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LE ORIGINI DEL NATALE
di Antonio Ratti
Il Natale ( dies natalis, giorno della
natività ) è la solennità
liturgica con la quale la Chiesa cristiana celebra la nascita di Gesù Cristo.
Sicuramente l’origine va ricercata nel bisogno condiviso da tutti di dare un
inizio al percorso terreno di Gesù che terminerà con la Crocifissione e la
Pasqua di Resurrezione. All’interno di questi due momenti, infatti, si realizza
il progetto di salvezza dell’uomo, cardine della fede. E’ comprensibile come la
data, i modi e le tradizioni, che nel tempo hanno arricchito questo giorno,
siano elementi secondari se raffrontati con ciò che conta realmente e, cioè,
cosa rappresenta il Natale. Le discussioni degli storici ed i problemi non
chiariti sulla origine o sulle origini della festa presso le innumerevoli
comunità cristiane sparse da oriente ad occidente, fanno riferimento alle mille
difficoltà organizzative, politiche,
ambientali e di comunicazione di un movimento religioso inusuale che nei primi
secoli aveva ben altre priorità, esigenze e preoccupazioni che indagare per
stabilire il giorno e l’ora della nascita di Gesù. Fondamentale era affermarne
in modo circostanziato e storicamente irrefutabile l’esistenza, la
predicazione, la morte e la resurrezione per dare credibilità al suo messaggio
( basta ricordare alcune lettere di Paolo per comprenderne l’importanza ).
Sulla questione della data i pareri sono vari e contrastanti perfino tra i
Padri della Chiesa. Per esempio, Clemente Alessandrino ( 150 ca – 215 ca ) la
individuò nel 20 di maggio, ma poi si contraddisse quando affermava che,
secondo suoi calcoli legati a fatti, eventi e persone, sarebbe avvenuta 194
anni, 1 mese e 13 giorni prima della morte dell’imperatore Commodo ( 31
dicembre 192 d.C. ) e cioè il 18 novembre dell’anno 3 a. C. Probabilmente, dopo
un iniziale spontaneismo, si cercò di stabilire una data comune. Secondo fonti
cristiane del III sec., il giorno era fissato tra il 25, il 28 marzo o il 2
aprile. Sempre più spesso, specie presso le comunità africane ed orientali,
prevalse l’influenza di concezioni astronomiche ( come succedeva già per la
data mobile della Pasqua ) facendo collimare il Natale con l’equinozio di
primavera e, successivamente, con il solstizio d’inverno, quando si fece
coincidere, correttamente, l’incarnazione con il concepimento ( vedi il dialogo
dell’angelo Gabriele con Maria al momento dell’annunciazione ) e non con la
nascita di Gesù. Infatti tra l’equinozio di primavera e il solstizio d’inverno
intercorrono esattamente nove mesi, cioè la durata di una gravidanza.
Analogamente accade all’anima che si incarna nell’uomo al momento del
concepimento e non a posteriori, magari stabilito per legge ( vedi legge n.194
che stabilisce quando il feto diventa soggetto giuridico da tutelare.) E’
accertato che nei primi due secoli della Chiesa non si conosceva la festa del
natale di Gesù con il significato e l’importanza, anche esteriore, che ha
acquistato nei secoli successivi. Ad Alessandria ed in Oriente il 6 gennaio, giorno
dell’Epifania, si commemorava sia la nascita che il battesimo di Gesù. Per i
greci e la loro cultura pagana, la festa dell’epifania ( manifestazione )
rappresentava il giorno nel quale si indicavano le manifestazioni rivelatrici
della divinità ed il 6 gennaio era l’epifania legata al culto del dio Sole.
Così l’Epifania cristiana, commemorata il 6 gennaio, diventa la celebrazione
delle principali manifestazioni divine di Cristo: la nascita, l’adorazione dei
Magi, il battesimo nel Giordano, il miracolo di Cana. Pertanto, secondo alcuni
storici, la data originaria era il 6 gennaio dappertutto e poi trasferita in
Occidente al 25 dicembre nel 354. Secondo altri, invece, la festa ebbe origine
a Roma nel 335-6. In Gallia nel 361 la festività del Natale veniva celebrata
ancora il 6 gennaio. La spiegazione va ricercata nei forti legami che le
comunità cristiane d’oltr’alpe mantenevano con l’Oriente ( i Galati, ai
quali Paolo invia la nota lettera, sono
Galli e Celti emigrati in Asia Minore ). Molto probabilmente, quando, per
bisogno di ordine e armonizzazione, si cominciò a dare una struttura organica,
anche temporale, ai riti ponendo mano al così detto “calendario liturgico”,
il patriarca della Chiesa di Roma ( come
si diceva allora ), che aveva il ruolo
di guida delle Chiese dell’Occidente, fissò la data al 25 dicembre, giorno nel
quale la Roma pagana festeggiava il dies
solis invicti nati, il giorno del sole nato invincibile. Così dalla seconda
metà del IV sec. si ebbe una chiara distinzione liturgica e di significati tra
le festività del Natale e dell’Epifania.
Il richiamo al sole è evidente: esso rappresenta la vita. E’ possibile pensare
che Gesù sia il sole, cioè la luce di vita eterna? Gli antichi erano maestri nel
cogliere la verità attraverso il simbolo. Un’ultima annotazione: a differenza
della Chiesa cattolica romana che adottò nel 1582 il calendario gregoriano ( da
papa Gregorio XIII che volle avvicinare il più possibile il calendario all’anno
solare ) le Chiese cattoliche di rito orientale e la Chiesa Ortodossa
conservano il calendario giuliano e questo determina uno sfasamento delle date,
così il Natale avrà un ritardo di 13 giorni. In conclusione, se riflettiamo, ciò
che conta è l’universalità dell’accoglienza di un evento eccezionale ed
irripetibile com’è la nascita del Salvatore.
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I 25 ANNI DI SACERDOZIO DI DON CARLO
di Don Domenico Lavaggi
Don Domenico Lavaggi è tornato alla casa del Padre nella
notte di martedì 2 marzo ed ora dal Paradiso veglia su tutti noi. Lui era molto
orgoglioso di essere un collaboratore del "Sentiero" e ci ha fatto
dono di pagine davvero indimenticabili. Per questo riteniamo di fare un gradito
dono ai lettori del Sentiero pubblicando il suo messaggio rivolto al suo caro
amico e confratello don Carlo Cipollini il 27 Giugno 2006, in occasione dei 25
anni di sacerdozio di don Carlo, festeggiati con una solenne e commovente
cerimonia nella bellissima Chiesa di Nicola. Quel giorno c'eravamo veramente tutti, per vivere una
giornata davvero commovente ed indimenticabile ed ecco il messaggio che
don Domenico ha rivolto al suo confratello don Carlo al quale era legato da una
profonda amicizia: "Caro don Carlo, sono passati 25 anni da quel 27 giugno
1981, quando il Vescovo Siro ti ha detto: "Oggi sei prete nella chiesa di
Gesù". C'eravamo tutti sulla piazza della chiesa quel giorno e oggi, in
molti, siamo ancora qui per lodare e ringraziare Dio dei suoi tanti doni.
Quante volte, in questi anni, tu hai ripetuto le parole che hanno aperto
nel mondo una via nuova per una nuova civiltà: "Gesù prese il pane, lo
spezzò e disse: mangiatene tutti! Questo è il mio corpo dato per voi" ed ogni
volta Gesù si è fatto presente nel pane spezzato perché l'uomo potesse vincere
la sua fame: "fame di verità, fame di giustizia, fame di amore
". Se oggi, tra i presenti in questa chiesa, qualcuno mi chiedesse: "
Chi è il prete?", gli darei una sola risposta - che mi pare la più
evangelica: "Il prete non è l'uomo più intelligente o più colto, e non è
neppure l'uomo più santo: il prete è l'uomo che, come Gesù, nel pane
dell'Eucaristia, accetta di essere pane spezzato perché chi ha fame ne possa
mangiare ogni giorno: pane spezzato per i bimbi, per i ragazzi, per i giovani,
per gli adulti, per gli anziani. Pane spezzato per chi è vecchio, ammalato,
moribondo. Il prete è l'uomo per gli uomini, per quelli che credono, per quelli
che ancora non credono, per quelli che hanno smesso di credere: il prete è
l'uomo di tutti, perché così era Gesù, che non aveva paura di essere
sempre disponibile per chiunque incontrava sulla Sua strada. Al funzionario di
Erode che gli diceva: "Mio figlio è molto malato: scendi a casa mia prima
che egli muoia" Gesù rispose: "Va', tuo figlio vive"
(Giov.4,47-49). Alla donna cananea che gridava in preda alla
disperazione: "Pietà di me, Signore Figlio di Davide, mia figlia è
crudelmente tormentata da un demonio" Gesù, avendo visto la sua fede,
disse: "Donna, davvero grande è la tua fede, ti sia fatto come desideri:
tua figlia è fuori pericolo ed è salva" (Matteo 15,22-28). Al centurione
romano che gli diceva: "Signore, il mio servo più anziano giace in casa
paralizzato e soffre terribilmente", Gesù rispose: "Io verrò e lo
curerò" (Matteo 8,6-7). Alla donna che i sacerdoti volevano lapidare
perché colpevole di adulterio Gesù, rimasto solo con lei, disse: "Donna,
dove sono i tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata? ":
"Nessuno" - rispose la donna - E Gesù: "Neppure io ti condanno:
va' e d'ora in poi non farlo più " (Giov.8,10-11). Questo è il prete! È
l'uomo che sa dire ad un padre spaventato per suo figlio molto malato:
"Non aver paura, tuo figlio è caro a Dio: Lui saprà
guarirlo'". Il prete è l'uomo che sa dire ad una madre preoccupata
per la figlia che cammina per sentieri pericolosi: "Non disperare, tua
figlia è nel cuore di Gesù: Lui saprà condurla sui sentieri della
vita". Il prete è l'uomo che sa dire ad un vecchio malato e sofferente:
"Non ti cruciare, Gesù lo sa che tu soffri e ti è vicino per
confortarti". Il prete è l'uomo che sa dire a chi ha peccato: "Abbi
fiducia, Gesù è morto sulla croce anche per te: Egli ti ha liberato dal
peccato". Carissimo Carletto, noi sappiamo dal Vangelo che, prima di
ascendere al cielo, Gesù ha parlato così ai Suoi discepoli: "Andate nel
mondo e dite a tutti: Dio vi ama ed è il vostro padre". È questa la
Buona Notizia che Gesù ha affidato al prete: Dio è il Padre che ama i Suoi
figli e che rimane con loro quando sono buoni e quando dimenticano di essere
buoni con Lui e con i loro fratelli. Miei cari amici presenti in questa chiesa, se Dio ha
dato al prete il potere di rimettere i peccati nel Suo Nome, l' ha fatto perché
ha voluto far sapere a tutti che Egli è "Padre Misericordioso"
e di questa misericordia di Dio il prete è ministro e messaggero. Carissimo don Carlo, quando tu ed io saremo davanti a Dio,
Egli ci chiederà: "Siete stati i messaggeri della misericordia e
dell'amore?" Se noi potremo rispondere di sì, allora vorrà
dire che siamo stati i preti che Gesù voleva che noi fossimo nel Suo nome. Ci
conforta e ci dà speranza la Parola che oggi abbiamo letto nella Preghiera
dell'ufficio delle Letture: " Poiché Tu, o Padre, non privi mai della
Tua guida coloro che hai stabilito sulla salda roccia del Tuo amore". È
questo "amore" che ci dà la forza per essere ogni giorno "Pane
spezzato".
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E’ Natale
di Madre Teresa di Calcutta
E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi
la mano.
E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare
l’altro.
E’ Natale ogni volta che non accetti quei principi che
relegano gli oppressi ai margini della società.
E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti
e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere
per donarlo agli altri.
E' natale ogni volta che permetti a Dio di amare gli altri
attraverso di te... si,
E' natale ogni volta che sorridi ad un fratello e gli tendi
la mano.
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