N° 11 - Dicembre 2020
Storie dei lettori
  Giuseppe Mazzini
di Romano Parodi


 

“Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Misi d'accordo tra loro, imperatori, re e papi; ma nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato: Giuseppe Mazzini”.  Metternich

MAZZINI e CARRARA

Inaspettatamente, contro ogni logica e universale opinione che vorrebbe i paesi d’Italia e i loro vecchi e fradici stati, immobili lande di desolazione e arretratezza, prende fuoco la Rivoluzione. Ovunque, dalle Alpi alla Sicilia, una generazione di giovani prende la sua vita e la butta nel fuoco di un’insurrezione permanente. Anno dopo anno, mese dopo mese, quelle insurrezioni saranno sconfitte e represse; giorni dopo giorni riprenderanno con più vigore. Non basterà una generazione; ne occorrerà anche un’altra perché dalle braci di quei falò prenda forma una nazione. Ma intanto migliaia di uomini, altro non sono che terroristi condannati a morte (anche Mazzini: due, in contumacia). Molti esuli. La gente li guarda, capisce e non capisce.
Molti finiranno giustiziati (i martiri di Belfiore...), altri morranno in combattimento: con Ciro Menotti, con Luciano Manara, coi fratelli Bandiera, con Daniele Manin (Venezia, l’ultima ora è venuta, illustre martire, tu sei perduta. Il morbo infuria, il pan ci manca...), con Pisacane (eran trecento, eran giovani e forti e sono morti…, con Garibaldi. (Con Pisacane anche Luigi Barbieri parente o fratello della Gervà; vi ricordate il mio articolo: la Ità d la Neta d la Gervà).
Mazzini è la guida: “Un popol morto dietro lui si mise”; è “l’uomo più odiato dalle case regnanti d’Europa”. Dopo il carcere e l’esilio, a Marsiglia fonda la “Giovane Italia” (1830), poi, a Berna, la Giov. Svizzera, poi la Giov. Germania, la Giov. Polonia, infine la Giov. Europa. Grande in Ungheria dove l’amico Laios Kossuth, con le sue idee, fa nascere una nuova patria.
Giuseppe Mazzini era una leggenda vivente in tutta Europa. Con il Papa a Gaeta, la Repubblica Romana sorge sulle sue parole: “La Repubblica Romana non riconosce titoli di nobiltà né privilegi di nascita o casta”.
Se avessimo più consapevolezza della nostra storia, Mazzini, solo lui, avrebbe un memoriale come quello di Lincoln a Washington”  Montanelli.
A
Carrara era venerato, Ceccardo lo chiamava il SANTO sulla “Svegliarino”, giornalino di tendenza repubblicana di cui era direttore.
Circoli repubblicani erano in tutte le frazioni: a Fontia fino a pochi anni orsono.
Ma tutto passa, tutto si trasforma, arrivano nuovi amori e nel 2010 (?) la giunta comunale deliberò di sostituire il monumento di Mazzini, davanti all’Accademia, con una statua di “nacque, nocque” Bettino Craxi (Benigni).
Naturalmente non se ne fece nulla, furono sbeffeggiati da tutta Italia. 
I rapporti fra Mazzini e i carrarini furono sempre intensi e, ad ogni evento insurrezionale si rinsaldavano. Nel 1871 quando ormai l’Italia si era data un assetto istituzionale che non era certo quello teorizzato da Lui: “ Dio e Popolo” - l’apostolo del Risorgimento, pochi mesi prima di morire, riassume la sua stima per i carraresi in una lettera,  con la quale rispondeva ad un gruppo di giovani che gli avevano inviato lo Statuto del Circolo Pensiero e Azione, fondato a Carrara nel 1871. (Dopo 40 anni d’esilio, ricercato dalla polizia di mezza Europa, presagendo la sua morte, fu nascosto a Pisa, casa Roselli, oggi museo mazziniano).
La lettera dice: «Approvo il disegno della vostra Associazione. La vostra terra è moralmente e strategicamente importante e la gioventù carrarese ha in sé un singolare elemento di virilità. E’ inoltre giunto il tempo di avere il coraggio morale della propria fede e di affermarla pubblicamente. I giovani che hanno l’aspirazione repubblicana nel cuore devono dirlo altamente e consacrarsi all’apostolato delle dottrine. Ora, per essere efficace, l’apostolato deve essere collettivo. Bisogna associarsi….  Quando la direzione iniziatrice di civiltà s’allontana da un popolo, un altro deve sorgere ad impossessarsene e questo popolo può e deve essere il loro… e le opere corrispondano in essi alla Fede e ai Doveri. Pensiero e Azione, scendono da quella Fede e da quei Doveri… (senza dimenticare che):
L’origine dei vostri doveri sta in Dio. La definizione dei vostri doveri sta nelle sue leggi.
Dio esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo provarvelo: tentarlo ci sembrerebbe una bestemmia, come negarlo una follia.
Dio esiste perché noi esistiamo.
Dio vive nelle nostre coscienze, nella coscienza dell’umanità, nell’universo che ci circonda.
L’ateismo è disperazione. La nostra coscienza invoca Dio nei momenti più solenni di dolore e di gioia. L’umanità ha potuto trasformarne, guastarne, non mai sopprimerne il santo nome.
L’universo lo manifesta con l’ordine, con l’armonia, con l’intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi.
Bisogna convincere gli uomini che lo scopo della loro vita non è quello di essere più o meno felici, ma di rendere se stessi e gli altri migliori.
Sempre avanti. La vita è una missione, e il dovere è la sua legge suprema. 
Addio, Giuseppe Mazzini»

Sul grande Mausoleo di Staglieno, una poesia di Carducci e queste parole Il suo corpo alla città di Genova, il suo nome ai secoli,
la sua anima all’umanità.

- BUON NATALE A TUTTI-

  Diario di un Pellegrino
di Gualtiero Sollazzi


            


“Chi dice donna dice danno” afferma un velenoso proverbio. Che ha una beffarda risposta in romanesco: “E famojelo ‘sto danno! Lasciamoli soli!” Per troppo tempo la donna è stata vista in negativo: Eva, perenne tentatrice. Quindi, niente cariche significative. Anche la Chiesa non è stata esente da tale mentalità. Al massimo, la donna poteva servire per la “bassa cucina”.  Papa Francesco osserva: “La donna non deve avere un ruolo di servitù nella Chiesa. La Chiesa è donna. A me piace pensare che la Chiesa non è “il” Chiesa: è donna e madre.”  Una suora, nel 1500, scriveva parole impressionanti: “Signore, quando peregrinavi quaggiù, non aborrivi le donne, anzi, le favorivi con benevolenza e in loro trovavi tanto amore e maggior fede che negli uomini. Perché, allora, non dovremmo noi donne riuscire a fare qualcosa di valido per te in pubblico?” Quella donna era Santa Teresa d’Avila, dottore della Chiesa. Del resto: chi ha acceso le guerre? Chi nella Chiesa ha seminato eresie? L’uomo soprattutto.  Eppure, è quasi intoccabile. Sarebbe bello che almeno nell’àmbito ecclesiale la donna avesse finalmente ruoli laddove si esercita l’autorità.
Basta “il” Chiesa.  Col bisogno che c’è di sapiente tenerezza e di generosa accoglienza, occorre che emerga “la” Chiesa.  Non è vero che chi dice donna dice danno: è vero il contrario: chi dice donna dice dono.

  UN NATALE ALL’INSEGNA DELL’AMORE
di Patrizia Giacchè



L’atmosfera natalizia è incantevole.  Lo è ancor di più la festività del santo Natale, che per eccellenza esalta la nostra cristianità.
Ci riporta magicamente nel tempo trascorso, alla celebrazione della nascita del Redentore, Colui che ha dato un senso alla nostra esistenza.
Il santo Natale è una vera magia emozionale!

Era un sogno, quando bambino, palpavi quell’atmosfera inconsueta e la vivevi con spensieratezza.
Allietata dall’addobbo dell’albero di Natale, sfavillante di luci e di colori, nonché dell’immancabile presepe.

Quest’ultimo vera testimonianza della nascita di Gesù, con le varie statuine rappresentative, le casette, i casolari e la mangiatoia che ha ospitato Gesù durante la sua nascita in Betlemme. Proprio lì l’intera comunità si è prodigata felicemente nelle varie esternazioni di generosità, omaggiando il Salvatore. Anche le passeggiate nei centri cittadini erano sorprendenti. Le luminarie si vestivano di nuova luce e nel brillio dei loro colori annunciavano che il Natale era nell’aria. I bambini trepidavano all’incanto.

Abbiamo sempre vissuto tanta allegria nel calore delle nostre case attorniati dall’amore dei nostri affetti e condividendo l’aspetto spirituale con occhi sognanti e colmi di tenerezza.
In questo prossimo Natale, causa il Covid-19, sarà necessariamente la prudenza a fare da padrona.

E la restrizione che a noi tutti peserà sul cuore, sarà proprio la mancanza di quel contatto diretto nelle manifestazioni istintive di baci e abbracci.
Questo tremendo virus non si appresta all’arresto. Anzi, giorno dopo giorno, fa salire la mortalità. Al momento non esiste arma per sconfiggerlo. Soltanto l’attenzione nel distanziamento personale, nel lavaggio delle mani e relativa sanificazione, nell’indosso di mascherine.
Dedichiamo i nostri riguardi agli anziani, ai quali vogliamo un bene immenso. Sono fragili, precari e spesso stanchi e depressi!  Hanno diritto di essere amati sia pur con cautela.

Anche i nostri bambini vivono le realtà che la vita presenta in una condizione di stress e di paura dovuta proprio all’incapacità di comprendere ciò succede intorno. Senza allarmismi e semplificando le spiegazioni di ciò che accade, riusciremo a rincuorarli allentando le loro tensioni con tutto l’amore che è racchiuso nel nostro cuore. Nostro malgrado, ad oggi, abbiamo un’unica certezza: al Covid-19 non importa nulla di chi siamo e di come viviamo. Colpisce tutti. Non fa distinzioni senza pietà.
A tutti una stretta calorosa, con l’augurio di uscire al più presto dalla pandemia, naturalmente con l’atteso vaccino.

                         Buon Natale !

  L'acqua dono per la vita
di Paola G. Vitale


Da sempre, al mattino, mi desto con gli occhi un pò interessati dalla sindrome dell’occhio secco che li difende da ogni filo d'aria.  Per prima cosa  sciacquo ripetutamente con acqua fredda corrente , gli occhi,  finché sono liberati  da ogni grumello. Così istintivamente il mio pensiero va a quei bambini, in Africa, che sono operati agli occhi, grazie ad una associazione benefica, sostenuta con impegno anche qua, nel nostro territorio.
Penso con riconoscenza a quella brava giovane che si impegna, con cene e lotterie, per inviare una notevole somma, destinata a quel tipo di interventi. Poi mi chiedo: come faranno quei piccoli a mantenere sano il risultato ottenuto, senza avere la possibilità di usare l'acqua corrente per la normale igiene e per la difesa degli occhi tanto bisognosi di igiene quotidiana! Speriamo che le autorità di quei luoghi si mettano a provvedere alla più elementare fonte di vita che è l'acqua, distribuita alla popolazione almeno in numerose fontanelle in ciascun villaggio.

Ma che mondo è senz'acqua, che è vita?!

 


  Buon Natale
di Mila


Manca meno di un mese a Natale. Torniamo a festeggiare quel giorno in cui tutto il creato trattenne il respiro nel vedere quella strana luce brillare sopra una povera grotta in quell'arida terra di Betlemme; poi un coro di alleluia irruppe nel Cielo: era nato il Figlio di Dio e il suo nome sarà Gesù.  Gesù, figlio di Dio e figlio dell'uomo, piccolo e tenero bambinello, già sapevi il perché della tua nascita ma, quel giorno, eri ancora troppo piccolo per pensare al tuo futuro, sorridevi felice stretto tra le braccia della tua mamma e con un papà accanto che avrebbe fatto da baluardo tra voi e il mondo, fino a quando Dio glielo avrebbe permesso. San Giuseppe, un uomo che per amore, solo per amore, ha accettato una missione che forse neanche Giobbe, “il paziente per antonomasia” avrebbe accettato. Ma torniamo al Natale. Per me la Santa Messa della notte di Natale è sempre stata magica: con le luci, gli addobbi e i canti di Natale, che mi riportano a quand'ero piccolina e ce la mettevo tutta per riuscire a vedere il Sacerdote che portava il Bambin Gesù sull'altare. E poi i gospel di Natale in Nigeria, con un altare innalzato tra le palme perché la chiesa non riusciva a contenere tutti i fedeli in quella Notte Santa.
Sinceramente per me la Santa Messa della notte di Natale è sempre stata la più bella e gioiosa dell'anno. Speriamo che sia così anche quest'anno, perché non so se ci sarà qualcuno a suonare e senza organista addio musica e canti. Anche domenica scorsa non c'era nessuno. Io ho sempre proposto di cercare qualcuno, magari tassandoci, noi gruppo della parrocchia, anche con l'aiuto di qualche fedele generoso, per poter contribuire alle spese di un eventuale “maestro di musica”, ma pare che la mia proposta  non  sia fattibile. Peccato, perché io credo che con la musica si possa avere un mezzo in più per lavorare meglio con i ragazzi. Pazienza. Se penso che tante piccole comunità della nostra Diocesi possono contare su un sacerdote o un diacono solo per poche ore settimanali, devo sentirmi fortunata. Mettiamo tutto nelle mani della Sacra Famiglia: gioie, dolori e speranze.

Un calorosissimo BUON NATALE a tutti.

 


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