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Dal DIARIO DI UN PELLEGRINO
di Gualtiero Sollazzi
RALLEGRATI!
Vicende amare, gravi problemi
familiari e altro, hanno fatto perdere a molti il sorriso. In alcuni casi,
anche la fede. P. Bernard Dullier, un amico di Dio, ha immaginato un dialogo
fra l’uomo provato e il Signore. E’ assai bello e ricco di consolazione:
“Eccomi davanti a Te, povero di una fede spenta, lontano dalla Chiesa, nella
notte del dubbio. E Tu mi dici: “Ma io sono sempre accanto a te.
Ho bisogno di te, come ho avuto bisogno di Tommaso e dei suoi dubbi per
proclamare che sono il Figlio di Dio. Io ti ho guardato e ti ho amato così come
sei. Rallegrati, allora: io pongo il mio sguardo su di te! Se lo vuoi, fai
strada con me.”
C’è un versetto del Salmo 63 che conferma, per ogni giorno, la ragione per
camminare con gioiosa speranza: “ Esulto di gioia all’ombra delle tue ali,
Signore!”
SETTIMO
POSTO
Se si trattasse di Champions
League, si sarebbe fuori. Non si tratta però di coppe, ma di fiducia. Con
brutte notizie per la comunità ecclesiale.
Da un’inchiesta recente risulta che, tra i giovani dai 15 ai 24 anni, solo il
38% ha fiducia nella Chiesa. “Crede” di più nell’Unione Europea, nelle forze
dell’ordine, nel presidente della Repubblica. Così la Chiesa in questa
particolare classifica è al settimo posto. Inutile rimpiangere ‘i vecchi tempi’
lamentandosi della ‘gioventù bruciata’ e altre amenità. Ci si sfoga soltanto.
Conviene chiederci: Che cosa fare per avvicinare alla Chiesa i giovani ancora
lontani dalla fede? Con una “ricetta” di Paolo VI°: “Il mondo ha bisogno oggi
di testimoni, più che di maestri.”
Forse occorre qualche segnale più esplicito di povertà; una Liturgia sobria,
sfrondata da appesantimenti; comunità dove l’amore è legge e la condivisione un
bisogno.
Più che con le strategie, i giovani si conquistano con fatti di Vangelo.
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QUANDO UN BAMBINO SI INTENDE DI CHIESA
di don Franco Cerri, giornalista e parroco di Lunata (Lucca)
Mi ha fatto molto sorridere e
riflettere quel bambino di Peccioli che, qualche tempo fa, richiesto dalla
maestra di disegnare una chiesa, mentre i suoi coetanei disegnavano un luogo di
culto, appunto, una chiesa, lui ha disegnato il calciatore della Fiorentina che
si chiama Chiesa. Un’idea geniale.
Certamente il bambino non l’ha fatto apposta, quasi per un dispetto. Ha
disegnato quello che a suo parere, corrispondeva a quanto richiesto dalla
maestra. E’ stata una trovata geniale, apprezzata da tantissime persone. Una
trovata che mi ha fatto riflettere molto e l’ho vista come un messaggio che il
bambino ha lanciato alla Chiesa. Mi sbaglierò, ma io l’ho vista così. Un
bambino che vede probabilmente una Chiesa che non lo diverte, che per lui non
significa molto, perché la vorrebbe vedere attraente, proprio come quel suo
idolo, il giocatore Chiesa. Vede una
Chiesa lenta, ancora troppo in difesa, mentre il suo idolo è veloce, scattante,
trascinatore, all’attacco.
Quel bambino vuole una Chiesa che arrivi a segno, che attiri la simpatia di
tanta gente, proprio come quel suo Chiesa. Il disegno di quel bambino lo trovo
interessante, lo vedo come una sollecitazione alla Chiesa, perché si dia una
mossa, si avvicini di più alla gente, susciti interesse, non si rinchiuda in se
stessa, ma esca, vada nelle periferie, non si stanchi di andare in missione.
Il bambino sente parlare molto del calciatore Chiesa e forse sente parlare poco
della Chiesa. Lui ha visto e ha sentito dire che il suo idolo gioca bene in
casa, ma anche in trasferta e che conquista le simpatie dei tifosi. Ebbene,
vorrebbe così la Chiesa, desidererebbe sentirne parlare bene. I bambini hanno
un intuito particolare, vedono più lontano di quanto si pensi, guardano e
giudicano a colpo sicuro e senza sconti. Noi adulti sbagliamo quando diciamo:
“sono bambini, non capiscono.” I bambini capiscono, eccome. Sono esigenti,
anche dal punto di vista della fede. Si accorgono facilmente della poca
coerenza di tanti adulti, di tanti, troppi, genitori che si dicono cristiani,
ma che in realtà hanno poco di cristiano. E i bambini, anche quelli di sei
anni, se ne accorgono.
Un bambino raccontava: “ Mio papà e mia mamma, la domenica, mi mettono la
sveglia perché io vada a Messa. Io, mi alzo e ci vado. Loro, però, rimangono a
letto.” E un altro diceva: “Mio papà mi accompagna alla chiesa, dicendomi che
tornerà tra un’oretta a riprendermi, perché lui va a farsi la barba.” I bambini sono “tremendi” quando osservano
gli adulti, in particolare i propri genitori. E’ avvenuto che dei genitori, in
estate, ogni domenica svegliavano i loro due bambini molto presto, per andare
al mare. Una domenica, i bambini si lamentano con i genitori: “Il sabato, al
catechismo ci dicono che la domenica i cristiani vanno a Messa per incontrare
Gesù. Voi, invece, ogni domenica ci portate al mare.” I genitori entrarono in
crisi e dovettero cambiare modo di fare.
Il bambino, tifoso del giocatore Chiesa, con il suo disegno “ingenuo” ha
lanciato un forte appello alla Chiesa e ovviamente a tutti i cristiani, che
dovremmo accogliere: “ Siate come Chiesa, mettetecela tutta e noi bambini
tiferemo per voi.”
( Da “ Tra sacro e profano” M. Pacini Fazzi Editore )
NOTA. Al termine di alcuni
miei scritti (Il dopo prima Comunione e
Cresima, Ateo a 18anni ed altri di cui non ricordo i titoli) sulla macroscopica mancanza di una specifica
programmazione di formazione permanente dei giovanissimi e dei giovani,
l’episodio del calciatore Chiesa, avvenuto nella primavera del 2017, e gli
altri descritti da don F. Cerri, mi sono sembrati molto pertinenti. Ma non sono
eventi isolati. Mia moglie mi ha ricordato quando, in una sua 3^ elementare (
dopo oltre due anni di Catechismo! ), alla domanda “chi è per voi Gesù Bambino ? ”, uno scolaro, velocissimo ad alzare
la mano e sicuro, rispose: “ Gesù Bambino è il figlio di Babbo Natale che insieme
portano i regali.” All’ ovvia reazione della maestra, l’alunno ribatté:” Mia
mamma dice che è Babbo Natale a portare i regali, mentre la nonna dice Gesù
Bambino, così ho pensato quello che ho detto.”
Mi sembra che un attimo di
riflessione l’argomento lo meriterebbe, specie per gli addetti ai lavori. ( Antonio Ratti )
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Dal "diario" di un parrocchiano
di Enzo Mazzini
Domenica 24 dicembre -
Oggi si respira un'aria di festa, forse la festa più sentita dell'intero anno:
la nascita del Salvatore del mondo. Quanta commozione! Ogni anno si rinnovano
gli stessi sentimenti vissuti da una vita. Ed allora riaffiorano dei ricordi
che ti fanno davvero venire il nodo alla gola ed in particolare persone care
che ci hanno preceduti nell'ultimo viaggio verso la glorificazione del Signore
e di Maria. Rivivi gli anni della tua infanzia, quando facevi il chierichetto ed utilizzavi tutte le tue risorse di
immaginazione per dar vita ad un presepe sempre più bello nella chiesa del tuo
paesello natio.
Ebbene, anche quest'anno mi sono recato alla Santa Messa della vigilia, nella
Chiesa di Maria Ausiliatrice, per dare il mio contributo canoro. Il coro, come
sempre diretto da Nicoletta, era presente al gran completo e devo dire che
tutti eravamo animati da una certa emozione: la Chiesa era stracolma di fedeli
e poi la S.Messa di mezzanotte risveglia sempre in tutti noi sentimenti di
grande partecipazione e commozione.
Molto significativo il Presepe che vuole lanciare un messaggio di grande
attualità e fraternità: i nostri fratelli che fuggono dalle guerre e dalla
miseria fisica e morale.
Profonda, come sempre, l'omelia di don Carlo che ci ha fatto rivivere
commoventi passi del Vangelo e facendoci comprendere il progetto divino, la
chiamata di Maria e la Sua risposta salvifica. Molto commovente il racconto
dell'Annunciazione ed il saluto di Gabriele a Maria che riecheggia il grande
annuncio della venuta messianica in mezzo al Suo popolo. Fondamentale è il
ruolo che il cattolico deve svolgere nell'attuale momento storico, cercando di
vivere fino in fondo il messaggio salvifico di Gesù. Come sono veri e
commoventi gli insegnamenti che ci vengono trasmessi dalla Chiesa! In quel
momento mi sono venute alla mente alcune affermazioni di Papa Francesco che
nella sua omelia aveva stabilito una grande somiglianza tra i passi di Maria e
Giuseppe e quelli dei migranti. La condizione di Gesù Bambino che fugge dalla
propria terra ci ricorda la dura sorte di chi è costretto a lasciare la propria
famiglia ed i propri cari per cercare il sostentamento in terre lontane.
"Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a
partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma
che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulse dalla loro terra. In
molti casi questa partenza è carica di speranza, carica di futuro; in molti
altri, questa partenza ha un nome solo: sopravvivenza. Sopravvivere agli Erode
di turno che per imporre il loro potere e accrescere le loro ricchezze non
hanno alcun problema a versare sangue innocente".
Lunedì 25 dicembre -
Alle ore 11,30 ho partecipato alla S.Messa solenne nella chiesa di Maria
Ausiliatrice di Isola. La S. Messa è celebrata da don Nicola Reali, insegnante
all'Università del Laterano in Roma, coadiuvato dal parroco, don Carlo.
Anche oggi la chiesa è strapiena di fedeli e la corale è al gran completo.
Molto significativa l'Antifona di Ingresso:"Oggi su di noi splenderà la
luce, perché è nato per noi il Signore; Dio onnipotente sarà il Suo nome,
Principe della pace, Padre dell'eternità: il Suo regno non avrà fine" e
molto commovente il brano del Vangelo di Luca. In esso si contempla la visita
dei pastori alla grotta. Dopo l'annuncio dell'angelo, i pastori vanno con
sollecitudine fino a Betlemme. Sono gli umili a gioire del Vangelo, a dare
gloria a Dio. Maria è la donna dell'ascolto e del silenzio. Dice Luca:
"Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo
cuore". Ebbene, questi sono stati i temi sviluppati magistralmente anche
da don Nicola nella sua profonda omelia. A questo punto la mia mente è corsa al
messaggio del nostro Vescovo in occasione del Natale, "momento di luce, di
speranza e di pace, ma anche di rinnovato impegno nel cammino che
quotidianamente ci troviamo a compiere nella concretezza della nostra
storia". Bellissimi altri passaggi che toccano i nostri cuori: "Il
lavoro rimane certamente la priorità fondamentale, sia nel conservare quello
già presente, sia nel suscitarne del nuovo.
Si pone infatti come condizione indispensabile per tutti, ma in
particolare per i nostri giovani, per il loro futuro e per dar loro la
possibilità di scegliere liberamente se rimanere su questo territorio o
orientarsi altrove, nonché quella di poter progettare e costruire nuove
famiglie".Il nostro Vescovo conclude il suo profondo messaggio,
esortandoci a "riprendere in mano il Vangelo e ritornare così alla
freschezza di quella Parola viva che è il Figlio di Dio venuto in mezzo a noi.
In Esso risplende la luce di una vita creata per l'eternità, la gioia del
saperci amati da Dio, l'esigenza di
camminare nella Verità, il dovere di vivere nella Carità....".
Martedì 26 dicembre -
Oggi ricorre la festa di S.Stefano diacono e primo martire. Stefano incantava
le folle con le sue predicazioni del Vangelo, cosa non tollerata dal sinedrio
che lo condannò alla lapidazione fuori di Gerusalemme, intorno all'anno 36 d.C.
Uno dei principali inquisitori era Saulo di Tarso, grande persecutore dei
cristiani, le cui vicende ben note lo porteranno alla conversione, tanto da
diventare uno dei più grandi seguaci di Gesù ed apostoli della Chiesa,
diventando San Paolo.
S.Stefano viene festeggiato all'indomani del Santo Natale perché la Chiesa ha
voluto collocare vicino al Natale i compagni più vicini a Gesù ed i primi a
testimoniare la fede in Cristo, pagando anche con il martirio il prezzo della
loro fede cristiana.
Io mi sono recato nella Chiesa di Maria Ausiliatrice per partecipare ad una
messa veramente solenne ed in cui si respira ancora un clima natalizio.
Molto profonda, come sempre , l'omelia di don Carlo che esordisce richiamando
tutti noi al grande significato del Natale. Il Natale è una luce che si accende
ed illumina la vita di tutti gli uomini. La festa odierna mette insieme due
grandi esempi: Gesù e S. Stefano. Stefano offre la sua vita, donando sé stesso
a Gesù, dando la sua vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la
diffusione del Vangelo, Gesù offre la Sua vita per la salvezza dell'uomo e
quindi di tutti noi. Entrambi sono portatori di pace ed amore, portando in
questo mondo il desiderio di fratellanza, di pace e d'amore. E l'esempio di
Stefano ci dimostra che non è solo la guerra a dividere gli uomini, ma anche la
calunnia e così il bambino Gesù offre la Sua vita per la salvezza dell'uomo ed
il Suo messaggio è un messaggio d'amore che unisce tutti gli uomini. Quel
bambino, che viene rappresentato con le braccia spalancate, vuole inviare un
abbraccio a tutti noi, un abbraccio a tutto il mondo. Ecco, non lasciamo cadere
questo abbraccio e, uscendo da questa chiesa, portiamolo sempre con noi ed
estendiamolo a tutti i nostri fratelli!
Domenica 31 dicembre -
Oggi ho partecipato a due bellissime cerimonie religiose in occasione della
recita del "Te Deum" di ringraziamento per l'anno appena trascorso.
Alle ore 17, nella Chiesa di S.Giuseppe, Padre Mario ha dato vita al canto dei
Vespri e del Te Deum ed all'esposizione ed adorazione del Santissimo. Numerosi
i fedeli presenti che hanno partecipato con grande fede ed impegno. Subito
dopo, sono corso nella Chiesa di S. Maria Ausiliatrice dove, alle 18,30 si è
svolta una intensa cerimonia di ringraziamento con una nutrita partecipazione
alla sentita cerimonia organizzata da don Carlo. Molto profonda la sua omelia
nella quale è stato sottolineato che dobbiamo ringraziare il Signore per tutto
ciò che ci ha dato nell'anno che volge al termine, lodandoLo per la Sua
infinita misericordia e bontà. In particolare dobbiamo ringraziarLo della pace
che dona ai nostri cuori, proprio in questa giornata della pace e del profondo
amore che offre a tutti noi. Che bello poterLo chiamare "Abbà;
Padre!"
Sicuramente questa sera ognuno di noi porta nel suo cuore i ricordi di questo
anno che volge al termine: ricordi piacevoli e qualche volta anche dolorosi,
come la perdita di persone a noi care, ma comunque dobbiamo ringraziarLo per il
bene che abbiamo potuto riscontrare sia vicino a noi, sia nel mondo. Dio è
buono e generoso! E in questa importante
ricorrenza non possiamo non sottolineare il fondamentale ruolo svolto da Maria,
la nostra Madre Celeste, Madre del Figlio incarnato e Madre di Dio. La prima a
sperimentare la pienezza della presenza di Gesù è stata proprio Lei, la Donna
da cui Egli è nato. Quindi a Lei deve andare il nostro grazie, sapendo che a
Lei possiamo sempre affidarci per ottenere il Suo incessante aiuto. Lei è la
nostra Madre Ausiliatrice.
Lunedì 1 gennaio 2018 -
Di buon'ora, io e Giovanna ci siamo messi in viaggio per poterci ricongiungere
con le nostre nipotine, la figlia e il genero, con i quali festeggiare l'inizio
del nuovo anno, a Fiumicino (Roma). Prima delle ore 13, ora del pranzo, avevamo
già raggiunto la meta e quindi abbiamo potuto riabbracciare i nostri cari.
L'unico dispiacere che ci ha accompagnato è stato rappresentato dalla
impossibilità di partecipare alla S. Messa nella nostra Chiesa di S. Martino in
quanto avevamo l'assoluta necessità di festeggiare con i nostri cari almeno il
primo dell'anno, visto che non era stato possibile farlo per il Natale.
Nel pomeriggio, ovviamente, abbiamo partecipato alla S. Messa nella Chiesa di S.
Sebastiano in Parco Leonardo, assistendo ad una cerimonia veramente solenne,
alla presenza di moltissimi fedeli. Bellissima l'omelia di un sacerdote
proveniente dal Nicaragua e che sostituiva il parroco e che ci ha veramente commossi
con le sue profonde riflessioni. Prima di tutto ha ricordato il ruolo svolto da
Maria, nostra Madre Celeste, nel mistero di salvezza, Lei Madre Santa
dell'Autore della vita e nostro Salvatore. Ma Maria, Madre di Cristo e di tutta
la Chiesa, è anche la Regina della Pace ed infatti in questa importante
ricorrenza, attraverso Maria, si implora da Dio Padre anche il dono supremo
della pace.
Sabato 13 gennaio 2018 -
Ieri sera sono ritornato da Roma per partecipare ad una cerimonia a cui tengo
molto: il Pellegrinaggio Mariano mensile che questo mese si svolge presso il
Santuario di Nostra Signora di Roverano a Borghetto Vara.
Come sempre i fedeli di Luni e Fiumaretta partecipano in grande numero,
utilizzando l'autobus appositamente noleggiato
e raggiungendo la meta con la massima puntualità. La giornata è davvero
meravigliosa e, nonostante il freddo pungente, si respira un'aria fantastica e
forse anche questo ha favorito una straordinaria partecipazione di fedeli.
Alle ore 8 il nostro Vescovo, S.E.Mons.Luigi Ernesto Palletti, dà inizio alla
commovente cerimonia con una forte esortazione: "Carissimi, all'inizio del
nuovo anno ci ritroviamo insieme per compiere il gesto del pellegrinaggio
mensile; in questo momento vogliamo presentare la nostra Chiesa a Colei che ne
è Madre e Modello, vogliamo presentare i giovani per i quali la Chiesa si
riunirà a riflettere e pregare durante il Sinodo ad essi destinato perché
sappiano che la Chiesa tutta lì guarda con stima, fiducia, amore e vuol donare
loro la gioia dell'esperienza di fede. Vogliamo in modo particolare chiederLe
di intercedere perché ci doni sante vocazioni al sacerdozio e sante famiglie,
che sono il primo luogo dove si educa a conoscere il Signore Gesù.
Affidiamo il nostro seminario, perché sia una comunità animata dall'amore per
il Signore e da una sincera devozione mariana che sfocia in un amore grande
alla chiesa amata con tenerezza di figli."
A questo punto la processione si mette in movimento per raggiungere a piedi il
Santuario, con la recita del S. Rosario intervallato da bellissimi canti
Mariani. Quanta commozione da parte dei fedeli e quali indescrivibili
sensazioni riesce a suscitare! Alle ore 8,30 viene raggiunto il Santuario dove
viene celebrata una S. Messa davvero sentita.
Molto profonda, come sempre, l'omelia del nostro Vescovo che di seguito
riporto:
"Apriamo il nostro anno solare nuovo proprio ai piedi di Maria ed è bello
ritrovarci qui, ritrovarci qui alla luce ovviamente della grande liturgia
dell'Eucaristia e, all'interno di questa liturgia, anche di quella preghiera
che all'inizio è stata proprio detta, la colletta di questa Santa Messa, dove
si parla di Maria, ma si parla appunto di un germoglio nuovo che proviene da
Maria, ed ovviamente dal Padre che è nei cieli, dunque Cristo come germoglio
nuovo dell'umanità. Ecco, mi sembra bello questo perché in fondo è anche
profondamente legato al simbolismo di questo luogo di culto dove veramente il
germoglio ha un posto privilegiato non solo nella devozione ma anche nella
fede. Allora guardiamolo questo germoglio che viene a noi. Da Maria germoglia
l'umanità nuova. In Maria si compie il
grande evento: il Figlio di Dio si fa uomo per noi. Non dobbiamo dimenticarlo.
È una verità di fede profonda ed è una verità di fede importantissima,
fondamentale. Noi crediamo in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Lo crediamo
vero Dio perché è generato dall'eternità e nell'eternità dal Padre e dunque è
Dio come il Padre Suo, però Lo crediamo anche nato dalla Vergine Maria in
quanto uomo e dunque ha assunto un'umanità identica alla nostra, ovviamente
tranne il peccato. In Lui non avrebbe potuto convivere questa duplice realtà
terribile che invece portiamo spesso dentro di noi. Ecco Gesù Cristo è il vero
Dio, è il vero uomo. Un unico Figlio di Dio che viene a noi nella Sua natura
divina ed allora abbiamo sentito anche il Vangelo, in grado di dire, di
compiere, di agire in modo nuovo. Veramente questa potenza nuova che agisce
dentro di Lui, nello stesso tempo questa potenza che viene fatta passare
attraverso quell'umanità che Lui ha preso proprio dalla Vergine Maria. Si è
fatto uno di noi, per condividere con noi
tutto. In effetti questo brano di Vangelo ce lo ricorda. Quando i
presenti si erano scandalizzati del comportamento di Gesù: "Mangia con i
pubblicani e i peccatori! Siede a tavola con loro! “offre a loro un passaggio che
sarebbe stato inconcepibile.
Il Figlio di Dio si sarebbe dovuto tenere distante da loro! Lui, infinitamente
santo e puro. Eppure il Signore Gesù scende in mezzo a loro, ma scende in mezzo
a loro non per condividere il loro peccato ma per offrire la Sua salvezza.
Allora sì, realmente Cristo, pur essendo senza peccato, si addossa i nostri
peccati, in modo da poterli cancellare una volta per tutte, però chiede a noi
il passaggio fondamentale della nostra conversione. Se Gesù siede a tavola con
i pubblicani, i peccatori, se mangia con loro, se dialoga con loro, se offre a
loro amicizia nuova è perché loro si convertano. Non perché rimangano nello
stato in cui sono. Ecco la bellezza allora di un Dio che scende in mezzo a noi,
un Dio che ci accoglie certamente con le nostre fragilità, ma per darci la
forza di quel rinnovamento di vita che solo Lui può portare. E questo è il
grande dono del Vangelo che non dovremmo mai perdere, il dono che viene
attraverso la Vergine Maria, il dono che giunge a noi mediante la Chiesa, il
dono che siamo chiamati a vivere quotidianamente.
Da una parte fedeltà, fedeltà in ciò che viene proclamato, in ciò che viene
detto, in ciò che viene vissuto; dall'altra parte misericordia perché il
Signore ha usato a noi misericordia, ma la misericordia vissuta dentro la
verità di modo che, quando scende il perdono, cambia la vita e, se cambia la
vita, cessa il peccato. La fragilità no, quella ce la portiamo dentro di noi
"passo dopo passo - dice l'apostolo - chi è in piedi guardi di non
cadere". Ma la fragilità è un discorso, il peccato è un altro.
L'inciampare, ebbè il Signore ci viene incontro e ci tira su, il volere
rimanere seduti è tutta un'altra cosa! Il Signore chiede a noi una conversione
vera; accogliamola così in modo che questo germoglio che sorge da Maria possa
realmente sorgere anche dentro di noi ed attraverso di noi possa essere portato
ad ogni nostro fratello.
E poi l'abbiamo ricordato proprio all'inizio della nostra salita, ma non
dobbiamo mai dimenticarlo, ricordiamoci il motivo speciale per cui siamo qui:
per chiedere sante vocazioni sacerdotali al Signore. Sappiamo quanto sono
importanti: non sono un privilegio, sono un servizio e di questo servizio ne
abbiamo bisogno tutti. Ecco, allora dobbiamo veramente fare nostra la preghiera
di Gesù, quell'invocazione che Lui ci chiede di fare al Padrone della messe:
"Pregate il Padrone della messe perché mandi operai alla Sua messe".
Chiediamolo, chiediamolo nella speranza, chiediamolo nella ferma convinzione
che il Signore ci ascolta. Chiediamolo perché il cuore di chi fosse chiamato
sappia realmente dire il suo sì come Maria ha saputo dire il suo sì per la
salvezza di ogni uomo. Ecco, allora facciamo
nostro questo cammino e continuiamo, con questa intenzione, la nostra
celebrazione".
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Maria la prediletta
di Domenico Lavaggi Prete e vostro conterraneo
Nelle feste di
Maria Vergine si legge il Vangelo di Luca che dice: "L'Angelo Gabriele fu
mandato da Dio a Nazareth, presso una giovane donna, sposa promessa di
Giuseppe". Entrando da Lei, l'Angelo disse (cito il testo di Luca in
greco): "kàire Kekaritomène" che significa: "Gioisci prediletta
(di Dio)”.
Perché ha scritto "prediletta" e non "piena di grazia"?
Perché per il Figlio prediletto di Dio, come dice il Vangelo, ci voleva una
donna prediletta, e Maria è prediletta, perché Dio nella Sua sapienza l'ha
preservata dal peccato originale a differenza di noi tutti che, per cancellare
il peccato, abbiamo bisogno del battesimo.
Sono presuntuoso? Non lo so; so però che il merito della mia istruzione è del
seminario che mi ha preparato al servizio pastorale con gli studi classici e
teologici.
A proposito di prediletta, la Chiesa ha proclamato Maria Immacolata Concezione.
Dante aveva capito tutto, perché nel settimo cielo del paradiso , incontrando
Maria, dice così: "Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più
che creatura, termine fisso di ogni consiglio".
Maria è Vergine, non integra, perché la verginità consiste nella fedeltà. Siccome Gesù,
apparendo a Maria di Magdala, disse: "Va dai miei fratelli", vuol
dire che Maria è madre nostra così come Dio è padre nostro e di tutti gli
esseri umani, Maria è madre nostra e di tutti gli esseri umani. Io considero la Chiesa madre mia e di tutti e non presumo di insegnare alla
Chiesa come si fa a pregare, ma anche una voce semplice come la mia può essere
utile a chi crede e anche a chi non crede.
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IN RICORDO DI NONNA DORIDE
di La tua famiglia.
Il giorno 22 Novembre u.s., l’adorabile nonna Doride ci ha
lasciati per raggiungere la casa del Padre.
Gli ultimi 20 anni della sua vita sono stati segnati da dolore e sofferenza, ma
grazie a tutti noi, suoi familiari, che siamo stati la sua cornice quotidiana,
è riuscita a vivere con serenità e ad affrontare con forza e coraggio le
avversità della sua infermità.
Si, il nostro compito è stato particolarmente impegnativo, ma siamo convinti
che la centralità della persona umana in ogni luogo o situazione si trovi,
aiuti a coltivare l’amore contro ogni egoismo e riaccenda il senso della
dedicazione, della sopportazione, della comunicazione e della solidarietà.
Voglio sottolineare a proposito, l’importanza che la famiglia riveste per la nostra
società. I nonni oltre a darci lezioni di vita, di pazienza e di saggezza,
riescono a non farci disperdere un grande tesoro: la memoria di ciò che il
tempo fa passare.
Grazie, Nonna Do per averci insegnato a camminare sulla strada dell’onestà,
della generosità e della fratellanza. Il tuo spirito vitale e il tuo esempio
continueranno a sostenerci per tutta la vita.
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