Sabato 23 febbraio la Chiesa
Cattedrale di Cristo Re della Spezia, per una mattinata, è stata dominio
incontrastato dei cattolici ortonovesi che sono corsi in massa, per fare da
cornice ad un grande avvenimento: al loro concittadino Agostino Cavirani, della
Parrocchia di San Martino e San Lorenzo, è stata conferita l'Ordinazione
diaconale permanente dal Vescovo diocesano, S.E. Mons.Luigi Ernesto Palletti.
Tutto Ortonovo è corso in massa per prender parte a questo importante
avvenimento.
Erano presenti anche molti parrocchiani dell'intero Vicariato di Luni che hanno
utilizzato mezzi propri e l'autobus messo a disposizione, accompagnati dai loro
parroci che tutti hanno voluto essere presenti in questa significativa
cerimonia.
Anche la Corale, diretta dal Maestro Renato Bruschi, era presente al gran
completo per accompagnare, in modo davvero coinvolgente e solenne, i vari
momenti della cerimonia.
Bellissimo il canto d'ingresso: “Rallegriamoci nel Signore ", a cui ha
fatto seguito la Liturgia della Parola, accompagnata dall'invocazione dei fedeli:
“Ti servirò con gioia, Signore, nella tua casa". Molto commovente la
Liturgia dell'Ordinazione, iniziata con la "Presentazione ed
Elezione" e molto profonda e coinvolgente, come sempre, l'omelia del
Vescovo che di seguito riporto:
"Il Vangelo ci ha ricordato come, se il chicco di grano non cade e muore,
rimane solo. È la radice di ogni servizio all'interno del popolo di Dio, ma è
soprattutto la conformazione al Signore Gesù il quale veramente, facendosi
uomo, dai cieli si è lasciato cadere sulla terra per morire e risorgere per noi
e con noi. E dunque non rimanere solo, ma con una moltitudine di fratelli. Egli
chiama tutti alla santità: a tutti insegna e dà la possibilità di pregare il
Padre, chiamandoLo Padre, Abbà; costituisce un popolo di Dio che vada, annunzi
l'Evangelo e porti realmente la novità della Resurrezione in ogni parte della
terra, ma all'interno di quel popolo costituisce dei pastori per la guida del
popolo e dei servi particolarmente dediti alla carità e all'annuncio della
Parola. Ecco noi oggi viviamo proprio questo: l'ordinazione di un Diacono,
servo della carità, annunziatore della Parola. E allora, per cercare di
comprendere, o meglio per vivere insieme, nella pienezza, quello che ora stiamo
compiendo, vediamo veramente alcuni momenti fondamentali che precederanno
immediatamente l'ordinazione del Diacono, che coinvolgeranno lui, perché sarà
lui a dover dare delle risposte, ma che interpellano anche ognuno di noi, come
persone nella propria singolarità e, come popolo di Dio, nella comunione
dell'unica fede, dell'unica Chiesa.
Innanzitutto gli verrà chiesto
se vuol essere consacrato al ministero della Chiesa per mezzo dell'imposizione
delle mie mani e col dono dello Spirito Santo: è ovvio che è una cosa scontata
questa, altrimenti non sarebbe qui.
Però è importante pensare che quello che oggi viene celebrato non è il
conferimento di un incarico, ma è un'ordinazione; dunque coinvolge, con un gesto
forte, un gesto della Chiesa: coinvolge l'effusione dello Spirito, fa sì che
chi è incaricato venga anche consacrato e che realmente quello Spirito rimanga
con lui sempre. Gli incarichi possono mutare; l'Ordinazione rimane sempre la
stessa. Dunque, oggi noi non viviamo un mandato, ma viviamo soprattutto
un'ordinazione. Lo Spirito scende; lo Spirito modella in modo nuovo: non è solo
un incarico. Certo, modellato in modo nuovo, dobbiamo agire in modo nuovo e
ricevere un incarico nuovo. È vero, ma non è un solo incarico. Il rito, la
liturgia ce lo fa comprendere bene: consacrato al ministero della Chiesa per
mezzo dell'imposizione delle mani, con il dono dello Spirito Santo. Siamo di
fronte a un Sacramento, a un'azione di Cristo e della Sua Chiesa. Ma, subito
dopo, viene chiesto che, una volta ricevuto questo dono, veramente se lui lo
voglia vivere e allora vien detto: “Vuoi esercitare il ministero del Diaconato
con umiltà e carità, in aiuto dell'ordine sacerdotale a servizio del popolo
cristiano?". Anche qui la Liturgia entra proprio nel merito, nello
spessore più profondo del servizio: l'umiltà, quell'atteggiamento interiore che
ci fa sentire servi per poter servire. Abbiamo bisogno dell'umiltà evangelica.
Tutti abbiamo bisogno dell'umiltà evangelica per non servirci di chi stiamo
servendo, ma invece servire gratuitamente coloro che il Signore ci ha affidato.
E allora questo servizio va fatto nell'umiltà interiore e nella carità
manifesta, soprattutto in questo grado dell'Ordine, dove realmente il Diacono è
posto come segno della carità, all'interno della comunità di fede e questa
umiltà e questa carità non è però posta a caso: non è posta in modo confuso;
non è posta in qualche posto, in qualche luogo, ma in aiuto dell'ordine
sacerdotale. È questo il posto corretto del primo grado: in aiuto dell'ordine
sacerdotale. È bello questo, perché se fosse semplicemente l'andare in un luogo
o in un altro a compiere un'azione o un'altra, beh! sarebbe certamente un
mandato importante, come tanti mandati importanti esistono nella Chiesa, ma qui
c'è un legame profondo: per il Diacono l'imposizione delle mani non è data per
il sacerdozio, ma è data per collaborare, in aiuto all'ordine sacerdotale. Ecco
allora perché la presenza all'Altare, nella divina liturgia, nella proclamazione
dell'Evangelo, nella ministerialità che a lui compete e che la Chiesa gli ha
affidato, nella testimonianza di vita, ma è bello pensare come realmente, se
vuole essere tale, non può prescindere da questa comunione profonda con
l'Ordine sacerdotale, perché questo lo pone al servizio del popolo di Dio.
Allora, quanto è importante questo secondo passaggio!
Poi gli verrà chiesto se vuole custodire in una coscienza pura il mistero della
fede, per annunziarla con le parole e le opere, secondo il Vangelo e le
tradizioni della Chiesa. E qui abbiamo sentito la seconda Lettura: Quant'è
importante l'Apostolo; custodire in una coscienza pura il mistero della fede.
Vuol dire che siamo servi della Parola, che la Parola è superiore a noi e che
noi dobbiamo portarLa con fedeltà, con autenticità, senza nulla togliere e
nulla aggiungere, permettendo al popolo di Dio di comprenderLa e lasciandoci
interpellare anche lì dove la Parola interpella per primo noi stessi.
AnnunziarLa con le parole e con le opere, caratteristico dei discepoli del
Signore Gesù, il quale, viene detto, agì con parole ed opere. Dunque, le opere
della salvezza, dunque le parole del Vangelo che annunziano, che rendono
presente il Signore Gesù, misteriosamente ma realmente presente e questo fatto,
secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa. È anche bello pensare a
questo, non solo secondo il Vangelo, ma il Vangelo e la tradizione della
Chiesa; perché? Perché tradizione vuol dire consegna, passaggio fedele,
dall'inizio ad oggi, all'eternità.
Il Vangelo ci viene consegnato dalla Chiesa, va letto nella Chiesa, va
interpretato secondo il magistero della Chiesa, va donato nella fedeltà della
fede della Chiesa. Allora realmente, realmente possiamo dire di essere servi
che annunziano la Parola di salvezza.
E poi gli viene chiesto se vuole custodire e alimentare, nel suo stato di vita,
lo spirito di orazione e adempiere fedelmente l'impegno della liturgia delle
ore, secondo la condizione ovviamente propria del diacono, insieme al popolo di
Dio, per la Chiesa e per il mondo intero. Questo è un affidamento che a volte
si coglie meno, ma si coglie meno nel Diacono, meno nel Sacerdote, meno nel
Vescovo. Rimaniamo più colpiti da quando agiscono, compiono le celebrazioni che
a loro competono, mettono in opera i gesti di carità dovuti nel Vangelo, ma ci
dimentichiamo invece che la Chiesa affida a chi ha ricevuto il sacramento
dell'Ordine anche un altro compito fondamentale e importante, a volte molto
meno visibile, ma non meno importante, che è quello della preghiera quotidiana
per tutto il popolo di Dio. E allora ecco questa fedeltà alla liturgia delle
ore, quella liturgia che scandisce, momento per momento, la nostra giornata e
che permette a tutto il popolo di Dio di potersi realmente unire e anche
ricevere questa preghiera, continuamente, dei ministri ordinati. È
un'intercessione particolare; è l'intercessione che Cristo chiede a coloro che,
avendo chiamati a Sè, li ha inviati per annunziare l'Evangelo del Regno.
Ecco, tutto questo realmente si dovrà realizzare, ma questo sarebbe ancora
poco, anche se sembra tantissimo, se non si realizzasse l'ultimo passaggio:
"Tu che sull'Altare sarai messo a contatto col Corpo e Sangue di Cristo,
vuoi conformare a Lui tutta la tua vita?". Questo è il passaggio decisivo:
"Vuoi conformare a Lui tutta la tua vita?". In effetti la
conformazione la riceve già attraverso il Sacramento, però sappiamo anche che
ciò che siamo lo dobbiamo vivere e allora, se da una parte è un dono, perché è
conformato diacono secondo il modello della carità di Cristo, attraverso
l'imposizione delle mani e il dono dello Spirito, dall'altra parte è un impegno
perché quel dono va vissuto, attivato, custodito e messo a disposizione dei
fratelli.
Nessuno di noi riceve un dono per sé stesso perché, se il il dono è un dono per
la comunità, ogni dono va posto al servizio della comunità.
Ecco, noi oggi vogliamo vivere questo. Vogliamo dire grazie al Signore,
vogliamo implorare il dono della vocazione, al Signore, ma soprattutto vogliamo
camminare insieme perché l'annunzio del Vangelo raggiunga veramente tutti, sino
ai confini della terra.
Chiediamolo e affidiamoci in modo particolare all'intercessione della Beata
Vergine Maria".
Dopo l'omelia, l'eletto diacono si alza in piedi e si pone davanti al Vescovo
che lo interroga in merito alla volontà di assumere precisi impegni, da
manifestare davanti al popolo di Dio, prima di ricevere l'ordine del diaconato
ed in particolare:
- la volontà ad essere
consacrato al ministero della Chiesa per mezzo del l'imposizione delle
mani del Vescovo con il dono dello Spirito
Santo;
- la volontà ad esercitare il
ministero del diaconato con umiltà e carità in aiuto dell'ordine
sacerdotale, al servizio del popolo
cristiano;
- la volontà a custodire in
una coscienza pura il mistero della fede, per annunziarla con le parole
e le opere, secondo il Vangelo e la
tradizione della Chiesa;
- la volontà a custodire ed
alimentare nella vita lo spirito di orazione ed adempiere fedelmente
l'impegno della Liturgia delle ore, insieme
con il popolo di Dio per la Chiesa e il mondo intero.
Inoltre, lui che sull'Altare sarà messo a contatto con il corpo e il sangue di
Cristo, esprime la volontà, con l'aiuto di Dio, di conformare a Cristo tutta la
sua vita.
Quindi promette al Vescovo ed ai suoi successori filiale rispetto ed
obbedienza.
A questo punto, il Vescovo conclude: "Dio che ha iniziato in te la Sua
opera la porti a compimento ".
Dopo la recita delle Litanie dei Santi, l'eletto diacono si avvicina al
Vescovo, che sta in piedi alla sede con la mitra in capo, e si inginocchia
davanti a lui per ricevere l'ordinazione. Il Vescovo impone le mani sul capo
dell'eletto senza dire nulla. Poi, il Vescovo recita la solenne preghiera di
ordinazione. Quindi l'ordinato diacono si alza ed un diacono gli impone la
stola diaconale e lo riveste della dalmatica.
La commovente cerimonia termina con la consegna del Vangelo all'ordinato, da
parte del Vescovo, con la seguente esortazione: "Ricevi il Vangelo di
Cristo del quale sei diventato l'annunziatore: credi sempre ciò che proclami,
insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni". Prosegue
quindi la celebrazione della Santa Messa.