N° 2 - Febbraio 2011
I Vangeli del mese
di Claudia Pugnana

 

 

                         I Vangeli  del mese

 

Domenica 6 Febbraio 2011- V° Dom. T.O. Anno A - Mt 5,13-16

 

La scorsa domenica Gesù ha iniziato l’annuncio del Regno di Dio proclamando le “Beatitudini”come uno stile di vita che porta alla felicità.
Esso consiste in un atteggiamento di apertura a Dio, tipico dei poveri in spirito, degli afflitti,degli umili e di quanti desiderano compiere la volontà di Dio( gli anawim, quelli che mettono la loro vita nelle mani di Dio) e in una condotta di vita come quella dei misericordiosi, di chi ha il cuore puro, dei costruttori di pace e di coloro che sono perseguitati perché compiono la volontà.
Oggi Gesù ci dice chi è il cristiano utilizzando tre immagini: il sale , la città collocata sul monte e la lampada accesa.
Il cristiano è “sale della terra” e come il sale dà sapore ai cibi e li conserva dalle contaminazioni che li rendono nocivi, così egli deve dare gusto alla vita e difenderla dalla distruzione. E’ a lui che è stato dato questo compito e questo compito dà sapore( senso, significato) alla sua vita. Misera fine spetta a chi perde il senso della sua vita poiché, essendo diventato  inutile, viene      ” gettato via e calpestato dagli uomini “.
Il cristiano è “luce del mondo”, è al tempo stesso “luce” e “portatore  di luce”.
E’ ”luce” quando corrisponde al progetto del suo Creatore e diventa “immagine di Dio” ( la parola ”Dio” ha origine dalla radice indoeuropea “div/dev/diu/dei “ e dal sanscrito “dyauh” che contengono il concetto di ” luminoso, splendente, accecante…”) e deve” fare luce” a” tutti quelli che sono nella casa” dall’alto del candelabro.
Dio ha fatto un’opera grande, l’uomo, e lo ha  collocato ben visibile “sul  monte “, in posizione di dominio su tutte le altre cose, per  cui egli non può restare nascosto. Dio ha “acceso” l’uomo ed egli non può finire sotto il moggio( sotto un secchio)… anche perché, bruciando tutto l’ossigeno, finirebbe con lo spegnersi!

 Domenica 13 Febbraio 2011- VI° Dom T.O.- Mt 5,17-37

In questo brano Gesù chiarisce  la sua posizione rispetto alla Legge e ai Profeti e dice che Egli non è venuto”ad abolire, ma a dare pieno compimento”.
Gesù dice che neanche uno “iod” ( la lettera “i” dell’ alfabeto ebraico, che è un segno piccolissimo) o un “segno”( il trattino o il puntino utilizzato per differenziare le lettere simili dell’alfabeto ebraico), elementi considerati di poco valore, verrà eliminato.
Nel versetto 19 ci invita ad osservare e ad insegnare i precetti correttamente per essere considerati grandi nel regno dei cieli e ci ammonisce a non trasgredirne neanche uno.
Gesù realizza il suo programma  unificando tutti i comandamenti nell’amore per  Dio e per i fratelli  e “radicalizzando” i precetti, sottomettendoli alle esigenze dell’amore.
Non è più sufficiente obbedire alle leggi “antiche”, anche se osservate con assoluta fedeltà, e neanche si devono seguire i precetti per obbligo o per timore.Gesù ci invita a vivere la Legge con l’adesione del cuore, per cui si comprenderà che ogni offesa fatta al fratello è un’uccisione, che già il desiderio è adulterio, che l’amore fraterno va esteso a tutti senza distinzione.. E mi ha sempre colpito il versetto 37, che ci richiama alla necessità di essere attendibili nelle nostre affermazioni, senza  dover scomodare nessuno, nè  appartenente alla sfera del sacro, né a quella del profano,a garante del nostro dire. Ma oggi è sempre più difficile trovare chi, nel suo parlare, dice l’essenziale,cioè la verità.

 Domenica 20 Febbraio 2011- VII° Dom T.O. Anno A – Mt 5,38-48

Il  Vangelo di oggi ci invita a scardinare le consuetudini rispetto ai concetti di vendetta e di umana giustizia. Contro l’ideologia del filosofo Nietzsche, che definiva la morale cristiana, aperta alla comprensione e al perdono, “una morale da castrati”, si oppone il giudizio di Gandhi, che definì la morale del vangelo l’unica morale possibile  in un mondo che , se tutti si comportassero da guerrieri che rispondono colpo su colpo alle offese ricevute, precipiterebbe in un conflitto generalizzato senza fine.
Per il cristiano la non-violenza deve essere alla base della sua esistenza sia perché Dio, come leggiamo nella prime lettura della liturgia di oggi,non nutre rancore e non usa violenza contro alcuno, sia perché,come ci dice S.Paolo,chi fa violenza contro il suo prossimo distrugge il tempio di Dio, che è l’uomo, osando la massima stupidità: portare guerra a Dio nella Sua dimora!
L’appello finale ad essere “perfetti” come il Padre ribadisce il grande impegno che deve profondere l’uomo per superare la sua materialità ed istintività per riuscire ad essere la creatura pensata da Dio.

Domenica 27 Febbraio 2011- VIII°Dom T.O. Anno A – Mt  6,24-34

 Oggi Gesù ci offre una seduta gratuita di terapia anti-stress  contro le paure del vivere ,che fin dai tempi più antichi (vedi Isaia 49,14-15), angosciavano l’uomo. Rispondendo al  grido disperato dell’uomo che ha paura di essere abbandonato al suo destino, Gesù assicura una consolante verità: quel Dio che cura meticolosamente gli uccelli e i gigli dei campi  non può dimenticare la sua creatura prediletta, l’uomo.
Pertanto egli ci esorta ad impegnarci seriamente per il nostro domani ma senza strafare, per non perdere il nostro equilibrio mentale e il nostro orientamento a Dio. Le ansie eccessive,infatti, tolgono la serenità dello spirito, necessaria per la”ricerca del regno di Dio e della sua giustizia”.
Gesù con questa esortazione non fa un elogio alla pigrizia ma intende educarci alla distinzione tra i mezzi per vivere e la vita stessa.
Quando impareremo a possedere la vita, a godere il regno di Dio, fatto di giustizia, amore, comprensione ,misericordia,riconciliazione, cura degli altri,  di tutto ciò che non si compra ma che nasce dal profondo del  cuore ….. Quando, girovagando per il mercato, potremo dire con gioia  come Socrate: ”Di quante cose io non ho bisogno!” (Laerzio,Vita dei filosofi, Socrate,II,25)
….Allora ci saremo liberati dall’ossessione delle cose per ”poterci dedicare con serena fiducia al suo servizio”, come pregheremo nell’orazione iniziale della S.Messa di oggi. 

 

  

 


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