“Ai tuoi fedeli la vita non è tolta ma trasformata e se ci rattrista la fine da questo esilio terreno, viene preparata una dimora eterna nel cielo”. Non saprei trovare parole più adatte per salutarti, caro Don: sono le parole della Fede che tu, tante e tante volte nei tuoi sessantatre anni di vita sacerdotale hai proclamato nel Prefazio della Santa Messa di Commiato per tanti fratelli che ci hanno preceduto nella Casa del Padre.       Ben più complicato è trovare quelle per dire “arrivederci”all’amico Lodovico.

            Ricordo, come fosse ieri, il giorno in cui sei arrivato a Montemarcello nell’ormai lontano 1964. Ti aspettammo alla Porta: io ero un impacciato scolaro delle elementari che aveva il compito di recitare una piccola formula di benvenuto preparata dalla indimenticata maestra Memy; Gloria ti offrì un piccolo mazzo di fiori e, insieme ai parrocchiani, ti accompagnammo nella chiesa dei nostri padri, di cui saresti stato guida preziosa fino al 1978. Furono 14 anni di grandi trasformazioni in cui il mondo (e quindi anche il nostro piccolo paese) sarebbe cambiato. Il tuo impegno di “costruttivo cambiamento” si vide subito ad iniziare dal tuo “parlare con tutti”.

            L’anno precedente il tuo arrivo, insieme a don Lorenzo, erano  scomparsi il Papa buono e il presidente Kennedy. Erano tempi in cui i nonni si toglievano ancora il cappello incontrando il “signor Prevosto” per strada; le donne e i ragazzi si segnavano col segno della Croce ogni volta che passavano davanti alla chiesa o “da la Madoneta”; il dialetto era la lingua parlata normalmente e la vita di paese scorreva lenta a seconda delle stagioni e del tempo scandita dal suono delle campane e dell’orologio. La guerra era finita da soli 20 anni e i disastrosi effetti morali e materiali erano ancora davanti agli occhi di tutti; avevamo ancora a testimonianza i cumuli di macerie del bombardamento al centro del paese che noi bambini usavamo come luogo di divertimento.

            Ricordo il tuo primo diretto intervento con l’Amministrazione Comunale per favorirne la rimozione e la realizzazione della futura piazza XIII Dicembre, tant’è che nemmeno dopo due anni (tempi record per i mezzi e le finanze comunali di allora!) l’intervento era terminato. La capacità e il modo di coinvolgere tutti, parrocchiani e non, soprattutto quelli poco praticanti, nelle attività “secondo le possibilità” e il fatto che riuscivi a far mettere a disposizione tutti per le “personali capacità intellettuali o manuali”, è rimasto per me un segreto del tuo ministero.

 Intanto si passava dal latino, parlato nelle funzioni religiose, all’italiano; dal suono dell’organo liturgico alla Messa “beat”; dalla partita di calcio alla gita religiosa; dalla giornata al mare alla “pentolaccia”; dalla giornata di catechesi allo “Juventus Club”; dalla partita a carte o a bigliardo (tuo preferito) alla pulizia della chiesa o alla visita agli ammalati e agli anziani con un’estrema disinvolta facilità, proprio come si conviene ad una vera comunità cristiana.

            Credo di non sbagliare affermando che nel corso degli anni non sia esistito angolo della chiesa e delle sue pertinenze (campanile, sala parrocchiale, casa canonica, camposanto vecchio e nuovo) ed in generale del paese di Montemarcello (spesse volte sostituendo, integrando e spronando l’operato delle Amministrazioni) che possa dire di non aver ricevuto le tue attenzioni (lo stesso può valere per le altre parrocchie di cui sei stato successivamente pastore).

            Non posso non ricordare il tuo continuo richiamo in difesa dei “principi”, dei “diritti-doveri” secondo le condizioni, le tue e nostre battaglie “legalitarie” contro gli abusi e le sopraffazioni: in questo mi è molto difficile separare il sacerdote dall’uomo e proprio per questo il tuo è stato un insegnamento morale degno dei più grandi educatori.

            Poi “l’obbedisco”, non senza rammarico dei parrocchiani: la partenza  alla guida delle comunità di Nicola prima e di Luni poi. Ancora 32 anni di intensissima operosità religiosa e civile come affermato da mons. Vescovo, dal Sindaco di Ortonovo e dal rappresentante parrocchiale a perenne testimonianza, ricordo e ringraziamento a te rivolto. Sono convinto che, guardando la moltitudine di persone presenti per tributarti l’ultimo saluto, avrai esclamato: “Ero solo un prete!”.

            Ciao, Don, e, a nome di tutti, grazie della tua amicizia.