U N I T A D E !
Impressionante la folla sulla grande piazza di
Bucarest. Di fronte a Giovanni Paolo II° in visita, a tanti esponenti della
Chiesa ortodossa, gridava insistentemente: “ Unitade, unitade!”
Quei cristiani sentivano le ferite della divisione. “ Ferite” non ancora
rimarginate.
La divisione è un brutto segno anche per evangelizzare. Ne sanno qualcosa i
missionari talvolta derisi per questo.
Ma quanto il problema interessa alle nostre parrocchie?
In soldoni: quanto si prega per l’unità dei cristiani, quanto si opera perché
sia fatto qualche passo in più? Forse non ci tocca abbastanza la preghiera di
Cristo nel cenacolo “ Fa che siano una cosa sola….”
Una giovanissima suora di clausura, suor Gabriella, offrì la sua vita per la
causa dell’unità.
Aveva capito tutto, e donò tutta se stessa.
Se ogni cristiano si impegnasse davvero
per la veste lacerata dell’unità, forse qualcosa succederebbe.
Scrive Mazzolari: “ La primavera incomincia con il primo fiore.”
UOMO DI MONDO
Un modo di dire, questo che
sembra un pass per tutti gli accessi. Lo sbandierare di uno “status symbol” per essere accreditati
presso chi conta o si teme.
Totò, con quel famoso “Sono un uomo di
mondo, ho fatto tre anni di militare a Cuneo” ha fatto sberleffo di questo
vanto, ridicolizzandolo con ironia unica.
Un cristiano potrebbe definirsi con verità “uomo di mondo” solo se prende a
cuore quello che presenta la vita quotidiana, con le sue realtà di luci e
ombre; col far passare le parole del Concilio “ Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi,
dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le
speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo.”
Con, ben in vista, la Lettera a Diogeneto ( 2° secolo ) che descrive il cristiano: “ I
cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il
modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in
città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno
speciale modo di vivere. Insomma, per parlar chiaro, i cristiani rappresentano
nel mondo ciò che l’anima è nel corpo.”
Quindi, non mondani: la mondanità è lebbra; ma con quell’odore delle
pecore, direbbe papa Francesco, che li fa presenza umile e viva tra gli uomini.