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LE PAROLE DEL SIGNORE ATTRAVERSO ISAIA
di Antonio Ratti
Ascoltando la prima lettura di domenica 12/1/20, tratta dal
Libro di Isaia, ho avuto l’ennesima verifica dell’attualità delle sue parole
profetiche. Mentre la trasformazione delle spade in aratri e delle lance in
falci era una speranza perché ciò si verificasse, in questo brano sono
riportate le parole di Dio e del suo preciso progetto di salvezza. Isaia non
può sapere come il pensiero del Signore si potrà realizzare e dell’incarnazione
del Figlio - non conosce la Trinità -, ma “Ecco
… il mio eletto di cui mi compiaccio” indica in modo esplicito, descrivendone
le caratteristiche comportamentali, come sarà colui che ristabilirà “il diritto sulla terra”: “…
Ho posto il mio spirito su di lui; egli
porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire
in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno
stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità …. E non si
abbatterà finché non avrà stabilito il diritto sulla terra.” Ho cercato di
comparare la personalità e il portamento dell’Eletto, che opererà senza
cercare audience, visibilità da gossip e chiasso nelle piazze, con il
rumore assordante dei nostri politici e uomini che contano. Non sono riuscito a
trovare – aiutate la mia cecità! - a
livello italiano e mondiale un governante che non cerchi in modo sbracato il
consenso a qualunque costo. Tutta la tecnologia viene usata in modo dissennato.
Facebook, Twitter, Instagram, ecc. rappresentano i metodi di comunicazione
preferiti e prediletti per aggredirsi mediaticamente. Il vantaggio è uno solo:
essendo distanti tra loro non possono usare le mani. E’ assurdo ritenere
indiscutibile la convinzione che ciò che è il meglio per una parte, sia
automaticamente il peggio del peggio per l’altra. Basterebbe rammentare la
semplice regoletta di calcolo della media aritmetica per rendersi conto come il
corretto e la virtù, cioè il vero, stiano nel mezzo. Invece, no, perché
ciascuno ha la propria verità assoluta e non può non urlarla nelle piazze,
imporla ai deboli e approfittare delle metodiche moderne. Quotidianamente TG e
giornali sono infarciti, sino alla intolleranza, di simili comportamenti che
purtroppo funzionano da volano per innescare nuove storture e violenze verbali
e non. Finché il tarlo coercitivo dell’ambizione e presunzione sfrenate non sarà
posto sotto stretto autocontrollo per tornare finalmente al rispetto reciproco (homo sapiens), al dialogo, al confronto
obiettivo, sarà speranza inattuabile che in Italia e nel mondo la giustizia
vera possa trovare cittadinanza piena. Il buon Isaia nel riportare la parola
diretta del Signore ci sottolinea che “l’Eletto
di cui mi compiaccio” non abbandonerà il compito assegnatogli, finché
coloro che abitano nelle tenebre non sapranno uscire dalla loro miope
reclusione. Considerando ciò che sta succedendo in questi giorni, prevedo che
ci vorrà molta pazienza e perseveranza da parte dell’Eletto. Volevo intitolare “Le graffiature del Signore attraverso
Isaia”, ma il problema è talmente drammatico in questi mesi ed anni che non si
può più scherzare e fare satira. Oggi è
tangibile come non ci sia un limite alla stolta follia di chi pretende con
arroganza solo il soddisfacimento delle proprie smanie di grandezza
dimenticandosi, anzi sfruttando cinicamente, le tragedie e le povertà di
milioni di persone che vorrebbero soltanto venisse riconosciuto il loro diritto
alla vita nel contesto dei luoghi in cui sono nati e vivono.
Raggiungere questo obiettivo non è un problema economico, ma è esclusivamente
morale.
Se quelli che contano e governano in
Italia e nel mondo volessero ricordarlo, avremmo un sospiro di sollievo
universale. La conclusione è amarissima (l’amarissimo aloe è rosolio al confronto):
l’appello generoso del Signore attraverso Isaia è da quasi 3 mila anni
totalmente inascoltato e disatteso, sebbene ci siano grandi uomini come papa
Francesco a rammentarlo con “testarda” sollecitudine.
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