|
|
|
Papa Francesco
di Giuliana
E..non dimenticate di pregare per me
Basterebbe questa frase a definire il
personaggio, ma papa Francesco è molto di più: la sua ricchezza spirituale è
incomparabile. Egli vive il Vangelo parola per parola e in particolare incarna
"il farsi piccolo": "Chi vuole diventare grande fra voi, sarà
vostro servitore e chi vuole essere il primo, fra voi, sarà vostro
schiavo" (Mt 20, 26-27). Infatti il nostro pontefice ha, come Gesù, una
peculiare predilezione per gli ultimi, i poveri, i carcerati, i malati, gli
abbandonati, i respinti e non tralascia occasione per accoglierli, rifocillarli
(spesso mangia con loro) vestirli, andarli a visitare condividendo con loro
pene, dolori e gioie. Egli mette in pratica ciò che Gesù ci domanderà nel
giudizio finale: ho avuto fame...ho avuto sete...ero nudo. (Mt 25, 31-46). In
verità la sua ferma umiltà lo ha reso grande: la sua voce risuona ascoltata con
rispetto in tutti i consessi mondiali (che poi sia messa in pratica è un'altra
cosa) perché egli ha uno sguardo a tutto tondo sulla povertà degli ultimi in
tutto il pianeta. Spesso si rivolge ai potenti perché intervengano soprattutto
mettendo fine alle guerre che insanguinano buona parte del mondo con lutti,
miserie e distruzioni: una guerra mondiale a pezzi, come dice lui. Ma il suo
cuore di padre è pronto a battere anche di fronte alle cose belle: i suoi occhi
si aprono pieni di stupore e contemplazione di fronte alle meraviglie del
creato. Così scrive l'enciclica "Laudato si" sulla cura della casa
comune, dove sottolinea con forza che tutto ciò che ci circonda c'è stato
donato da Dio e che dobbiamo conservarlo intatto per le future generazioni e
mette in luce i buoni comportamenti che dobbiamo mettere in atto. Anche in
occasione del Natale il suo cuore è aperto alla condivisione: "Il Dio che
si fa bambino tende le braccia a tutti" ci dice, per cui questa festa
appartiene a tutti gli uomini di buona volontà, di qualsiasi religione siano,
ed anche ai non credenti. Del resto occorre sottolineare che. ad esempio, anche
i musulmani hanno un grande affetto per la Madonna e Gesù (anche se lo
ritengono soltanto un profeta) e non sono affatto offesi dalla presenza del
presepe nelle scuole e nei luoghi pubblici, come molti sembrano credere essendo
più realisti del re. Mi unisco qui, con entusiasmo, all'invito del papa
che si raccomanda di non far cadere questa bella tradizione del presepe (ideato
da San Francesco nel XIII secolo) non solo nei luoghi pubblici, ma soprattutto
nelle nostre case. Sin da piccola ho sempre fatto il presepe con la grotta
ricavata da pezzi di legno ricoperti di muschio a costituire le montagne, il
cielo stellato, il laghetto fatto con la carta stagnola... I miei fratelli, un po’
più grandi di me, talvolta rinunciando alle loro merende, mi compravano le
statuine ad una ad una. Il Natale non deve ridursi al solo consumismo,
all'arrivo dei doni (per quanto graditi ai bambini), bensì il Dio che si è
fatto uomo nella povertà (Lui che era Dio!) per salvarci con un amore così
grande da dare la propria vita per l'umanità, indicandoci la via dell'amore:
“Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato" (Gv 15,12) cioè fino a
morire per i propri
fratelli.
|
|
|
|
|
|
|
Costruire la Chiesa con pietre diverse
di Don Carlo
Come vorrei che i cristiani sapessero
che la chiesa è una grande famiglia, una famiglia in cui ci si dovrebbe
sforzare di fare vivere tutti i membri nella gioia e nella pace. Quando ci si
sente attaccati con rigore alla propria idea, si fatica ad ammettere che il
vicino possa con altrettanta forza e passione essere attaccato alla sua. Una
posizione che assorbe tutto il nostro impegno, invade facilmente e
completamente il campo della coscienza, risultando così di ostacolo alla
comprensione di un'altra posizione, di un'altra scelta. Ciò dipende dalla
debolezza, dai limiti della nostra intelligenza, ciò dipende pure dal nostro
peccato, dalla nostra passione interiore, dal nostro egoismo.
Ogni scelta, nella vita del mondo e della Chiesa, è legittima quando è conforme
al Vangelo e viene realizzata secondo coscienza e a servizio del prossimo. Ma
quando tale scelta porta a una divisione, ad un settarismo esclusivista, non è
forse il segno di un soffocamento dello spirito e anche carenza di profondità
spirituale? Io mi sto rivolgendo a dei cristiani, ma non ho intenzione di
parlare soltanto alla loro intelligenza, bensì anche al loro cuore e alla
intimità della loro anima che Cristo chiama all'amore universale.
Accettiamo di avere fratelli diversi da noi e non trattiamoli come avversari.
Edifichiamo la chiesa del Signore con pietre diverse e stimiamoci a vicenda,
ringraziando il Signore del nostro esistere. Allontaniamo decisamente
l'intolleranza dalla Chiesa e a maggior rigore non mettiamola in un angolo del
nostro cuore. Ciò che ci unisce ai fratelli è assai più grande e vero di ciò
che ci divide. Ma secondo l’insegnamento di Gesù, bisogna andare più in là
nell'esame della nostra coscienza. Ciò
che è in causa, è la qualità dello sguardo che noi volgiamo verso il nostro
prossimo. Quando Gesù guardava qualcuno, lo amava, lo chiamava per nome, e
questo amore personale faceva vivere e crescere colui sul quale egli faceva
affidamento. Ricordiamoci della visita di
Cristo alla casa di Zaccheo. È peraltro il principio di ogni pedagogia che si
rispetti la crescita di un essere in virtù dell'amore dell'educatore. Ora, a
noi viene richiesto un simile sguardo per ciascuno di coloro coi quali
viviamo. La nostra continua tentazione è
di risolvere dei casi, dei problemi, mentre ci dimentichiamo che è con persone
che dobbiamo trattare. Quanti dialoghi
risultano sterili, in quanto non sono altro che monologhi posti l'uno accanto
all'altro senza concessione alcuna. Si, l'amore attento che portiamo al nostro
fratello non è per Lui soltanto beneficio. È "Creatore " della sua persona,
contribuisce a farla crescere nel modo più vero e più giusto. Noi dobbiamo
vivere a questa profondità se vogliamo che la Chiesa sia un vero "focolare
domestico " e luogo privilegiato della presenza del Signore risorto. Se noi potessimo capire un giorno che
l'insistente preghiera, che Gesù rivolge al Padre, si estende in modo diretto
fino ai nostri cuori:" amatevi gli uni gli altri, come io ho amato
voi" (Gz 13,34) " O Padre che siano anch'essi una cosa sola affinché
il mondo creda che tu mi hai mandato " (Gv. 17,21). Questo è il testamento
spirituale che Gesù lascia ad ogni uomo, è la ricchezza più grande benedetta
sulla Croce da tutto il suo amore e sigillata con la certezza che la Croce apre
una strada che condurrà ogni uomo a gustare la gioia di essere salvato. Proprio per questo nuovo modo di amare
inaugurato da Cristo, dobbiamo mettere a tacere le nostre discordie, accettare
le diversità dei punti di vista, scegliere ciò ci unisce e seppellire nel silenzio,
ciò che ci divide, fare della schiettezza d’animo, dell’intelligenza e dell’umiltà
le ancelle dell'amore.
|
|
|
|
|
|
|
Dal Santuario
di P. Domingo Daniel Patix Gomez, fmm.
All'inizio del nuovo anno civile, nella Chiesa celebriamo
la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Il nostro desiderio deve essere
iniziare il nuovo anno sotto lo sguardo di Maria Santissima Madre di Dio. Ella,
che ci ha dato Gesù, ci ottenga da lui salute e benedizioni. Perciò Dio ci dona
la sua benedizione e ci offre la protezione amorevole di Maria Madre di Gesù e
Madre nostra. La maternità di Maria è il dono grande di Dio all'umanità. Tesoro
grande della nostra fede.
Veneriamo la Beata vergine Maria, che per opera dello Spirito Santo ha
concepito il Figlio di Dio, Gesù Cristo, diventa Madre del Emmanuele, il
Dio-con-noi, il principe della pace.
Questa festa vuole ribadire la fede cristiana nella vera umanità del Figlio di Dio nato a Betlemme, onorando
Maria come vera Madre di Gesù e perciò Madre di Dio fatto uomo.
Gesù principe della pace, da questo titolo di Gesù la Chiesa propone celebrare
la 53ma Giornata Mondiale della Pace, proprio in questo giorno il santo Papa
Paolo VI istituì, nel 1967, la giornata mondiale della pace scrivendo: “Lo
facciamo perché la pace è nel genio della regione cristiana, poiché per il
cristiano proclamare la pace è annunciare Gesù Cristo, <<Egli è la nostra
pace>> (Ef 2,14) è un invito per pregare per la pace nel mondo e di
ricordare che davanti il Salvatore, tutti siamo fratelli.
Chiediamo alla nostra Madre Maria santissima che ci aiutarci a vivere in questo
nuovo anno in pace e di amarla come mamma.
Vi auguro a voi un buon anno nuovo civile pieno di benedizioni e di tante cose
belle per le vostre famiglie.
Vi saluto nel nome di Gesù principe della pace.
|
|
|
|
|
|
|
L'ABBRACCIO DEL PADRE
di Roberto
L'ABBRACCIO DEL PADRE
“E non lasciarci soccombere nella tentazione”
Tra gli interpreti della Bibbia è ormai acquisito che la
traduzione abituale “e non ci indurre in tentazione”, “et ne nos inducas in
tentationem”, non è felice, anche se l'abbiamo ripetuta per secoli e nella sua
formulazione originale, greca, potrebbe anche essere accettata, perché il
termine greco ha due significati: tentazione e prova.
Se la tentazione non può venire da Dio, la prova si; in questo caso, prendendo
atto delle nostre fragilità, chiederemmo al Padre di “non indurci nella prova”,
perché non siamo pronti, ci sentiamo deboli, abbiamo bisogno di sostegno.
Ma se resta il significato di tentazione, allora sarebbe meglio adattare la
traduzione: Dio, infatti, non può tentare al male.
L'autore della lettera attribuita a Giacomo lo ricorda. “Nessuno, quando è tentato,
dica: sono tentato da Dio; perché Dio non può essere tentato dal male e non
tenta nessuno al male” (1,13).
Anche Gesù, che conobbe la tentazione, venne condotto dallo Spirito nel
deserto, ma a tentarlo fu il diavolo. Benché la tentazione non sia peccato, è
la porta, la strada che conduce al peccato, se non la si respinge, se non si
resiste.
Qual è la radice della tentazione? Dove sta il motivo per cui siamo chiamati a
fare del male? Nel fatto che non conosciamo pienamente Dio, ne abbiamo una
falsa idea. Pensiamo che il rapporto con Dio sia limitante; Egli è geloso, non
vuole che l'uomo divenga simile a Lui, per questo limita il nostro bene. La
tentazione viene dall'accettare una falsa idea di Dio, dal crearsi un Dio a
nostra immagine: geloso, invidioso, che non desidera il nostro bene, ma il
nostro male. Per questo si cede alle tentazioni, che muovono sempre dal nostro
egoismo, dal mettersi al centro di tutto, dal cercare quello che riteniamo
essere il “nostro bene” invece del bene.
Quello che riteniamo essere, magari in buona fede, il “nostro bene”, non è
sempre il bene. Abbiamo bisogno di aprire mente e cuore alla luce della parola
di Dio, alla conoscenza della verità, alla comprensione della sua Misericordia.
La tentazione è il segno più evidente della nostra umanità; anche Gesù conobbe
la prova della tentazione, segno e garanzia della sua umanità. La nostra
preghiera al Padre, sarà quella che non ci lasci cadere, che non ci abbandoni
nella tentazione, ci sostenga nella lotta inevitabile che la tentazione stessa
porta con sé.
Se è chiaro che la tentazione al male non può venire da Dio, la tentazione in
quanto prova, lotta, cimento: si. La prova della fede può provenire dalla
stessa verità di Dio.
Chiediamo al Signore di non abbandonarci nelle prove di ogni giorno, che
diventano tentazioni per la nostra fede, la nostra adesione a Lui, e per questo
richiedono sempre conversione, preghiera e penitenza. Per non entrare nella
tentazione non bastano le ragioni e i convincimenti umani, occorrono vigilanza
e preghiera: “vigilate e pregate per non entrare in tentazione, per non cadere
nella tentazione”. Non abbandonarci, o Dio, nella tentazione che la legge debba
prevalere sull'uomo, nella tentazione del castigo e della punizione invece che
la Misericordia e il perdono, nella superficialità di seguire le logiche del
mondo invece che la logica del Vangelo. Maria aiutaci a sciogliere i nodi
complicati di tante situazioni del nostro mondo; Tu che sei Madre di
Misericordia, aiutaci ad essere misericordiosi come il Padre Nostro celeste.
|
|
|
|
<-Indietro |
|
|
|