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La sorgente dell'umiltà è la carità
di Don Carlo
"Quando sei invitato a nozze
da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato
più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: cedigli
il posto...". È meglio riconoscerlo francamente: il brano dell'evangelista
Luca che ci propone di cercare l'ultimo posto è certamente in contrasto con il
nostro stile di vita. L'umiltà è una virtù che non è più di moda, non solo
nella nostra società in genere, ma anche per molti cristiani... Qui gioca a
fondo la follia del Vangelo. A chi vuole diventare umile essa richiede di
esercitarsi a ritenere gli altri superiori a se stessi; chiede di preferire una
stima minore a una maggiore, le situazioni umili alle più alte, l'ultimo al
primo posto, nella misura possibile, secondo la propria vocazione; ma, concessa
ogni legittima eccezione, questa misura è sempre grande per chi la cerca
veramente! Sappiamo quanti Santi hanno cercato gelosamente quest'ultimo posto.
Invece di accusarli di pazzia, dobbiamo vedere in loro un amore immenso verso
il Cristo rivelazione totale dell'amore di Dio. Questa è la sorgente
dell'umiltà e della carità: la certezza di essere pensati, amati e perdonati da
Dio che, per amore si fa piccolo confondendosi fino in fondo con la nostra
vita. Diventa compagno di viaggio nella storia di tutti i giorni rendendola
vera ed infinita. Tutto di noi diventa sacro perché amato da Dio, nulla di noi
andrà perduto perché legato all'eternità di Dio.
Si deve vivere questo annuncio di umiltà senza calcoli, nella verità, cioè
pagandolo di persona, umilmente. Non si può dire la verità di atteggiamenti
quotidiani a cui questa decisione ci impegna. Quando due uomini si disputano il
medesimo guadagno non divisibile, ciascuno si giustifica dicendo: "Perché
lui e non io?". L'uomo umile è portato a dire a se stesso: "In fondo,
perché io e non lui?". Quando c'è un insuccesso, ciascuno dei membri di un
gruppo cerca un colpevole; è evidentemente colpa del tale o del tal altro.
L'uomo umile si interroga: "Perché dovrebbe essere più colpa loro che
mia?" Quando il nostro genio o i nostri talenti sono sconosciuti e
inutilizzati, si esclama con disappunto: Che ingiustizia! Oppure: Peggio per
loro! L'umile invece è portato a dire a se stesso: " Dopo tutto sono
davvero così indispensabile?" Sorridendo farà partecipe delle sue
ricchezze coloro che accetteranno di riceverle. E’ eroismo voler far morire in sé ogni forma
di orgoglio. Per sentircene dispensati preferiamo recriminare ipocritamente contro
i pericoli che l'umiltà cristiana farebbe allo sviluppo della nostra
personalità. Ma ci inganniamo, e se abbiamo soltanto un briciolo di lealtà,
dovremmo convenire che se tanti, ahimè, non riescono ad essere degli uomini,
non è affatto perché abbiano coltivato assiduamente l'umiltà; è piuttosto
perché le mille forme della sufficienza e dell'orgoglio, in se stessi e negli
altri, impediscono loro di partecipare all'abbassamento di Cristo per essere da
Lui e in Lui convertiti e fatti crescere. Osiamo domandare a coloro che
disprezzano tanto le vie dell'umiltà e ne fanno così facilmente il processo:
"Le avete veramente provate?". "Chiunque si esalta sarà
umiliato, chi si umilia sarà esaltato...".
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