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Ceccardo - La Spezia, la Lunigiana, Caffaro
di Romano Parodi
Ceccardo - La Spezia, la
Lunigiana, Caffaro
La
provincia di La Spezia – Un grosso chiodo su cui aveva disperatamente battuto
il grande martello ceccardiano. Su
proposta degli amici Manfredo Giuliani, Ubaldo Formentini, Ubaldo Mazzini,
Luigi Campolongo, Giovanni Sforza, Alceste di Ambris ed altri, fu proposto come
segretario della imminente costituzione della provincia della Spezia (Ceccardo
è stato direttore della rivista “Apua Giovane”, fondato da Manfredo Giuliani:
una rassegna di arte, storia e filosofia, che si faceva promotore di un
movimento regionale di rinnovamento delle tendenze e delle forme di vita. Una
vera e propria aspirazione di stampo mazziniano. (Apua = Pontremoli, è stata la
capitale dei Liguri Apuani). L'incontro alla Spezia con Ubaldo Mazzini, Achille
Neri e Giovanni Sforza, che avevano dato vita al "Giornale Storico della
Lunigiana", fu determinante.
Gli amici gli avevano fatto anche la carta da visita. «Ceccardo Roccatagliata Ceccardi,
letterato e critico d'arte. Segretario generale della costituenda provincia de
La Spezia», e la distribuirono agli amici. Un giorno Ceccardo e Viani
presero il treno e andarono alla Spezia.
Gironzolarono
tutto il giorno e la notte per la città e nei giardinetti davanti al golfo,
soli come due “dannati”. Ma non servì a nulla, la popolazione non sapeva e non
era interessata, non ci fu abbastanza pressione da parte dei politici nostrani.
Ceccardo capì che anche questo suo sogno sarebbe svanito. La nuova provincia
era ancora da divenire (nascerà nel 1923). Quella era la seconda delusione che
la città gli inflisse. La prima, quando col cambio del sindaco (Muore la
giunta Sindico e muoio anch’io)* non gli fu rinnovato l’incarico di
bibliotecario (strano d’avvero, perché la giunta nascente era guidata dal dott.
Luigi Piola, ortonovese, socialista, amico di tante battaglie, e parente.
Nepotismo all’antraversa!). Il nostro tuonava infuriato: “Muovonsi
il Tino e la Palmaria assieme, faccian
siepe, e annieghin te cittàde maledetta”.
Ma... “Se la storia della nostra terra la fecero U. Mazzini e M.
Giuliani, se la bandiera la sventolò U. Formentini, non c’è dubbio alcuno che
chi la cantò fu Ceccardo Roccatagliata Ceccardi.”
Comunque,
anche la città di La Spezia, come Genova, gli dedicò una strada ed un
monumento (il poeta Gino Patroni, col suo dire irridente: “La
strada più corta, al poeta dal cognome più grande”).
E l’occhio scorre
questa di castelli
ermi turrita nobil terra
Il magra
per un grembo di monti in sinuoso
arco si adima e la rispetta
Pontremoli ligure costretta
entro le mura de le quattro torri
Sul
castello di Mulazzo Giovanni Sforza volle l’epigrafe di Ceccardo
“Posò
su questi ermi sassi
un’orma di Dante
ma più di essi
il popol di Val di Magra
la serba in cuore
onde ancor oggi la grida
segno di cortesia”.
*Analogo epilogo ebbe la traduzione degli
Annali di Caffaro* (la storia di Genova dal 1099). Ceccardo fu scelto dal
comune fra molti, e lusingato, lo affrontò - dice Rosina - con grande
entusiasmo. Col suo “meraviglioso gergo” tradusse i primi libri, poi la giunta
cambiò e la spesa fu sospesa. Ceccardo non solo non vide pubblicato il suo
lavoro (“un grande dolore”), ma non fu nemmeno pagato. Era il
settembre del 1910 quando annunziava all’Amm. Comunale di aver terminato la
prima parte del lavoro. Le lentezze burocratiche, gli inevitabili ostacoli
frapposti da mutate amministrazioni («i democratici colla scusa che tale
spesa è improduttiva mi sospendono l’incarico; neppure pubblicando il già
tradotto») furono tali da privare il poeta di quella che sarebbe stata una
delle sue gioie più vive: la pubblicazione di questa sua fatica di artista e di
studioso e di storico, di un’opera che rimaneva “fra le più care al mio cuore”. Solo nel 1922 il Comune di Genova
riprendeva il vecchio disegno (ma Ceccardo non c'era più), e G. Monleoni, nel
‘29, dava finalmente alla luce l’opera dell’annalista genovese, “nella
lucida prosa ceccardiana”. La sorte, continuava a perseguitarlo.
- Curiosità: un filo invisibile ha legato Montale a Ceccardo
(i due non si sono mai frequentati). “Caffaro” è una poesia (minore) di
Montale: egli percorreva tutte le mattine via Caffaro, e passava davanti alla
casa dei Ceccardi per andare a scuola, e poi per recarsi alla redazione del
giornale: “Il Caffaro”, sito nella stessa via.
Montale, inoltre, venne spesso a Carrara dall’amico Vico Lodovici, che
prima di lui fu grande amico di Ceccardo
e che, in periodi diversi, più
volte, ha ospitato, entrambi. E’ qui che Montale, nel ‘22 scrisse uno dei suoi capolavori: “I limoni”.
- In quella casa del nonno Paolo Luigi Ceccardi (avvocato o
notaio), quando nacque Ceccardo, c’erano due serve: si chiamavano Antognetti ed
erano di Ortonovo ed il bimbo fu tenuto a battesimo da Bartolomeo Bianchi,
ortonovese, padre dell’avv. Bianchi. Queste notizie mi sono state date da Mons.
Emilio Corsi, Abate Priore della seconda chiesa di Genova: Il Carmelo.
- *Caffaro era: console, soldato, cronista, e narratore delle
patrie memorie. Al seguito del condottiero genovese Testadimaglio, partecipò
alla prima Crociata di Goffredo di Buglione (1099), il quale, fece scolpire
sulla facciata del Santo Sepolcro la scritta “Praepotens Genuensium Praesidium” -
Protettorato Genovese del Presidio - c’è tutt’ora. Questa frase mi ricorda il
caro amico sopraccitato, don Emilio Corsi, ortonovese (conservo di lui decine
di cartoline), morto pochi anni fa, che dopo la prestigiosa nomina di “Prelato
d’Onore di sua Santità” (1990) fu insignito, da Papa Woitila, anche del titolo
di “Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme”, ordine
religioso fondato da Goffredo di Buglione proprio nel 1099.
(La morte di don Emilio, così
voleva essere chiamato, l’ho già commemorata sul Sentiero. Il ricordo di lui
più vivo? quando il vescovo, oggi Patriarca di Venezia, Moraglia, arrivò sul sagrato, il
giorno della Madonna, noi due gli andammo incontro, lo abbracciò e rivolto a me
disse: “Il mio insegnante”)
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V I O L E N Z A E S P E R A N Z A
di Antonio Ratti
Ogni giorno, di fronte a tanta violenza , a tutto
ciò che grida ingiustizia e dolore, all’indifferenza di chi, non
direttamente coinvolto, si considera spettatore neutrale, sembra confermarsi
sempre più l’ indomabilità del male come
un fato ineluttabile al quale l’uomo non può sottrarsi. Quasi che gli fosse riservato
- da chi? - “il destino di rinnegare continuamente se stesso” (Bertand Russel).
Una sentenza impronunciabile, tanto è priva di speranza. Il male s’ingoia tutto; trasforma la terra in una immensa via
crucis dove l’ uomo è sottoposto a forti disagi per errate scelte proprie o
di una oligarchia prevaricatrice. Ho
sempre considerato un’espressione esagerata, perché contraria all’ottimismo del
Creatore nel dare anima e corpo alla sua creazione, “questa valle di lacrime” della Salve Regina: oggi non mi sembra, poi,
tanto stonata. Da quando gli Stati si sono dotati di rispettabili convenzioni
diplomatiche, si dice che siano stati firmati sessantamila trattati di pace,
quindi sessantamila guerre li hanno preceduti, travolgendo ogni idea di
rispetto reciproco. La violenza si è presa ogni cosa: madri incinte, bambini e
vecchi; ha divorato tesori di amore, di intelligenza, di coraggio; ha
imbarbarito e reso il genere umano più povero nello spirito, nel corpo e nelle
risorse. Attualmente, ho ascoltato alla radio, sono in corso 52 tra guerre e
guerriglie per il possesso di “nostra
sorella acqua”. Come negarci l’un l’altro l’acqua, quando intorno non vi è
che quel pozzo e per tutti, notabili e derelitti, la medesima sete? Non vorrei che all’ Aia la Conferenza
mondiale indetta dall’ONU per discutere della carenza idrica e delle
possibilità di approvvigionarsi nella stratosfera di questo elemento vitale (definito oro
blu ), ponga le basi per un’ altra
drammatica frattura tra ricchi e poveri, un nuovo colonialismo ( ne
abbiamo bisogno? ), nuove forme di ricatto e di abusi. All’OPEC ed alle 7
sorelle del petrolio si potrebbe aggiungere un OPEC dell’acqua ben più
insidioso, perché l’alternativa all’acqua è la morte. L’ uomo non nasce per se stesso e per esaurirsi
nell’ edonistica esaltazione delle sue potenzialità. Ha dei doveri sociali, se
non altro, verso chi genererà e formerà, fino alla fine dei giorni, la famiglia umana. Se all’improvviso ci venisse chiesto: che
fare per riportare un po’ di ordine e di rispetto alla creazione? L’imbarazzo sarebbe grande e le risposte
articolate. Ne ho colte alcune, diverse nella forma, simili nel contenuto
quando aiutano a credere nella speranza.
La religione è la “forza debole”
che combatte il male (A. Levi). “La fede…. Ultima risorsa per non arrendersi” (A.
Levi). “La fede è fondamento delle cose che si sperano” (S. Paolo, Epistola
agli Ebrei). “Un po’ di fede ci vuole, sennò non si supera nulla e uno si
dispera: la disperazione è la dichiarazione esplicita di mancanza di fede” (Toaff,
rabbino) e di resa, aggiungo. Forse, più che nell’ammirazione stupita delle
meraviglie del creato, è nel profondo della disperazione per le ingiustizie
della vita e della storia, è nei momenti nei quali l’uomo si trova a sperare
contro ogni logica, che egli riesce a darsi la capacità e la volontà di credere
che il male non può essere dominante per sempre. Che senso avrebbe una creazione orientata al
negativo e al peggio? Per il misticismo
medioevale, la fede è la nascita di Dio nell’uomo. Per l’uomo di oggi, la fede è la ricerca di
quell’energia misteriosa che induce a sperare e a credere che fare il male è
più costoso e faticoso del fare il bene. Fare il bene non costa niente e dona
speranza, fare il male è senza speranza e fine a se stesso.
La
Spezia 20 marzo 2000
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Cercando… Magonza
di Paola G. Vitale, Luni Mare
Tanto incuriosita, l’ho
cercata e trovata nel regno di Germania, sulle sponde del fiume Reno, in pieno
entroterra, il tutto a pagina ottantuno dell’Atlante Storico n° 1, dove compare
la grande espansione arabo-islamica.
Magonza era la Sede Vescovile del Vescovo Bonifacio, nominato dal Papa Gregorio
II col nome di un martire romano e confermato dal Papa Gregorio III per
l’evangelizzazione del territorio tedesco. Formatosi nelle abazie benedettine come
Exeter ed oltre, Vicefrido, dal Regno Anglosassone chiamato a Roma, colpì
fortemente con la sua efficace predicazione e fu nominato arcivescovo del
territorio germanico. Grande fu la sua opera di fondazione di chiese e
monasteri come la celebre abazia di Fulda. Bonifacio il 5 giugno del 754, trovò
il martirio con circa cinquanta suoi seguaci, in un agguato di truci ladroni in
Frigia dove intendeva riprendere la sua opera di predicazione, uscendo dalla
sede di Magonza.
Questa mia piccola ricerca è nata dall’entusiasmo creatosi in me, nello sfogliare
l’Atlante Storico n° 2, dove non ho trovato indicata Magonza, bensì tutto
l’evolversi di popoli, potenze, vane guerre e battaglie navali nel corso degli
anni e dei secoli. Ma la potenza dell’arte, degli amanuensi, degli artisti
fanno esaltare la potenza dell’anima umana intrisa di Dio. Pensandoci bene,
dobbiamo un grande ringraziamento a Dio Padre per essere nati in Italia, da
genitori cristiani, nella nascente Repubblica Italiana, fortemente cercata e
voluta da tanti eroi e festeggiata questo 2 giugno 2018 dopo oltre sessant’anni
di pace e di laboriosa ricerca di sviluppo sociale. C’è un’altra cosa che
vorrei dirvi, che riguarda la cultura. L’Atlante Storico è un formidabile,
succinto fornitore circa la formazione europea, nella sua cristianità, capace
di rigettare le grandi invasioni di turchi, ottomani moreschi, arabi islamici.
Rendiamo grazie a Dio
…e rivediamo un po’ gli
Atlanti Storici!
5 giugno 2018 San Bonifacio
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Dal DIARIO DI UN PELLEGRINO
di Gualtiero Sollazzi
M’è venuta in mente questa
folgorante espressione dell’indimenticato mons. Tonino Bello a proposito di
certi “temi caldi”, quando il ‘Corso di formazione sulla pastorale nel
territorio’ si è chiuso in quel di Fiuggi. Si sono dette tante parole
importanti, non inutili; sono stati fatti balenare dei cammini suggestivi, ma
assai esigenti; le conseguenze sono state messe nelle coscienze più che nelle
mani. Tutto questo ha suscitato un po’ di subbuglio dentro, ha costretto, e
costringe, a rivedere molte impostazioni e scelte pastorali e l’inquietudine ha
preso corpo, inevitabilmente, in parecchi di noi. Beata, però, perché potrebbe
spazzar via sicurezze vuote, arroccamenti al proprio ‘campanile’ ormai datati,
un lavoro pastorale isolato che oggi, ma forse anche ieri, non ha più senso.
A insegnarci, preti e laici, con qualche mitria a completamento. I vescovi (2)
sono stati esemplarmente fraterni e soprattutto capaci di ‘dirci cose’. I preti
erano Franco Brambilla e Antonio Staglianò: chi li conosce sa quanto siano
bravi a suscitare domande, anche in forma provocatoria, con l’esigenza di
personali risposte. Il prof. Savagnone e la prof.ssa Sarcià sono stati i due laici
che non hanno esitato a gettare sale su parecchie ‘piaghe’ per farci pensare e
possibilmente decidere: basterà leggere in seguito le loro relazioni. In questi
giorni di lavoro duro su mète, strade, mezzi e modelli che sono stati “l’impianto”
del Corso, non potendo raccontare, provo a rubare alcune battute dei ‘maestri’.
Su la cultura: “Davvero la nostra cultura è senza parole?” “Il rapporto tra fede e cultura, diventa un
problema urgente e irrinunciabile”. Un flash sulla parrocchia: “La parrocchia
dovrebbe somigliare all’antica abbazia benedettina: romani e barbari, schiavi e
liberi, analfabeti e sapienti, tutti fratelli”. Sulla comunicazione: “La
comunicazione non è solo qualcosa di verbale; la vera comunicazione è la
reciprocità”. “Parliamo con franchezza anche all’interno della Chiesa e
ricominciamo a discutere.” Sull’uomo:
“Ogni uomo che viene al mondo, porta il segno cristologico.” “Cristo è l’uomo
vero, e la verità dell’uomo non si trova nell’uomo, ma in Lui.” “Le nostre
parrocchie dovrebbero essere il luogo dove l’umano è custodito.” Infine, sulla
carità: “La Chiesa, quindi, è il corpo della carità.” “Getta il tuo cuore in faccia all’altro.” “Il
cristianesimo non è una religione, ma una missione.” “E, la missione, non solo è portare Gesù, ma
trovare Gesù nell’altro.” “Aiutare i
bisogni non solo per strappare dai bisogni, ma per ri-creare un uomo libero.”
Frammenti sparsi, questi; forse confusi, ma che sono circolati all’interno di
relazioni serie, appassionate, col fuoco del Vangelo dentro. Darne un assaggio,
potrà servire a immaginarne i ‘sapori’. In ultimo, la gente. Tanta, 300
persone, a prevalenza laicale, venute da tutt’Italia. Ho pensato d’istinto a
quanti sacrifici nascosti per una presenza, alla fatica di viaggi anche
estenuanti, alla voglia di esserci per portare ventate di freschezza nelle
proprie parrocchie. Infine, quante ‘parlate’: l’emiliana con quelle vocali
slargate; la meridionale inconfondibile; la toscana (s’era in pochi, purtroppo)
simpaticamente brillante.
Quanti volti: il vecchio con la barba bianca, il prete giovane con giubbotto
d’ordinanza e il colletto a far capolino sempre a scrivere tutto; giovani
genitori con bambini piccoli, mascotte inevitabili del popolo corsista. Tessere
di un unico mosaico, verrebbe la voglia di dire, che componevano un desiderio,
che costruivano una speranza, che si richiamavano a un unico Volto.
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Carissimo Walter
di Marta
Sono già due anni! È proprio
il caso di dire; che qui! sulla terra il tempo vola. Certo le cose non sono
cambiate in meglio purtroppo! Ci sono sempre maledette guerre, sembra non
abbiano fine. Le notizie dei quotidiani mettono in risalto sempre cose brutte,
varie testate di giornali evidenziano la cronaca nera. Altre, gossip e poi
sport. Tutti insieme nella stessa edicola, nello stesso mondo, nella stessa
vita.
A proposito di sport questo periodo di agosto, ci sono i campionati europei.
L’Italia si distingue con dei campioni veramente notevoli. Una buona promessa
Chiara Pellacani, di soli 15 anni gareggia con i big è medaglia d’oro. Simona
Quadrelli 19 anni, tre medaglie d’oro nuoto 800 metri stile libero.
A Glasgow. Questi atleti, si distinguono certo con tanta voglia di farcela, ma
con tanti sacrifici, tanti chili di sudore, tanti allenamenti, uno stile di
vita, con tanto di “chapeau”. Facciamo arrivare a loro, tutto il nostro
sostegno, specialmente a chi deve ancora gareggiare.
In confronto al calcio questi sport li chiamano minori, minori di che !!!.
Perché nel calcio circolano molti soldi? I giocatori sono pagati con cifre da
capogiro, si creano così dei modelli di vita, incompatibili con la vera realtà,
aerei privati, macchine di lusso, alberghi e resort da nababbi.
Che tristezza, Walter, non ti sembra un paradosso, mentre la gente muore di
fame? Ma quello che ci fa veramente male, è la nostra impotenza, per cercare
almeno di cambiare un po’ le cose.
Roma al circo massimo, il Papa abbraccia più di settanta mila giovani
provenienti da tutto il mondo, all’incontro dei due giorni e notti, con il
Papa. Le sue parole “Non lasciatevi rubare i sogni” acclamato dalla folla, con
bandierine, fazzolettini, e cappellini.
8 settembre, la ricorrenza della nostra amata Madonna del mirteto a Ortonovo.
Verremo in tanti, come sempre tutti gli anni, ma con gli amici! Saremo vicini a
Te, parleremo di Te, e sarai in mezzo a noi li nel tuo caro paese, ad ammirare
i colori del paradiso, cieli azzurri, montagne verdi immerse nel mare, l’oro
rosso del cielo, in quel tramonto così dolce da spaccare il cuore, che solo i
tramonti d’estate, possono lasciare dietro di se.
Ciao Walter
La Madonna ci protegga sempre
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Gruppo Neocatecumenale a Roma
di Liliana
È passato un po' di tempo da
sabato 5/5/2018 giorno in cui ho partecipato al grande evento a Tor Vergata per
il 50° anniversario del Cammino Neocatecumenale a Roma.
Ho voluto e desiderato esserci, per me è stata una cosa grande essere lì perché
ho compreso e visto che il Signore fa grandi cose, è Lui che conduce e si serve
di persone umili che sanno donare la loro vita e si mettono nelle Sue mani.
Tanti fratelli di comunità sono venuti veramente dall'altra parte del mondo, da
5 continenti, ha partecipato 150 mila fratelli di 135 nazioni.
È con grande gioia che il Santo Padre ha ringraziato quanti andavano in
missione “ad gentes”, 34 famiglie che sono state richieste da altrettanti
Vescovi, che porteranno nelle zone secolarizzate il Vangelo con una piccola presenza
di Chiesa, e 25 Comunità delle parrocchie di Roma che hanno già concluso questa
iniziazione cristiana che andranno nelle parrocchie alle periferie di Roma.
Il Santo Padre ci ha esortato all'evangelizzazione che è la priorità della
Chiesa oggi “ perché missione è dare voce all'amore fedele di Dio, è annunciare
che il Signore ci vuole bene e che non si stancherà mai di me, di te, di noi,
di questo mondo del quale forse noi ci stanchiamo. Missione è donare ciò che
abbiamo ricevuto, Gesù ci dice “andate””. Un invito chiaro ad essere sempre in
uscita, pellegrini nel mondo alla ricerca del fratello che ancora non conosce
la gioia dell'amore di Dio.
Questo hanno fatto Kiko, Carmen (che è tornata alla casa del Padre il 19 Luglio
2017 a Madrid) partendo dalle baracche di Palomeras Altas a Madrid nel 1964 e
da qui lo Spirito Santo ha soffiato in tutto il mondo. Questo soffio è arrivato
anche qui da noi, il primo annuncio è stato accolto a Nicola-Isola dall'allora
parroco Don Lodovico Cappellini, tanti fratelli che l'hanno accolto sono ancora
tra noi. Durante gli anni le tre comunità seguendo Don Lodovico sono arrivate
nella Parrocchia del Preziosissimo Sangue di Luni dove sono tutt'oggi.
Io e gli altri fratelli, che abbiamo partecipato all'incontro a Roma, ci sentiamo
di dire grazie al Signore che ci ama, ci conduce e confidiamo in Lui; grazie
per averci chiamato a conoscerlo, amarlo e servirlo; grazie ai nostri
catechisti che si sono messi al servizio di Gesù e della Madre Chiesa; i
sacerdoti che ci hanno seguito e continuano a farlo.
Noi piccolo gregge abbiamo trovato forza da questo incontro, ascoltando e
cantando i soliti salmi con tanti altri fratelli in tante lingue diverse ma
capendoci, era veramente una Pentecoste dello Spirito. Abbiamo preso forza in
questo tempo di Pasqua, tempo in cui noi catecumeni siamo invitati, con il
povero che rappresenta la Chiesa in uscita, ad andare ad annunciare la domenica
nelle piazze la buona notizia che Gesù ti ama ed è nato e risorto per te, per
me, per tutti. Portando questa notizia nell'umiltà sapendo che portiamo un
tesoro in vasi di creta.
In questa testimonianza voglio ricordare in particolare i fratelli che non sono
più tra noi, Don Cappellini, Antonio Giubolini, Carlo Striano, che si sono
fatti strumenti nelle mani di Dio per donare quello che avevano ricevuto.
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Ricordati di santificare le feste.
di Stefania
“Io sono la vite, voi siete i
tralci…senza di me non potete fare nulla. Gv.15
Ricordati di santificare le feste.
Il nostro Dio dell’amore ci parla e ci dà consigli, segni, aiuti per come
vivere bene tra noi anche attraverso la natura…
Questo mondo che il Ns. Dio ha creato, e donandoci la sua fiducia, ce l’ha
consegnato per custodirlo e migliorarlo, attraverso i doni che lui ha messo
dentro ciascuno; lo stiamo distruggendo e la natura che non perdona si sta
ribellando, ma non stiamo distruggendo solo la natura, ci stiamo distruggendo
anche fra di noi uomini creature di Dio e disidratati di amore, del suo amore,
perché non vogliamo rimanere uniti a lui e non vogliamo prendere consapevolezza
che dipendiamo da lui e di conseguenza non chiediamo a sua Madre, ai Santi a Lui
di aiutarci attraverso la santa e preziosa preghiera quotidiana, non bussiamo
ogni giorno alla sua porta, per stare con lui, non lo cerchiamo, non lo
vogliamo conoscere, attraverso il vangelo e non vogliamo instaurare con lui, la
nostra relazione personale. Per migliorarci ogni giorno, per essere oggi
migliori di ieri, e domani migliori di oggi, e quindi crescere nell’amore,
quindi non crearci ferite tra noi, ed essere consolati per le ferite che
riceviamo, ed essere anche curati per le ferite che ci siamo fatti e ci
facciamo per i ns peccati (Sacramento della riconciliazione o confessione).
Il nostro rifiuto, i ns non farlo entrare nella ns quotidianità ci ha portato a
questo mondo e ai suoi frutti, che sono quelli che otteniamo quando non vige
nelle ns relazioni quotidiane il rispetto reciproco della persona, e quindi
viviamo chi più chi meno in luoghi dove c’è assenza di vera pace, di armonia di
giustizia, perché manca nei nostri comportamenti l’amore.
Diceva San Giovanni Bosco “la porzione dell’umana società; su cui sono fondate
la speranza del presente e dell’avvenire, la porzione degna dei più attenti
riguardi è senza dubbio la gioventù. Se la gioventù sarà rettamente educata vi
sarà ordine e moralità, al contrario vizio e disordine”.
Noi abbiamo ricevuto il sacramento del battesimo e poi ???
Abbiamo ricevuto anche la prima eucarestia e poi ???
La domenica e le domeniche successive la nostra prima comunione con il Signore
dove abbiamo ricevuto la sua presenza fisica e la sua grazia, siamo poi ritornati
a nutrirci di lui???.
Abbiamo ricevuto il sacramento della confermazione, la cresima e poi ???.
Ci siamo sposati in chiesa perché abbiamo deciso di sposarci nella ns chiesa???
E quindi di ricevere il sacramento del matrimonio cristiano???. È tutta l’estate
che rifletto su questo e su quanto inconsapevolmente è stata grande la nostra superficialità
di sposi cristiani nei confronti del nostro Dio dell’amore, che ci ha creati e
redenti a caro prezzo e che l’abbiamo “riescluso” dalla nostra vita, dalla nostra
famiglia, dalla nostra casa. Immediatamente dalla domenica dopo che abbiamo
ricevuto il sacramento del matrimonio; in quanto non abbiamo cercato nel
viaggio di nozze e così per le domeniche successive, una chiesa per rinutrirci
di lui, per riceverlo di nuovo dentro di noi, con la sua forza, con la sua
presenza e con la sua grazia e quindi di alimentare e far crescere in noi quei
frutti che sono i doni del suo santo spirito ricevuto in noi attraverso i
sacramenti. No (e mi voglio ripetere) non ci siamo impegnati ogni domenica ad
andare da lui alla santa messa per ricevere quel pane di vita nostro nutrimento
e ad ascoltare la sua parola importantissima per imparare ad amarci uno con
l’altro, in modo sempre migliore e quindi di essere illuminati dal suo vangelo,
per conoscere la sua sapienza, per discernere il bene dal male nel nostro
quotidiano e non soffocare il suo santo spirito che è dentro ciascuno di noi
dal giorno del nostro battesimo. Dice papa Francesco “Se noi ascoltiamo lo
spirito santo, lui ci insegna la via della saggezza, che è vedere con gli occhi
di Dio, sentire con le orecchie di Dio, amare con il cuore di Dio, giudicare le
cose con il giudizio di Dio. Per questo dobbiamo chiedere al Signore, che ci
dia lo spirito santo e ci dia il dono della saggezza e con questa saggezza
andiamo avanti con lui; amo la famiglia, la chiesa e tutti ci santifichiamo,
chiediamo oggi la grazia della sapienza e chiediamolo alla Madonna. Il dono
della sapienza ci permette di vivere in armonia con noi stessi con gli altri e
con Dio godendo dei suoi doni e dei suoi benedicici dalla divina Maria
ausiliatrice.
Buon cammino di conversione quotidiana a ciascuno di noi e uniti alla nostra
chiesa non possiamo perderci e che Maria (come diciamo in una canzone a lei
dedicata) ci aiuti ad accogliere suo figlio che vive dentro di noi dal giorno
che siamo diventati cristiani, figli di Dio, nel giorno del battesimo.
Se ognuno di noi si impegna ogni giorno per la salvezza della propria anima,
vivremo già qui in un mondo meraviglioso, nell’armonia.
Noi siamo figli del Dio dell’amore.
Stefania Del Nero
“Se osserverete i miei
comandamenti, rimarrete nel mio amore…Vi ho detto queste cose perché la mia
gioia sia in voi e la vs gioia sia piena. Gv15
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I giovani e i sogni possibili
di Giuliana Rossini
Una mattina, piazza XXIX
novembre di Casano si è riempita di circa 300 giovani provenienti da tutta la
Liguria a partire da Imperia e Savona e di questi un centinaio venivano dalla
sola Spezia. Erano diretti al Santuario del Mirteto e facevano una sosta qui da
noi per riposarsi un po’. Erano i giovani che avrebbero partecipato al raduno a
Roma voluto da Papa Francesco in vista del sinodo della gioventù. Erano
silenziosi e ordinati: non hanno assalito il bar lì vicino, non hanno gettato
cartacce o chewingum in terra, non hanno fatto schiamazzi. Si sono guardati
intorno soddisfatti e ammirati, si sono affacciati educatamente al negozio lì
vicino che hanno mostrato di gradire poi, dopo una breve sosta, hanno ripreso
il loro cammino verso il paese.
Peccato non averlo saputo in tempo (avevano deciso questo pellegrinaggio solo
la sera precedente), i nostri giovani avrebbero potuto incontrarli!
Giunti al Santuario, dopo un intenso momento di preghiera con padre Miguel,
sono stati rifocillati dalle meravigliose donne del paese sempre generose e
imbattibili nel dare, il giorno dopo a Portovenere avrebbero assistito ad una
messa celestiale da un concerto del Gen Verde (il complesso musicale femminile
dei Focolari).
Come giustamente ha detto il nostro pontefice, i giovani sono la speranza del
futuro, sono loro che, pieni di entusiasmo e ideali, possono cambiare una
realtà che appare deludente e non offrire nulla ai giovani, specialmente il
lavoro senza il quale viene a mancare la dignità e il senso di autostima.
Difatti questi giovani sembravano molto motivati e hanno posto a Papa Francesco
domande impegnative e molto imbarazzanti alle quali il Santo Padre non si è
sottratto, ma ha risposto con molta sincerità ed anche grande emozione.
E’ stato un momento indimenticabile. Tra l’altro Francesco ha invitato i
giovani a sognare, a credere alla realizzazione di un mondo migliore che,
sebbene ancora non si vede, si concretizzerà senza dubbio.
La partecipazione appassionata dei giovani è stata grandissima: grazie Papa
Francesco e grazie a voi giovani che ci avete fatto sognare!
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