Più non attendi alla cena, padre,
non c’era
tra noi il rito del caffè.
Mi manca
il volto amato
che mi
somiglia, forse.
Dentro le
mie ore
ascolto
note inquiete
del
tuo sax.
Chiedimi
pure il cuore
se per te
è sorso di vita.
Chiedimi
mani
capaci di
regalare un fiore
se ad
illudermi è la gioia.
Non so
cosa ti ho dato;
io da te
ho ricevuto tutto.
Programmavo
il futuro.
Il domani
sai, è un latitante
che non
si commuove;
una vita
che piano piano
froda le
piccole cose.
Ma tu hai
il cielo grande stasera:
in
quest’occaso voleremo noi.
Socchiudo
gli occhi
( hai già
chiuso i tuoi ).
Ti vedo
come in un ritorno
ai
deschi, alle parole:
una
realtà diversa dalla morte.