5 Paolo e i suoi collaboratori: TIMOTEO
L’azione missionaria di Paolo non presenta i caratteri dell’improvvisazione, ma ha una strategia ben chiara con obiettivi definiti.
Per esempio, il primo viaggio con Barnaba e Marco, ad eccezione di Antiochia di Siria, punto partenza, si svolge in località rurali e città medio-piccole; col secondo viaggio l’Apostolo prende in considerazione i grandi centri urbani del Mediterraneo e, in particolare, le città della Grecia o di cultura greco-ellenistica, senza trascurare di tornare là dove era già stato, specie se avverte la necessità della sua presenza ( es.la regione della Galazia ).
Il lavoro di squadra risulta fondamentale per Paolo; muoversi singolarmente in ambienti sconosciuti e ostili è molto rischioso: condividere gli ostacoli, le difficoltà, le delusioni e le amarezze, che sono all’ordine del giorno, è sostegno e stimolo reciproco che incoraggia a non mollare.
Infatti, arrivato a Roma e rimasto solo con Luca, Paolo avverte il bisogno di un secondo compagno e chiama con urgenza Timoteo ( 2Tm 4,11 ); ma andiamo con ordine.
Dopo il Concilio di Gerusalemme (49 d.C.), che aveva avallato il ministero paolino tra i Galati, Paolo con Sila torna a visitare quelle popolazioni di origine pagana, ansioso di poter constatare che non fossero “inciampati sulla via della verità” (Gl 5,7 ).
E’ in questa occasione che incontra Timoteo, nome greco che significa Timorato di Dio, nato a Listra ( 200 Km circa da Tarso ) da madre giudea e da padre pagano.
Il matrimonio misto e la mancata circoncisione fanno pensare che il giovane sia cresciuto in una famiglia non osservante, anche se è detto che conosceva le Scritture fin dall’infanzia ( 2Tm 3,15 ).
Insieme alla madre Eunice e alla nonna Loide, quasi certamente, aveva ricevuto il dono della fede durante il precedente viaggio di Paolo, avvenuto tre anni prima.
Probabilmente il giovane, dopo la conversione, aveva avviato un’azione di proselitismo nelle vicine città di Listra e Iconio, poiché “egli era assai stimato dai fratelli di Listra e Iconio” ( At 16,2 ).
Paolo intuisce subito le sue potenzialità e lo prende con sé.
Nasce un rapporto che va ben oltre la collaborazione, tanto che alcuni storici, con espressione moderna, lo definiscono “segretario ed erede spirituale di Paolo”.
Paolo nelle sue lettere lo menziona 17 volte ( più una nella Lettera agli Ebrei ), se ne deduce che ai suoi occhi godeva di grande considerazione e fiducia.
L’Apostolo gli affida missioni importanti e delicate ritenendolo il suo alter ego da come ne parla nella Lettera ai Filippesi:” Io non ho nessuno d’animo tanto uguale come lui, che sappia occuparsi così di cuore delle cose vostre” (2,20).
Nonostante il Concilio di Gerusalemme abbia chiarito come la circoncisione non sia teologicamente necessaria per i cristiani di origine pagana ( come Paolo aveva sempre sostenuto con determinazione ) e i credenti non giudei della Galazia si sentano felici di poter far parte del popolo del regno di Dio senza questa pratica, Paolo suggerisce a Timoteo la circoncisione.
Il pragmatismo di Paolo suggerisce questa soluzione “per riguardo ai Giudei che si trovano in quelle regioni” (At 16,3 ) ed evitare, quindi, il rinfocolarsi di forti contrapposizioni all’interno delle comunità.
Paolo, con Sila e Timoteo, riprende il suo viaggio ( il n.2 ) attraverso l’Asia Minore fino a Troade, da dove s’imbarcano per la Macedonia e il nord della Grecia.
A Filippi Paolo e Sila vengono accusati di essere disturbatori dell’ordine pubblico perché si oppongono allo sfruttamento di una ragazza come indovina e vengono imprigionati ( At 16, 16-40 ), mentre Timoteo evita l’ arresto.
Paolo e Sila vengono liberati, ma sono costretti ad allontanarsi da Filippi, così vanno ad Atene. Timoteo poco dopo li raggiunge e da lì è inviato alla giovane Chiesa di Tessalonica per guidarla e confermarla nella fede ( 1Ts 3,1-2 ).
Portando buone notizie sulla comunità tessalonicese, si ricongiunge con l’Apostolo a Corinto, dove collabora all’evangelizzazione di quella difficile città (2 Cor 1,19 ).
Durante il terzo viaggio lo troviamo con Paolo ad Efeso.
Paolo, che vuole tenere ogni comunità sotto controllo per il timore di discordie interne, da Efeso lo invia in Macedonia con Erasto ( At 19,22 ) e poi a Corinto con una lettera di raccomandazioni e consigli per quella Chiesa presentandolo così: “vi ho mandato Timoteo, mio figlio diletto e fedele nel Signore: vi richiamerà alla memoria le vie che vi ho insegnato.” Compiuta la sua missione, il discepolo riparte per la Troade sulla sponda asiatica del Mar Egeo e là attende l’Apostolo diretto a Gerusalemme al termine del suo terzo viaggio.
Da quel momento cala il silenzio sulla sua biografia.
Un accenno si ha nella Lettera agli Ebrei: “Sappiate che il nostro fratello Timoteo è stato messo in libertà.” ( 13,15 ) Da fonti indirette, confermate dalla Storia ecclesiastica di Eusebio (IV sec.), dopo la prima carcerazione di Paolo a Roma, Timoteo prende la guida dei disorientati cristiani efesini ai quali l’Apostolo aveva scritto dalla prigionia.
Anche dopo il martirio di Paolo continua a guidare la Chiesa di Efeso fino alla morte, avvenuta nel 97 d.C. Per la Storia ecclesiastica, già citata, Timoteo è riconosciuto come il primo vescovo di Efeso.
In conclusione, possiamo dire che la persona di Timoteo, nonostante la fragilità fisica di cui parla lo stesso Paolo,quando gli suggerisce di bere non solo acqua, ma anche un po’ di vino, campeggia come missionario instancabile e pastore di grande spessore e forza spirituale.
Una curiosità: dal 1239 alcune sue reliquie si trovano nella cattedrale di Termoli sulla costa molisana, provenienti da Costantinopoli.
3 luglio 2009