N° 8 - Settembre 2018
Storie dei lettori

Clicca sulla foto per ingrandirla
  Ceccardo - La Spezia, la Lunigiana, Caffaro
di Romano Parodi


 

 

Ceccardo - La Spezia, la Lunigiana, Caffaro

 

La provincia di La Spezia – Un grosso chiodo su cui aveva disperatamente battuto il grande martello ceccardiano.  Su proposta degli amici Manfredo Giuliani, Ubaldo Formentini, Ubaldo Mazzini, Luigi Campolongo, Giovanni Sforza, Alceste di Ambris ed altri, fu proposto come segretario della imminente costituzione della provincia della Spezia (Ceccardo è stato direttore della rivista “Apua Giovane”, fondato da Manfredo Giuliani: una rassegna di arte, storia e filosofia, che si faceva promotore di un movimento regionale di rinnovamento delle tendenze e delle forme di vita. Una vera e propria aspirazione di stampo mazziniano. (Apua = Pontremoli, è stata la capitale dei Liguri Apuani). L'incontro alla Spezia con Ubaldo Mazzini, Achille Neri e Giovanni Sforza, che avevano dato vita al "Giornale Storico della Lunigiana", fu determinante. 
Gli amici gli avevano fatto anche la carta da visita.  «Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, letterato e critico d'arte. Segretario generale della costituenda provincia de La Spezia», e la distribuirono agli amici. Un giorno Ceccardo e Viani presero il treno e andarono alla Spezia.

Gironzolarono tutto il giorno e la notte per la città e nei giardinetti davanti al golfo, soli come due “dannati”. Ma non servì a nulla, la popolazione non sapeva e non era interessata, non ci fu abbastanza pressione da parte dei politici nostrani. Ceccardo capì che anche questo suo sogno sarebbe svanito. La nuova provincia era ancora da divenire (nascerà nel 1923). Quella era la seconda delusione che la città gli inflisse. La prima, quando col cambio del sindaco (Muore la giunta Sindico e muoio anch’io)* non gli fu rinnovato l’incarico di bibliotecario (strano d’avvero, perché la giunta nascente era guidata dal dott. Luigi Piola, ortonovese, socialista, amico di tante battaglie, e parente. Nepotismo all’antraversa!). Il nostro tuonava infuriato: “Muovonsi il Tino e la Palmaria assieme,  faccian siepe, e annieghin te cittàde maledetta”.  Ma... “Se la storia della nostra terra la fecero U. Mazzini e M. Giuliani, se la bandiera la sventolò U. Formentini, non c’è dubbio alcuno che chi la cantò fu Ceccardo Roccatagliata Ceccardi.”

Comunque, anche la città di La Spezia, come Genova, gli dedicò una strada ed un monumento (il poeta Gino Patroni, col suo dire irridente: “La strada più corta, al poeta dal cognome più grande”).

 

E l’occhio scorre

questa di castelli

ermi turrita nobil terra

Il magra

per un grembo di monti in sinuoso

arco si adima e la rispetta

Pontremoli ligure costretta

entro le mura de le quattro torri

 

Sul castello di Mulazzo Giovanni Sforza volle l’epigrafe di Ceccardo

Posò su questi ermi sassi
  un’orma di Dante
 ma più di essi
il popol di Val di Magra
 la serba in cuore
 onde ancor oggi la grida
segno di cortesia”.

*Analogo epilogo ebbe la traduzione degli Annali di Caffaro* (la storia di Genova dal 1099). Ceccardo fu scelto dal comune fra molti, e lusingato, lo affrontò - dice Rosina - con grande entusiasmo. Col suo “meraviglioso gergo” tradusse i primi libri, poi la giunta cambiò e la spesa fu sospesa. Ceccardo non solo non vide pubblicato il suo lavoro (“un grande dolore”), ma non fu nemmeno pagato. Era il settembre del 1910 quando annunziava all’Amm. Comunale di aver terminato la prima parte del lavoro. Le lentezze burocratiche, gli inevitabili ostacoli frapposti da mutate amministrazioni («i democratici colla scusa che tale spesa è improduttiva mi sospendono l’incarico; neppure pubblicando il già tradotto») furono tali da privare il poeta di quella che sarebbe stata una delle sue gioie più vive: la pubblicazione di questa sua fatica di artista e di studioso e di storico, di un’opera che rimaneva “fra le più care al mio cuore”. Solo nel 1922 il Comune di Genova riprendeva il vecchio disegno (ma Ceccardo non c'era più), e G. Monleoni, nel ‘29, dava finalmente alla luce l’opera dell’annalista genovese, “nella lucida prosa ceccardiana”. La sorte, continuava a perseguitarlo.

       - Curiosità: un filo invisibile ha legato Montale a Ceccardo (i due non si sono mai frequentati). “Caffaro” è una poesia (minore) di Montale: egli percorreva tutte le mattine via Caffaro, e passava davanti alla casa dei Ceccardi per andare a scuola, e poi per recarsi alla redazione del giornale: “Il Caffaro”, sito nella stessa via.  Montale, inoltre, venne spesso a Carrara dall’amico Vico Lodovici, che prima di lui fu grande amico di Ceccardo  e che, in periodi diversi,  più volte, ha ospitato, entrambi. E’ qui che Montale, nel ‘22  scrisse uno dei suoi capolavori: “I limoni”.

       - In quella casa del nonno Paolo Luigi Ceccardi (avvocato o notaio), quando nacque Ceccardo, c’erano due serve: si chiamavano Antognetti ed erano di Ortonovo ed il bimbo fu tenuto a battesimo da Bartolomeo Bianchi, ortonovese, padre dell’avv. Bianchi. Queste notizie mi sono state date da Mons. Emilio Corsi, Abate Priore della seconda chiesa di Genova: Il Carmelo.

       - *Caffaro era: console, soldato, cronista, e narratore delle patrie memorie. Al seguito del condottiero genovese Testadimaglio, partecipò alla prima Crociata di Goffredo di Buglione (1099), il quale, fece scolpire sulla facciata del Santo Sepolcro la scritta “Praepotens Genuensium Praesidium” - Protettorato Genovese del Presidio - c’è tutt’ora. Questa frase mi ricorda il caro amico sopraccitato, don Emilio Corsi, ortonovese (conservo di lui decine di cartoline), morto pochi anni fa, che dopo la prestigiosa nomina di “Prelato d’Onore di sua Santità” (1990) fu insignito, da Papa Woitila, anche del titolo di “Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme”, ordine religioso fondato da Goffredo di Buglione proprio nel 1099.

(La morte di don Emilio, così voleva essere chiamato, l’ho già commemorata sul Sentiero. Il ricordo di lui più vivo? quando il vescovo, oggi Patriarca di Venezia, Moraglia, arrivò sul sagrato, il giorno della Madonna, noi due gli andammo incontro, lo abbracciò e rivolto a me disse: “Il mio insegnante”)


  V I O L E N Z A E S P E R A N Z A
di Antonio Ratti


 

Ogni  giorno, di fronte a tanta violenza , a tutto ciò che grida  ingiustizia  e dolore, all’indifferenza di chi, non direttamente coinvolto, si considera spettatore neutrale, sembra confermarsi sempre più l’ indomabilità  del male come un fato ineluttabile al quale l’uomo non può sottrarsi. Quasi che gli fosse riservato - da chi? - “il destino di rinnegare continuamente se stesso” (Bertand Russel). Una sentenza impronunciabile, tanto è priva di speranza.
Il male s’ingoia tutto; trasforma la terra in una immensa  via crucis dove l’ uomo è sottoposto a forti disagi per errate scelte proprie o di una oligarchia  prevaricatrice. Ho sempre considerato un’espressione esagerata, perché contraria all’ottimismo del Creatore nel dare anima e corpo alla sua creazione, “questa valle di lacrime” della Salve Regina: oggi non mi sembra, poi, tanto stonata. Da quando gli Stati si sono dotati di rispettabili convenzioni diplomatiche, si dice che siano stati firmati sessantamila trattati di pace, quindi sessantamila guerre li hanno preceduti, travolgendo ogni idea di rispetto reciproco. La violenza si è presa ogni cosa: madri incinte, bambini e vecchi; ha divorato tesori di amore, di intelligenza, di coraggio; ha imbarbarito e reso il genere umano più povero nello spirito, nel corpo e nelle risorse. Attualmente, ho ascoltato alla radio, sono in corso 52 tra guerre e guerriglie per il possesso di “nostra sorella acqua”. Come negarci l’un l’altro l’acqua, quando intorno non vi è che quel pozzo e per tutti, notabili e derelitti, la medesima sete?  Non vorrei che all’ Aia la Conferenza mondiale indetta dall’ONU per discutere della carenza idrica e delle possibilità di approvvigionarsi nella stratosfera di questo elemento vitale (definito  oro  blu ), ponga le basi  per  un’ altra  drammatica frattura tra ricchi e poveri, un nuovo colonialismo ( ne abbiamo bisogno? ), nuove forme di ricatto e di abusi. All’OPEC ed alle 7 sorelle del petrolio si potrebbe aggiungere un OPEC dell’acqua ben più insidioso, perché l’alternativa all’acqua è la morte.  L’ uomo non nasce per se stesso e per esaurirsi nell’ edonistica esaltazione delle sue potenzialità. Ha dei doveri sociali, se non altro, verso chi genererà e formerà, fino alla fine dei  giorni, la famiglia umana.  Se all’improvviso ci venisse chiesto: che fare per riportare un po’ di ordine e di rispetto alla creazione?  L’imbarazzo sarebbe grande e le risposte articolate. Ne ho colte alcune, diverse nella forma, simili nel contenuto quando aiutano a credere nella speranza.  La religione è la “forza debole” che combatte il male (A. Levi). “La fede…. Ultima risorsa per non arrendersi” (A. Levi). “La fede è fondamento delle cose che si sperano” (S. Paolo, Epistola agli Ebrei). “Un po’ di fede ci vuole, sennò non si supera nulla e uno si dispera: la disperazione è la dichiarazione esplicita di mancanza di fede” (Toaff, rabbino) e di resa, aggiungo. Forse, più che nell’ammirazione stupita delle meraviglie del creato, è nel profondo della disperazione per le ingiustizie della vita e della storia, è nei momenti nei quali l’uomo si trova a sperare contro ogni logica, che egli riesce a darsi la capacità e la volontà di credere che il male non può essere dominante per sempre.  Che senso avrebbe una creazione orientata al negativo e al peggio?  Per il misticismo medioevale, la fede è la nascita di Dio nell’uomo.  Per l’uomo di oggi, la fede è la ricerca di quell’energia misteriosa che induce a sperare e a credere che fare il male è più costoso e faticoso del fare il bene. Fare il bene non costa niente e dona speranza, fare il male è senza speranza e fine a se stesso.

                                                                      

 

La Spezia 20 marzo 2000

  Cercando… Magonza
di Paola G. Vitale, Luni Mare



Tanto incuriosita, l’ho cercata e trovata nel regno di Germania, sulle sponde del fiume Reno, in pieno entroterra, il tutto a pagina ottantuno dell’Atlante Storico n° 1, dove compare la grande espansione arabo-islamica.
Magonza era la Sede Vescovile del Vescovo Bonifacio, nominato dal Papa Gregorio II col nome di un martire romano e confermato dal Papa Gregorio III per l’evangelizzazione del territorio tedesco. Formatosi nelle abazie benedettine come Exeter ed oltre, Vicefrido, dal Regno Anglosassone chiamato a Roma, colpì fortemente con la sua efficace predicazione e fu nominato arcivescovo del territorio germanico. Grande fu la sua opera di fondazione di chiese e monasteri come la celebre abazia di Fulda. Bonifacio il 5 giugno del 754, trovò il martirio con circa cinquanta suoi seguaci, in un agguato di truci ladroni in Frigia dove intendeva riprendere la sua opera di predicazione, uscendo dalla sede di Magonza.
Questa mia piccola ricerca è nata dall’entusiasmo creatosi in me, nello sfogliare l’Atlante Storico n° 2, dove non ho trovato indicata Magonza, bensì tutto l’evolversi di popoli, potenze, vane guerre e battaglie navali nel corso degli anni e dei secoli. Ma la potenza dell’arte, degli amanuensi, degli artisti fanno esaltare la potenza dell’anima umana intrisa di Dio. Pensandoci bene, dobbiamo un grande ringraziamento a Dio Padre per essere nati in Italia, da genitori cristiani, nella nascente Repubblica Italiana, fortemente cercata e voluta da tanti eroi e festeggiata questo 2 giugno 2018 dopo oltre sessant’anni di pace e di laboriosa ricerca di sviluppo sociale. C’è un’altra cosa che vorrei dirvi, che riguarda la cultura. L’Atlante Storico è un formidabile, succinto fornitore circa la formazione europea, nella sua cristianità, capace di rigettare le grandi invasioni di turchi, ottomani moreschi, arabi islamici.

Rendiamo grazie a Dio

…e rivediamo un po’ gli Atlanti Storici!

5 giugno 2018 San Bonifacio


  Dal DIARIO DI UN PELLEGRINO
di Gualtiero Sollazzi


M’è venuta in mente questa folgorante espressione dell’indimenticato mons. Tonino Bello a proposito di certi “temi caldi”, quando il ‘Corso di formazione sulla pastorale nel territorio’ si è chiuso in quel di Fiuggi. Si sono dette tante parole importanti, non inutili; sono stati fatti balenare dei cammini suggestivi, ma assai esigenti; le conseguenze sono state messe nelle coscienze più che nelle mani. Tutto questo ha suscitato un po’ di subbuglio dentro, ha costretto, e costringe, a rivedere molte impostazioni e scelte pastorali e l’inquietudine ha preso corpo, inevitabilmente, in parecchi di noi. Beata, però, perché potrebbe spazzar via sicurezze vuote, arroccamenti al proprio ‘campanile’ ormai datati, un lavoro pastorale isolato che oggi, ma forse anche ieri, non ha più senso.
A insegnarci, preti e laici, con qualche mitria a completamento. I vescovi (2) sono stati esemplarmente fraterni e soprattutto capaci di ‘dirci cose’. I preti erano Franco Brambilla e Antonio Staglianò: chi li conosce sa quanto siano bravi a suscitare domande, anche in forma provocatoria, con l’esigenza di personali risposte. Il prof. Savagnone e la prof.ssa Sarcià sono stati i due laici che non hanno esitato a gettare sale su parecchie ‘piaghe’ per farci pensare e possibilmente decidere: basterà leggere in seguito le loro relazioni. In questi giorni di lavoro duro su mète, strade, mezzi e modelli che sono stati “l’impianto” del Corso, non potendo raccontare, provo a rubare alcune battute dei ‘maestri’. Su la cultura: “Davvero la nostra cultura è senza parole?”  “Il rapporto tra fede e cultura, diventa un problema urgente e irrinunciabile”. Un flash sulla parrocchia: “La parrocchia dovrebbe somigliare all’antica abbazia benedettina: romani e barbari, schiavi e liberi, analfabeti e sapienti, tutti fratelli”. Sulla comunicazione: “La comunicazione non è solo qualcosa di verbale; la vera comunicazione è la reciprocità”. “Parliamo con franchezza anche all’interno della Chiesa e ricominciamo a discutere.”  Sull’uomo: “Ogni uomo che viene al mondo, porta il segno cristologico.” “Cristo è l’uomo vero, e la verità dell’uomo non si trova nell’uomo, ma in Lui.” “Le nostre parrocchie dovrebbero essere il luogo dove l’umano è custodito.” Infine, sulla carità: “La Chiesa, quindi, è il corpo della carità.”  “Getta il tuo cuore in faccia all’altro.” “Il cristianesimo non è una religione, ma una missione.”  “E, la missione, non solo è portare Gesù, ma trovare Gesù nell’altro.”  “Aiutare i bisogni non solo per strappare dai bisogni, ma per ri-creare un uomo libero.” Frammenti sparsi, questi; forse confusi, ma che sono circolati all’interno di relazioni serie, appassionate, col fuoco del Vangelo dentro. Darne un assaggio, potrà servire a immaginarne i ‘sapori’. In ultimo, la gente. Tanta, 300 persone, a prevalenza laicale, venute da tutt’Italia. Ho pensato d’istinto a quanti sacrifici nascosti per una presenza, alla fatica di viaggi anche estenuanti, alla voglia di esserci per portare ventate di freschezza nelle proprie parrocchie. Infine, quante ‘parlate’: l’emiliana con quelle vocali slargate; la meridionale inconfondibile; la toscana (s’era in pochi, purtroppo) simpaticamente brillante.
Quanti volti: il vecchio con la barba bianca, il prete giovane con giubbotto d’ordinanza e il colletto a far capolino sempre a scrivere tutto; giovani genitori con bambini piccoli, mascotte inevitabili del popolo corsista. Tessere di un unico mosaico, verrebbe la voglia di dire, che componevano un desiderio, che costruivano una speranza, che si richiamavano a un unico Volto.

  Carissimo Walter
di Marta



Sono già due anni! È proprio il caso di dire; che qui! sulla terra il tempo vola. Certo le cose non sono cambiate in meglio purtroppo! Ci sono sempre maledette guerre, sembra non abbiano fine. Le notizie dei quotidiani mettono in risalto sempre cose brutte, varie testate di giornali evidenziano la cronaca nera. Altre, gossip e poi sport. Tutti insieme nella stessa edicola, nello stesso mondo, nella stessa vita.
A proposito di sport questo periodo di agosto, ci sono i campionati europei.
L’Italia si distingue con dei campioni veramente notevoli. Una buona promessa Chiara Pellacani, di soli 15 anni gareggia con i big è medaglia d’oro. Simona Quadrelli 19 anni, tre medaglie d’oro nuoto 800 metri stile libero.
A Glasgow. Questi atleti, si distinguono certo con tanta voglia di farcela, ma con tanti sacrifici, tanti chili di sudore, tanti allenamenti, uno stile di vita, con tanto di “chapeau”. Facciamo arrivare a loro, tutto il nostro sostegno, specialmente a chi deve ancora gareggiare.
In confronto al calcio questi sport li chiamano minori, minori di che !!!.
Perché nel calcio circolano molti soldi? I giocatori sono pagati con cifre da capogiro, si creano così dei modelli di vita, incompatibili con la vera realtà, aerei privati, macchine di lusso, alberghi e resort da nababbi.
Che tristezza, Walter, non ti sembra un paradosso, mentre la gente muore di fame? Ma quello che ci fa veramente male, è la nostra impotenza, per cercare almeno di cambiare un po’ le cose.
Roma al circo massimo, il Papa abbraccia più di settanta mila giovani provenienti da tutto il mondo, all’incontro dei due giorni e notti, con il Papa. Le sue parole “Non lasciatevi rubare i sogni” acclamato dalla folla, con bandierine, fazzolettini, e cappellini.
8 settembre, la ricorrenza della nostra amata Madonna del mirteto a Ortonovo.
Verremo in tanti, come sempre tutti gli anni, ma con gli amici! Saremo vicini a Te, parleremo di Te, e sarai in mezzo a noi li nel tuo caro paese, ad ammirare i colori del paradiso, cieli azzurri, montagne verdi immerse nel mare, l’oro rosso del cielo, in quel tramonto così dolce da spaccare il cuore, che solo i tramonti d’estate, possono lasciare dietro di se.
Ciao Walter
La Madonna ci protegga sempre


  Gruppo Neocatecumenale a Roma
di Liliana


È passato un po' di tempo da sabato 5/5/2018 giorno in cui ho partecipato al grande evento a Tor Vergata per il 50° anniversario del Cammino Neocatecumenale a Roma.
Ho voluto e desiderato esserci, per me è stata una cosa grande essere lì perché ho compreso e visto che il Signore fa grandi cose, è Lui che conduce e si serve di persone umili che sanno donare la loro vita e si mettono nelle Sue mani.
Tanti fratelli di comunità sono venuti veramente dall'altra parte del mondo, da 5 continenti, ha partecipato 150 mila fratelli di 135 nazioni.
È con grande gioia che il Santo Padre ha ringraziato quanti andavano in missione “ad gentes”, 34 famiglie che sono state richieste da altrettanti Vescovi, che porteranno nelle zone secolarizzate il Vangelo con una piccola presenza di Chiesa, e 25 Comunità delle parrocchie di Roma che hanno già concluso questa iniziazione cristiana che andranno nelle parrocchie alle periferie di Roma.
Il Santo Padre ci ha esortato all'evangelizzazione che è la priorità della Chiesa oggi “ perché missione è dare voce all'amore fedele di Dio, è annunciare che il Signore ci vuole bene e che non si stancherà mai di me, di te, di noi, di questo mondo del quale forse noi ci stanchiamo. Missione è donare ciò che abbiamo ricevuto, Gesù ci dice “andate””. Un invito chiaro ad essere sempre in uscita, pellegrini nel mondo alla ricerca del fratello che ancora non conosce la gioia dell'amore di Dio.
Questo hanno fatto Kiko, Carmen (che è tornata alla casa del Padre il 19 Luglio 2017 a Madrid) partendo dalle baracche di Palomeras Altas a Madrid nel 1964 e da qui lo Spirito Santo ha soffiato in tutto il mondo. Questo soffio è arrivato anche qui da noi, il primo annuncio è stato accolto a Nicola-Isola dall'allora parroco Don Lodovico Cappellini, tanti fratelli che l'hanno accolto sono ancora tra noi. Durante gli anni le tre comunità seguendo Don Lodovico sono arrivate nella Parrocchia del Preziosissimo Sangue di Luni dove sono tutt'oggi.
Io e gli altri fratelli, che abbiamo partecipato all'incontro a Roma, ci sentiamo di dire grazie al Signore che ci ama, ci conduce e confidiamo in Lui; grazie per averci chiamato a conoscerlo, amarlo e servirlo; grazie ai nostri catechisti che si sono messi al servizio di Gesù e della Madre Chiesa; i sacerdoti che ci hanno seguito e continuano a farlo.
Noi piccolo gregge abbiamo trovato forza da questo incontro, ascoltando e cantando i soliti salmi con tanti altri fratelli in tante lingue diverse ma capendoci, era veramente una Pentecoste dello Spirito. Abbiamo preso forza in questo tempo di Pasqua, tempo in cui noi catecumeni siamo invitati, con il povero che rappresenta la Chiesa in uscita, ad andare ad annunciare la domenica nelle piazze la buona notizia che Gesù ti ama ed è nato e risorto per te, per me, per tutti. Portando questa notizia nell'umiltà sapendo che portiamo un tesoro in vasi di creta.
In questa testimonianza voglio ricordare in particolare i fratelli che non sono più tra noi, Don Cappellini, Antonio Giubolini, Carlo Striano, che si sono fatti strumenti nelle mani di Dio per donare quello che avevano ricevuto.

  Ricordati di santificare le feste.
di Stefania


“Io sono la vite, voi siete i tralci…senza di me non potete fare nulla. Gv.15
Ricordati di santificare le feste.
Il nostro Dio dell’amore ci parla e ci dà consigli, segni, aiuti per come vivere bene tra noi anche attraverso la natura…
Questo mondo che il Ns. Dio ha creato, e donandoci la sua fiducia, ce l’ha consegnato per custodirlo e migliorarlo, attraverso i doni che lui ha messo dentro ciascuno; lo stiamo distruggendo e la natura che non perdona si sta ribellando, ma non stiamo distruggendo solo la natura, ci stiamo distruggendo anche fra di noi uomini creature di Dio e disidratati di amore, del suo amore, perché non vogliamo rimanere uniti a lui e non vogliamo prendere consapevolezza che dipendiamo da lui e di conseguenza non chiediamo a sua Madre, ai Santi a Lui di aiutarci attraverso la santa e preziosa preghiera quotidiana, non bussiamo ogni giorno alla sua porta, per stare con lui, non lo cerchiamo, non lo vogliamo conoscere, attraverso il vangelo e non vogliamo instaurare con lui, la nostra relazione personale. Per migliorarci ogni giorno, per essere oggi migliori di ieri, e domani migliori di oggi, e quindi crescere nell’amore, quindi non crearci ferite tra noi, ed essere consolati per le ferite che riceviamo, ed essere anche curati per le ferite che ci siamo fatti e ci facciamo per i ns peccati (Sacramento della riconciliazione o confessione).
Il nostro rifiuto, i ns non farlo entrare nella ns quotidianità ci ha portato a questo mondo e ai suoi frutti, che sono quelli che otteniamo quando non vige nelle ns relazioni quotidiane il rispetto reciproco della persona, e quindi viviamo chi più chi meno in luoghi dove c’è assenza di vera pace, di armonia di giustizia, perché manca nei nostri comportamenti l’amore.
Diceva San Giovanni Bosco “la porzione dell’umana società; su cui sono fondate la speranza del presente e dell’avvenire, la porzione degna dei più attenti riguardi è senza dubbio la gioventù. Se la gioventù sarà rettamente educata vi sarà ordine e moralità, al contrario vizio e disordine”.
Noi abbiamo ricevuto il sacramento del battesimo e poi ???
Abbiamo ricevuto anche la prima eucarestia e poi ???
La domenica e le domeniche successive la nostra prima comunione con il Signore dove abbiamo ricevuto la sua presenza fisica e la sua grazia, siamo poi ritornati a nutrirci di lui???.
Abbiamo ricevuto il sacramento della confermazione, la cresima e poi ???.
Ci siamo sposati in chiesa perché abbiamo deciso di sposarci nella ns chiesa??? E quindi di ricevere il sacramento del matrimonio cristiano???. È tutta l’estate che rifletto su questo e su quanto inconsapevolmente è stata grande la nostra superficialità di sposi cristiani nei confronti del nostro Dio dell’amore, che ci ha creati e redenti a caro prezzo e che l’abbiamo “riescluso” dalla nostra vita, dalla nostra famiglia, dalla nostra casa. Immediatamente dalla domenica dopo che abbiamo ricevuto il sacramento del matrimonio; in quanto non abbiamo cercato nel viaggio di nozze e così per le domeniche successive, una chiesa per rinutrirci di lui, per riceverlo di nuovo dentro di noi, con la sua forza, con la sua presenza e con la sua grazia e quindi di alimentare e far crescere in noi quei frutti che sono i doni del suo santo spirito ricevuto in noi attraverso i sacramenti. No (e mi voglio ripetere) non ci siamo impegnati ogni domenica ad andare da lui alla santa messa per ricevere quel pane di vita nostro nutrimento e ad ascoltare la sua parola importantissima per imparare ad amarci uno con l’altro, in modo sempre migliore e quindi di essere illuminati dal suo vangelo, per conoscere la sua sapienza, per discernere il bene dal male nel nostro quotidiano e non soffocare il suo santo spirito che è dentro ciascuno di noi dal giorno del nostro battesimo. Dice papa Francesco “Se noi ascoltiamo lo spirito santo, lui ci insegna la via della saggezza, che è vedere con gli occhi di Dio, sentire con le orecchie di Dio, amare con il cuore di Dio, giudicare le cose con il giudizio di Dio. Per questo dobbiamo chiedere al Signore, che ci dia lo spirito santo e ci dia il dono della saggezza e con questa saggezza andiamo avanti con lui; amo la famiglia, la chiesa e tutti ci santifichiamo, chiediamo oggi la grazia della sapienza e chiediamolo alla Madonna. Il dono della sapienza ci permette di vivere in armonia con noi stessi con gli altri e con Dio godendo dei suoi doni e dei suoi benedicici dalla divina Maria ausiliatrice.
Buon cammino di conversione quotidiana a ciascuno di noi e uniti alla nostra chiesa non possiamo perderci e che Maria (come diciamo in una canzone a lei dedicata) ci aiuti ad accogliere suo figlio che vive dentro di noi dal giorno che siamo diventati cristiani, figli di Dio, nel giorno del battesimo.
Se ognuno di noi si impegna ogni giorno per la salvezza della propria anima, vivremo già qui in un mondo meraviglioso, nell’armonia.
Noi siamo figli del Dio dell’amore.
Stefania Del Nero

“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore…Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vs gioia sia piena. Gv15

  I giovani e i sogni possibili
di Giuliana Rossini



 

Una mattina, piazza XXIX novembre di Casano si è riempita di circa 300 giovani provenienti da tutta la Liguria a partire da Imperia e Savona e di questi un centinaio venivano dalla sola Spezia. Erano diretti al Santuario del Mirteto e facevano una sosta qui da noi per riposarsi un po’. Erano i giovani che avrebbero partecipato al raduno a Roma voluto da Papa Francesco in vista del sinodo della gioventù. Erano silenziosi e ordinati: non hanno assalito il bar lì vicino, non hanno gettato cartacce o chewingum in terra, non hanno fatto schiamazzi. Si sono guardati intorno soddisfatti e ammirati, si sono affacciati educatamente al negozio lì vicino che hanno mostrato di gradire poi, dopo una breve sosta, hanno ripreso il loro cammino verso il paese.
Peccato non averlo saputo in tempo (avevano deciso questo pellegrinaggio solo la sera precedente), i nostri giovani avrebbero potuto incontrarli!
Giunti al Santuario, dopo un intenso momento di preghiera con padre Miguel, sono stati rifocillati dalle meravigliose donne del paese sempre generose e imbattibili nel dare, il giorno dopo a Portovenere avrebbero assistito ad una messa celestiale da un concerto del Gen Verde (il complesso musicale femminile dei Focolari).
Come giustamente ha detto il nostro pontefice, i giovani sono la speranza del futuro, sono loro che, pieni di entusiasmo e ideali, possono cambiare una realtà che appare deludente e non offrire nulla ai giovani, specialmente il lavoro senza il quale viene a mancare la dignità e il senso di autostima. Difatti questi giovani sembravano molto motivati e hanno posto a Papa Francesco domande impegnative e molto imbarazzanti alle quali il Santo Padre non si è sottratto, ma ha risposto con molta sincerità ed anche grande emozione.
E’ stato un momento indimenticabile. Tra l’altro Francesco ha invitato i giovani a sognare, a credere alla realizzazione di un mondo migliore che, sebbene ancora non si vede, si concretizzerà senza dubbio.
La partecipazione appassionata dei giovani è stata grandissima: grazie Papa Francesco e grazie a voi giovani che ci avete fatto sognare!


<-Indietro
 I nostri poeti
 Storie dei lettori
 Spiritualità
 I nostri ragazzi
 La redazione
 Galleria Foto
 E Mail
Lunae Photo
Archivio
2022
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2021
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Settembre-Ottobre
n°6 Giugno/Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2020
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°6 Settembre-Ottobre
n°5 Giugno
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2019
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2018
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2017
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2016
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2015
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2014
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2013
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2012
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2011
n°11 Dicembre
n°10 Numero speciale
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2010
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2009
n°11 Edizione speciale
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
 
     
 Copyright 2009 © - Il Sentiero. Bollettino Interparrocchiale di Ortonovo (SP) Crediti