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MONDO DISIDRATATO
di Stefania
Il mondo si è disidratato di
amore nella più completa indifferenza, forse non abbiamo ancora preso coscienza
che la disidratazione è il frutto della nostra libertà, della nostra
intelligenza presuntuosa e della testardaggine: non vogliamo ammettere – ci fa
comodo – che senza l’idea di Dio nella nostra vita, i risultati sono quelli che
osserviamo ogni giorno.
Padre Slavko diceva: “ Tutti i peccati sono il risultato della mancanza di amore.
E tutti i problemi possibili sono solo derivati dall’assenza di amore; quando
non c’è amore, le porte sono aperte al male…” Dobbiamo imparare a vivere
assieme, senza farci del male, creando tra noi sane relazioni,
impegnandoci giornalmente a lavorare per
migliorare. E’ su di noi che dobbiamo concentrarci, sui nostri doveri, sulle
nostre responsabilità. Ormai il tempo del rinvio è finito, né è più il tempo di
restare nella mediocrità e di aspettare che siano gli altri a fare qualcosa,
stando al balcone a guardare senza
sforzarci e sentendoci apposto o scoraggiandoci o, ancor peggio, a criticare
ogni iniziativa altrui.
E’ necessario cambiare; ognuno deve, in
base al proprio ruolo nella società, contribuire a sanare i guasti. Ho
letto che certe persone non vogliono
essere salvate, perché la salvezza implica un cambiamento e il cambiamento
richiede uno sforzo maggiore del restare uguali… Ho ascoltato, durante
un’omelia di padre Andrea, che essere persone intelligenti significa “volere
avere la capacità di leggere la realtà vera.” Una cosa è certa, se siamo
convinti di essere apposto, viene a mancare lo stimolo alla ricerca, non
sentiamo più la necessità di impegnarci a cambiare, a migliorare, a discernere
e, così, nulla cambia,… e questo non possiamo più permettercelo..di tempo prezioso
ne abbiamo buttato via anche troppo e il risultato lo vediamo, ci viviamo
dentro. E’ il tempo del ritorno alle nostre vere radici cristiane come quelle
di san Paolo e san Francesco. Basterebbe abbandonare le tre famose autostrade,
che ci piacciono tanto, ma che ci hanno portato alle condizioni attuali di
invivibilità: 1 Non c’è niente di male; 2 Tutto e subito; 3 Ma lo fanno tutti.
Sarebbe bene metterci ogni giorno in discussione e fare le nostre battaglie
interiori per discernere e decidere con chi vogliamo camminare. Certo, noi siamo liberi, ma la nostra libertà
è a tempo determinato e non possiamo neppure fare gli ipocriti che non
conoscono gli strumenti per discernere il bene dal male. Il Manuale di come
impostare la nostra vita è il Vangelo. Gesù, lo sappiamo e ce ne dimentichiamo
al tempo stesso, è venuto a donarcelo e ad essere il nostro Pastore e Guida,
per chi lo vuole.
Buon cammino quotidiano di conversione per ciascuno di noi, buon anno nella
fede e Maria, che da un secolo ( 1917- 2017 ) da Fatima ci suggerisce la
conversione, possa, attraverso la grazia, guidarci al bene. Non intendo
insegnare niente a nessuno, anzi sono la prima ad avere bisogno di attingere
per sanare il mio cuore attraverso gli insegnamenti e la proposta di salvezza dell’unico vero
Maestro di vita, il nostro Signore Gesù Cristo.
Preghiamo per la pace: è importante non solo per noi, ma soprattutto per i
nostri figli e nipoti; non è giusto che paghino
con una vita invivibile per errori che non hanno commesso.
Consiglio, perché lo ritengo un gesto molto riflessivo e profetico, la
partecipazione al Rosario per la pace sul tema “ Pregate, Pregate , Pregate” di
padre Slavko, che ogni mercoledì alle 9,30 viene recitato nella chiesa della
Covetta ad Avenza.
Il 6 gennaio scorso la nostra guida
terrena, papa Francesco, all’Angelus ha detto: “Non basta sapere che Dio è
nato, Dio deve nascere nel cuore….non possiamo dare a Gesù solo qualche
ritaglio di tempo.”
Allego un bel raccontino per spiegare ai nostri piccoli che esiste il bene e il
male; lo ritengo utile per una riflessione anche di noi adulti, che
rappresentiamo un ottimo terreno ad ogni tipo di tentazioni.
LA LEGGENDA DEI DUE LUPI.
“Nonno, perché gli uomini si
combattono?” Il vecchio parlò con voce
calma: “Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre
una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere, perchè
lo scontro più feroce è quello che avviene tra i due lupi.” “Quali lupi,
nonno?” “Mio caro nipote, quelli che
ognuno porta dentro di sé.” Il bambino
non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse il silenzio che aveva lasciato cadere tra
loro per accendere, forse, la sua curiosità. Infine il vecchio, che aveva
dentro di sé la saggezza del tempo, riprese con il suo tono pacato: “ Ci sono
due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia,
risentimento, falso orgoglio, menzogna ed egoismo.” Il vecchio fece di nuovo
una pausa, per dare al bimbo il modo e il tempo di capire quello che gli aveva
appena detto. “E l’altro?” chiese il nipote.
“L’altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità,
compassione, umiltà e fede.” Il bambino rimase a pensare un istante a quello
che il nonno gli aveva appena raccontato, poi diede voce alla sua curiosità e
al suo pensiero: “ E quale lupo vince?” Il vecchio Cherokee guardò fisso il
nipote e rispose con occhi puliti: “ Quello che nutri di più.”
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Un incontro speciale
di Giuliana Rossini
Rimettendo
in ordine alcune carte, mi capita di rileggere il messaggio che Maria Voce
(presidente del Movimento dei Focolari) ci aveva inviato ad un incontro al
quale avevo partecipato a Castelgandolfo. Porta la data del 12 gennaio 2016. Da
allora è trascorso un intero anno! Subito mi domando come io abbia impiegato
questo lasso di tempo, se per me quel congresso sia stato “causa di nuova luce
ed intensa vita del comandamento nuovo” come dice il documento.
Non è facile rispondere, mi ci sono provata, questo sì, ma quanto ai frutti la
strada appare irta e assai impegnativa!... Talvolta mi sembra di essere come il
servo malvagio e pigro della parabola che, avendo ricevuto un solo talento, per
paura di gestirlo malamente, lo sotterra, lasciandolo infruttuoso e suscitando
l’ira del suo padrone.
Quanta fiducia ho avuto nei miei (pochi) talenti? Quanto li ho trafficati
facendone parte con gli altri, anziché lasciarmi prendere dal timore e dalla
pigrizia? “Dio vuole da noi… che accendiamo fuochi sempre più vasti nelle
famiglie, negli uffici, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle parrocchie, nei
conventi…” riporta nel documento la presidente, citando una frase di Chiara
Lubich.
Sorrido ricordando il bell’incontro dell’altra sera. Avevamo sfidato il freddo
pungente e un vento che soffiava impetuoso, facendoci rabbrividire. Ma ne era
valsa la pena! Eravamo circa una decina di persone, tutte intenzionate a creare
tra noi una intensa intimità, un legame che potesse infonderci il coraggio di
essere poi, nei giorni seguenti, efficaci operatrici di pace, strumenti
attraverso i quali Dio potesse renderci sostegno per chi ci stava accanto.
Ciascuna con il proprio piccolo tesoro da donare alle altre.
Ed ecco O. che ci confidava come lei, al mattino, passeggiando lungo i sentieri
collinari, osservando il paesaggio cinerino che comincia a stagliarsi luminoso
contro il cielo ai raggi del primo sole, sentiva una forte unione con Dio,
attratta da questa sua bellezza che dava un’impronta ritemprante a tutta la sua
giornata. A, invece, che attraversava un piccolo momento di difficoltà, si
sentiva di offrire tutto al Padre Celeste, perché la pace e la concordia
ritornassero sulla terra. S., in seguito alle sue vicende personali, ci
rivelava il suo impegno ad imitare la Vergine Madre, la Desolata, colei che
“stava”, sia pure con il cuore schiantato, ritta accanto alla croce.
C’era tra noi un’atmosfera di cielo, ci sentivamo forti, pronte ad affrontare
tutte le difficoltà, perché non eravamo sole, ma ci sembrava di percepire
realmente la presenza di Gesù in mezzo a noi. Certo eravamo consapevoli dei
tanti dolori delle tante situazioni difficili, che l’umanità contemporanea,
basta guardarsi un po’ intorno, leggere giornali, ascoltare la TV…
Noi stesse eravamo cariche delle nostre
fatiche, incertezze, sofferenze… ma anche sentivamo che erano tante le risposte
positive di chi ogni giorno sta in trincea, nei campi di battaglia, per
arginare il negativo, ognuno con le proprie capacità. Personalità religiose
dotate di grandi carismi, uomini e donne di buona volontà che occupano ruoli
importanti nelle grandi organizzazioni mondiali, volontari e persone che si
prodigano per gli altri come ad esempio E. che si impegna a distribuire viveri
e generi di prima necessità ai bisognosi, ma anche chi è disposto ad ascoltare
ed accogliere le sofferenze altrui, condividendo gioie e dolori. Tutti che con
la loro vita danno un esempio di Vangelo vissuto, uscendo dalle proprie
comodità e abitando le periferie disagiate con impegno e fatica. Anche noi
sentivamo pressante il desiderio di fare, tutte insieme, la nostra piccola
parte e ciò ci provocava molta gioia ed era motivo di consolazione. Ci
affascinava il richiamo intenso di Papa Francesco a costruire ponti, anziché
innalzare muri, a vivere la fraternità, l’umanità fra tutti, l’amore reciproco
solo in grado di vincere tutti i disaccordi, gli ostacoli, la violenza e i
contrasti che caratterizzano la nostra epoca.
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Tre nuovi diaconi
di Mila
Domenica, otto gennaio,
grande giorno per il nostro seminario vescovile di Sarzana e per i fedeli che
lo seguono. Nel pomeriggio, nella Cattedrale di Cristo Re a La Spezia,
sarebbero stati ordinati tre nuovi diaconi: Alessio Batti, Stefano Ricci ed
Emilio Valle studenti appunto del seminario.
Questo del diaconato è il penultimo scalino per diventare sacerdoti. Grande
attesa per tutti anche perché questi seminaristi hanno prestato la loro
preziosa collaborazione nelle parrocchie di Ortonovo. Don Alessio è tuttora
collaboratore del nostro parroco, Don Carlo. Io e mio marito siamo andati in
pullman organizzato da Don Carlo e Don Andrea.
Il pullman era pieno. Con molto piacere ho rivisto le “ragazze” del gruppo dei
“pellegrinaggi del primo sabato del mese” che ormai considero mie amiche.
La cerimonia è stata molto commovente, c’era tanta gente. I tre nuovi diaconi
talmente emozionati che a stento riuscivano a non tremare. Certo si son presi
un bell’impegno quei tre giovani e non è ancora finita, devono affrontare
l’ultima salita, l’arrivo al sacerdozio, dopo inizierà la loro grande missione.
Don Alessio, la domenica successiva, alla Messa delle dieci, dopo aver letto il
Vangelo, come faceva ormai da tempo, ha fatto anche la sua prima omelia
riferendosi all’argomento della prima lettura, una profezia di Isaia, nella
quale Dio parla al suo “Servo”, al Messia, chiamato Israele. Ha spiegato molto
bene la differenza tra l’essere un servitore della Chiesa o un mercenario nella
Chiesa, presbitero o laico che sia. Non ho mai meditato su questo argomento
anche perché non ho mai posto l’attenzione sulla parola “mercenario” anche se
non è nuova. Se non erro nella parabola del Buon Pastore si parla del mercenario
che non si cura più di tanto delle povere pecorelle mentre il Buon Pastore si
preoccupa per tutte. Questa volta invece l’argomento mi ha colpito proprio per
la notevole differenza che c’è tra: servitore e mercenario.
Bisognerebbe approfondire l’argomento, forse facendolo si potrebbero evitare
tante situazioni di disaggio che spesso si verificano anche nelle nostre
parrocchie senza che noi ce ne rendiamo conto. Poi Don Alessio ha chiesto di
pregare, pregare tanto e insistentemente perché “Il Signore della messe mandi
operai nella sua messe”.
I seminaristi sono pochi, bisognerebbe che per tre che stanno per uscire almeno
altri tre fossero pronti per rimpiazzarli. Io, nel mio piccolo, oltre il
pregare personalmente, ho già chiesto al mio gruppetto di bambini del
catechismo di farlo anche loro, sperando che se ne ricordino. Comunque cercheremo
di farlo sempre all’inizio di ogni incontro.
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