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La festa di San Giuseppe
di Enzo Mazzini
Oggi è la festa di S. Giuseppe,
una ricorrenza molto sentita da noi parrocchiani di Casano perché San Giuseppe
è il nostro patrono ed anche perché San Giuseppe, in quanto sposo della Vergine
Maria e padre legale di Gesù e quindi Custode del Redentore, suscita molta
devozione in tutti i fedeli. Non per niente Pio IX, dopo aver istituito, nel
1847, la festa del Patrocinio di San Giuseppe, proclama, l'8 dicembre 1870, San
Giuseppe Patrono Universale della Chiesa "al fine di ottenere per i suoi
meriti e per la sua intercessione, con più efficacia la misericordia di Dio,
perché siano allontanati i mali che affliggono la Chiesa". Inoltre Pio XII
istituisce la festa liturgica di San Giuseppe Artigiano e la fissa al primo
maggio perché "l'umile artigiano di Nazareth non solo impersona presso Dio
e la Santa Chiesa la dignità del lavoratore del braccio, ma è anche sempre il
provvido custode dei lavoratori e delle famiglie”.
Nella sua verginale e santa unione con Maria, si è manifestata la volontà di
Dio di purificare e santificare la famiglia, santuario dell'amore e della vita.
Inoltre, obbediente alla parola dell'angelo, preserva Gesù dalla congiura di
Erode, svolgendo il suo illuminato servizio paterno e protettivo nei confronti
della sua famiglia e di tutte le famiglie del mondo. A Lui Dio Padre ha
affidato il suo Bene più caro, il suo unigenito Figlio, rendendolo Custode del
Redentore e quindi della Chiesa.
Inoltre, oggi è anche la festa del papà e, tra l'altro, riveste per me una
grande importanza perché a questa ricorrenza è legato anche un motivo
affettivo: è il compleanno di mio nipote Piergiuseppe che considero un fratello
e lo era anche del suo papà e mio
cognato, il Preside Prof. Giuseppe Franciosi. Potete quindi immaginare quali
fossero i festeggiamenti nella loro casa, per San Giuseppe, ai quali ovviamente
partecipavo anch'io. Infatti, Giuseppe era mio cognato ma, nei miei confronti,
ha svolto il ruolo di guida, di modello ed anche di padre in quanto, dopo aver
frequentato le scuole medie a Fivizzano, sono stato ospitato da lui e da mia
sorella Giulia e nella loro casa ho vissuto, come un figlio, per tutti gli anni
degli studi liceali ed universitari ed anche dopo, fino al mio matrimonio.
Addirittura, hanno voluto organizzare, nella loro casa, anche un ricco
rinfresco nuziale il giorno del mio matrimonio. Ecco perché, ancora oggi, vivo questa festa con
grande commozione ed un profondo rimpianto.
Giuseppe, che è stato uno dei soci fondatori del Sentiero e che, per una vita,
ha regalato a noi lettori delle commoventi pagine nel suo "diario di un
parrocchiano", ci ha lasciati il 22 febbraio 2014 ed io, dopo il compianto
grande Walter, ho raccolto la sua impegnativa eredità di compilazione del
"diario". Ecco perché sento il dovere, anche a nome della Redazione del Sentiero, di ricordare la sua
memoria in occasione dell'anniversario della sua morte e del suo compleanno.
Inoltre Giuseppe è stato anche Preside della nostra Scuola Media per una vita e
quindi ha contribuito alla formazione di varie generazioni di nostri concittadini e quindi la sua dipartita ha
toccato l'intera cittadinanza e soprattutto il mondo cattolico per quello che
Giuseppe Franciosi ha rappresentato nella vita
pubblica e religiosa locale.
Con questo stato d'animo ho partecipato
al commovente Triduo in onore di San Giuseppe, arricchito da profonde preghiere
e meditazioni predisposte da Padre Michele.
Oggi viene celebrata la festa patronale, con grande partecipazione di fedeli
alla Santa Messa solenne, arricchita da bellissimi canti diretti da
Piergiuseppe e con la partecipazione di Padre Domingo e del diacono Agostino
Cavirani. Molto profonda l'omelia di
Padre Michele di cui, per motivi di spazio, riporto solo la prima parte: "Come ho detto all'inizio, celebriamo questa festa di San Giuseppe che è
la festa del nostro Patrono ma è anche la festa del papà. Perché? Perché
diciamo che San Giuseppe è un papà? S. Giuseppe diventa papà perché diventa un
"custode “di Gesù e se Gesù è il Corpo Mistico che viene anche
simboleggiato come Chiesa, vuol dire che anche San Giuseppe è un papà della
Chiesa e cioè la paternità di San Giuseppe è nell'essere custode: diventa
padre. Questo vuol dire che dove c'è un cristiano che custodisce Cristo, egli
diventa un custode ed a Sua volta diventa un papà, un padre.
Non è necessario avere un figlio nella figura di S. Giuseppe perché sappiamo
benissimo ciò che ci raccontano i Vangeli e cioè che Giuseppe non ha avuto un
rapporto con Maria. Lo sappiamo benissimo che Maria concepisce per opera dello
Spirito Santo e che la Chiesa considera Giuseppe Padre di Gesù attraverso il
progetto di Dio. Questa è la verità. La Chiesa ci offre S. Giuseppe come
custode di Cristo e quindi custode
della Chiesa e ogni cristiano
diventa papà perché custodisce Cristo, come ha fatto S. Giuseppe.
Se leggiamo i Vangeli, ci rendiamo conto che questo personaggio, Giuseppe, non
parla per niente. Agisce soltanto.
Potremmo dire che è un personaggio emarginato, di cui i Vangeli parlano poco:
solo all'inizio, nei primi capitoli e qualche accenno durante il ministero di
Gesù, solo all'inizio quando la folla sta dicendo: "Ma Lui - Gesù - non è
figlio del falegname? Non è figlio di Giuseppe?" Ecco, soltanto questi
accenni nel ministero di Gesù. Soltanto all'inizio si parla un poco della sua
vita e del suo agire. Cosa sappiamo di S. Giuseppe? Questo: che diventò un papà
putativo - dice la Chiesa - cioè possiamo dire oggi un papà che accoglie, nella
sua vita e nella sua famiglia, Gesù.
Sappiamo che è un falegname, della discendenza di Davide e che si prende cura
di Maria e di Gesù, ma anche uomo
giusto. Poi, che è un uomo dei sogni e, se guardiamo dove viene descritto nei
Vangeli, in realtà questo personaggio - Giuseppe - diventa un personaggio
essenziale nel progetto e nella storia della Salvezza di Dio. Essenziale perché
Dio entra nella storia umana di questo uomo chiamato Giuseppe, non perché Dio
abbia bisogno dell'uomo, ma Dio sceglie deliberatamente, nella sua provvidenza,
un volto umano come aveva fatto, tanti secoli prima, molto prima di questo uomo
- Giuseppe - per entrare nella storia umana, per realizzare il suo progetto,
non con segni straordinari, ma sempre nelle piccole realtà della vita. Sceglie
questo uomo umile e giusto. La figura di Giuseppe umanizza, incarna l'azione di
Dio, diventando custode di Maria e di
Gesù. Giuseppe si lascia evangelizzare dal progetto di Dio e cioè tutto ciò che
è umano, in Giuseppe diventa progetto e volto di Dio.
Noi, in questo momento e nella nostra vita,
dovremmo chiedere al Signore di darci il dono di comprendere la sua
volontà, in tutto quello che ci capita. Cosa vuole Dio da me e da voi? Ogni
cosa nella nostra vita quotidiana. Non dobbiamo aspettare un momento
straordinario, perché Dio chiama sempre. Giuseppe, per accogliere la volontà ed
il progetto di Dio deve convertirsi. Come? Deve rinunciare a sé stesso, al suo
progetto, al suo sogno. A che cosa deve quindi rinunciare Giuseppe? Deve
rinunciare a farsi una sua famiglia, ad avere dei figli, a costruirsi una casa,
a vivere la sua vita secondo il suo progetto. Possiamo capire questo anche
quando Gesù dice nei Vangeli: "Chi mi vuol seguire, rinneghi sé stesso e
prenda la sua croce". È proprio
questo ciò che fece questo uomo chiamato Giuseppe! Giuseppe, come ho già detto, ha
un'aspettativa, nella sua vita, di sé stesso, del suo progetto futuro, come
ogni essere umano. Sicuramente, quando voi avete formato la vostra famiglia,
quando siete stati fidanzati, sicuramente parlavate dei vostri progetti:
"Cosa dobbiamo fare? Dove dobbiamo
abitare? Quanti figli vogliamo? Ebbene, perché Dio potesse entrare nella vita
di questo uomo, si è resa necessaria la rinuncia all'immagine che Giuseppe si
era costruita della sua vita, rinuncia
perché potesse diventare veramente
chi è Giuseppe, cioè incontrarsi con sé stesso,
con la luce di Dio.
Carissimi, questo passaggio di conversione è importante anche per noi perché,
se non avviene questo passaggio, rimaniamo bloccati dall'immagine che ci siamo
costruita o immaginato di come dovrebbe essere la nostra vita, la nostra famiglia
e quando ci viene negata questa immagine che noi abbiamo costruita, che cosa
avviene? Ci arrendiamo! Siamo delusi perché ci è stata negata la vita che noi sognavamo. Ebbene, S.Giuseppe ci
insegna che quando accogliamo il progetto di Dio, proprio lì nasce qualcosa di
nuovo. Lui, Giuseppe, si lascia spogliare di tutto. Si fida di Dio. Viene
modellato dall'azione di Dio. Possiamo dire che diventa, nelle mani di Dio, un
uomo nuovo.
Ecco, anche noi, se vogliamo accogliere la volontà di Dio, dobbiamo lasciarci
modellare dal progetto di Dio e non dal nostro progetto. Giuseppe ci insegna
che l’uomo deve essere capace dell'ascolto. Questa è la prima dinamica dei
sogni. Non è che Giuseppe, per capire la volontà del Signore, deve andare a
dormire e poi sognare. Non è questo! Il
sogno biblico è la capacità di ascoltare la voce del Signore nella nostra vita,
per mezzo della Sua parola. E come? Nella preghiera.
Quando noi leggiamo nei Vangeli che Giuseppe ha sognato qualcosa, l'autore, e cioè
l’Evangelista, dice: "Giuseppe destatosi (dal sonno), prese con sé il
bambino", cioè agisce, si lascia guidare da quella parola che ha
riflettuto, cioè Giuseppe diventa un uomo spirituale, un uomo di preghiera, per
accogliere la volontà del Signore.
Sono tre le cose molto importanti che
riassumono ciò che ho detto: Giuseppe,
in primo luogo, accoglie tutto ciò che è intorno a lui, ciò che è umano e da lì
comprende il progetto di Dio, della sua vita quotidiana, ciò che realizza ogni
giorno; poi è capace di rinunciare al suo progetto per entrare nel progetto di
Dio è poi, terza indicazione, diventa un uomo di preghiera.
Qual è la tentazione nostra davanti alla situazione della vita o davanti al
progetto di Dio? È di ripiegarci in noi stessi, ciò che Giuseppe non ha fatto, ma
ha accolto la volontà divina. Cosa accade quando noi ci ripieghiamo in noi
stessi? Cerchiamo dei colpevoli, non
siamo felici perché non abbiamo la vita che vorremmo e pensiamo: "Non è
questo quello che ho immaginato, che ho progettato...". Insomma, guardiamo
sempre ciò che non c'è e invece Giuseppe ha accolto quello che aveva davanti:
ha accolto Maria, ha accolto Gesù. Ha
preso la custodia di quello che aveva ed ha realizzato il progetto di Dio.
Ecco quello che ci insegna la festa che celebriamo: noi dobbiamo realizzare il
progetto di Dio dove siamo......".
Enzo
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