N° 1 - Gennaio 2011
SAN GIOVANNI BOSCO
di Antonio Ratti

 

 

 

 

Il calendario liturgico del mese di gennaio ci propone la memoria di un Santo che ha il suo punto di forza nel saper coniugare la fede a 360 gradi senza mai perdersi in chiacchiere. La peculiarità della sua fede va ricercata nell’applicazione integrale dell’espressione benedettina “Ora et labora”. Per lui la fede senza le opere concrete è veramente vuota, quasi un disvalore esposto a critiche più che giustificate. Sto parlando di San Giovanni Bosco, nato e vissuto in un periodo in cui l’anticlericalismo di matrice illuminista ben si sposa con il laicismo imprenditoriale, massonico e ideologico. La Torino della metà dell’ 8oo non è un terreno facile nè docile per il magistero della Chiesa. Egli sa trovare la soluzione giusta portando la sua azione missionaria nella periferia e nei quartieri dove povertà e ignoranza allontanano da Cristo, anziché avvicinare. Il problema è generale ( non certo torinese o piemontese ) e talmente serio che anche il Concilio Vaticano I ( 1869-70 ) se ne fa carico, evidenziando l’opportunità di intervenire con un documento sulle questioni sociali. Auspicio che si concretizza il 15-V-1891 con la pubblicazione della famosa enciclica “Rerum novarum” da parte di papa Leone XIII. Enciclica che costituisce l’atto di nascita della moderna dottrina sociale della Chiesa. La Chiesa interviene perché riconosce di “estrema necessità venir in aiuto senza indugio e con opportuni provvedimenti ai proletari, che per la maggior parte si trovano in assai misere condizioni indegne dell’uomo.” L’Enciclica critica e condanna le deviazioni presenti sia nel capitalismo liberale, sia nel socialismo marxista. Ho voluto accennare al Concilio Vaticano I e alla Rerum Novarum (che ha segnato un’epoca), per sottolineare il clima in cui don Bosco si trova ad operare e la lungimiranza con cui, cogliendo la penosa condizione di vita e il degrado umano e culturale di ampie porzioni della popolazione, sa creare innovativi strumenti operativi di elevazione sociale, culturale e spirituale. E’ un antesignano, un vero apripista, nel dar vita a scuole professionali che dessero a tanti giovani una vera prospettiva di inserimento nel tessuto sociale e produttivo. Don Bosco ha ben chiaro quanto la certezza del pane quotidiano aiuti a predisporre l’uomo a parlare di elevazione spirituale e culturale e di fede. Sono passati 150 anni dalle iniziative di don Bosco, ma le problematiche di allora sono ancora di piena e triste attualità: la certezza del lavoro, soprattutto per i giovani, è ancora un’utopia, ovvero, un problema del tutto irrisolto, se, in Italia, il 27% dei giovani è all’angosciosa ricerca della prima occupazione, anche provvisoria e minimale, pur d’inserirsi nel mondo del lavoro e nel ciclo produttivo. Giovanni Bosco è profondamente convinto che la promozione sociale e quella spirituale rappresentino una simbiosi inscindibile: tutto il suo operare ne è la logica applicazione. Nasce a Castelnuovo d’Asti nel 1815 e muore a Torino nel 1888. Sacerdote nel 1841, a Torino inizia la sua attività pastorale impegnandosi nella sperimantale esperienza degli oratori, dove a giovani di condizione disagiata viene offerta assistenza, formazione religiosa e culturale di base ( leggere, scrivere e far di conto ). Nel 1844 fonda l’Oratorio di S. Francesco di Sales, affiancato nel 1847 da un secondo, entrambi dotati di laboratori professionali (calzoleria, falegnameria, legatoria, sartoria, tipografia). Don Bosco è anche pioniere della stampa popolare con la pubblicazione delle “Lettere cattoliche”, fascicoletti di carattere religioso e formativo rivolti  ad un pubblico di giovani contadini, artigiani e operai. Per sostenere e sviluppare le sue opere, nel frattempo, procede al reclutamento e inquadramento di collaboratori: la Società di S. Francesco di Sales ( salesiani ) è istituita nel 1859, nel 1872 nascono le Figlie di Maria Ausiliatrice, nel 1876 vede la luce l’ordine terziario dell’Unione dei Cooperatori Salesiani. I laboratori oratoriani di don Bosco (divenuti, intanto, veri e propri istituti di formazione professionale e centri di diffusione di un metodo educativo imperniato sulla valorizzazione e lo sviluppo dei valori religiosi e della ragione ), trovano il pieno riconoscimento nel sistema scolastico che il nuovo Stato unitario italiano sta istituendo. Ovviamente il movimento salesiano, per la sua carica innovativa e aderente alle nuove realtà sociali, ha modo di diffondersi in tutto il mondo, mostrando sempre come la fede e la quotidianità di ciascuno possano e debbano procedere in perfetta sintonia. Una delle prime sedi, fuori dal Piemonte, dove i salesiani approdano, è La Spezia, localizzandosi ai margini del quartiere umbertino in viale Garibaldi. In epoca più recente fondano al Canaletto la parrocchia di Maria Ausiliatrice e il collegato istituto.                               

 


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