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CALENDARIO LITURGICO GENNAIO 2022
di La Redazione
CALENDARIO
LITURGICO GENNAIO 2022
01 Sab. Maria Santissima Madre di Dio. Dante la definisce “Vergine madre, figlia di tuo figlio.”
Queste semplici e poche parole ci indicano il ruolo assolutamente particolare e
unico di Maria nel contesto teologico e dogmatico del cristianesimo. La
solennità liturgica ha per oggetto la maternità di Maria definita “theotòkos”, cioè madre di Dio, l’11 ottobre
del 431 al Concilio di Efeso. Nella riforma liturgica del Concilio Vaticano II
la istituzione di questa solennità dedicata a Maria non è estranea la storia
liturgica antica, poiché è legata alla consuetudine risalente all’ VIII secolo,
quando nell’Antifonario delle Messe, il 1° gennaio era definito Natalis Mariae.
Nella celebrazione dell’ottava dopo il Natale è incluso anche il ricordo della
Circoncisione di Gesù, che, secondo la
Legge mosaica, era prevista nell’ottavo giorno dalla nascita.
06
Giov. Epifania. Già il mondo pagano indicava con epifania la
manifestazione di una divinità mediante oracoli, miracoli, apparizioni e
visioni. Per i cristiani è la manifestazione della luce, la Luce più grande che
è Dio, attraverso la stella che guida i Magi fino a Betlemme per adorare Gesù,
quindi rappresenta la manifestazione ufficiale del Signore al mondo. Dopo i
pastori anche i grandi della Terra ( i Magi ) prendono atto della divinità e
regalità di Gesù. A partire dal III secolo le comunità mediorientali nell’Epifania
associano tre momenti della vita di Gesù: l’adorazione dei Magi, il Battesimo
di Gesù e il primo miracolo a Cana. Per i cattolici si fa memoria del Battesimo
di Gesù il 10 gennaio.
10
lun. Battesimo di Gesù. Come narrano gli evangelisti Marco, Matteo
e Luca, oggi si ricorda il battesimo nel fiume Giordano per opera del cugino e precursore, Giovanni
il Battista. Durante il rito dal cielo scende su di Lui lo Spirito Santo
sottoforma di colomba, mentre si ode dall’alto una voce che dice: “Tu sei il mio figlio prediletto, in Te mi
sono compiaciuto.”
13
Giov. Sant’Ilario di Poitiers (
310 – 367 ) Di famiglia aristocratica
gallo-romana, era attratto dagli studi filosofici. Nonostante fosse sposato e
padre di una bimba, Abra, i religiosi della comunità nel 553 lo vogliono
vescovo di Pictavium ( nome latino Poitiers ). Pur di famiglia cristiana, era
poco addentro ai problemi della fede, tanto da conoscere i deliberati del
Concilio di Nicea (325 ) solo nel 554. L’imperatore Costanzo lo esilia in
Frigia ( regione della Turchia ) dove nei 5 anni di confino ha modo di
approfondire il pensiero cristiano dei grandi Padri orientali e scrive la sua
opera maggiore, il De Trinictatae.
Rientrato a Poitiers, ha avuto un ruolo di rilievo nello sviluppo della Chiesa
occidentale latina. L’esilio, per una volta, è stato di grande utilità per
l’uomo e per la Chiesa.
21
Ven. Sant’Agnese. ( Roma 290/3 - 21 gen.305 ) Vergine e martire a 12 anni. Appartenente
alla nobile e storica gens Clodia, è
martirizzata sotto le violente persecuzioni di Diocleziano, dopo una lunga
serie di angherie subite per conservare la propria verginità e per non voler
sacrificare al dio pagano patrono della città. Condannata al rogo, le fiamme
non lambivano il suo corpo, così fu uccisa con un colpo di spada come si faceva
con gli agnelli. Per questa ragione, iconograficamente è rappresentata con un
agnellino al fianco.
31
Lun. San Giovanni Bosco. Presbitero e pedagogo è universalmente
riconosciuto come colui che seppe individuare il modo di educare alla fede e al lavoro i giovani
attraverso gli 0ratori.
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SAN GIOVANNI BOSCO
di Antonio Ratti
Giovanni Melchiorre Bosco nasce a Castelnuovo d’Asti il 16 agosto 1815 e muore a Torino il 31 gennaio 1888. Presbitero e pedagogo,
dedica la sua vita al sociale, legando l’educazione cristiana dei giovani alla
tutela dei loro diritti civili e sociali. Ha una fanciullezza ed una gioventù molto tribolata e infelice a
causa della perdita del padre e della conseguente miseria più nera. Tutta la
sua immensa opera tra i giovani si riassume nelle prime righe del suo racconto
di un sogno fatto a nove anni: “ A 9 anni ho fatto un sogno. Mi pareva d’essere
vicino casa, in un cortile molto vasto, dove si divertiva una gran quantità di
ragazzi. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire
le bestemmie mi slanciai in mezzo a loro. Cercai di farli tacere usando pugni e
parole. In quel momento apparve un uomo maestoso, vestito nobilmente e con un
mantello bianco. La sua faccia era così luminosa che non riuscivo a fissarla.
Mi chiamò per nome e mi ordinò di mettermi a capo di quei ragazzi. Aggiunse
“Dovrai farteli amici non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità.”
Dopo infinite vicissitudini spiacevoli e pesanti, provocate anche da parte di
chi lo avrebbe dovuto aiutare, raggiunge
l’ordinazione sacerdotale e da quel
momento tutta la sua vita è dedicata alla gioventù, improvvisandosi anche
sindacalista ante litteram contro le
angherie della nuova imprenditoria industriale che sfruttava, in carenza di
norme e di leggi, schiavizzandoli giovani e meno giovani, uomini e donne,
bisognosi solo di lavoro. Alla base del suo metodo di lavoro, che era
preventivo ( prevenire è meglio che curare o rattoppare ), è stato il grande
amore per i giovani. La sua triste e complicata gioventù non voleva che diventasse
una routine per tanti altri. Il suo messaggio educativo, disatteso da diverse
comunità parrocchiali che sembra non conoscano cosa significhi “preventivo”, si
muove attorno a tre parole: ragione, religione, amorevolezza.
Da ciò si deduce la necessaria simbiosi tra la formazione religiosa permanente
e la elevazione sociale dei giovani. Per
lui, investire sui giovani significa garantire un futuro alla Chiesa e alla
società civile.
E questo non è un volo pindarico, ma semplicemente un pensiero logico alla
portata di tutti. In quante comunità oggi si opera seguendo questo insegnamento base?
Un sacerdote mi ha segnalato che almeno il 95% delle parrocchie diocesane non
ha un oratorio funzionante, né una
strutturata e continuativa attività di ACR e Giovani.
Se non si educano i ragazzi e i giovani quali prospettive avrà la Chiesa cattolica e da chi sarà
guidata? Alla Messa delle 10, detta dei
bambini, nel giorno di Natale in una parrocchia spezzina le prime 4 panche, riservate ai bimbi del Catechismo, di
ognuna delle 6 file, erano tristemente vuote
raccogliendo solo 6 bambine e 3 bambini. La routine domenicale migliora, ma
l’insoddisfazione delle catechiste è una costante. Altro che splendida omelia! “Verba
volant” e le panche restano vuote. Riflettiamo. I bla ..bla non servono. La mia
è solo la grande amarezza di un vecchio al tramonto, addestrato per lavoro ad
osservare e ad analizzare con attenzione. Il vocabolo “polemica” non può avere la cittadinanza cristiana, ma
neppure la rassegnazione allo status quo.
A “così va il mondo, che posso farci” san Giovanni Bosco si è sempre ribellato
con tutte le sue energie spirituali, morali e fisiche: qui è racchiusa la sua
virtù che lo ha portato agli onori degli altari, sebbene, io sia convinto che
preferirebbe essere preso da esempio concreto e non festeggiato. Alla fine ha
avuto il suo premio e riconoscimento. Infatti è beatificato il 2 giugno 1929 ed
elevato alla santità il 1 aprile 1934, sempre da papa Pio XI.
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Fine vita
di marino bertocci
Con il Natale, abbiamo appena celebrato , ed esaltato ,
l’evento più bello per una Famiglia: la nascita di un Figlio. Una nuova vita,
quella di Betlemme, accolta in una situazione di estremo disagio materiale ma,
nonostante tutto, voluta e custodita… La nostra fede ci rammenta questo reale evento straordinario accaduto
oltre duemila anni e, da allora, ininterrottamente tramandato come meraviglioso atto di
accoglienza della vita.
… per l’accoglienza della
vita.. molto diversa è la situazione odierna
Mai infatti , come oggi, la vita viene trattata con diverso
approccio.. per tutte una prova fra tante ? l’aborto.. è ormai pratica che lascia indifferente più
di una coscienza.. frutto, nel sentire comune,
costruito da anni di bombardamento mediatico giustificativo.
E’ da tempo, ormai , e ne siamo consapevoli,
che noi, che ci diciamo cattolici, siamo parte sempre più esima della
società…ma questo non toglie nulla al nostro diritto di dire che qualsiasi
legge che preveda , quale azione intenzionale, il fine vita ,
e di cui tanto anche recentemente
si discute, non sia segno di civiltà,
almeno non di quella in cui noi credenti ci riconosciamo.
E’ bene chiarire che nessuno di noi si sogna
di giustificare alcuna forma di accanimento terapeutico , questo sarebbe
violenza, ma ciò non può diventare moralmente legittimante di una norma che, in
nome di una supposta libertà , da più l’impressione di essere una legittimata
forma di abbandono , una sommersa ( ma manco tanto) apertura alla strada
dell’eutanasia…
Così come non abbiamo chiesto
di nascere, evento naturale, così – ritengo - non abbiamo diritto alcuno di
porre fine alla vita, evento quest’ultimo ugualmente naturale, sia questa la
nostra o di chiunque altro…
Gli anziani, i malati, i disabili,i disagiati hanno
tutti il diritto di essere difesi e tutelati nei loro diritti, e quello
della VITA deve rimanere prioritario! e noi abbiamo il dovere di operare in tal
senso!
Credo che la legislazione
nazionale debba impegnarsi a promuovere e tutelare la vita, non a porvi
termine!
In un quadro normativo da qualcuno auspicato si
aprono inquietanti e pericolose
prospettive sui rischi di abusi sulla vita, in nome di “costi sociali” , non
solo economici ma anche immateriali ed affettivi , di mantenimento esistenziale
, anche compassionevole , delle persone
malate.
Già si inizia, in qualche
fiction, ad indirizzare( forse sarebbe più corretto dire influenzare..) il “sentire popolare” con situazioni di persone malate, anziane o
gravemente disagiate che vengono “amorevolmente accompagnate” verso il suicidio
assistito, loro presentato quasi come fosse un loro dovere sociale, per non
fare ulteriormente soffrire le persone a
loro care (!!!).
Voglio chiamare questa pratica
con il suo nome : barbarie!
Ma, come recentemente ha detto
un Cardinale, di cui non ricordo il nome: siamo sicuri che i malati, i
sofferenti, desiderino solo morire o, molto più umanamente, smettere di
soffrire?
E’ ovvio che una norma di uno
Stato democratico non possa che rappresentare
la volontà popolare espressa dalla maggioranza dei rappresentanti dei
cittadini…quindi, come detto, noi, che siamo minoranza, non potremmo che
prendere atto di una volontà legislativa che continueremo a dire non essere la
nostra…la rispetteremmo ma…non chiedeteci di condividerne lo spirito…non
possiamo.
Credo che questo, in nome dei
principi “laici”del dissenso …ci debba essere riconosciuto quale inalienabile
diritto…
Luni, 26 dicembre 2021, festa
della Sacra Famiglia
Marino Bertocci
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