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Annunciazione
di Enzo Mazzini
Oggi, lunedì 25 marzo, ricorre
una grande solennità religiosa: la festa dell'Annunciazione del Signore e
quindi, come ogni anno, i fedeli provenienti da varie parrocchie si ritrovano
in preghiera nella Chiesa della SS.ma Annunziata. Questa festa è infatti molto
sentita e poi corrono anche per premiare i grandi sforzi del Diacono Agostino
Antognetti, oggi visibilmente emozionato e che si prodiga, con tutte le sue
forze, per rendere sempre più bella e preziosa questa Casa di Dio che, con la
collaborazione dei fedeli dell'Annunziata e Casano Alto, ha fatto diventare un
vero gioiello. Anch'io tutti gli anni
partecipo alla S.Messa, che è sempre davvero commovente, anche per cercare di
contribuire, insieme a Federico, a renderla il più possibile solenne col canto della
Messa "De Angelis" ed altri bellissimi inni. Sono, come sempre, presenti
tutti i sacerdoti ed i diaconi dell'intero Vicariato di Luni oltre che
l'immancabile Don Romano. Molto profonda , come sempre,
l'omelia di Don Carlo Cipollini che di seguito riporto: "Siamo riuniti, insieme
ai confratelli ed al nostro carissimo Diacono, per vivere questo momento
importante non solo per la festa patronale dell'Annunciazione, ma anche per
iniziare un percorso di preparazione a quello che è il grande mistero della nostra
vita, il grande mistero della fede. Ed è proprio in questo momento che ha
inizio questo mistero. Ha inizio con una proposta che viene fatta ad una
vergine, viene fatta ad una giovinetta, una proposta molto importante, una
proposta che va al di là di quello che è il nostro pensiero. Come si può capire
questo grande mistero di Dio che desidera essere accolto nel grembo di una
donna? Come è possibile se pensiamo che Dio, l'Onnipotente, non poteva neanche
essere pronunciato nel Vecchio Testamento e non poteva essere visto?
Ricordiamoci tutta la storia della salvezza nel Vecchio Testamento: il cammino
del popolo dalla schiavitù alla libertà, in modo particolare il deserto. Come è possibile che
l'Onnipotenza di Dio abbia voluto manifestarsi al mondo, con la logica nostra
poi, all'uomo, in questo modo? E quale volontà di Dio? Avrebbe potuto benissimo
trovare un altro modo, forse più rumoroso, più visibile. Voi lo sapete, noi
uomini desideriamo le cose visibili, desideriamo dei segni particolari.
"Il segno vi sarà dato: una vergine partorirà". Ecco, allora
entriamo, come possiamo definirlo?, in un linguaggio completamente diverso dal
linguaggio degli uomini: i pensieri di Dio non sono i pensieri degli uomini.
Allora io ho compreso anche il perché della costruzione di questa piccola
Chiesa, accanto al nostro paese, accanto alle nostre case, dedicata ad una
Persona così importante, a questa Maternità, perché è proprio questa Maternità
che illumina le nostre famiglie. E noi sappiamo allora il valore di questa Casa,
accanto alle nostre case e come in questa Casa c'è e c'è stata una storia
importante, così come la è anche nelle nostre case dove forse qualche volta
mancano delle persone, ci sono dei vuoti però questa Casa così importante, che
è la nostra Chiesa, illumina anche la mancanza, quei vuoti, quei volti di
quelle persone che noi abbiamo amato perché, è molto bello questo, sono
inserite in questo grande mistero della fede, in questo annuncio di una verità
assoluta: Dio è diventato oggi, diventa, uno di noi. Vuole entrare, ed è bello
questo, nel grembo di una donna. Dio l'Incontenibile,
l'Onnipotente, si dice l'Immisurabile, vuol essere compreso nel ventre di una
donna. Inaudito! Il grande miracolo dell'amore! E qui inizia proprio la storia
di quello che sarà poi il segno concreto: ecco, allora il cammino di noi che
stiamo percorrendo è proprio il cammino della Quaresima dove oggi ci viene
chiesto di vivere questa festa, attraverso il canto, attraverso la gioia,
attraverso la preghiera, perché è un giorno solenne, però ci viene chiesto
anche che questo esempio di meditazione, di contemplazione, di fiducia, di
questa giovane deve essere anche il nostro, pensiero del nostro cuore. Anche
noi dobbiamo essere fiduciosi. Anche a noi viene annunciato il grande mistero
della fede. Anche noi siamo chiamati ad accogliere nella nostra vita, e
l'abbiamo accolto attraverso il grande dono del Battesimo, quello che significa
diventare cristiani. Ma non solo, noi lo sappiamo: non sarebbe sufficiente.
Anche noi dobbiamo, con la vita, testimoniare questa grande verità:
testimoniarla nei momenti dove c'è tanta gioia, dove c'è tanta speranza, dove
c'è tanta forza, ma anche testimoniarla nei momenti nei quali siamo presi dalla
stanchezza. Forse qualche volta il peccato
ostacola questa nostra visione, questo nostro guardare a questo grande
capolavoro, però non importa. C'è qualcuno che cammina con noi ed ecco la
maternità di Maria. Allora è bello avere la nostra
casa, la nostra Chiesa che guarda le nostre case: non ci lascia soli. È la bellezza della nostra
fede. È la certezza che Maria, comunque patrona della nostra storia, guardiana
della nostra vita, è la madre pronta ad accogliere, ad ascoltare quelle che
sono le preghiere del nostro cuore. Anche quando noi non ne siamo capaci, anche
quando la nostra parola non riesce ad esprimere quello che vorremmo, Maria
legge sul nostro volto e nel nostro cuore. Ed è bello il pensiero che qui ci
sono tante mamme: la bellezza di essere figli, legati a questo miracolo di
amore, quando la madre si dice che riesce a leggere i pensieri del figlio
quando è nel grembo e il figlio riesce a captare, a sentire, questo amore di
una maternità. Non solo, si dice ancora che una madre, anche se il figlio non
parla, riesce a leggere sul suo volto ed è sempre pronta ad offrire il suo
perdono, con forza, ma sempre il suo perdono. Ecco la bellezza della nostra
storia. Maria è così! Maria è potente, Maria è umile ma nello stesso tempo
grande. Maria è figlia e madre. Questa contraddizione! Eppure è la più grande
delle verità. Maria è umile, Maria è potente: "D'ora in poi tutte le
generazioni mi chiameranno beata". Allora affidiamoci, in questo
cammino prezioso della nostra vita, a questa Maternità che illumina i nostri
percorsi, i nostri passi. Ognuno di noi ha una storia particolarmente bella e
diversa e proprio per questo Maria è pronta ad illuminare i nostri passi per
poterci aiutare ad andare là, dove è la vera gioia. Noi sappiamo che la vera
gioia oggi è annunciata proprio con la Sua disponibilità ad essere Madre di Dio,
ma di essere anche nostra Madre". Qui termina la meravigliosa omelia di
Don Carlo che non finisce mai di coinvolgerci con le sue commoventi
riflessioni. Grazie Don Carlo!
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Il rosario, preghiera di tutti
di Don Carlo
Non
è raro trovare dei cattolici che giudicano infantile la devozione del Rosario
ritenendola tutt'al più capace di favorire la pietà sentimentale e abitudinaria
di qualche donna che trova del tempo da perdere, ma in ogni caso insegna di
essere praticata dagli uomini... tuttavia, se il tempo necessario per sgranare
le quindici decine del Rosario lo occupiamo meditando sulle grandi verità della
nostra fede, seguendo per così dire passo passo questa magnifica avventura
cristiana: se cerchiamo di valutarne la portata, di indovinarne lo splendore,
di contemplarne l'armonia, allora non saremo più tentati di sostenere che il
Rosario è una devozione per bambini. Certamente il Rosario è anche una
devozione per bambini nel senso che anche un bambino può servirsene e trarne
profitto. Anche questo manifesta quanto vi è di meraviglioso nei mezzi che Dio
ha messo a nostra disposizione per raggiungerlo: tutti possono servirsene con
frutto, dal bambino che comincia a parlare fino agli adulti più compresi dalla
propria sapienza.... È dal nulla che Dio ha creato il mondo della natura;
è con del "nulla" che crea per ciascuno di noi il mondo
incomparabilmente più bello e più grande della fede. Il "nulla"
all'origine delle cose: ecco il marchio di fabbrica di Dio, segno indiscutibile
della sua onnipotenza. Quando abbiamo compreso questo, si può recitare il
rosario e meditarne i misteri perché si è colto il vero metodo. Questo
metodo consiste anzitutto nel mettersi alla scuola di Dio, nell'ascoltare la
sua voce, che parla al nostro cuore, mentre le labbra recitano il Pater e le
Ave, nel farsi in una parola fanciulli alla sua Presenza. Perché quando si tratta
di conoscere Dio, non c'è sapienza umana che tenga: i più grandi
saggi saranno sempre stolti alla sua Presenza. La sapienza appartiene solo a
Dio che, come e sole splendente, irradia in noi la luce. Entrati in questo
atteggiamento, fidandoci di Dio e affidando a lui la nostra vita,
occorre far posto al cuore, dargli il tempo di estasiarsi, di riscaldarsi ai
raggi delle verità divine che il Rosario richiama, e di trarne le conclusioni
per la vita di ogni giorno. Allora la nostra non sarà una vita qualunque;
non avanti per caso, dovunque spingano i venti del capriccio e delle passioni;
sarà una vita luminosa e feconda, perché tutta impregnata di fede e di
carità; sarà un continuo Rosario vivente in cui i più umili atti continueranno
la storia della salvezza.... In questo meraviglioso cammino non lasciamoci
impressionare né distogliere dall’oscurità e dalle difficoltà. Per
entrare nel mondo della fede, per sentire l'intelligenza dilatarsi con
facilità e il cuore riscaldarsi di amore divino, è necessario attraversare la
galleria che vi conduce. Soltanto dopo aver camminato per qualche tempo a
tastoni nelle tenebre, tendendo umilmente la mano a Dio che ci chiama, per
non cadere, orientandoci al suono della sua voce per non smarrirci, i
nostri occhi si apriranno finalmente alla luce di cui egli vuole inondare
coloro che lo cercano con semplicità di cuore. Cerchiamo dunque e
troveremo, bussiamo e ci verrà aperto. Maria Madre di Dio e nostra Madre,
ci aiuta a scoprire l'amore di Dio per la nostra vita.
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L’abbraccio del Padre
di Roberto
L’abbraccio del Padre
Questo è un piccolo viaggio di
avvicinamento alla preghiera del Padre Nostro, la preghiera di Gesù per eccellenza.
Le riflessioni riportate in queste pagine ed in quelle che seguiranno sono
tratte fedelmente dal libro “L’Abbraccio del Padre”, scritto da mons. P.G. Grampa,
Vescovo emerito di Lugano (CH) ed hanno il merito di aiutarci e meglio
comprendere la preghiera più bella per Dio insegnataci da Gesù stesso per
vedere e vivere l’amore di Dio verso l’uomo, con fiducia nella sua immensa bontà.
Mons. Grampa ci fa entrare e di accompagna a scoprire la ricchezza delle parole
che tutti abbiamo imparato da piccoli a recitare. E’ un aiuto prezioso che
porta a capire la bellezza, la grandezza e la consolazione di un Padre il cui
amore è sintetizzato in quelle 56 parole del Padre Nostro. Pregare non è fare
affidamento solo sulle parole, ma sul nostro abbandono totale e sereno,
fiducioso in Dio. E’ noto che del “Padre Nostro” ci sono giunte due versioni:
quella più lunga di Matteo ( 6,9-13 ) composta di sette invocazioni, e la più breve di Luca ( 11,2-4
) con cinque invocazioni, mentre non vi è cenno nei vangeli di Marco e
Giovanni. Benchè diverse, le due forme si possono considerare quasi identiche e
la forma breve di Luca è contenuta interamente in quella di Matteo il quale ha
inserito il Padre Nostro nel grande discorso della Montagna, dove indica le
qualità caratteristiche del cristiano e dice che la preghiera autentica non può
venir fatta per farsi vedere, ma deve essere indirizzata unicamente a Dio e
soprattutto non deve essere fatta di troppe parole. Pregare non è fare
affidamento sulle parole, ma sol nostro abbandono totale e sereno, fiducioso in
Dio. Il contesto di Di Luca è diverso. L’evangelista sottolinea come i
discepoli non chiedono a Gesù una preghiera, ma un modo di pregare, un modello
e un metodo di preghiera che distingua i cristiani da altri gruppi religiosi.
“Padre Nostro che sei nei Cieli”
Gesù ha detto solamente Padre,
l’aggettivo Nostro è stato senz’altro aggiunto dalla comunità dei discepoli.
Allora sentite la bellezza di questo attacco: Padre, Abbà, Papà; sentite tutta
la delicatezza e l’intensità di questo appellativo che ci pone da soli nel
cuore dell’evento cristiano: Dio è Padre di Gesù e Padre Nostro. Se Dio è
Padre, noi siamo figli nonostante gli anni, l’esperienza, la professionalità,
dobbiamo sentirci figli amati ed accolti, liberamente amati, liberamente
accolti. Sentire che all’origine c’è un Padre che ci crea, ci ama, ci salva, ci
attende, dal quale veniamo ed a cui ritorniamo, cambia tutta la prospettiva
della nostra esistenza.
“Padre Nostro”
Ciascuno vede allora quanto
attuale ed importante sia riflettere su questa fondamentale preghiera. Abbiamo
ricordato che l’aggettivo è specificazione della prima comunità cristiana.
Probabilmente Gesù non l’ha detto, l’ha sottinteso, esplicitarlo non tradisce
ma precisa. La paternità di Dio si esprime al plurale perchè il Padre Nostro è
la preghiera dei figli e dei fratelli. La preghiera del Signore è stata pensata
come una preghiera da fare insieme, è una preghiera corale. L’uomo, qualsiasi
uomo è dentro il Padre Nostro che è Padre di tutti, anche dei nemici, degli
altri, dei diversi, perché quello del Padre è un amore espansivo guidato dalla
gratuità non dalla reciprocità. Dobbiamo tutti fare l’esperienza, spesso di
ricordare, lodare e pregare Dio come Padre Nostro, vivendo e recitando questa
preghiera tanto semplice quanto intensa ed essenziale.
“Nei Cieli”
Questa aggiunta presente solo
in Matteo vuole imprimere all’invocazione un’andatura più liturgica e solenne;
vuole ricordarci che se Dio Padre è amore e benevolenza, è anche onnipotenza e
trascendenza, invisibile e misteriosa. Per rivolgersi a Dio, Padre Nostro, che
sei nei cieli, occorrono conversione, fiducia, abbandono. Un Padre così vicino
a noi da essere la nostra origine, la nostra ragion d’essere, il fondamento
della nostra vita umana e cristiana nel rapporto con un Dio che ci parla, che
ama, che si mette in comunicazione con noi, ma al tempo stesso è un Padre
celeste, non terreno. Per questo è importante sottolineare l’alterità di Dio e
meditare in silenzio, contemplando il Padre Nostro che è nei cieli.
Roberto
Prossimamente mons. Grampa ci
illustrerà il passo “Sia santificato il Tuo Nome”
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