N° 1 - Gennaio 2009
Storie dei lettori

Clicca sulla foto per ingrandirla
  Ave Maria in nicolese
di Giuseppe Cecchinelli


Da ‘Il Sentiero’, anno 2° n° 10 (ottobre 1992)
DOMINU  STECO

Questa preghiera era recitata, più di un secolo fa, dall’Argia, reverenda priora della Confraternita femminile del Santo Rosario, assieme alle altre donne di Nicola, in chiesa, davanti alla statua della Madonna del Rosario, per implorare grazie e miracoli.
Dall’archivio orale delle nostre vecchiette pare che la supplica fosse frequentemente ascoltata, lassù in Cielo.
La speciale preghiera era gelosamente custodita dalle donne nicolesi proprio come l’indispensabile parola chiave, oggi in termini informatici diremmo la password, per entrare in collegamento diretto con il Paradiso.
L’Adelaide Nina se la ricorda bene ed insieme l’abbiamo recitata, diciamo pure, durante alcuni incontri di lavoro, per tutta la comunità interparrocchiale ortonovese.

AVE MARIA GRAZIA PIENA                            AVE MARIA GRATIA PLENA
DOMINU STECO                                      DOMINUS TECUM
BENEDITA TI MUGLIE’                               BENEDICTA TU IN MULIERIBUS
BENEDITO FRUTTO                                   ET BENEDICTUS FRUCTUS
VENTRI STUIE’                                     VENTRIS TUI JESUS
SANTA MARIA MATERDE’                              SANCTA MARIA MATER DEI
ORA PRONOBI PECCATORI                             ORA PRO NOBIS PECCATORIBUS
INCATINORI                                        NUNC ET IN HORA
MORTIS NOSTRIS                                    MORTIS NOSTRAE
AMEN                                              AMEN

Questa preghiera miracolosa altro non è se  non l’Ave Maria in “latinorum” nicolese.
Ma mi sorge il sospetto che sia proprio questa la taumaturgica preghiera rituale che la Fany recita, con prodigiosi risultati, sui suoi “pazienti” ortonovesi affetti di volta in volta da fuochi di Sant’Antonio, stomaci abbassati e storie varie.
Ne riparleremo.
                                            Giuseppe Cecchinelli



  Rifiuto o risorsa
di Franco Marchi


 RIFIUTO O RISORSA?

 

L’attuale società produce tonnellate di rifiuti e, purtroppo, anno dopo anno stanno sempre aumentando.

Le varie amministrazioni si sono adoperate per trovare soluzioni; si sono costruite nuove discariche sempre più grandi; si sono create colline poi vegetate per fare i parchi cittadini; sono stati stesi i rifiuti in strade di collegamento con gli aeroporti, si sono gettati dentro vecchie miniere o cave abbandonate…

I singoli cittadini, poi, li hanno sempre disseminati dappertutto.

Per i rifiuti speciali sono stati “affittati” vari luoghi nei Paesi dell’Africa o sono stati scaricati in fondo al mare; manca ancora il fatto di mandarli nello spazio e tutte le idee sono state messe in opera.

La criminalità organizzata ogni giorno ne inventa qualcuna sempre più fantasiosa.

Da qualche tempo però è presente anche un’altra logica e cioè vedere nel rifiuto una risorsa,.

Una materia secondaria che ti fa risparmiare energia, tempo, denaro…

La raccolta differenziata non è tanto mettere diversi cassonetti o far girare i giovani con sacchi diversi. Purtroppo i numeri per il nostro bel Paese sono lo specchio delle cattive abitudini e del grado di intelligenza societaria oltre che di cattiva amministrazione familiare e pubblica.

Se continuiamo a importare carta riciclata dalla Germania, vuol dire che i tedeschi sono più furbi di noi e più educati e più accorti economicamente.

Se i treni della spazzatura giungono ai loro termovalorizzatori, non lo fanno mica gratis, anzi bisogna pagare perché tale merce venga accolta e guarda caso essi hanno così gratis il calore, etc. e dal momento poi che non hanno più materiali loro da bruciare, ti fanno, in un colpo solo, diversi centri.

Per loro il rifiuto è davvero un bel business.

Bisogna ricordare che per il materiale dei termovalorizzatori occorre procedere prima con la raccolta differenziata e solo alla fine qualche cosa arriva al bruciatore.

Ecco perché in Italia i tempi saranno lunghi; dalla soluzione delle discariche si è giunti ad altre soluzioni che si integrano le une con le altre e tutte hanno al loro fondo il termine “risorsa”.

Una nuova logica personale – familiare – civile.

Infatti dal legno si rifà il legno, dal vetro altro vetro, dalla plastica la plastica, dalla carta la carta…e non si abbattono più alberi,  non si scavano più le montagne e non si consuma più tanta energia.

Più risorsa di così, cosa deve essere perciò il rifiuto?

Anzi, siamo giunti a fare il compost-ammendante dalle foglie, erbe, rifiuti organici…

Un tempo, nella civiltà contadina, c’erano gli animali e la pozza del letame, la concimaia. 

Cambiano i tempi ma la sostanza è sempre la stessa; ogni civiltà elimina in modo intelligente i suoi rifiuti. Scopriamo, insomma, l’acqua calda.

Le immagini di Napoli e dintorni sono state quanto di più insulso un essere umano possa arrivare a fare.

La logica del rifiuto come risorsa è la sola via d’uscita.

Ma perché in Italia abbiamo basse percentuali di raccolta differenziata?

Oltre a quanto sopra detto, senz’altro il luogo comune ‘ma sarà vero che poi la plastica raccolta servirà a fare altra plastica?’, pesa ed è al fondo di una certa diffidenza.

Cosa fare?

Buon esempio è già quanto avviene per il cartone delle pizze da asporto, fatto di carta riciclata e segnalato nelle varie scritture.         

Bisogna aumentare i modi e le cose fatte col materiale riciclato.

Ad esempio piste per il salto in materiale plastico; campi da pallavolo o pallacanestro…

Vedere per credere è la prima regola per il nostro cervello e vincere la diffidenza non è una cosa semplice; ancora di più, poi, se vi si aggiunge la malafede.

                                                                                                                        

                                                                                             Franco Marchi

 

  La befana
di Marta


LA  BEFANA

        

La Befana, una vecchina di età indefinita, con i capelli grigi, spettinata e con un gran fazzoletto annodato sul capo; il vestito di stoffa modesta, con uno scialle nero sulle spalle ed una grande scopa che, dicono, le serve per volare da un paese all’altro.

Il grosso grembiule con enormi tasche dalle quali escono caramelle, dolcetti e leccornie varie.

 Il sacco è pieno di giocattoli destinati ai bambini buoni, perché per quelli birichini c’è solo carbone.

E così questa vecchierella, dipinta brutta e grinzosa e, a volte, anche bitorzoluta, quando si presenta certi bambini si spaventano e fuggono e piangono.

Però questa vecchietta tutti i santi anni si carica quel pesante sacco sulle spalle e incomincia a fare il suo lungo viaggio nel mondo, senza posa, perché deve fare tutto in fretta.

Arriva di notte e, piano piano, depone davanti al caminetto i doni che i bambini desiderano tanto.

La Befana ascolta tutte le canzoncine e le filastrocche che i bambini cantano ad ogni ricorrenza; eccone alcune:

La Befana vien di notte/ con le scarpe tutte rotte/ ed in dosso una sottana/ viva viva la Befana.

La Befana va giù in cantina/ e si veste da contadina/ e si mette il farpallà/ la Befana eccola qua.

Ancor oggi arrivano drappelli di fanciulli travestiti da befanari; vanno di casa in casa a cantare la ‘pasquetta’, ricevendo in dono dolcetti, doni, soldini arance fichi secchi noci e nocciole.

I più attrezzati sono accompagnati dalla musica, con tanto di fisarmonica, piva e campanacci per la gioia di chi li ascolta.

E’ grande il cuore della Befana: si commuove ad ascoltare ogniqualvolta inneggiano il suo nome perché, molto schiva e quasi timida, non si aspetta queste gratificazioni che le dimostriamo; ci sorride benevola: dentro di lei batte un grande cuore di nonna.

                                                                                   Marta

  Desiderata
di Renzo


Lettera al “Sentiero”
Caro Walter, mi è capitato di leggere  un vecchio libro, ove un ignoto autore ha raccolto pensieri ed osservazioni di scienziati, poeti, filosofi e scrittori. Tra gli scritti ne ho scelti alcuni che hanno destato in me particolare interesse ed uno te lo allego alla presente se vuoi pubblicarlo sul ‘Bollettino Natalizio’, sperando che sia di interesse anche per gli abituali ed occasionali lettori. A te e a tutti loro gli Auguri di un felice Natale e Buon Anno.
                                                                                                       Renzo
DESIDERATA
Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta
e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.
Finché è possibile senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Dì la verità con calma e chiarezza, e ascolta gli altri, anche i noiosi che hanno una storia da raccontare.
Evita le persone volgari ed aggressive: esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio ed acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso e più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti. Conserva l’interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli.
Ma ciò non accechi la tua capacità di distinguere la virtù dall’ipocrisia; molte persone lottano per i grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso e soprattutto non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all’amore, poiché, a dispetto di tutte le aridità e le disillusioni, esso è perenne come l’erba.
Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall’età lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza della spirito per difenderti contro l’improvvisa sfortuna. Non tormentarti mai con l’immaginazione, molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei figlio dell’universo non meno degli alberi e delle stelle, e hai diritto di essere qui e, che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l’universo si stia schiudendo su di te.
Perciò sii in pace con Dio, comunque tu lo concepisca e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni. Conserva la pace della tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i livori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fai attenzione e cerca di essere felice.
 
P.S.) Di autore ignoto, ritrovata nell’antica chiesa di San Paolo in Baltimora, datata 1592.
 
  I Volontari della guerra di Spagna
di Romano Parodi


I “volontari” della Guerra di Spagna

e un rito inderogabile.

 

Non ho conosciuto mio suocero: era partito “volontario” per la Guerra di Spagna ed è tornato a casa malato, e dopo poco tempo è deceduto.

Quattro furono i “volontari” ortonovesi: Parodi Archimede, Corsi Archimede (il Mago), Pietra Bruno (Bidoni) e Bertella Maino di Dogana.

 “In casa ci sarà pure un ricordo di quella tragedia?”,  mi sono chiesto.

Ed ecco la Silvana, mia cognata, rovistare nei vecchi bauli.

Queste cose si conservano gelosamente anche quando non hai una casa stabile.

Ci sarà sempre un cassetto, un baule, un tuo luogo dove conservare le tracce della tua vita; le cose che suggeriscono alla memoria il tempo trascorso.

E cosa trova la Silvana? Una pergamena attestante la consegna di una “CROCE al MERITO di GUERRA  per la campagna di SPAGNA”,  firmata dal Ministro della Guerra  B. Mussolini - Roma, addì 14 giugno 1943 -XXI” (n° d’ordine del Registro delle concessioni 20630) attribuita al padre (la croce non siamo riusciti a trovarla) e una polizza d’Assicurazione INA sulla vita, stipulata prima della partenza, con un premio di 500 lire da riscuotersi nel 1949 o subito in caso di premorienza.

Subito sono andato all’Agenzia INA di La Spezia; un’impiegata gentilissima, me lo voleva comprare: - 

Dopo 65 anni è un reperto storico, buono solo per farne un bel quadretto come ricordo –.  E così abbiamo fatto.

Mi sono chiesto, da sempre, come si potesse andare volontario alla guerra, con tre figli piccoli?

Inoltre, nessuno dei tre ortonovesi era fascista dichiarato.

Allora è chiaro che sono andati in Spagna volontari sì, ma per lavorare.

“Una ditta li aveva reclutati per la costruzione di un ponte”, dice Zolfè.

“Avevano un contratto di 26 lire il giorno.

 Mio padre ferito nella battaglia di Guadalajara fu fatto prigioniero e rinchiuso nelle carceri di Siviglia (nome che poi darà all’ultima figlia) e solo perché aveva con sé le foto delle sue due figlie piccole (la Tinù e la Maria), e il contratto di lavoro, evitò la fucilazione”.

In Spagna tutti questi “volontari”, rastrellati con la forza e l’inganno, non trovarono attrezzi da lavoro, ma un fucile e, dopo pochi giorni d’addestramento, diventarono i famosi “soldati da 15 giorni” dei libri di storia (la storia dice anche che molti di questi “volontari” credevano addirittura di andare a costruire strade in Abissinia e si ritrovarono invece in Spagna). Nella battaglia di Guadalajara 300 di questi sedicenti fascisti furono fatti prigionieri.

Carlo Rosselli, un militante delle Brigate Internazionali che interrogò i prigionieri, scrive: “Pochissimi sono fascisti.

Tutti erano stati ingaggiati col miraggio di un buon lavoro e si lamentano di non essere mai stati pagati”.

I veri volontari erano soprattutto dall’altra parte della barricata, nelle Brigate Internazionali formate da 53 nazioni con 4500 italiani fra i quali l’amico Ch’iù Ch’iù, che il 10 novembre 1979, a Genova, ha ricevuto un riconoscimento dal Presidente della Regione Liguria: Magliotto: “A Danilo Cervia che ha combattuto a fianco della Repubblica Spagnola…. e ha dato alto esempio agli uomini liberi di Liguria, dell’Italia, del mondo: di amore per la libertà, la pace nella giustizia, l’indipendenza dei popoli”.

(La guerra civile spagnola fu una vera ecatombe: un milione di morti;  e se la guerra d’Africa costituisce il culmine del consenso al Fascismo, quella di Spagna  segna l’inizio della fine).

Per i quattro ortonovesi l’unico pensiero era sopravvivere e fuggire; e, infatti, tutti riuscirono a ritornare a casa.

Quando il Mago scese alla stazione di Avenza telefonò a mia nonna, la Camidé, (aveva la bottega col telefono pubblico) e questa avvertì tutto il paese.

Il Ganima (Maberini Archimede) allestì immediatamente la banda musicale e quando Mago, a piedi, dalla via del Tamburin, arrivò in piazza, fu accolto come un eroe redivivo.

L’ultimo a rientrare fu mio suocero.

Nella battaglia di Barcellona, egli fu ferito gravemente e lasciato sul terreno come morto con una ferita al cuore.

Anche in Comune arrivò l’annuncio della sua morte; e anche Maino raccontava: “L’ho lasciato morto sotto una pila di morti”.

Quando seppe che era tornato a casa non riusciva a crederci; telefonò alla Camidè e lei confermò: “…sì…anche se malridotto…”.

Incredulo, venne subito a trovarlo e parlò di miracolo.

Nel raccogliere i morti scoprirono che era ancora vivo e, curato, riuscì a sopravvivere ma debilitato per gli stenti passati e per la brutta ferita sempre infetta e dolente non riuscì più a riprendersi e una semplice bronchite lo portò alla tomba. 

Povero Archimé, ti devo delle scuse: altro che incosciente, altro che abbandono dei figli; in quella miseria nera credevi d’aver trovato il pane per sfamare la tua famiglia.

Quella polizza dice con che angoscia sei partito: “...Se non dovessi tornare, i miei figli si troveranno 500 lire di capitale”.

A quei tempi era una bella cifra.

Caro Archimè, in questi quasi 70 anni mai sei stato dimenticato; hai vissuto costantemente nel cuore e nella mente dei tuoi cari.

Tutte le settimane, le tue figlie non mancano mai (un rito per loro inderogabile) di portare dei fiori sulla tua tomba.

 

                                                                  Romano Parodi.

 

  Diario di un parrocchiano
di Giuseppe Franciosi


 

Giovedì, 11.12.08.

Questa sera, alle ore 21, ci siamo riuniti nella chiesa di S. Pietro apostolo, a Luni  mare, a pregare per le vocazioni: E’ una tradizione ormai annosa, ma importante: c’è bisogno di vocazioni sacerdotali, tanto bisogno.

Noi di Ortonovo siamo fortunati: abbiamo quattro sacerdoti, ma a Castelnuovo Magra (popolazione non inferiore alla nostra) ce ne sono solo due e altrove ci sono situazioni ancora peggiori.

Noi siamo fortunati, ma dobbiamo essere grati al Guatemala che ci ha inviato due Missionari giovani, validissimi, stimatissimi.

Padre Onildo, parroco di San Giuseppe e San Martino, è pieno di iniziative; voglio ricordare soltanto l’ultima, di questi giorni: forse molti non se ne sono accorti, ma tra i personaggi del PRESEPE VIVENTE quest’anno c’era anche lui.

Don Giovanni, prima di ritornare nel Veneto, aveva espresso il desiderio che il PRESEPE VIVENTE continuasse a vivere, ma forse non pensava che il suo successore sarebbe diventato addirittura un personaggio del Presepe.

Eppure in questi giorni il tempo non è stato benigno: freddo e vento hanno imperversato, ma padre Onildo non si è arreso.

A padre Onildo io sono grato anche perché mi ha fatto rivivere momenti della mia lontanissima infanzia.

Abitavo, da ragazzo, a Serravalle e frequentavo la chiesa di Nicola.

A Nicola c’erano le suore, c’era l’asilo; ricordo che una domenica, durante i Vespri, intorno all’altare c’erano tanti angeli: quest’anno, nei giorni di Natale, ho rivisto quegli angeli, grazie a padre Onildo, intorno all’altare nella chiesa di San Giuseppe.

Parlando di Luni mare ho usato la parola “chiesa”: forse ho esagerato un po’.

Se ricordo bene, la struttura odierna di Luni mare forse doveva fornire, a una futura chiesa, tutto ciò di cui una chiesa ha bisogno per essere viva, efficiente.

Ma la chiesa è ancora soltanto un sogno, una speranza.

Dobbiamo però tutti riconoscere che la comunità di Luni mare ha fatto, fa miracoli: all’interno c’è tutto e tutto è in perfetto ordine, efficiente.

Tutto è bello, ha incominciare dal Presepe già in piena efficienza due settimane prima di Natale.

Si sta bene in questa chiesa; c’è caldo, c’è tanta luce, tutto è in ordine.

Un ‘bravi’ detto da me vale poco, ma il Signore aiuterà i fedeli di Luni mare e così riusciranno, speriamo presto, a risolvere tutti i loro problemi.

Domenica, 28.12.08.

Oggi la Chiesa celebra la festa della Santa Famiglia.

La famiglia è la cellula di comunione e fondamento della società.

Preghiamo perché conservi agli occhi di tutti il suo valore e la sua dignità.

Preghiamo per la Chiesa, perché continui a difendere e promuovere la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.

Preghiamo per l’Italia e l’Europa, perché guardando al futuro con lungimiranza, vengano attuate politiche concrete a sostegno delle famiglie in difficoltà.

Preghiamo per le famiglie cristiane, perché conservino la loro fiducia in Dio e la comunione con Lui nella preghiera e nel costante riferimento alla sua parola.

                          

                                  Giuseppe Franciosi
                         

<-Indietro
 I nostri poeti
 Storie dei lettori
 Spiritualità
 I nostri ragazzi
 La redazione
 Galleria Foto
 E Mail
Lunae Photo
Archivio
2022
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2021
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Settembre-Ottobre
n°6 Giugno/Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2020
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°6 Settembre-Ottobre
n°5 Giugno
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2019
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2018
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2017
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2016
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2015
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2014
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2013
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2012
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2011
n°11 Dicembre
n°10 Numero speciale
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2010
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2009
n°11 Edizione speciale
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
 
     
 Copyright 2009 © - Il Sentiero. Bollettino Interparrocchiale di Ortonovo (SP) Crediti