“Ho creduto nella tua Bontà”
Ecco quali sentimenti vorrei
avere all’ora della morte: pensare che sto per scoprire il volto della
Tenerezza. È impossibile che Dio mi deluda: la sola ipotesi è assolutamente da
scartare. Ecco, andrò da Lui e gli dirò: Non ho niente su cui contare: ho solo
creduto nella Tua Bontà”. Questa è la mia forza, tutta la mia forza.
Se quest’appoggio mi venisse meno, se la fiducia nell’amore mi abbandonasse,
allora sarebbe tutto finito, perché sento benissimo di non valere assolutamente
nulla sul piano soprannaturale, se per ottenere la felicità occorre esserne
degni, non posso far altro che rinunciarvi. Però, più avanti vado, più vedo di
aver ragione a figurarmi il Padre mio come l’indulgenza infinita. Il Padre
piano che mendica la mia vita.
Dicano pure i professionisti dello spirito quel che vogliono, parlino di
giustizia; di esigenze, di paure, di timore: per me il mio giudice è Colui che
tutti i giorni saliva sulla torretta a spiare l’orizzonte per vedere se il
figlio prodigo tornasse a casa. C’è qualcuno che non desideri essere giudicato
da Lui? San Giovanni ha scritto: “Chi ha paura non è ancora perfetto
nell’amore”.
Io non ho paura di Dio, non tanto perché gli voglio bene, ma piuttosto so di
essere amato da Lui. E non sento affatto il bisogno di domandarmi perché il
Padre mi ama o di sapere che cosa Egli ama in me. Se dovessi rispondere a tale
interrogativo non saprei proprio come fare: a dire il vero, sarei assolutamente
incapace di rispondere.
Mi vuol bene perché è l’Amore: basta che io accetti di essere amato da Lui per
esserlo realmente.
Occorre però che io, in persona, faccia il gesto di accettare. È qualcosa che
viene richiesto dalla dignità, dalla bellezza stessa, dall’amore. L’amore non
si impone: si offre. Oh Padre mio, ti ringrazio perché mi vuoi bene! E ne sono
indegno! È invece una cosa degna di Te l’amarmi così come sono.
È una cosa degna dell’amore essenziale, degna dell’amore essenzialmente
gratuito. Solo a pensarci rimango senza fiato! Ora, certamente, sono al riparo
dagli scrupoli, dalla falsa umanità, causa di scoraggiamento, da qualsiasi
tristezza spirituale.
Di solito, pensiamo troppo a noi e non abbastanza a Lui. Ci sono degli
sventurati cristiani che hanno paura (senza volerlo ammettere) di presentare un
Dio troppo buono, cioè troppo bello. E insistono nel dire: “È Buono sì, ma non
è debole”.
Ma una bontà che non va fino ad una specie di debolezza (quel che il nostro
rigorismo chiama debolezza) sarebbe come la bontà di chi limita la propria
elemosina temendo di incoraggiare l’ozio del mendicante. Il Padre mio, proprio
perché debole, per amore è ancora più grande e più bello. Dio padre in Cristo
si è fatto mendicante del cuore dell’uomo.
E la croce mi dà ragione.