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Dal Diario di un Pellegrino
di Gualtiero Sollazzi
DICE IL SAGGIO ….
La saggezza è in crisi. Spia
ne sono i vecchi, considerati i tradizionali serbatoi e ora umiliati, da certe
trasmissioni come “sciocchi inutili.” Regnano, invece, in TV, finti saggi in
poltrona, con ricco gettone, che pontificano su tutto: dalla lumaca
indonesiana, all’alimentazione spaziale e anticipano la Magistratura nel
imbastire processi con tanto di sentenza. Con grande sprezzo del ridicolo,
purtroppo, vista l’inconsistenza culturale dei più ( fake news ). Formano come
una “compagnia di giro” che passa da una trasmissione all’altra, col muto
benestare di chi dovrebbe mettere qualche pezza all’indecenza. Eppure il
bisogno c’è di persone sagge. In politica come in ogni altra istituzione.
I giovani sono quelli che sentono di più questo vuoto, e ne pagano un prezzo
assai alto. Così, il discorso sulla saggezza si è fatto battuta da cabaret: “ Dice il saggio… “ Se è per un sorriso, vada; ma
se attraverso una pungente ironia se ne celebra il funerale, sono guai. Non
siamo, però, alla frutta. Esistono persone che nel silenzio di un monastero, su
un divanetto di casa o in una modesta canonica, danno tanto: basta cercarle.
Ricordando un consiglio del Siracide:
“Se vedi una persona saggia, il tuo piede
logori i gradini della sua porta.”
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Il mio paese
di Romano Parodi
Il
mio paese
Anche
le pietre mi parlano: qui, è casa mia. Ed io seduto sul solito muretto della
rotonda, ti guardo come se fosse la prima volta.
Non c'è molto, qui. Ma questa è casa mia.
Sono stato sempre qui, faccio parte dell’ambiente, come un albero.
Paese mio, uno ad uno hai germinato i miei geni nella terra :
a tempo debito farai con me lo stesso, e mille altre albe
vedrò da questo colle.
La
mia terra
(Un
lontano ortonovese)
Mio padre non mi ha mai
perdonato ch’io abbia lasciato la terra; ma non potevo più sopportare il passo
del mio asino sull’acciottolato dei sentieri e le ruote traballanti del carro
carico di miseria o di nulla.
Tre piane di ghiaia riarsa ai Calisciari non sono la terra.
Non è lavoro, non è raccolto quando il granturco ingiallisce senza granire, e con la marra si ritrova senza
figli la fetta di patata che s’era messa per seme.
Non è bello né giusto quando gli alberi si stancano subito dopo la primavera e
si sbracciano sfiniti come se avessero già fatto il loro dovere.
Non è vivere quando i poggi di Ortonovo si sfaldano al sole.
Nessuno sa quanto io abbia sofferto a lasciare la mia terra, ma la terra non è
il digiuno a tutto quello che si desidera, la terra non è che i giovani non
possano mai sorridere.
Io non ho lasciato la terra, ho lasciato la millenaria tristezza dei contadini
poveri della mia terra.
Bebè,
i suoi murales, il suo paese
Un uomo che lavora con le sue
mani è un operaio; un uomo che lavora con le sue mani e il suo cervello è un
artigiano; ma un uomo che lavora con le sue mani, il suo cervello e il suo
cuore è un artista.
Nel linguaggio e nella comunicazione, anche visiva, la cosa più difficile è
trovare le giuste parole per trasmettere un messaggio. Nei disegni del nostro artista
il messaggio è chiaro e forte: la sua vita, i suoi murales dicono una cosa
sola: Amore per il proprio paese.
Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nei sassi, nella
terra c’è qualcosa di tuo, e, che anche quando non ci sei, è lì, e resta ad
aspettarti.
- “Io ce l’ho nella memoria tutto quanto, sono io stesso il mio paese: basta
che chiuda gli occhi e mi raccolga… per sentire che il mio sangue, le mie ossa,
il mio respiro, tutto è fatto di quella sostanza; e oltre me e quei sassi non
esiste più nulla. Bisogna averci fatto le ossa, averla nelle ossa come il vino
e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne”. (C.Pavese). Questo dicono i murales di Albè.
Anch’io, come Albè, quando penso al mio paese, mi sembra di essere io stesso il
mio paese, penso che potrei camminare a occhi bendati, come G’ièpe - vi
ricordate di G’ièpe! - Indicare i metri
esatti in cui finiscono i vicoli e inizia la piazza, troverei come lui le case
di ogni suo abitante, perché i luoghi che amiamo sono come le persone:
identificabili da un nonnulla.
Nella mia vecchiaia ho bruciato ogni memoria come un focolare misero, ma non il
mio paese.
1910. Un poeta a noi caro, quando passò col treno nella piana di Luni, guardò
in su e lo indicò a Viani: “nessuno immagina, cosa sia per me, quel borgo e
questa materna terra che attraverso come un traditore”.
1944. Dalla rotonda della Madonna, Carlin d P’k’iè disse: “un giorno laggiù sarà tutta una città e a
Ort’nò resteranno quattro gatti”
“Ort’nò
a cauado a ‘n bo”
Riflesso
sul tuo spicchio di mare lontano,
adagiato
sul tuo caval muggente,
sorridi*
al tuo strano destino:
guardi
a valle la città irredenta, madre,
che ti
ha dato la vita e or se la riprende.
(Sorride
perché torna nel grembo materno)
Romano
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Un meteorite chiamato COVID19
di Patrizia
Tutto ebbe inizio nel
febbraio2019 a Wuhan, una città della Cina. Proprio lì gli abitanti presero a
fare i conti con il nuovo Corona virus. Divenuto poi Covid 19 Un terribile
virus appartenente ad un nuovo ceppo di Coronavirus ed identificato da un
medico cinese, che diede da subito l’allarme.
Questa rivelazione non fu per nulla presa in considerazione. Tanto che da lì a
poco il virus attaccò chiunque.
Crebbe così a dismisura il contagio in tutte le nazioni, con gli ospedali al
collasso ed i numeri dei decessi spropositati.
Inizialmente si pensò che il contagio fosse scaturito da alcuni esami di
laboratorio. Smentito conseguentemente perché appartenente ad una famiglia di
virus provenienti da animali.
Anche il medico cinese perse la vita, dopo aver contratto la malattia.
La pandemia comunque è stata accompagnata inizialmente da un’ondata di notizie
fuorvianti, che provocarono molto panico.
L’Italia con la data del 21febbraio prese a combattere con il Covid 19 senza sosta.
Per arrivare ancora ai giorni nostri.
La sera tramite i telegiornali prendemmo conoscenza che la prima persona
contagiata fosse un uomo di Codogno. Paziente n°1 di una interminabile lista.
Nostro malgrado, l’Italia capì che il Covid 19 avrebbe fatto più male di una
semplice influenza. Presentandosi tramite polmonite anomala.
Le terapie intensive e le sale rianimazioni della Lombardia, la regione più
colpita non erano più in grado di supplire a tutte le richieste di ricovero.
L’emergenza sanitaria si adoperò per organizzare strutture attrezzate ad
ospitare pazienti in tutto il paese. Una lotta contro il tempo.
Infermieri e medici, a capofitto sui malati con tanta dedizione e
professionalità, continuarono stremati la loro missione.
Innumerevoli medici di famiglia persero la vita anche per la mancanza dei
presidi che li preservassero dal contagio.
Già dalle prime notizie riguardanti il Covid 19 ci parve tutto pericoloso ed
inquietante. Mai avremmo pensato che in poche settimane fosse sconvolto il
mondo intero. Mettendo a soqquadro strutture e pratiche sanitarie.
Abbiamo capito quanto il bene comune dipenda certo dai governanti, ma non
dipende meno da ciascuno di noi.
La prima settimana di marzo 2020 l’Italia cambiò! Una chiusura generale fermò
tutto il paese. Tranne i servizi essenziali. Si fermò anche l’Europa. Questo
primo look down ebbe inizio.
Nel lungo periodo di chiusura che segnò la nostra mente ci rendemmo
consapevolmente conto della nostra fragilità. E quanto ciò che possediamo e per
il quale corriamo ogni giorno, possa in un attimo svanire.
Abbandonammo le auto gli hobby le agende piene di impegni e tanto altro. Senza
se e senza ma.
Nel frattempo il governo stilò decreti ed incollati ai televisori assorbimmo
immagini scioccanti. Arrivavano dagli ospedali, dai cimiteri e dalle città
deserte.
Le stragi di persone anziane nelle R.S.A. non si contarono più.
In tutta Italia e particolarmente a Bergamo.
I responsabili delle strutture non ebbero il tempo per rendersi conto delle
infinità di pazienti ed impiegati contagiati. I decessi, intrapreso così la
loro silenziosa ascesa.
Sempre dai nostri telegiornali giunsero strazianti notizie di giovani che
prematuramente persero la vita.
Per trascuratezza delle regole e per il caso del destino. Quanto dolore! Vi
sono persone che non credono al distanziamento sociale. Altre pensano che la
mascherina sia dannosa. Senza riflettere che va a repentaglio la vita di ognuno
di noi.
Questa catastrofe ha bloccato il movimento di persone e l’economia mondiale.
Famiglie e famiglie si sono ritrovate in povertà e desolazione.
Ha sconvolto la nostra vita e continua a farlo.
Oltre a seminare morte, tristezza, dolore e rabbia ha radicato e continua a
radicare tantissima paura nell’animo di tutti noi.
Oggi siamo ancora dentro la terza pandemia e si spera l’ultima. Ancora troppi
decessi al giorno, però affliggono la popolazione.
Fortunatamente siamo in possesso del coltello, ma dalla parte del manico, per
sconfiggere il male. Sono i vari vaccini Anticovid che le case farmaceutiche
estere hanno per il momento autorizzati. Perché sicuri ed efficaci.
Crediamoci!!!
Tanti altri, anche italiani, sono in fase di perfezionamento e sperimentazione.
Un caro saluto e tanta fortuna
a tutti
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Piccola libreria
di Marta
Nei pochi e sporadici
viaggi nella bella nostra Italia, mi sono trovata in un ameno paesino antico,
pieno di meraviglie e di storie da raccontare. Quello che ricordo però fu, una
libreria! Una bottega completamente anonima, sperduta in quel paesino, con una
via, non troppo luminosa del centro, in cui entrare. E’ stato come perdersi
in un altro mondo. Se chiudo gli occhi, ancora la vedo, non tanto grande, e poi
tanti ripiani pieni zeppi di scaffali. Piccoli divanetti e tavolini sparsi qua
e là; una vera e propria torre di carta dove hai paura di starnutire, per non
trovarti qualche libro che ti vola sulla testa. Libri di tutti i colori, di
tutte le forme, libricini di poche pagine, veri e propri concentrati di umana
saggezza. Tomi, di mille pagine. Intere enciclopedie del sapere. Libri per bambini,
quelli dalle pagine spesse, che quando li sfogli si aprono giardini e animali
colorati e ti ritrovi con la bocca aperta per la meraviglia. Ancora, libri
fotografici, quelli enormi, fatti di immagini meravigliose e ti chiedi come hai
potuto non prestare attenzione a immagini e dettagli tanto belli. Ad occhi
chiusi sento ancora il profumo, un profumo fatto di carta di muffa, di
gelsomino e cannella, come entrare in qualche salotto di quell’epoca mentre ti
offrivano il tè. Quant’è bello parlare
di libri, rivivere emozioni, parlare di atmosfere, di personaggi che prendono
forma e crescono con il susseguirsi delle pagine. E’ bello a volta
confrontarci con qualcuno mai visto ed incominciare a parlare su una comune
lettura, questo è un incontro che sfida il tempo, ove chiudere gli occhi e
perdermi nel sogno della piccola libreria. Certamente, io non faccio testo,
perché non posso competere con chi libri ne ha letti tanti, ma è bello
ascoltare chi ne sa di più, è gratificante e nello stesso tempo si impara. Nel rientro da quella
felice escursione i miei passi sono accompagnati da una musica dolce e
nostalgica che un musicista di strada si esibiva in quel via vai di passanti
veloci. Un’emozione che
rispecchiava appieno il mio stato d’animo, in quel momento. Quante belle cose, ci
accompagnano nella nostra vita, da poter attingere sia nella poesia come nella
musica
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Vedere tutto, sopportare molto…correggere una cosa alla volta..
di Marino Bertocci
Chissà
quanti fra noi, percorrendo le vecchie vie dei borghi di Luni, hanno visto
sopra gli antichi stipiti delle porte la scritta : “JHS”. e chissà quanti ancora
si saranno domandati cosa questa significhi.. ebbene quella scritta significa
“Jesus hominum salvator”, Gesù salvatore degli uomini.
Nata
in questa forma intorno al 1300, questa frase, in un’epoca in cui pochi
sapevano leggere e scrivere, veniva insegnata da San Bernardino da Siena, che
la faceva scolpire ovunque avesse, lui ed i suoi seguaci, predicato, quale
forma di devozione al Nome di Gesù…Questo uso ebbe una tale fortuna nel popolo
semplice al punto che Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di
Gesù, più brevemente “i gesuiti”, dalle cui file, peraltro, proviene il nostro
Santo Padre Francesco, lo adottò quale stemma della sua gloriosa Congregazione
religiosa.
Fino
a qui…la storia ma….curiosando tra i vari scritti di san Bernardino, troviamo
un’altra frase “vedere tutto, sopportare molto, correggere una cosa alla
volta…”.
Un
programma di vita!
Il
Santo Papa Buono, Giovanni XXIII, come
più volte da Lui stesso scritto , sin dai tempi del suo primo seminario , nel
suo “Diario di un anima”, si imponeva di impegnarsi perché queste tre
semplicissime frasi si trasformassero in quotidiana regola di vita.
Confesso
che, quando insegnavo ad uomini destinati al governo, controllo o
amministrazione di territori, uomini e mezzi, mi sono appropriato di questa
regola, citandola all’inizio della mia prima lezione , continuamente
riferendomi al vissuto quotidiano di ognuno per dimostrare che la sua
applicazione poteva rendere migliori prima di tutto le persone e quindi ogni
ambito esistenziale, a prescindere dalle idee personali di ognuno.
Oggi,
anche se ho terminato , tra gli altri, l’impegno professionale
dell’insegnamento , non è raro che mi confronti nella vita pratica con questa
regola esistenziale.
Per anni, nel corso della via crucis del
venerdì santo, ho letto la meditazione della settima stazione, Gesù ‘ cade la
seconda volta sotto la Croce...per rialzarsi, lui...determinato a proseguire il
suo cammino verso il Calvario...per giungere al quale cadrà una terza
volta...per ancora rialzarsi e proseguire verso il suo orrendo destino.
Cosa c’entra questo con la “regoletta”?
Gesù ha visto, percorrendola tutta, la strada del Calvario, quindi ha “visto
tutto”, anche il dramma che lo stava attendendo:;
ha
sopportato l’umana sofferenza , vivendola prima di tutto su sé stesso, quindi è
innegabile che “abbia sopportato molto”,
ha
caricato su di sé il male dell’uomo, per
cancellarlo con il suo sacrificio !...e non è il meraviglioso correggere
qualcosa…questo?
Penso a noi tutti: saremo capaci di rialzarci
dalle nostre piccinerie al termine dell’attuale nostra via crucis voluta da un
virus che vorrebbe solo la nostra fine? E ’vero che alla fine della via crucis
la morte avrebbe atteso Gesu ‘ma noi credenti sappiamo che “la storia” non è
finita lì...è proseguita con la Resurrezione, con la Vita!
Ecco
perché sono convinto che anche noi, auguriamoci molto presto, finiremo questa nostra nuova via crucis...per
ritornare ad essere uomini consapevoli e padroni del proprio destino.
Dovremo, però, imparando dall’esempio di Gesù,
che non è vero che sia inimitabile…vedere tutto, sopportare molto…correggere
una cosa alla volta. Anche, se necessario, facendo sostanziose iniezioni di umiltà,,
Se ci impegnassimo a fare questo, come ci
direbbe Sant’Agostino, in breve tempo renderemmo il mondo e l’umanità migliori!
e allora…all’opera!
Luni, 23 aprile 2021
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