarti.
E poi Dio ha voluto anche farti provare il peso della croce, quando negli ultimi mesi di vita ti sei ammalato e i dolori erano diventati insopportabili, e tu pregavi, pregavi…Sono sicuro che pregavi non per te, ma per tutti noi, per la tua Chiesa, per il mondo che desideravi più buono di com’è. Sarai d’esempio per i posteri.
Ciao, “Don”, mi auguro che Gesù abbia pietà di noi e un giorno ci faccia partecipare al Banchetto del Cielo assieme a te e a tutti gli altri amici. Sto piangendo. Non mi vergogno. Proteggici da lassù! Fa che si realizzi il Disegno di Dio su ciascuno di noi. Questo tu volevi.
E ora puoi intercedere per noi affinché ciò avvenga. Ciao, “Don!
Sabato 13 novembre. Oggi si sono svolti i funerali. Quanta gente! E quanti preti! Sembravano i funerali di un Papa! Ma tu per noi lo eri un papa, anzi, un papà!
Il vescovo Francesco ha celebrato la Santa Messa e all’omelia ha detto cose meravigliose, confermando ciò che noi già sapevamo. L’affetto e il bene che tutti ti volevano si poteva toccare, era tangibile nell’aria che si respirava nella chiesa gremita all’inverosimile.
Alla fine sei partito: te ne sei andato a Volastra dove ti aspettavano tua mamma e tuo padre in quel piccolo cimitero lassù, sopra i terrazzamenti delle 5 Terre, da dove si possono ammirare il mare e il cielo infinito. Ciao, di nuovo!