Marco
e Luca raccontano un incontro avuto da Gesù con un tale che, gettandosi ai suoi piedi, chiese:
"Maestro buono che devo fare per meritare la vita eterna?" e Gesù
disse: "Perché mi chiami buono, nessuno è buono se non Dio". Poi
dice: "Tu conosci i comandamenti - non uccidere, non commettere adulterio,
non dire falsa testimonianza, onora il padre e la madre- ". Colui rispose:
"Maestro, tutto ciò io l'ho fatto da sempre". Gesù lo guardò con
affetto e gli disse: "Una sola cosa ti manca: lascia tutto e poi vieni e
seguimi". Quello, sentendo una simile proposta impallidì e se ne andò; aveva troppe ricchezze. Gesù lo guardò e poi
disse ai discepoli: "Com' è difficile per coloro che hanno ricchezze
entrare nel regno di Dio!". I
discepoli si spaventarono, ma Gesù disse loro: "È più facile per un
cammello entrare nella cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di
Dio". Ma essi sbigottiti dicevano: "Ma allora chi potrà
salvarsi?". Gesù li fissò e disse: “Agli
uomini è impossibile ma non a Dio, perché tutto è possibile a Lui" era in
viaggio verso Gerusalemme dove si compirà il Suo destino e dicendo a quel tale
"quando avrai lasciato tutto vieni e seguimi" significa diventerai
mio discepolo.
Ma citando i comandamenti che riguardano
i rapporti con gli altri e non solo con Dio, Gesù vuole dire a chi vuol
diventare discepolo che non è sufficiente non commettere adulterio e non rubare
(aspetto negativo), ma bisogna condividere (aspetto positivo).
Condividere con la persona che hai sposato la gioia di un amore fedele e
indissolubile e condividere il pane con chi ha fame e il denaro con chi è
povero; condividere l'esistenza con chi è
sofferente perché solitario, senza patria perché in un paese straniero,
familiarizzare con chi è diverso per motivi naturali o per questioni di fede
religiosa. Occuparsi del prossimo, dunque, è il modo per avvicinarsi a Gesù.
Ora, caro “Sentiero”, concedimi un po' di spazio perché vorrei raccontare una
storia.
Io che sono vecchio e lontano dal mio paese ho tanta nostalgia della festa
laica di San Rocco, con la fiera e la torta di riso e la "cocombola".
La storia che voglio raccontare è la seguente: la fiera si svolge per la festa
di S. Rocco; ma chi è S. Rocco? Era il figlio unico di una famiglia francese
benestante che possedeva case, terreni e gioielli e alla morte dei genitori si
trovò erede di tutta quella fortuna. Conoscendo il Vangelo vendette tutto e
distribuì il denaro ai poveri della città e dei dintorni. Diretto a Roma per pregare sulla tomba degli
apostoli Pietro e Paolo e chiedere loro ispirazione per seguire Gesù e forse
percorrendo la via Romana, chiamata Aurelia, giunse nella città di Luni ed
osservò un paese collinare chiamato Nicola - la fiera di S. Rocco si sviluppa
dal bivio che va da Serravalle a Nicola e termina al ponte sul Parmignola,
detto ponte di S. Rocco - forse perché
andando verso Roma Rocco lo attraversò per recarsi a Nicola dove
trovare un rifugio ed un pezzo di pane; poi proseguì per Roma che in quel tempo
era devastata dalla peste e Rocco si unì ad una confraternita per assistere gli
appestati.
Terminato questo servizio riprese la via del ritorno ma non per la via chiamata
Aurelia, ma per la via Francigena che univa il nord Italia all’Europa e si trovò a transitare per Piacenza,
trovando alloggio in una capanna vicina al Po che serviva ai contadini per
custodire gli attrezzi agricoli e come stalla. Stanco per il lungo cammino ed
anche contagiato dalla febbre contratta assistendo gli appestati, si coricò
sulla paglia che era sul terreno e dormì tutta la notte. Il mattino seguente,
svegliandosi, vide entrare un cane con in bocca un pane che mise ai suoi piedi.
Il cane apparteneva al padrone del terreno e che possedeva una villa poco
distante.
Nei giorni successivi la scena si ripeté fintanto che i servi della villa
videro il cane rubare il pane e uscire; così avvisarono il padrone che scese in
cucina per assistere alla scena e seguì il cane che lo portò alla capanna dove
Rocco giaceva sulla paglia (ecco perché nei quadri che rappresentano S. Rocco
c'è sempre un cane accucciato ai suoi piedi).
Il padrone del cane e della villa capì che Rocco, non soltanto era stanco, ma
anche ammalato ed allora disse ai suoi servi di andare a prenderlo e portarlo
in villa; quindi chiamò il medico e lo fece curare.
Rocco decise di tornare in patria, a Montpellier, passando per Voghera, dove le
guardie notturne, scambiandolo per ladro, lo arrestarono e lo denunziarono al
padrone della città che lo fece mettere in prigione dove morì solo come un
cane.
Mentre pensavo questo, mi sono ricordato che durante un'apparizione a Lourdes,
la Madonna disse a Bernadette: "Non vi prometto di farvi felici in questo
mondo ma nell' altro". E così è stato di Rocco. La Chiesa li ha dichiarati
entrambi santi. Fine della storia.
Non soltanto ho nostalgia della fiera, della torta e della
"cocombola", ma quando viene San Rocco rifletto sulla sua vita e ciò
che ha fatto per poter seguire Gesù.
Domenico
Lavaggi , Prete e vostro conterraneo