Oggi viviamo in un’era fuori equilibri: chi ha troppo e chi non ha neanche l’acqua da bere. L’acqua sgorga naturale, limpida e cristallina; portatrice di vita, linfa indispensabile per tutti gli esseri umani; è alla portata di tutti; il buon Dio l’ha donata generosamente per tutta l’umanità.
Ma…Fin dove arriva l’egoismo dell’uomo? Ad impossessarsene e facendola pagare a caro prezzo a chi non possiede nulla: ecco il terzo mondo! Perché il ‘terzo’ e non il ‘primo’ vista la necessità urgente di intervenire laddove c’è la disperazione? Ecco gli immigrati: perché scappano dal loro Paese? Non si può far finta di non vedere, di non sapere! Tutti i giorni le cronache riportano cattive notizie, di attraversate della morte! La tragedia dei barconi: non si può far finta, di nuovo, di non vedere”vagoni piombati per Auschwitz”(parole del quotidiano dei Vescovi “Avvenire”).
Io…io…io…. Si sentono sovente parlare certi uomini di potere, pieni di sé; dei piccoli padreterni egoisti che pensano al lucro, al loro prestigio, alla propria persona, per aumentare il loro potere. Basterebbe un poco di buona volontà da parte di questi personaggi, coinvolgendo anche tutti noi, ognuno secondo la propria disponibilità. Con poco si campa con niente si muore! Utopie? Se non crediamo all’incredibile, a cosa serve la fede? Paolo Coelho in un suo racconto dice: “Una volta un rabbino riunì i suoi alunni e chiese loro quale era il momento esatto in cui finiva la notte e incominciava il giorno. “E’ quando da lontano siamo capaci di distinguere una pecora da un cane”, rispose un bambino. “E’ quando possiamo distinguere un olivo da un fico”, rispose un altro. “Non è una buona definizione2, disse il rabbino”. “E allora qual è la risposta”, domandarono i ragazzi. E il rabbino disse: “Quando uno straniero si avvicina e noi lo confondiamo con un nostro fratello i conflitti spariscono: quello è il momento in cui finisce la notte e incomincia il giorno”.
Però, le parole da sole non bastano ad affrontare le situazioni di questo genere; ci vogliono i fatti e i fatti vengono da chi ha le capacità di riunire le persone adatte: volenterose, umanitarie, solidali… Sappiamo che ce ne sono tante che si prodigano lavorando in silenzio, senza tanta pubblicità, ma ancora non bastano. Incoraggiamo quindi queste persone e aiutiamole affinché diventino sempre più forti e convinti del loro lavoro.
E per chi promette al vento vale bene il detto: “Chi semina vento raccoglie tempesta”. Così diceva spesso il mio povero babbo.