N° 2 - Febbraio 2011
NON CEDERE AL PESSIMISMO E TORNARE AD EDUCARE I GIOVANI
di La Redazione

 

 

Dalla prolusione del Card. Angelo Bagnasco alla Conferenza Episcopale Italiana (Ancona 24-27 Gennaio)

 

 

Nel lungo e articolato intervento di apertura dei lavori il card. Angelo Bagnasco ha fotografato a 360° la situazione in Italia e nel mondo. In modo chiaro, pacato, ma incisivo e senza sconti per nessuno, ha richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica, dei governanti, delle istituzioni e dei cristiani sulle gravi distonie che affliggono la società attuale, evidenziandone le possibili cause e suggerendo le soluzioni disponibili attraverso un recupero vero dei valori cristiani e della fede. “Nubi ancora una volta preoccupanti si addensano sul nostro Paese…..La crisi economica e finanziaria che ha investito in pratica il mondo intero,non è finita….Non mancano germi di nuovo, segnali di ripresa e di innovazione, ma persistono varie situazioni impaludate. E dentro ciascuna di esse ci sono persone  e, di conseguenza, famiglie in grande allarme e in comprensibile sofferenza.” Altro argomento analizzato con attenzione sulle cause, prossime e remote del fenomeno, è la condizione giovanile e la contestazione studentesca del mese di dicembre, che non vanno assolutamente sottovalutate e archiviate come moti d’inesperienza o immaturità. “La disoccupazione giovanile è un dramma per l’intera società e non solo per i giovani direttamente interessati. Si dice che questa sia la prima generazione della decrescita e la si chama generazione inascoltata e non garantita.” Oltre 2 milioni di giovani non studiano, né lavorano, né cercano impiego, perché “dicono di saper già di non trovarne uno stabile e sono poco disponibili ad abbracciarne uno qualsiasi…La svalutazione del lavoro manuale, anche specializzato, è evidente. E questo non è un bene…Il mondo degli adulti, secondo le proprie responsabilità, è in debito nei confronti delle nuove generazioni, è in debito di futuro.” La condanna del consumismo sfrenato, alimentato dai media e dalla pubblicità, è senza riserve, perché svilisce l’uomo riducendolo a strumento con ridotte libertà. “In un documento del nostro episcopato pubblicato trent’anni or sono si diceva icasticamente: il consumismo ha fiaccato tutti. Ed eravamo appena agli inizi di quel processo di trasformazione che interesserà l’Italia e l’Occidente nei decenni a seguire e troverà rappresentazione nella cosidetta modernità liquida, dominata da quella che alcuni hanno definito ideologia del mercato….La desertificazione valoriale ha prosciugato l’aria e rarefatto il respiro”. Sulla questione morale in tutti i suoi aspetti, dall’evasione fiscale, definita peccato di furto come recita il 7° Comandamento, ai comportamenti non improntati a probità, misura, sobrietà e autodisciplina, il card. Bagnasco ha dedicato ampia parte del suo intervento. “Come già più volte ho auspicato, bisogna che il nostro Paese superi in modo rapido e definitivo la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza, ma si tendono tranelli in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni. Si moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci – veri o presunti – di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine. In tale modo, passando da una situazione abnorme all’altra, è l’equilibrio generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l’immagine generale del Paese. La collettività, infatti, guarda sgomenta gli attori della scena pubblica e respira un evidente disagio morale. La vita di una democrazia – sappiamo – si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di autolimitarsi, di mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative. ( In occasione dell’ultima Settimana Sociale anche il Papa ammoniva che “muoversi secondo una prospettiva di responsabilità comporta la disponibilità ad uscire dalla ricerca del proprio interesse esclusivo per perseguire insieme il bene del Paese.”)    ….Dalla situazione presente – comunque si chiariranno le cose – nessuno ricaverà realmente motivo per rallegrarsi, né per ritenersi vincitore…La coscienza è una severa consigliera, ma in questo secolo è stata rimpiazzata da una sua contraffazione, di cui i diciotto secoli passati non avevano mai sentito parlare o dalla quale, se ne avessero sentito, non si sarebbero mai lasciati ingannare: è il diritto ad agire a proprio piacimento.” Non può e non viene dimenticato il gravissimo problema della mancanza della libertà di professare la propria fede o non professarne alcuna in molte zone del mondo come Medioriente, Africa e Asia. Spesso l’intolleranza religiosa si verifica dove la democrazia è instabile e asfittica e le istituzioni non ritengono prioritario un loro intervento a tutela delle minoranze religiose; sorge anche il sospetto che, talvolta, si lasci fare per sviare l’insoddisfazione sulla condizione politica ed economica. Infine, ciò che appare in tutta la sua chiarezza è il quadro desolante della condizione umana in questo inizio di secolo, ma lungi dal pessimismo gratuito e senza prospettive, è palpabile l’ottimismo della speranza, valore aggiunto e qualificante di ogni cristiano e della Chiesa.

                                                                                                                     

 

 


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