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FRATELLI, SEMPLICEMENTE
di Gualtiero Sollazzi
FRATELLI, SEMPLICEMENTE
“Avvento di fraternità” Lo ha proposto
la Caritas. Forse si pensa di saldare il conto con un’offerta, ma sarà così?
Sostiamo sulla parola “fraternità”. E’ in gioco la nostra vita di cristiani.
Oggi la tentazione è ripiegarci su noi stessi, chiudere le porte, sigillare i
confini. Proviamo a guardare gli altri
con “occhi gonfi di tenerezza e di speranza”, come scriveva don
Tonino Bello. La fraternità va riscoperta.Allargata a tutti senza esclusioni.
Perfino a Giuda, predicò don Mazzolari un giovedì santo. “Chiamandolo fratello,
noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del
tradimento, il Signore gli ha risposto con una parola che non dobbiamo
dimenticare: Amico! Questa parola che dice l’infinita tenerezza della carità
del Signore.”
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MAZZINI e CARRARA
di Romano Parodi
Dopo i
miei articoli sulle eroine e madri della Patria: Cristina Trivulzio, Rosa Montmasson, Colomba Antonietti, Tonina
Masanello (presto Virginia Oldoini), eccovi il padre.
MAZZINI
e CARRARA
“Ebbi a lottare con il più
grande dei soldati, Napoleone. Misi d'accordo tra loro, imperatori, re e papi;
ma nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido,
cencioso, eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un
ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato”. Metternich
Inaspettatamente,
contro ogni logica e universale opinione, che vorrebbe i paesi d’Italia e i
loro vecchi e fradici stati, immobili lande di desolazione e arretratezza,
prende fuoco la Rivoluzione. Ovunque, dalle Alpi alla Sicilia, una generazione
di giovani prende la sua vita e la butta nel fuoco di un’insurrezione
permanente. Anno dopo anno, mese dopo mese, quelle insurrezioni saranno
sconfitte e represse; giorni dopo giorni riprenderanno con più vigore. Non
basterà una generazione; ne occorrerà anche un’altra, perché dalle braci di
quei falò prenda forma una nazione. Ma intanto migliaia di uomini, altro non
sono che terroristi condannati a morte (Mazzini: due, in contumacia). Molti
esuli. La gente li guarda; capisce e non capisce. Molti finiranno giustiziati
(i martiri di Belfiore...), altri morranno in combattimento: con Ciro Menotti,
con Luciano Manara, coi fratelli Bandiera, con Daniele Manin (Venezia,
l’ultima ora è venuta, illustre martire, tu sei perduta...), con Pisacane (eran
trecento, eran giovani e forti e sono morti…), con Garibaldi. (Con Pisacane
anche Luigi Barbieri congiunto della Gervà; vi ricordate il mio articolo: la
Ità d la Neta d la Gervà).
Mazzini è la guida, “Un popol morto dietro
lui si mise”; è “l’uomo più odiato
dalle case regnanti d’Europa”. Dopo il carcere e l’esilio, a Marsiglia
fonda la “Giovane Italia” (1830), poi, a Berna, la Giov. Svizzera, poi la Giov.
Germania, la Giov. Polonia, infine la
Giov. Europa. Grande in Ungheria dove l’amico Laios Kossuth, con le sue
idee, fa nascere una nuova patria. Giuseppe Mazzini era una leggenda vivente in
tutta Europa. Con il Papa a Gaeta, la Repubblica Romana sorge sulle sue parole:
“La Repubblica Romana non riconosce titoli di nobiltà né privilegi di
nascita o casta”. “Se avessimo più
consapevolezza della nostra storia, Mazzini, solo lui, avrebbe un
memoriale come quello di Lincoln a Washington” Scalfari.
A Carrara era venerato, Ceccardo lo chiamerà il SANTO sullo
“Svegliarino”, giornalino di tendenza repubblicana di cui era direttore.
Circoli repubblicani erano in tutte le frazioni: a Fontia fino a pochi anni
orsono.
Ma tutto passa, tutto si trasforma, arrivano nuovi amori e
nel 2010 (?) la giunta comunale deliberò di sostituire il monumento di Mazzini,
davanti all’Accademia, con una statua di “nacque, nocque” Bettino Craxi
(Benigni). Naturalmente non se ne fece
nulla, furono sbeffeggiati da tutta Italia.
I rapporti fra Mazzini e i carrarini furono sempre intensi
e, ad ogni evento insurrezionale si rinsaldavano. Nel 1836 per promuovere
un’insurrezione nel carrarese venne e pernottò anche a Ortonovo. Nel 1871
quando ormai l’Italia si era data un assetto istituzionale che non era certo
quello teorizzato da Lui: “Dio e Popolo”
- l’apostolo del Risorgimento, pochi mesi prima di morire, riassume la sua
stima per i carraresi in una lettera, con la quale rispondeva ad un gruppo di
giovani che gli avevano inviato lo Statuto del Circolo Pensiero e Azione, fondato a Carrara nel 1871. (Dopo
40 anni d’esilio, ricercato dalla polizia di mezza Europa, presagendo la sua
morte, fu nascosto a Pisa, casa Roselli, oggi museo mazziniano).
La lettera dice: «Approvo
il disegno della vostra Associazione. La vostra terra è moralmente e
strategicamente importante e la gioventù carrarese ha in sé un singolare
elemento di virilità. E’ inoltre giunto il tempo di avere il coraggio morale
della propria fede e di affermarla pubblicamente. I giovani che hanno l’aspirazione
repubblicana nel cuore devono dirlo altamente e consacrarsi all’apostolato
delle dottrine. Ora, per essere efficace, l’apostolato deve essere collettivo.
Bisogna associarsi….Quando la direzione
iniziatrice di civiltà s’allontana da un popolo, un altro deve sorgere ad
impossessarsene e questo popolo può e deve essere il loro… e le opere
corrispondano in essi alla Fede e ai Doveri. Pensiero e Azione, scendono da quella Fede e da quei Doveri,
(senza dimenticare che):
L’origine dei vostri doveri
sta in Dio. La definizione dei vostri doveri sta nelle sue leggi.
Dio
esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo ci sembrerebbe una
bestemmia, come negarlo una follia.
Dio
esiste perché noi esistiamo.
Dio
vive nelle nostre coscienze, nella coscienza dell’umanità, nell’universo che ci
circonda.
L’ateismo
è disperazione. La nostra coscienza invoca Dio nei momenti più solenni di
dolore e di gioia. L’umanità ha potuto trasformarne, guastarne, non mai
sopprimerne il santo nome.
L’universo
lo manifesta con l’ordine, con l’armonia, con l’intelligenza dei suoi moti e
delle sue leggi.
Bisogna convincere gli uomini
che lo scopo della loro vita non è quello di essere più o meno felici, ma di
rendere se’ stessi e gli altri migliori.
Sempre avanti. La vita è una
missione, e il dovere è la sua legge suprema.
Addio, Giuseppe Mazzini»
Sul grande Mausoleo di
Staglieno, una poesia di Carducci e queste parole
Il suo corpo alla città di
Genova, il suo nome ai secoli,
la sua anima all’umanità -
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Telefonini: un’arma tra le mani
di Anna Maria Tarolla
È sempre più frequente
incontrare per strada gente d’ogni età con lo smartphone tra le mani, intenta a
chattare.Tanto da non accorgersi delle insidie che potrebbe trovarsi di fronte:
pali, cartelli pubblicitari, pilastri, alberi e pedoni. Sbatterci contro diventerebbe
pertanto inevitabile. E proprio una signora che camminava lungo i portici di
via Veneto, poco distante da me,è stata per un attimo il bersaglio di un
giovanotto “ assorto dal suo cellulare “che procedeva nella direzione opposta e
che stava per “investirla”. Per fortuna sono tempestivamente riuscita ad afferrare
alle spalle la malcapitata evitandole la caduta. Lo sfrontato, come se nulla
fosse, non si è affatto scusato, anzi ha proseguito il cammino, incurante persino
degli improperi che gli giungevano dai passanti. Si parla sovente di
distrazione al volante, causa di incidenti per l’uso improprio degli smartphone.
Il campo adesso si è esteso alla sbadataggine dei pedoni. Dopo essermi sincerata
che la signora si fosse ripresa dallo spavento, è iniziatoli nostro dialogo.
Lucia (questo il suo nome) mi raccontava come a Bolzano, dove si reca spesso a
trovare il figlio, il comune abbia adottato un provvedimento originale e al
tempo stesso utile per proteggere i pedoni distratti e assorti nel mondo del
Web. Sono stati ricoperti i vari ostacoli (pali, cartelli, pertiche, ecc.) con para
testa di materiale plastico simpaticamente di colore fucsia con sopra disegnato
un omino col telefonino in mano. Sul para testa è indicato un sito, chiamando
il quale vengono impartiti suggerimenti su come utilizzare, in modo
responsabile, il telefonino. Mentre l’ascoltavo nella mia testa frullava
un’idea. Si potrebbe emulare anche nella nostra città l’iniziativa di Bolzano. Pali,
pilastri, sostegni, pennoni, alberelli da imbottire c’è ne sono a iosa; basterà
censirli. Senza dimenticare gli archi di
Bureau della moderna piazza Verdi. E delle vasche piene d’acqua che vogliamo farne?
Andrebbero coperte anch’esse. Perché per gli sbadati cadervi dentro è un gioco
da ragazzi. Ma imbottirli quanto esborso di denaro comporterebbe all’amministrazione
comunale? Ed infine, incontrerebbero il parere favorevole dei cittadini? Gli
spezzini, è ben noto, sono difficili da accontentare.
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Lettera ad un giovane
di marino bertocci
Anche se da più
parti qualcuno potrebbe dirmi di “farmi gli affari miei”…tant’è…
A te scrivo,
giovane del mio tempo, che potresti essere mio figlio, mio fratello, mio amico
o, più semplicemente, un mio conoscente.
Ti scrivo perché
ormai trovo non ulteriormente possibile la tua vista di uomo che ha deciso di
sprecare la sua esistenza non appresso ad un ideale, un sogno, una speranza,
..un amore..ma molto meno eroicamente in quella distruzione del proprio essere,
che deriva dal consumo di sostanze che nulla hanno a che fare con la
determinazione di vivere con gioia una vita, forse difficile ma pur sempre
meritevole di essere vissuta nella piena padronanza del proprio essere.
Che solitudine hai
vissuto fino al momento in cui quel tuo “amico”, tanto simile al gatto ed alla
volpe della fiaba di Pinocchio, ti ha fatto pensare che con quella “roba”
saresti diventato forte ed importante? Che esempio di famiglia ti ha saputo
dare non solo la tua famiglia, ma anche quella di coloro che ti sono vicini ,
fosse solo per fisica prossimità , per raccogliere oggi questo tuo fallimento
esistenziale?
Qualcuno si è mai
preoccupato della tua fragilità, magari mascherata da campioncino di pallone,
di tennis, di nuoto o in un qualsiasi altro sport?
Quella ragazza che
ha guardato a te come possibile padre dei suoi figli, quando ti ha dovuto
girare la schiena, quanto dolore deve avere vissuto? E se è rimasta con te, per
quanto ancora riuscirai ad imbrogliarla con la tua simpatia, che è sempre più
mutevole e facile a trasformarsi in malinconici silenzi o esuberanti euforie,
improvvisamente, all’apparenza in assoluta assenza di motivi?
E tu ti sei
mai fermato un momento a chiederti “tu” che cosa vuoi dalla tua vita, non
quello che vogliono gli altri?
Hai guardato negli
occhi chi ti ha offerto, per primo, fra tanti dopo, quella falsa promessa di
vita che tale non è? Negli occhi di quella , o di quelle, persona non arde la
vita, brilla la miseria “terribile” della perdizione , di una discesa sempre
più degradata e degradante, che desidera solo trascinarsi appresso in quel
verminaio altri sciagurati , perché non può essere altrimenti per chi rinunci a
vivere nel pieno la sua umanità.
Dal male non può
che derivare il male, se prima la nostra umanità non decide di fermarsi
sul suo baratro e, riprendendo in mano la propria vita, non riesce, pur con
tutte le inevitabili sue difficoltà, a ritornare all’esistenza libera per
cui ogni uomo è stato voluto dall’eternità ed alla quale ha quindi pienamente
diritto: ad una esistenza, forse talora noiosa e prevedibile ma esistenza!
Provare a farlo ….
è contagioso! ed è il bene che deve essere contagioso, non il male!
Una campagna
scolastica di molti anni fa diceva “ la drogue c’est la merde” io, bambino,
condividevo …. e tutt’oggi condivido quel pensiero.
Vogliamo provare a
convincerne anche oggi?
Non avere paura di
chiedere aiuto, pur pieno di inganni, il mondo è ancora mosso dall’amore!...e
nelle nostre Parrocchie…l’amore abbonda, troverai sempre qualcuno disposto ad
ascoltarti!
Luni, 20 novembre 2021
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Tutto va di fretta
di Marta
TUTTO VA IN FRETTA
Si! Oggi tutto va in fretta, è una battaglia senza
fine contro il tempo. Ho notato che
spesso se facciamo una domanda non ascoltiamo la risposta per non perdere tempo
o perché distratti da altro.
Parliamo
con le persone tante volte senza fare caso a quello che dicono.
Anticipiamo
tutto durante la conversazione, persino le risposte del nostro interlocutore.
Sul
telefonino inviamo messaggi sempre più corti, togliamo spesso le vocali per
guadagnare tempo e non perderlo, esempio
“TVB” per dire ti voglio bene: inseriamo la “K” al posto della “CH” per
risparmiare il tempo di una lettera.
Siamo impazienti anche al supermercato nel fare la spesa, specie se
qualcuno ci ostacola nei nostri movimenti col carrello. Ci facciamo prendere
dal nervosismo in tutti i luoghi dove si fa anticamera o la fila: alla Posta è
tutto un passeggiare avanti indietro. Corriamo tutti! Ma dove corriamo?
Diventeremo dei robotizzati in sintonia con Internet e la fibra ultra veloce.
Sembra
che non ci sia più tempo per andare a letto presto, rinunciando al sano riposo
e rubando ore al sonno a danno della nostra salute.
Non
c’è più tempo per fare una tranquilla chiacchierata con gli amici e le amiche
quando ci si incontra per strada, la fretta è più forte del piacere e per essa
bisogna rinunciare.
Il
colmo di stupore è il caso di una mia amica: le hanno regalato un libro di
circa seicento pagine che mi disse di aver letto in pochissimo tempo, ed io
“come di già, hai fatto così presto?”
“Cosa
ti credi che abbia letto tutte quelle
pagine! Neanche per idea, ho letto il
primo capitolo e poi a balzi qua e là e poi la fine, ma mi è piaciuto! Molto
bello.”
Importante
sarebbe prendersi una pausa ogni qualvolta ne sentiamo la necessità;
concederci il tempo di ascoltare qualche
brano di musica, una canzone preferita o fare una riposante passeggiata.
Si va
in fretta. Essenziale è non fermarsi, perché la sosta costringe ad ascoltare il
battito del nostro cuore e scoprire che il tempo per sua natura è inesorabile e
finisce con il lasciarci del segni come una ruga, qualche capello in meno e
bianco, se non peggio. Noi lo resettiamo
con qualche artificio e via avanti ancora, come se il nostro corpo non fosse
vittima impietosa del tempo.
Sempre la fretta ci fa cominciare a
festeggiare il Natale a metà novembre, fra luminarie, panettoni e regali non
più freschi e allegri come una volta, ma tutto è al servizio e succube del
consumismo più spinto, sebbene ci si trovi di fronte al più significativo evento dell’anno, la
nascita di Gesù Bambino, diventato agli occhi di molti bambini il figlio o il
nipote di Babbo Natale.
Il
giorno nel quale dovremmo sentirci più buoni ( con la volontà dovremmo esserlo
sempre) sta perdendo il suo valore più intimo e vero.
L’inutile
affanno ci porta anche a considerare il passato come l’unica certezza, ma
guardare al passato dovrebbe servire a pensare al futuro che, al contrario, non
sembra importante cercare, poiché ci sono i social a fornircene uno.
Se il
presente è già passato mentre ne scriviamo, se il futuro reale è ignoto,
l’unica realtà è ciò che è stato ed è anche l’unica ricchezza.
Auguri per un Natale sereno. Tanta salute a tutti. Tanta pace
e un po’ di rispetto per la nostra Madre Terra.
Marta
Auguri per un Natale sereno.
Tanta salute a tutti
Tanta pace
E rispetto per la nostra Madre Terra
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IL NATALE COME PROMESSA D’AMORE
di Patrizia Giacchè
Il Santo Natale è la ricorrenza più attesa dell’anno. Celebra
la nascita di Gesù, colui che salverà il mondo.
Gesù nasce a Betlemme all’interno di una piccola grotta avvolto nella dolcezza
e nella tenerezza di Maria e Giuseppe come intensità del loro immenso amore.
Dentro una dimensione a loro sconosciuta. Dove i sentimenti e le forti emozioni
si vivono percependo l’assoluta felicità. Grandioso modello di vita per ogni famiglia.
La natività di Gesù regala ad ogni ricorrenza del 25 dicembre l’occasione per
accoglierlo nel nostro cuore con tanta riconoscenza.
Meraviglioso il Natale e il periodo che lo precede, è contentezza dentro di
noi.
E il desiderio di una promessa d’amore verso il prossimo ci prende e ci fa
felici.
Il Signore insegna che in amore non ci sono limiti né barriere. Capita sovente
che i buoni propositi a favore di un nostro fratello non vengano praticati.
Responsabile anche un sistema esistenziale da cui si viene assorbiti. Mille
impegni sviano la mente da ciò che più conta riducendo inesorabilmente i
contatti umani.
L’amore però non ama i sotterfugi. E’ diretto essenziale va al di là delle
dinamiche della vita. Vola lontano. Donarsi agli altri arricchisce lo spirito e
regala un tocco di allegria. Alleggerisce la tua giornata e la tua mente.
Sopportare un momento di fragilità verso un amico risulta un gesto di grande
altruismo. Una cura d’amore praticata nell’animo altrui lenisce sempre un
dolore fisico. Trasmettere coraggio speranza ed affetto si rivela confortante
per l’accettazione di un disagio. Poiché vivere nell’ombra è un qualcosa che fa
sprofondare, ricevere amore ed attenzione fa riprendere quota. Anche una
persona che perde un po’ il senso della vita, attraversa un momento di
fragilità esistenziale. Non trova la forza di combattere e non pensa più a se
stessa. Si affligge. Si trascura. Non reagisce. E’ l’intervento dell’altro che
fa la differenza. Il dialogo va a stimolare un progresso a livello mentale.
L’assidua vicinanza combatte il sentimento dell’abbandono. Uscendone entrambi
vincitori. Di anno in anno si rinnova la festa del Natale con tanti
buoni propositi. E’ sempre gratificante credere comunque che l’impegno di
ognuno di noi nell’ adoperarsi un poco possa contribuire a migliorare anche la
società. Inquinata da tutti i mali che l’affliggono. Produciamo amore nei
nostri cuori e dimostriamolo con tanti buoni esempi alimentandoli con tanta
dedizione. Il Natale con le molte tradizioni offre tanta lucentezza. Dall’albero di Natale
al presepe e allo scambio dei doni.
L’arrivo di Babbo Natale è per i più piccoli un’attesa dentro il sorriso. E
vivono questo clima con spensieratezza tra le mille emozioni che si rincorrono.
L’entusiasmo dei giochi richiesti li rende anche impazienti. La possibilità di
incontrare Babbo Natale eccita la loro fantasia. Nell’anno che si
ripropone vi è sempre più la tendenza nei negozi ad anticipare l’uscita degli
articoli legati al Natale al fine di invogliare le persone all’acquisto. Le varie e tipiche specialità gastronomiche consumate nelle giornate natalizie
appagano il nostro palato e quello dei nostri cari che ci affiancano e ci
amano. Il tutto nello splendore dei festeggiamenti. Le città si vestono a festa. Le luminarie contribuiscono ad
abbellire le varie strade, con il loro brillio creano una magia fiabesca. Le
decorazioni nei vari negozi, le musiche di sottofondo, i mercatini e i maestosi
alberi di Natale posizionati nelle piazze rendono il contesto colorato e
sfavillante.
Auguro a voi tutti di vivere al meglio le opportunità felici del periodo.
Auguro altresì tantissima serenità nella vita di ognuno.
Buon Natale.
Patrizia
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5° GIORNATA MONDIALE DEI POVERI
di Carla Beggi
5° GIORNATA
MONDIALE DEI POVERI
Il 14 novembre ricorreva la
5° Giornata mondiale dei Poveri; la redazione coglie l’occasione per
inserire questo articolo di una nostra lettrice che si occupa di
volontariato da molto tempo con
un’associazione che si chiama Sightsavers Italia.
Come molti di voi ricorderanno, prima della pandemia, organizzavamo un pranzo
nell’oratorio di Caffaggiola dove
riuscivamo a raccogliere una donazione da poter devolvere a “Sightsavers
Italia”, per aiutare i bambini colpiti da tracoma e cataratta, malattie che
portano alla cecità. Grazie al notiziario che periodicamente ricevo
dall’associazione sono aggiornata costantemente. Vi voglio scrivere il racconto della mamma di
una bambina di nome Irene malata di tracoma: “Il suo nome è tracoma, una
malattia di cui tu conosci bene i sintomi, sai che gli occhi bruciano ogni
giorno sempre di più, che è come avere degli spilli che pungono, fanno male…
perché ogni volta che si sbattono le palpebre, le ciglia rigirate all’interno
danneggiano la superfice dell’occhio, creando piccole cicatrici che con il tempo
portano alla cecità. Per questo abbiamo bisogno di persone come voi, con lo
sguardo rivolto al Futuro, al domani per continuare, oggi, domani e sempre, a
portare cure e sollievo a questi bambini.”
Queste parole mi rincuorano e mi fanno continuare ad aiutare questa
associazione, e mi sembra importante informarvi che anche quest’anno nel
periodo natalizio, nonostante la pandemia, manderò una donazione per rendere
ancora più ricco di significato del Santo Natale. Naturalmente chi volesse
contribuire a questo gesto di umanità e solidarietà può rivolgersi alla
redazione del “Il Sentiero” oppure al numero di telefono 0187660041.
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