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Ascoltare Gesù
di Domenico Lavaggi, prete, vostro conterraneo
Efficientismo o contemplazione? La vita cristiana sembra davvero dibattersi
tra queste diverse tendenze.
Nella parabola del Samaritano Luca ha presentato l'ascoltatore di Gesù che si
fa prossimo. Ora Luca presenta due sorelle: Marta e Maria.
Dice così: "Mentre Gesù era in cammino con i suoi discepoli entrò in un
villaggio e una donna di nome Marta lo accolse in casa. Aveva una sorella di
nome Maria, la quale stava seduta ai piedi del Signore ed ascoltava la Sua
parola".
Per l'atteggiamento di Marta Luca usa un verbo che di solito, nella traduzione
della Bibbia, ha il significato che era occupata nelle molte faccende di casa,
invece il verbo greco significa che si distraeva nelle faccende, ma ascoltava
Gesù.
Questo mi fa dire che la donna occupata nelle faccende di casa non è lontana
dal Vangelo e non è lontana dall'incontro con Gesù . Mi viene in mente un detto
di San Benedetto che nella regola per i suoi monaci dice "ora et
labora" - prega e lavora -.
Sono le due strade che conducono a Gesù . Chi lavorava i terreni o chi
copiava i testi antichi per tramandarli al futuro non era lontano da
Gesù; invece chi stava in coro a pregare faceva un lavoro come chi lavorava i
campi o come chi ricopiava i testi antichi.
Quindi non soltanto pregava, ma lavorava. D'altronde la preghiera è mettere in
pratica l'insegnamento di Gesù che si è fatto prossimo di noi.
Se leggiamo bene il Vangelo ci imbattiamo nella famiglia di Nazareth dove
Giuseppe lavorava, Maria sbrigava le faccende di casa e Gesù ascoltava l'uno e
l'altra, ma anche il Padre Celeste.
Quando il Vescovo mi chiese se ero disponibile per andare parroco a S. Andrea di
Levanto, mi sembrò di essere finito in un mondo irreale, diverso dal mondo dei
quartieri popolari e delle fabbriche. Ma poi, un sabato sera, dopo aver
celebrato la Messa, una giovane signora che conoscevo da quando ero curato e
che era allora innamorata di colui che ora è suo marito mi disse: "Domani
vado a Lourdes con il treno U.N.I.T.A.L.S.I. con i malati ed i
pellegrini, cosa ne diresti di venire con noi?".
Io risposi: "Posso venire, ma non come prete; vengo alla pari di voi
che lavorate al servizio dei malati". È così ho fatto domanda a Genova
esprimendo il mio desiderio di essere accettato come barelliere e non come
prete. Questo perché volevo essere prossimo diversamente da quanto avevo fatto
fino ad ora. Sapevano che ero prete soltanto quelli di Levanto, pellegrini e
personale di servizio, ma non gli altri.
Tutto ha funzionato bene fino al servizio successivo quando era in programma la
celebrazione della Messa alla grotta.
Come al solito avevo portato nella valigia il camice e la stola per le celebrazioni
eucaristiche e anche quel venerdì mi ero nascosto tra i sacerdoti che
concelebravano, perché non mi vedessero.
Quel giorno il mio turno per andare a pranzo era il secondo e, aspettando
l'ora, mi misi nella sala da pranzo degli ammalati per servire loro acqua
e vino. Fu quando fui avvicinato da un giovane tetraplegico in carrozzella che
mi disse: "Lei ci ha fregati tutti!". Io risposi: "Fino a ieri
mi davi del tu ed ora perché mi dai del lei?". Mi rispose:
"Perché lei è un prete. L'ho vista concelebrare la Messa insieme agli
altri sacerdoti".
Io gli chiesi che cosa cambiava, e lui mi rispose che erano quasi vent'anni che
non si confessava e aggiunse: "Se sei un prete portami fuori e
confessami".
Questa è stata un'esperienza che mi ha fatto dire che bisogna servire
amando Gesù e che bisogna amare il prossimo come Lui ha amato noi.
Naturalmente sono tornato a Lourdes con la stessa organizzazione per 15 anni di
seguito, ma tutti ormai sapevano che ero un prete ma facevo anche il
barelliere come il primo anno. Sono così diventato il confessore di
tutti: medici, personale e malati si confessavano da me.
Ero un prete mascherato ma sono stato smascherato e questo mi ha fatto piacere
e capire che si può servire il prossimo in mille modi diversi: pregando,
ascoltando e lavorando.
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26° CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE
di LA REDAZIONE
A Genova il giorno 14 settembre si è aperto, per
concludersi domenica 18, il Congresso eucaristico nazionale che ha avuto come
tema : “Nella tua Misericordia a tutti
sei venuto incontro”. La Messa di apertura e quella di chiusura sono state
celebrate all’aperto in due piazze genovesi dall’arcivescovo Angelo Bagnasco,
in qualità di inviato speciale di papa Francesco.
Il Congresso eucaristico è una
manifestazione di popolo, che vede riuniti
vescovi, sacerdoti, religiosi, diaconi e fedeli laici intorno
all’Eucarestia. Momenti centrali sono stati la preghiera, la catechesi e, come
novità, la carità. Infatti, 46 delegazioni hanno avuto il mandato di andare a
portare il messaggio che nasce dall’Eucarestia nei luoghi dove ogni giorno è
doveroso compiere atti di misericordia corporali e spirituali: mense dei
poveri, carceri, conventi di clausura, case di riposo, fondazioni, come
Auxilium, che prestano ogni forma di aiuto a chi è solo ed emarginato da una
società indifferente ed egoista. Comunque, al centro è sempre rimasta
l’Eucarestia, cioè, il Verbo che si è
fatto Carne, per essere guida vera ad ogni iniziativa di misericordia.
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