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Festa della Natività
di Enzo Mazzini
Oggi è la vigilia della festa
della Natività della Beata Vergine Maria, una grande ricorrenza non solo per
gli abitanti di Ortonovo e di tutto il
Comune di Luni, che sono particolarmente legati al loro Santuario, ma anche per
quelli dei comuni limitrofi e non solo loro. Infatti molti fedeli provengono
anche da località lontane, tanto è il loro legame affettivo e devozionale a
questo bellissimo Santuario, tempio davvero maestoso e secolare, capace di
suscitare profonda commozione e fonte di prodigi e di miracoli, con la sua
incantevole posizione che domina la sottostante piana di Luni, parte della
Lunigiana, la Versilia, un lembo del Mar Ligure e la stupenda foce del Magra.
Io, per tanti anni, ho
raggiunto il Santuario percorrendo a piedi il tragitto che collega la mia
abitazione ad Ortonovo, in compagnia dei miei familiari e di altri fedeli che
via via infoltivano il nostro gruppo ma negli ultimi anni, data l'età avanzata,
sono stato costretto ad utilizzare il servizio di autobus di cui i fedeli
potevano usufruire. Quest'anno purtroppo, come l'anno scorso, il Covid ha poi
impedito anche l'uso degli autobus e quindi ho dovuto raggiungere Ortonovo con l'auto,con grande anticipo,
avendo la preoccupazione di poter disporre di una postazione del Santuario
prossima ad un amplificatore, per avere la possibilità di registrare, per i
lettori del Sentiero, l'omelia del
nostro Vescovo che è sempre molto profonda e coinvolgente.
Nell'orario programmato, viene
recitato il Santo Rosario, condotto da Padre Domingo e poi, sempre in perfetto
orario, alle ore 21, il nostro Vescovo, S.E. Mons. Luigi Ernesto Palletti, dà
inizio alla solenne Santa Messa, con la partecipazione della corale diretta dal
Maestro Renato Bruschi.
Molto profonda e toccante,
come sempre, l'omelia del nostro Vescovo che di seguito riporto:
"Celebriamo dunque la
natività della Beata Vergine Maria, una
festa cara alla tradizione cristiana, soprattutto della Chiesa d'Oriente che
poi ovviamente è stata accolta anche nella Chiesa d'Occidente, ma il ministero
rimane unico, ovviamente. Maria è nata nel tempo, nella storia, ma soprattutto
è nata all'interno di un progetto che è il progetto di Dio. Ecco perché
possiamo celebrare di Lei la natività: perché in fondo è l'alba di quel grande
progetto che troverà la sua pienezza di luce proprio nel Signore Gesù. Lei è un
po' come l'aurora: non c'è ancora il sole però le tenebre vanno già pian pianino
diradandosi. Ecco, poi il Signore Gesù, ovviamente nella Sua luce, porta a
compimento questo progetto. Anzi, la fede ci svelerà che anche quella piccola
alba che è Maria, all'inizio è proprio già frutto della redenzione del Signore
Gesù. È bello infatti pensare che con un semplice conto del nostro calendario,
se noi guardiamo, questa festa è posta esattamente nove mesi dopo l'Immacolata Concezione,
proprio a ricordarci come la natività di Maria sia profondamente legata
all'Immacolata Concezione. Colei che è
nata senza aver contratto il peccato d'origine ecco che oggi è chiamata ad essere figlia di Dio e
soprattutto Madre del Figlio di Dio e questo per noi è un passaggio
fondamentale, un passaggio importante.
Però abbiamo anche ascoltato la Scrittura: la prima lettura che, certamente in
tempi molto lontani dagli avvenimenti che noi oggi stiamo celebrando, aveva già
adoperato il mistero di Betlemme: "E tu Betlemme non sei la più piccola
perché da te nascerà il Salvatore". Ecco questo mistero che è un mistero
di storia, un mistero anche geografico:
se vogliamo, un mistero di concretezza e noi pienamente lo possiamo leggere
nella Vergine Maria perché Gesù è nato a Betlemme, ma è nato da Maria. La fonte
rimane sempre Lei e quello che si dice di quella città piccola, la più piccola
delle città di Giuda, la più
insignificante agli occhi dell'uomo delle città di Giuda, tanto da diventare
però la città dove nasce il Salvatore, ecco si può dire pienamente di Maria.
Anzi, non solo lo si può dire per una nostra riflessione, ma lo si può dire per una sua parola: "Ha guardato
all'umidità della sua serva e d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno
beata". Ecco, Maria è la vera Betlemme perché storicamente, geograficamente, quello è il
paese, ma dal punto di vista della vita è Maria la città che accoglie nel suo
grembo il Verbo di Dio e lo dona, lo
porta agli uomini. Ecco quell'alba che porta il sole nascente e Maria è Colei
che veramente fa nascere in mezzo a noi un sole diverso, un sole di giustizia,
un sole di salvezza e questo ci è ancora ricordato nella seconda lettura perché
veramente tutto concorre al bene di coloro che amano Dio e che Dio ama e qui ci
viene ricordato come se da una parte Maria è
Colei che ci porta il Salvatore,
è anche la prima a fare esperienza piena di questa salvezza, proprio non
contraendo il peccato di origine, in virtù ovviamente della Sua vocazione di
essere Madre ma, nello stesso tempo, è anche Colei che è in grado di partecipare, in modo unico, unico
e irripetibile, alla vicenda di salvezza
del suo Figlio, perché Maria è salvata come noi ma non per purificazione, ma
per preservazione dal peccato, però è anche vero che questa La mette in una
posizione da poter e dover stare sempre a fianco del Figlio. Sarà a fianco del
Figlio all'inizio del ministero pubblico, alle nozze di Cana: "Fate quello
che lui vi dirà" e sarà a fianco del Figlio nel momento più terribile
nell'esistenza di una madre, quando Lo vedrà soffrire e morire sulla Croce e
sarà a fianco del Figlio proprio nell'attesa di quel dono dello Spirito che La
vedrà non solo a fianco di quel Figlio che nel frattempo aveva a Lei affidato
gli Apostoli come altri figli, ma La vedrà veramente a fianco perennemente non
solo del Capo, che è Suo Figlio
generato, ma anche del Corpo che è la Chiesa che è quella che tiene i figli donati che Lei riceve,
dall'alto della Croce, da parte del Signore Gesù.
Allora Maria diventa un punto
fondamentale di intercessione nella preghiera, certamente perché Lei, anche se
è una creatura come noi e quindi vive il suo limite di creatura, però,essendo
la madre del Signore, ha la possibilità di chiedere tutto ed allora possiamo
dire che, in un certo qual modo, Maria è onnipotente non perché è Dio: Maria
non è Dio. Rimane una creatura come noi
ma, poiché il Figlio non negherà mai nulla di ciò che Gli chiede la Madre,
allora, in questo senso qua, partecipa di questa onnipotenza del Signore Gesù.
Diventa per noi, dunque, da una parte intercessione di preghiera, dall'altra parte maestra di vita perché in quelle
poche parole c'è già tutto: "Fate quello che lui vi dirà" ma,
soprattutto, rimane Colei che ci custodisce, momento per momento del nostro
cammino. Allora, celebrare la sua natività non vuol dire ricordare
semplicemente un momento importante, fondamentale della storia della salvezza,
ma vuol dire ricordare che da quella natività, che è l'alba, nasce un'altra
natività che è il sole, che è il Signore Gesù e nasce la nostra natività che
poi è quella che abbiamo vissuto nella Fonte Battesimale quando, purificati dal peccato d'origine, inseriti
nel Signore Gesù, diventati per adozione
anche figli di Maria perché il Signore
Gesù ha detto: "Ecco tuo figlio, ecco tua madre" al discepolo
prediletto, per noi ha iniziato a brillare nel nostro cuore la luce nuova della
salvezza. A noi compete custodire questa luce, chiedere a Maria che ci
aiuti nel nostro cammino ed essere
fedeli a quello che è il suo insegnamento sereno, costante, materno, esigente
però, nello stesso tempo, sempre vicino, come è stata vicina agli Apostoli
nell'attesa del dono dello Spirito.
Chiediamo questo e invochiamo
veramente la Vergine Maria come Colei che intercede per noi peccatori ".
Ovviamente i festeggiamenti si
sono susseguiti anche il giorno seguente e cioè
il giorno della Natività di
Maria. Infatti, partendo dalle ore 7, ogni ora si è celebrata una Santa Messa con grande
partecipazione di fedeli ed alle ore 11 è
stata celebrata la Messa solenne con la presenza della cantoria diretta
dal Maestro Renato Bruschi.
Anche nel pomeriggio, partendo
dalle ore 16, si sono susseguite le Sante Messe, alla presenza di numerosi
fedeli.
Insomma la nostra Madre
Celeste continua a richiamare tanti suoi figli che corrono a venerarLa ed a
chiedere la sua incessante protezione.
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Speranza
di marino bertocci
Speranza
Per troppo tempo il cristiano,
a causa di una , ormai passata ma malintesa,
rigidissima, interpretazione di
una morale, soventemente solo formale, quasi mai nella sostanza… timoroso anche
del suo stesso sorriso…ripiegato su se stesso in un dolore esistenziale
inguaribile , è stato visto come un musone, un essere sospettoso e
guardingo verso ogni novità. In buona
sostanza dando di se l’immagine di persona incapace di vivere l’esistenza come
un dono e non come un fardello..
Questo è stato, e tuttora è , verissimo, ma
solo per tutti i “falliti della vita”, per tutti coloro che, incapaci di vedere
quanta gioia possa esserci nel quotidiano di un cristiano vivono
nell’esasperato “dovere quotidiano”, escludendone ogni altra opportunità. . Il “mio” Cardinale
Siri chiamava questi soggetti “quelli del collo torto e dei sospiretti ”,
tendenzialmente inutili…, ancor prima che per gli altri, per loro stessi,
perché incapaci di fare fruttare i talenti ricevuti in dono… comunque , sempre
il Cardinale lo rammentava, nella mai abbandonata speranza missionaria di fare
anche a loro comprendere la grandezza
del camminare cristiano. Spingendosi oltre, invitava il suo Clero al continuo
rinnovamento spirituale, per non ridursi a celebrare i Sacramenti con i soli”
delusi o falliti della vita”…
La verità è che noi
cristiani abbiamo solo motivi di gioia,
pochissimi di dolore, l’esistenza è infatti anche questo.. se riusciamo a
vedere quanta luce ci viene donata dalla vita!
Certo. Talvolta, osservando
quanto il presente tenda ad allontanarsi
sempre più dall’idea di una società cristiana,
idea che nel bene o nel male è alla loro base ed ha formato le attuali
comunità civili della nostra vecchia Europa, il rischio di cadere nella
tentazione dello sconforto è grande ma…è
proprio qui, grazie a Dio, che ci viene in aiuto la nostra fede. Anche
noi, così come i Primi cristiani,
piccolissimo gregge, rischiamo di disperderci ( “hanno percosso il pastore ed
il gregge si è disperso”, vogliamo richiamare questa verità alla nostra
memoria?”).nel presunto mare dell’indifferenza che ci circonda.
D’obbligo la domanda: siamo
sicuri che sia proprio così?, siamo sicuri che l’uomo del nostro tempo non
voglia proprio sentire parlare della
possibilità reale di una vita migliore, impegnandosi in prima persona in una reale prospettiva della vita eterna?
In un mondo sempre più
scristianizzato, la cultura che ci vuole perdenti non ci parla più del dolore, dei disincanti, delle
difficoltà del quotidiano, dell’esistenza di qualcuno che, per problemi fisici,
mentali, economici o di razza viene tenuto nascosto…esattamente come la cattiva
massaia di un tempo faceva con la polvere : nascondendola sotto al tappeto. Ma
non è vero che la polvere fosse sparita…anzi: si accumulava sempre più fino ad
arrivare al punto da non essere più occultabile…. Esattamente come il dolore,
così come non è finita la polvere, così non è finito il dolore dell’uomo.
Possiamo nasconderne
l’esistenza ma esiste!
Quasi come il popolo di
Israele lasciato solo da Mosè, impegnato sul Monte a ricevere le Tavole della
Legge, anche noi uomini di oggi ci siamo
costruiti un vitello d’oro, nell’illusione di potere vivere in un solo presente
senza fine . Tutti noi abbiamo idealizzato un nostro personalissimo vitello
d’oro. Chi nella costruzione di un fisico perfetto, chi nel successo
personale, chi nell’apparire, chi
nell’omologarsi alle mode o alle tendenze del momento, chi nel rifiuto di
qualsiasi impegno sociale.
Tutto questo, ovviamente, escludendo le necessità “dell’altro”.
Esiste solo la mia necessità,
la mia felicità, il mio stare bene e gli altri? Non mi importa cosa facciano
gli altri. Prima di chiunque vengo io…e l’altro?? È ok ma unicamente fintanto che non rappresenti un
problema o un intralcio per la mia realizzazione. Un esempio per tutti?
Pensiamo ai tanti anziani abbandonati a loro stessi.. Ci vogliamo dimenticare
che il quotidiano, quello reale, prima o
poi , nessuno ne risulta escluso, ci pone di fronte a situazioni che non sono
quelle che troppi moderni “influencer” vogliono farci credere e ci propongono
come unico modello esistenziale. Non siamo sempre giovani, sempre sani, sempre
belli, sempre pronti, sempre efficienti, sempre brillanti, sempre
simpatici...arriva un momento in cui il tempo che passa ci pone di fronte alle
realtà ineludibili della vita..e non sono pochi quelli ,fra noi, che .,
smarriti, devono fare i conti di bilanci esistenziali… che non tornano..in una
desolante solitudine.
E’, credo, questo il momento
in cui emerge la solitudine dell’uomo che ha costruito la sua vita sul nulla ma
è da queste macerie, con lo sguardo ben puntato sull’unica luce
dell’esistenza, che deve ripartire la costruzione della nostra speranza per un
mondo migliore, un mondo cristiano..
Luni, 19 luglio 2021
marino bertocci
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