Questa poesia è tratta dall'ultimo libro (Stampato a dicembre 2008) scritto da Maria Giovanna e dal marito Carlo Lorenzini, nel quale lui in prosa e lei in poesia, raccontano il loro lungo amore.
(Il pezzo in prosa in altra pagina)
Il libro si intitola "L'estate di dicembre" , Editrice Don Chisciotte
Una voce amica di Adriana Polla Luciani
UNAVOCEAMICA
Triste la vita
Senza una voce amica.
Ma dove, dove trovarla?
Una voce può essere niente,
Altre volte può essere tutto.
A volte basta un saluto,
Una frase affettuosa
Ed ecco la voce
Diventare parte di te.
Sarzana, 12.03.1976Adriana Polla Luciani
Dove vai? di Maria Angela Albertazzi
DOVEVAI?
Pellegrino, dove vai?
Camminando col tuo bastone
e una bisaccia
vaghi per mille sentieri;
vai avanti con Dio nei tuoi pensieri.
Affronti impervi sentieri,
il vento ti soffia addosso,
hai abbandonato il certo per l’ignoto.
Nella tua testa e nel tuo cuore
dove vuoi andare ne sei certo:
affronti il caldo, il freddo, il gelo,
manifesti ciò che hai nel cuore
e ciò che ti ha segnato il Cielo.
Senza un soldo in tasca stai viaggiando
eppure con gioia e qualche dolore
ogni ostacolo vai superando.
La tua pelle dall’aria e dal sole
è bruciata e corrosa
ma i tuoi occhi son pieni d’ogni cosa.
La natura è la tua vita,
il sole èla tua luce,
ad ogni fonte ti disseti
e per sfamarti ogni essere umano
ti dà una mano.
Poi prosegui fino a tarda sera,
un piccolo anfratto ti ripara,
fai una preghiera imparata da bambino
cercando di dormir fino al mattino.
Altre volte dormi
sotto la volta delle stelle
sognando cose brutte ed anche belle.
Sei libero, sei figlio della natura:
la cosa più bella e pura.
Domani riparti per un altro cammino:
dove arriverai, instancante pellegrino?
Maria Angela Albertazzi
San Ghigh'ermo di Mario Orlandi
1947: SAN GHIGH’ERMO
Tanti bancheti
Much’i d’ toron,
Niciolina,
Crocanti;
Fisch’eti d’ tera,
Bambola d’ peza,
Cavai d’ carton,
Pistola d’ lata;
La piàpiena d’ genta d’l pian;
Calzon senza topa,
Camisc’a e cravata,
Scarpa lucida;
Streta d’ man;
Odor d’ fugacia,
D’ scell’ri pien,
D’ tordei al sugo,
D’ brod d’ gagh’ina,
D’ cunigh’o frito;
Ragazi ch’i son’n la tirulesa
Tant che ‘l campanon
Gh’è drito:
Gh’è San Ghigh’ermo!
Mario Orlandi
1947: SAN GUGLIELMO(Patrono del paese).
Viene festeggiato da moltissimi anni il lunedì di sessagesima, cioè il lunedì prima delle Ceneri.
Tanti banchetti, mucchi di torroni,noccioline, croccanti; fischietti di terra, bambole di pezza, cavalli di cartone, pistole di latta; la piazza piena di gente del piano; calzoni senza toppe, camicia e cravatta, scarpe lucide; strette di mano; odore di focaccia, di sedani ripieni, di tortelli al sugo, di brodo di gallina, di coniglio fritto; ragazzi che suonano la ‘tirulesa’, mentre il campanone è dritto: è San Guglielmo
Filastrocca di Natale di Paola G. Vitale
FILASTROCCA DI NATALE
Questo Santo Natale
senza la luna,
ci ammonisce un bel po’!
Niente, è per caso,
per un cristiano,
questo lo so!
Esser cristiani
che cosa vuol dire?
Soffrire il male
ed il bene offrire.
In mezzo alla nostra
irrompente realtà,
è bene stare,
ma col cuore a metà!
L’allegria sana
è buona per tutti,
ma il “becerare”
è per cuori distrutti!
Per questo, aspetto
il momento migliore,
della novena
il soave candore!
Ci svela il senso dell’umiltà
che, senza chiasso,
migliori ci fa!
Migliora il tempo,
breve di vita,
nostra e degli altri,
senza fatica.
E in fondo:
cos’è la felicità?
Raggiungere il bene
dell’eternità.
Paola G. Vitale
E' la sofferenza di Patrizia Giacchè
E’ LA SOFFERENZA
Fugace, rapisce il sorriso; si appropria via via del respiro! Silente distrugge la mente; a tratti stordisce i tuoi sensi! Crudele ti assale, spietata ti affrange! Sei spento e sconfitto, assai sofferente, sovente incompreso! Ahimé, è atroce il dolore!!! Estremo coraggio ti devi fare! Non puoi avvilirti! Lo devi affrontare! Ma in te non c’è convinzione! Ti chiedi se ha senso lottare, quando non v’è “certezza” di rimanere, amare, programmare e sognare! E, sì… Dell’esser felice ne hai solo un ricordo, ora c’è il vuoto a “far da comando”! Però, non ti devi arenare: no, non lo puoi fare! Volta il tuo viso; sì, sono qui! Sono i tuoi cari! Hanno vissuto le pene e il terrore di chi sta nell’ombra per “non disturbare”! Tu stai “per finire”! Li devi accettare! Varrà la forza del loro amore a darti la spinta per risalire! Riprendere quota: mai più sprofondare! Ti stringono al petto, trasmetton calore, ne sciolgon quel gelo che strazia da tempo il tuo cuore. Poi, per incanto, tu al cielo rivolgi lo sguardo; implori a fatica il Signore! Sussurri: ”Ti prego di te ho bisogno! Ti prego rallenta il dolore!”. Ed è straordinario quanto è avvenuto! Ma tu sai: ciò non potrebbe bastare. La cura è “essenziale”, la devi “iniziare”!!! C’è in te uno spirito nuovo; c’è in te la speranza! Il cielo sia lodato! Sì, ce la puoi fare!!! Patrizia Giacchè
Che l'ora sia giunta ? di Padre Maurilio
LA SCOMPARSA DI PADRE MAURILIO
Ancora un lutto per il mondo ecclesiale spezzino. Lunedì, 29 dicembre, sono state celebrate al santuario di San Pancrazio, presso Torino, le esequie di padre Maurilio Montefiori, passionista, spentosi all’età di ottantasette anni. Padre Maurilio, al secolo Giuseppe Sandrino, era nato nel 1921 a Nicola di Ortonovo, da una famiglia originaria di Valeriano Lunense. Entrato tra i Passionisti, il 15 settembre 1938 - a soli diciassette anni - emise la prima professione religiosa col nome di Maurilio dell’Immacolata. Completati gli studi nonostante il tempo di guerra, il 25 febbraio 1945 venne ordinato sacerdote dal vescovo di Treviso Maniero. Negli anni successivi trascorse anche un periodo nel convento di Brugnato, poi operò in varie località della Lombardia e del Piemonte. Nel 1953 venne incaricato di coordinare, dall’Italia, le missioni estere dei padri Passionisti, compito che svolse a lungo sinché, nel 1972, chiese egli stesso di partire alla volta della Tanzania, in Africa equatoriale, dove restò per quasi vent’anni. Operò in varie missioni, tra le quali quelle di Bahi, Farkwa, Bihawana, Kintinku, Itiso e Goima. Rientrato in Italia per ragioni di salute, non cessò l’opera di azione missionaria, così come quella di autore di scritti e poesie, alcune delle quali dedicate al suo paese natale, cui restò sempre molto legato. E.B. (Da “Avvenire” del 4.01.09).
CHE L’ORA SIA GIUNTA?
Che l’ora sia giunta? Così vorrei sentire ancora Si piegano fragili il coro dei miei mille alla bufera degli anni in una festa le membra stanche e ricantar solenne a loro dal lungo cammino. le melodie de l’Ite Oh possa rivedere in un addio le guglie di Kiriri che sia sempre un canto. dove gli antichi padri Dio, bellezza che attendi di tribù ignote giustizia che martirizzi scheggiavano candidi quarzi bontà che richiami. a preparare l’arme Io vengo. per il sacrificio allo Spirito che domina l’età dei viventi. Padre Maurilio