Chiara Luce Badano ha fatto della sua vita
un luminoso capolavoro
Chiara Luce Badano è stata beatificata a Roma nella chiesa del Divino Amore, lo scorso 25 settembre. Era nata a Sassello (SV) nel 1971 e la sua breve vita si è conclusa diciannove anni dopo, nel 1990, troncata da una dolorosa malattia alle ossa. Chiara, fin da piccola, aveva manifestato profonda sensibilità all’altruismo verso i più sfortunati, tanto che all’età di quattro anni aveva donato il proprio astuccio per aiutare i bambini poveri dell’Africa, dicendo ai compagni di scuola materna: “Ecco qua, d’ora in poi a loro penseremo noi”.
La sua natura generosa aveva trovato terreno fertile nella famiglia profondamente religiosa in cui venivano coltivati ansia di giustizia e attenzione agli altri. All’età di nove anni conobbe con la famiglia il movimento dei Focolari e la sua partecipazione ad un grande raduno di famiglie al Palaeur di Roma (il Family Fest appunto) cambiò radicalmente la sua vita. Decise di mettere sempre Gesù al primo posto.
Era tuttavia una ragazza come tante altre: le piaceva ridere e scherzare, ballare, fare sport, uscire la sera con gli amici… Anche lei aveva dovuto affrontare sconfitte e amarezze, come quando era stata bocciata in quarta ginnasio, nonostante le sue capacità e l’ingegno profuso o quando aveva dovuto affrontare le prime delusioni amorose. Stava giocando a tennis quando un fortissimo dolore al braccio le fece cadere a terra la racchetta: era il 1988, incominciò lì la sua luminosa avventura.
Si sottopose agli esami di routine e l’esito risultò infausto, Nessuna cura ebbe risultati soddisfacenti, sicché la medicina, come ebbe a dire lei stessa, “dovette deporre le armi”. Le ci volle un po’ di tempo (venticinque minuti rinchiusa nella sua cameretta) per dire il suo sì, ma poi non tornò più indietro: “Se lo vuoi Tu, Gesù, lo voglio anch’io”, diceva.
Visse gli ultimi due anni nell’attesa di raggiungere Gesù che considerava il suo Sposo; il suo viso era sempre luminoso e sereno, chi entrava nella sua stanza avvertiva un’atmosfera sacra e si potrebbe dire di gioia e ne usciva consolato e più unito a Dio. Gli ultimi giorni diceva ai genitori: “Siate felici, perché io lo sono!”.
Volle che il suo funerale fosse una festa e chiese di essere vestita da sposa. A distanza di circa vent’anni, i giovani sono ancora attratti dalla vita di questa giovane che fece della volontà di Dio la propria volontà e visse, già in questa vita, attimi di Paradiso. Essi si recano numerosissimi in pellegrinaggio a Sassello e vi trovano spesso risposte ai loro perché che danno nuovo significato alla loro vita.