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Dal Diario di un Pellegrino
di Gualtiero Sollazzi
C E N E R E
Quaresima di nuovo. Il rischio è pensare all’anno liturgico,
quaresima compresa, come un tran tran anziché come un vento impetuoso dello
Spirito da far sbattere le porte. Anche questo ‘tempo quaresimale’: viene per
scuoterci, con l’aiuto di ‘segni’ che si
fanno segnali. La cenere, intanto. Il
rito appare un po’ strano con quelle testa da porgere perché sopra ci cada un
pizzico di polvere grigia. Ma se scaviamo, ce n’è da imparare. Per esempio, che
siamo provvisori. Che un giorno somiglieremo a quella polvere che ci facciamo
mettere sul capo con un po’ di fastidio, specie se pelati, e che ci diventa maestra. Vien da ridere quando sentiamo in un alterco:
“ Lei non sa chi sono io!” Già, chi sei? Uno importante, un ricco, un dirigente
che fa il bello e il brutto? Al papa, dopo l’incoronazione, come usava una
volta, mentre incedeva sulla sedia gestatoria, gli si avvicinava un cerimoniere
con una stoppa che si consumava
bruciando e gli proclamava in latino: “ Così passa la gloria del mondo
“. Totò, nella sua celebre “ ‘A livella”,
dirà: “ ‘A ‘o ssaje che d’è?...” Come dire: ma di che ti vanti? Benedetta la cenere, allora;
ci racconta il momento provvisorio, ci annuncia che siamo nell’attesa della
beata speranza, ci fa realisti e umili come, del resto, Dio ci sogna.
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DUE VECCHIE SIGNORE D'EPOCA
di Anna Maria Tarolla
- Nel piazzale d'uno sfasciacarrozze si ritrovarono affiancate,
per essere demolite, una Cadillac anni '60 ed un Maggiolino del
1979. La Cadillac col suo aspetto austero aveva fatto sognare intere
generazioni, mostrava la carrozzeria opaca con ruggine e ammaccature. Delle
ruote sforacchiate se ne contavano due. Pertanto se ne stava appollaiata sopra un fianco. Dai sedili,
simili a vagoni di “prima declassata” pendevano lembi di pelle. Il
contachilometri illeggibile. La radio di nichel, rarità da museo, faceva bella
mostra al centro del cruscotto. E sotto, un portaritratti con il viso di bimba
che consigliava: “ Papà...vai adagio”. Stranamente s'era salvato lo stemma
della casa: vera quisquilia per i collezionisti. Più malandato appariva il
tenero Maggiolino. Privo delle quattro ruote, costretto su basi di
fortuna, assomigliava più ad un battello di fiume che ad un'auto di strada. Il
cruscotto già essenziale per nascita, mostrava la sua nudità. Integri erano il
volante e lo specchietto retrovisore da cui penzolava un corno portafortuna. Esilaranti le due targhette
(quelle che si trovavano sui vagoni ferroviari ) che ammonivano: “ Vietato
fumare”“Non gettate alcun oggetto dal finestrino”. E per sedili solo bambagia.
La Cadillac appena si accorse del Maggiolino, con aria sprezzante
lo apostrofò: “formula uno”>< Ciò che dici è verità
-replicò il povero Maggiolino- però non cambierei il tuo passato col
mio. Stracolmo di momenti memorabili: in montagna, al mare, sui fiumi. Gli
innamorati trovavano in me una piacevole alcova. Il peggio l'ho vissuto quando
finii in un fosso stracarico di ragazzini; risolto fortunatamente. L'avventura
che più mi fa onore è la volta che accompagnai all'ospedale una ragazza con le
doglie. Sai, il suo piccino lanciò i primi vagiti sul sedile dietro. Avrai
sentito parlare del mio antenato, il mitico Maggiolino distintosi nella
guerra oltre confine? Un onore enorme.
La “formula uno” ? Io non l'ho mai sognata. Preferivo le competizioni d'autocross,
in cui ho vinto trofei.> Intanto sul Maggiolino i
topi s'abbuffavano con gli ultimi avanzi. Mentre sulla Cadillac un
cagnolino schiacciava un pisolino. il Maggiolino – anche nella
malasorte, io sono sempre il più bistrattato. Come puoi notare, sopra di me i
topi ballano, mentre su di te è ospite un cagnolino.> Ecco arrivare il carro
attrezzi per rimuovere le auto. Ostentando una gentilezza inusitata la Cadillac
si rivolse all'amico di sventura:
accomodati, a te il passo!>
< Non dovresti meravigliarti – di rimando la Cadillac. Ben conosci le
mie nobili origini.>< Non è per la tua nobiltà che mi cedi il passo. E'
perché temi la fine. Chissà quanto pagheresti pur di arrivare ultima.> < Povera me-si lamentò la nobile signora
–mi faranno a pezzi.> < Sono consapevole anch'io della fine- aggiunse il
Maggiolino- Spero che la mia carcassa sia adagiata in fondo al mare come
approdo per i pesci.> Un trillo improvviso interrompe la scena: è la sveglia
che suona. Allora stavo sognando? Guardo fuori. Nel cortile c'è il mio Maggiolino. E c'è la Cadillac del signor Pasquale,
ferma lì da anni. Ammantata di polvere, pare una nobildonna ormai decaduta. Il Maggiolino
pimpante malgrado l'età, va ancora a zonzo tra l'incredulità della gente. Ed
oggi, dove mi condurrà ?
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IL LUPO E L’AGNELLO
di Antonio Ratti
Un lupo vide un agnello che
beveva ad un torrente, sotto di lui, e gli venne la voglia di mangiarselo.
Così, gli disse che bevendo, sporcava la sua acqua e che non riusciva nemmeno a
bere.
“Ma tu sei a monte ed io a valle, è impossibile che bevendo al torrente
io sporchi l’acqua che scorre sopra di me!”
Rispose l’agnello.
Venuta meno quella scusa, il
lupo ne inventò un’altra: “Tu sei
l’agnello che l’anno scorso ha insultato mio padre, povera anima.”
E l’agnello, di nuovo, gli
rispose che l’anno prima non era ancora nato, dunque non poteva aver insultato
nessuno.
“Sei bravo ad inventare delle scuse per tutto” gli disse il lupo,
poi saltò addosso al povero Agnellino e lo mangiò.
Contro chi è malvagio , il buonsenso
non basta a difendersi.
Esopo
E’ superfluo indicare l’analogia
tra la favola e gli eventi di questi giorni nell’Europa orientale, tanto è
palese la protervia sanguinaria del più
forte. Il greco Esopo ( 620 a.C. - 564
a.C. ) non è soltanto il primo e più antico, perché stiamo parlando del VII- VI
sec. a. C., è anche il più grande favolista della storia ( copiato dal latino
Fedro e dal francese La Fontaine ), e soprattutto è il più attento osservatore
dei comportamenti umani che vengono evidenziati e descritti con apparente
ironia e levità, ma, in realtà, con la severa precisione e competenza di esperto
psicologo e sociologo. L’amarezza che traspare dai suoi brevi e fotografici
raccontini ( es. La cicala e la formica, La volpe e l’uva ) ci fa intendere
come i suoi protagonisti animali abbiano a guidarli solo il naturale istinto della
sopravvivenza, mentre il suo vero bersaglio, l’uomo, è dotato di ben altro che
lo distingue, o dovrebbe, come l’intelligenza, la libertà e la capacità di
discernere il bene dal male, il corretto dallo scorretto. Ne consegue che i primi non sono
colpevoli delle loro azioni ( il pesce grande mangia il piccolo, il leone
mangia la gazzella per obbedire alla legge della conservazione della specie ),
né punibili, al contrario gli umani, che utilizzano i medesimi comportamenti
discutibili e prepotenti, meriterebbero severe punizioni. L’ipocrisia, la
disinformazione e la censura sono elementi determinanti per perseguire i propri
obiettivi: in Ucraina non c’è la guerra, ma “solo una speciale operazione militare” a tutela e difesa di due territori giustamente
ribelli al governo centrale che ha la colpa di essere stato eletto democraticamente con libere elezioni e la “denazificazione” dai pericolosi nazionalisti ucraini, oltre al riconoscimento dell’annessione
della Crimea sottratta con la forza nel 2014/15. Per queste “poche cose” è sceso
in campo l’80% delle forze militari convenzionali e minacciata la guerra
chimica e nucleare. Il tutto nella certezza che nessuno avrebbe militarmente affiancato l’Ucraina per non
scatenare la terza guerra mondiale e atomica. Si è approfittato del senso di
responsabilità degli altri per i propri pretestuosi e deliranti fini. Non ci troviamo di fronte al barbaro cinismo
di un super lupo, che aspira a ricreare una versione moderna della obsoleta URSS staliniana? Oltre alla Messa natalizia al
Cremlino presieduta dal patriarca moscovita, lui può presenziare anche ai
prossimi riti della settimana santa perfettamente sintonico col patriarca e
riconciliato dal patriarca (dall’ elevata caratura morale e spirituale), ma lo
escludo riconciliato da e con COLUI, che tutto vede e provvede: l’aggressione e
la guerra non hanno mai giustificazioni, né distinzioni in buone e cattive. E sarà la classica eccezione a
quanto dice Gesù: “ Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimettete i peccati
saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi.”
(Gv.20,22-23 )
Antonio Ratti
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CALENDARI, CHE PASSIONE!
di Olimpio Galimberti
All’inizio di quest’anno, il
calendario del 2022 l’avete comprato o, com’è capitato a me, siete stati
“inondati” da calendari, della farmacia, dell’assicurazione, di un’agenzia
pubblicitaria, di esercizi commerciali ( negozi che frequento ), di una
tipografia, degli allegati di alcune pubblicazioni, di enti assistenziali, sia
laici che religiosi? Ci sono tanti tipi di
calendari, per tutti i gusti, per tutte le esigenze. Ci sono anche calendari
d’arte, quelli che propongono riproduzioni di capolavori del passato, ma anche
opere di artisti viventi. A proposito di questi ultimi, mi confidava un
corniciaio che essendogli rimasti invenduti parecchi calendari illustrati da un
noto pittore e i calendari, si sa, hanno una scadenza, ha avuto l’idea di
ritagliare le foto dei dipinti del noto pittore, incorniciarle graziosamente e
andarle a vendere nei mercatini a cui spesso partecipa. Ci sono anche i calendari “fai
da te”, quelli realizzati con foto “di famiglia”. Anche a noi, mia moglie ed
io, è capitato di cimentarci in quella impresa, qualche anno fa, quando i
nipoti, cinque, erano piccoli. Non è stato facile scegliere le foto,
distribuire gli spazi in maniera “equa”, tener conto dei primi piani e delle
foto di gruppo, della qualità delle foto ( “Questa foto è bella, ma è un po’
mossa, non ce n’è un’altra migliore? “ ) Tornando ai calendari ricevuti
quest’anno, mi sono trovato “omaggiato” anche di un calendario/lunario di Padre
Dionisio, il barbuto frate cappuccino che chi ha qualche anno sulle spalle
ricorderà certamente con affetto ( Padre Dionisio è stato cappellano
dell’Arsenale da 1948, ha fondato la “Casa del Fanciullo/Sorriso Francescano”,
si è sempre dato da fare per aiutare
“gli ultimi”) Nel calendario di Padre
Dionisio, oltre alle parole del Papa ed ai consigli per la salute, ci sono
dodici ricette della tradizione spezzina che mi fanno venire un dubbio:
l’appetito vien mangiando o leggendo quelle ricette?
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La civiltà
di Romano Parodi
La civiltà di un popolo si
vede dalla sanità pubblica
“Sventurato quel popolo che ha
bisogno di miracoli”
30 marzo 2020 ore 16.30 : il ragazzo di 17 anni morto in
California per coronavirus era stato rifiutato dall’ospedale perché non aveva l’assicurazione sanitaria.
Lo racconta Rex Parris, il sindaco di Lancaster, «Non aveva l’assicurazione sanitaria
e non lo hanno curato…”
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Questa è una storia vera, accaduta là, nel paese dove per i
poveri non c’è medicina; dove, ci sono 5milioni di clochard, dove nessuno viene a piangere le migliaia di
cadaveri seppelliti nelle fosse comuni,
ma dove solo l’amore e la fede di una bambina di otto anni, ha trionfato sulla
disumanità di certi brutti ceffi miliardari. Il suo fratellino era destinato a
morire per un tumore al cervello. I suoi genitori erano poveri, ma avevano
fatto di tutto per salvarlo, spendendo tutti i loro risparmi.
Una sera, il papà in lacrime, disse alla mamma: "Non
ce la facciamo più, cara. Credo sia finita. Solo un miracolo potrebbe
salvarlo". La piccola, con il fiato sospeso, in un angolo della stanza
aveva sentito tutto.
Corse nella sua stanza, ruppe
il salvadanaio e, senza far rumore, si diresse alla farmacia più vicina. Attese
pazientemente il suo turno. Si avvicinò al bancone, si alzò sulla punta dei
piedi e, davanti al farmacista meravigliato, posò sul banco tutte le monete.
"Per cos'è? Che cosa vuoi
piccola?".
"È per il mio fratellino,
signor farmacista. È molto malato e io
sono venuta a comprare un miracolo".
"Che cosa dici?" borbottò il farmacista.
"Si chiama Andrea, e ha una cosa che gli cresce dentro la testa, e papà ha
detto alla mamma che è finita, non c'è più niente da fare e che ci vorrebbe un
miracolo per salvarlo. Vede, io voglio tanto bene al mio fratellino, per questo
ho preso tutti i miei soldi e sono venuta a comperare un miracolo".
Il farmacista accennò un sorriso triste."Piccola mia, noi qui non vendiamo
miracoli".
"Ma se non bastano questi soldi posso darmi da fare per trovarne ancora.
Quanto costa un miracolo?".
C'era nella farmacia un uomo alto ed elegante, dall'aria molto seria, che
sembrava interessato alla strana conversazione.
Il farmacista allargò le braccia mortificato. La bambina, con le lacrime agli
occhi, cominciò a recuperare le sue monetine. L'uomo si avvicinò a lei.
"Perché piangi, piccola? Che cosa ti succede?".
"Il signor farmacista non vuole
vendermi un miracolo e neanche dirmi quanto costa…. È per il mio fratellino
Andrea che è molto malato. Mamma dice che ci vorrebbe un'operazione, ma papà
dice che costa troppo e non possiamo pagare e che ci vorrebbe un miracolo per
salvarlo. Per questo ho portato tutto quello che ho".
"Quanto hai?".
"Un dollaro e undici centesimi…. Ma, sapete…." Aggiunse con un filo
di voce, "posso trovare ancora qualcosa….".
L'uomo sorrise "Guarda, non credo sia necessario. Un dollaro e undici
centesimi è esattamente il prezzo di un miracolo per il tuo fratellino!".
Con una mano raccolse la piccola somma e con l'altra prese dolcemente la manina
della bambina.
"Portami a casa tua, piccola. Voglio vedere il tuo fratellino e anche il
tuo papà e la tua mamma e vedere con loro se possiamo trovare il piccolo
miracolo di cui avete bisogno".
Il signore alto ed elegante e la bambina uscirono tenendosi per mano.
Quell'uomo era il professor Carlton Armstrong, uno dei più grandi
neurochirurghi del mondo. Operò il piccolo Andrea, che poté tornare a casa
qualche settimana dopo completamente guarito.
"Questa operazione" mormorò la mamma "è un vero miracolo. Mi
chiedo quanto sarà costata…".
La sorellina sorrise senza dire niente… un dollaro e undici centesimi…. più,
naturalmente l'amore e la fede di una bambina.
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Avevano pochi capelli, e
bianchi. Se ne sono andati senza un addio. Negli ospedali e nelle case di cura.
Nati negli anni trenta o quaranta, hanno preso le macerie della Grande Guerra è hanno fatto Grande l’Italia. Si parla
di trentamila, un numero sconvolgente. Sono morti in solitudine, senza parenti,
senza funerale. - Senza di loro poche le speranze di un mondo migliore. Hanno
ridimensionato la sanità pubblica a vantaggio di quella privata. Risultato, non
ci sono posti letto per il Covid.
Meditate gente, meditate.
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