Ogni qualvolta preghiamo siamo in grado di dare a Dio solo lode?
Pregare è riconoscere l’onnipotente grandezza di Dio Creatore e la limitatezza infinita della natura umana; in realtà, anche se convinti di essere sinceri e in buona fede, chiediamo sempre qualcosa come il garantirci il dono della Grazia, della salvezza, della salute per noi e per i nostri cari. Vedi i viaggi della speranza a Lourdes e altrove.
Un tempo nelle campagne andava di moda un particolare ex voto: Signore se guarisci il mio bambino, lo vestirò da fratino per due anni.
Oggi possiamo aggiungere che preghiamo per sollecitare il dono della pace, della sicurezza, del lavoro, della tranquillità fisica e mentale.
Chi rifugge il mondo lo fa pensando di avere maggiori opportunità per la propria anima.
Si prega per l’unità dei cristiani, come se le divisioni dipendessero da Lui. Si prega per le vocazioni, sempre più carenti, come se fosse compito Suo operare perché aumentino le libere scelte alla vita consacrata da parte dei giovani. Forse, ponderando con più diligenza, si scoprirebbe che è un problema legato al “post Cresima”, periodo estremamente delicato cui fa riferimento anche il nostro Vescovo nella Lettera pastorale resa pubblica nel mese di settembre.
Pregare diventa così una specie di scambio: io do una cosa a Te, Tu dai una cosa a me.
Calza a pennello un proverbio della lucchesia: Perché un’amicizia tenga, un pentolino vada ed un altro venga.”
Il verbo pregare nel linguaggio comune ha persino acquisito un nuovo significato: serve a chiedere una cortesia, una raccomandazione, tanto è radicata la convinzione che pregare sia sinonimo di chiedere.
Riusciamo a dare gloria e onore a Dio senza chiedere? O distinguere quando con la preghiera intendiamo lodare Dio e quando, in affanno, con la preghiera intendiamo chiedere lumi e soccorso a Dio, anche attraverso la mediazione di Maria e dei Santi?
“Nessuno fa niente per niente” sembra essere il leit motiv che anima l’uomo, anche il più santo.
E’ vero che l’essere umano non fa una cosa per farla e basta, ma solo quando c’è una finalità, a seconda del' opportunità, più o meno lecita, più o meno palese, più o meno nascosta, che porta ad un preciso tornaconto.
Si respira per vivere, si mangia non solo per vivere, ma per goderci la vita, ci si cura per vivere, si pretende il tempo libero per divertirci e vivere meglio, si lavora solo per il benessere ed oltre, si cerca la droga e l’alcool - persino tra i giovanissimi - per eccitarci e cercare emozioni forti a buon mercato : la ricerca di Dio non è ritenuta un’emozione, ma un elemento che non merita attenzione.
Dio è un’altra cosa, che non può essere misurata con il metro umano: almeno questo andrebbe inteso.
Ripropongo la domanda: Siamo capaci di pregare Dio per darGli lode, il grazie di esistere e basta?
Temo che la risposta sia dolente.