|
|
|
La parola a Don Carlo-Natale. Una nuova vita.
di Don Carlo
“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande
luce, su coloro che abitavano l’ombra della morte, una luce rifulse.” (Isaia).
Le parole del Profeta sembrerebbero essere in sintonia con le nostre città, le
nostre piazze, le nostre case illuminate a festa. Le nostre strade appaiono
come fiumi in piena di luci variopinte che inondano tutto quello che incontrano
sul loro cammino. Desidero riflettere, pensare; ma è proprio vero che l’uomo in
questo tempo vive una gioia così grande, la luce artificiale che abbellisce il
nostro ambiente, corrisponde alla luce del nostro cuore? Mentre rifletto su
questo grande mistero, scorgo un titolo molto interessante sul giornale
cattolico “Avvenire”, scritto da Ravasi: “Il pianto di Dio”. Subito penso a
Gesù Bambino nella mangiatoia che si offre nella sua sorprendente semplicità e
innocenza a noi uomini. Le lacrime di un semplice bambino che è nato
manifestano la tenerezza di Dio che ascolta l’invocazione di aiuto che sale da
un mondo così immerso nel dubbio, nel terrore, nell’insicurezza. Dio nel suo
figlio Gesù Cristo prova per la prima volta il sapore amaro delle lacrime,
mentre l’uomo sperimenta la gioia perfetta nel fratello Gesù. E’ questo il
mistero dell’incarnazione, il cuore del Natale e della fede cristiana. E’ lì la
sorgente della nostra speranza, verso quella grotta muoviamo i nostri passi,
alziamo le mani infiacchite e solleviamo il nostro sguardo e guardiamo stupiti
e meravigliati alla grandezza dell’amore di Dio, in un bambino Cristo Gesù che
solleva le sue deboli braccia per ricordarci che qualcuno ci ama. In questo
tempo di grazia abbiamo assistito all’annuncio degli Angeli che indicavano in
quella mangiatoia il punto di riferimento di ogni uomo, alla testimonianza dei
pastori che fidandosi scoprirono la luce della vita e diventarono portatori
della grande gioia: Oggi nella città di Davide è nato il Salvatore”. Anche i
sapienti cercano Lui, la salvezza. Lo cercano nel firmamento, ma anche nel loro
cuore; nel silenzio ma anche nelle domande che pongono agli uomini, compresi
gli Ebrei e le loro Sacre Scritture. Vedono una stella levarsi nel firmamento
in un modo insolito, ed ecco, per una dolce condiscendenza di Dio, la loro
scienza astrologica diviene il solo modo per rispondere all’attesa del loro
cuore innocente. Il cuore avrà certamente tremato un po’ quando la loro scienza
unendosi all’idea vaga diffusasi intorno a loro che gli Ebrei attendevano un
salvatore, prendeva l’aspetto di una esigenza pratica, quella di un viaggio
molto concreto da intraprendere. Si saranno spaventati della loro stessa
audacia: non era forse peccare di mancanza di realismo e di senso pratico
l’aver preso così seriamente le nobili conclusioni della ragione teorica? Ma no,
sono forti e animati da un santo coraggio. Si inchinano e partono. Ecco, appena
hanno abbandonato le loro case e si sono fidati di Dio, il loro cuore si fa
subito più leggero. Affrontano percorsi difficili e misteriosi, ma, agli occhi
di Dio quello è proprio il solo itinerario che conduce a Lui poiché lo cercano
con confidenza. La stella luminosa della Verità li conduce nei sentieri del
tempo e della storia e illumina le loro menti e il loro cuore, e finalmente si
ferma, indicando il luogo dove è nata la vita. Stupiti e meravigliati di questo
grandissimo evento si prostrano in silenzio e in adorazione, consapevoli di
aver trovato la Risposta solenne all’inquietudine della storia umana e diventano
annunciatori di questa grande salvezza. Accettiamo anche noi questo annuncio di
speranza e facciamo diventare la nostra vita il cammino verso l’Eternità, anche
per noi si leverà la stella luminosa che diventerà compagna inseparabile della
nostra vita.
Buon cammino
|
|
|
|
|
|
|
“DIO SI E’FATTO COME NOI PER FARCI COME LUI”
di Stefania
(ovvero, il senso
dell’appartenenza )
Quante volte nel corso della
mia vita ho cantato questa semplice, ma tanto evangelica, canzone durante la S.
Messa nel periodo dell’Avvento e del S. Natale, unendomi al coro come tutti i
partecipanti al rito sacro! Insieme ad altri motivi religiosi l’ho cantata fin
dalla mia preadolescenza, quando facevo parte del coro della parrocchia di
“Maria Ausiliatrice”. Ma, ahimè, mi univo agli altri solo attraverso il canto,
senza dare il giusto valore alle parole e ai vari momenti, e così mi comportavo
per quasi tutta la partecipazione alla S. Messa. Ciò mi impediva, senza
ovviamente averne la consapevolezza, di vivere con intensità il sacro rito. La S. Messa è il mezzo per conoscere Gesù sempre più,
per incontrarlo sempre più nella S. Eucarestia e uscire di chiesa come veri
cristiani, sempre più vogliosi di migliorarci, per poi vivere reciprocamente le
nostre relazioni quotidiane.
Infatti, come mi ha reso consapevole il mio padre spirituale, ogni S. Messa è
per ciascuno di noi peccatori, nessuno escluso, l’opportunità, l’occasione di
guarigione della nostra anima, è uno stile di vita, un ritorno e un
riavvicinamento a Colui che ci ha creato e che ci ama così tanto da mandarci
Gesù per farsi conoscere e aiutarci a diventare come Lui ( se lo vogliamo.
Libero arbitrio). “Si entra per amare Dio e si esce per amare il prossimo”
( così è scritto nella nostra chiesa di Luni ). Ma perché mi sembrava di uscire
dalla S. Messa senza averla vissuta e partecipata, ma solo ascoltata e
frequentata, trasformandola da bisogno primario qual è in un dovere o in
un’abitudine, buona quanto si vuole, ma pur sempre un’abitudine? Perché non
avevo mai letto il libro più importante al mondo, che è il nostro manuale di
comportamento, Il Vangelo, che, come ho ascoltato in un’omelia, mi migliora, ci
migliora e migliora la società. Essendo la parola di Dio, ci permette di
entrare direttamente in relazione con la persona più importante al mondo
indicandoci “la via, la verità e la vita.” Oltre alla mancata lettura del
Vangelo, non mi ero ancora preoccupata di conoscere e approfondire il
significato e il valore dei gesti fatti durante la S. Messa, che, di
conseguenza, facevo meccanicamente, senza unire la mia mente al cuore,
altrettanto facevo con le preghiere come il Gloria, il Credo, la nostra professione
di fede, il Padre Nostro o la Salve Regina, che spesso viene detta al termine
del rito.
Mi erano sconosciuti persino il valore e il significato delle varie parti in
cui si distingue la Messa, sebbene ben evidenziate nel foglietto che ciascuno di noi tiene in mano ogni
domenica. Né ero a conoscenza che la Chiesa siamo noi battezzati, cioè noi
appartenenti alla nostra comunità, perché con il Battesimo si diventa
cristiani, quindi appartenenti a Cristo, e, come sottolineava in una sua recente
omelia don Carlo, ogni giorno dobbiamo impegnarci a percorrere la via santa che
inizia dalla fonte battesimale e giunge alla santa Gerusalemme.
Ha detto Gesù a suor Josefa Menendez ( dal libro ‘ Invito all’amore’ ): “ Se
cercate la ricchezza , io sono la ricchezza senza fine; se bramate la pace, io
sono la pace, io sono la misericordia e l’amore. Voglio essere il vostro Re”.
(Queste sono le parole di Gesù, ma ci pensiamo?)
Ora, dopo tanto tempo e tante
incertezze, non ho più dubbi; le mie manchevolezze erano dovute anche alla
mancanza di adeguate basi catechistiche. Sebbene credente, e spesso anche
praticante, dimenticavo troppe volte chi è il vero protagonista del S. Natale e
quindi non riflettevo perché Dio si è fatto uomo come noi nella sua prima
venuta attraverso Gesù; quindi non mi rendevo conto della necessità di doverci
preparare, per mezzo della nostra quotidiana conversione, all’incontro con
Gesù, quando tornerà nella potenza e nella gloria regale, per giudicare
definitivamente i vivi e i morti, come ripetiamo nella professione di fede ( il
Credo ). Quello sarà un giorno tremendo o glorioso, come ricorda il sacerdote
durante la Messa.
Ma, allora, viviamolo ogni giorno il S. Natale, in modo gioioso e pieni di
speranza, perché Gesù è venuto per salvarci, se lo vogliamo, e non per
condannarci. Sappiamo bene: “Dio si è fatto come noi, per farci come Lui;
“Vieni Gesù resta con noi”; “Viene dal grembo di una donna, la Vergine Maria”;
“Tutta la storia lo aspettava”; “Egli era un uomo come noi e ci ha chiamati
amici”; ci ha dato la sua vita insieme a questo Pane; noi che mangiamo questo
Pane saremo tutti amici; noi che crediamo nel suo amore vedremo la sua gloria.
Buon Anno a tutti noi nella speranza che l’anno nuovo possa portarci tanto
rispetto reciproco, libertà vera, pace vera e tanta consapevolezza di
responsabilità e di giustizia anche in coloro che guidano le nazioni. E ancora,
armonia e amore, un grande senso di appartenenza nelle nostre famiglie, nel
nostro ambiente di lavoro, nelle nostre associazioni di volontariato e nella
nostra unica Chiesa. Buon cammino quotidiano di conversione e di fede per
ciascuno di noi, perché, come mi dice il padre spirituale, se siamo uniti tra
noi, in sintonia con la nostra Chiesa, non possiamo perderci.
|
|
|
|
<-Indietro |
|
|
|