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Appunti di un Pellegrino
di Gualtiero Sollazzi
No
party, se cattolico?
“No Martini, no party”: era il tormentone di uno spot pubblicitario. Oggi, pare
che l’accesso non a un party, ma a ben altro, sia negato a chi è cattolico. La
storia è lunga anche fermandoci solo all’Italia e indicativa di pregiudizi. Si
pensi alle polemiche sulla scuola paritaria. A certa gente le si gonfiano le
vene se lo Stato decide di dare due soldi a queste scuole. Se rivisitiamo certi
premi letterari: lo Strega, Grinzane Cavour, il Viareggio…, è lampante che se
non appartenevi a certe “parrocchie” non vincevi un tubo. E le opere di Autori
cattolici di valore, le trovavi nelle librerie dal nome famoso? C’è di più.
“Cattolico” è diventato un insulto.
Sere fa, nel salotto di “Otto e mezzo” dell’ineffabile Gruber, si stava
discutendo di certi accadimenti. Una signora, filosofa per chi lo sapeva, come
risposta a un interlocutore gli dice: “Il suo ragionamento è proprio ‘da
cattolico’ “, sottinteso: da nazista. Rivedere la trasmissione, per curiosità.
A un mercato, un ambulante per far figura presso il capoguardia, di provata
fede stalinista, e che lì faceva il bello e il brutto, gli disse indicando un
collega: “Lui è un cattolico!”. “Sì, rispose l’altro a muso duro, e sono meglio
di te!”. Sarà una risposta non proprio evangelica, ma talmente azzeccata...
Estasi
Questo termine pare non riguardarci. Lo riserviamo ai mistici e ai Santi. Lo
scrittore Pavese, abitualmente amaro, liquida l’estasi così: “Non è nulla di
più che il piacere di addentare una nespola o un grappolo d’uva. Se ne può fare
a meno”. Lapidario, ma ignorante.
L’uomo è assetato di estasi. Si pensi all’amore. Di fronte, poi, a un panorama,
a un’opera d’arte, ci esce spontaneo: “Sono estasiato!”. La bellezza suscita
l’estasi. Il cristiano è “di natura” estatico.
Il curato d’Ars entrando in chiesa vide un povero contadino, muto davanti al
tabernacolo. Incerto, gli chiese: “Cosa fai?”. La risposta: “Io lo guardo, e
Egli mi guarda”.
Chiara Badano è una ragazzina che colpita da gravissima malattia, ne fa un
Tabor. Chiara Lubich, in una lettera, le porrà il soprannome di “Luce”. E Luce
confiderà: “Dio mi ha tolto le gambe, ma mi ha dato le ali!”. La vita del
credente è un camminare in un’estasi quotidiana cantata dal salmo 115: “Camminerò
davanti al Signore nella terra dei viventi”. Madelein Delbré, mistica e poetessa, meditando il
mistero di Dio, afferma: “Nulla sarebbe mediocre, perché tutto sarebbe voluto
da te. Nulla sarebbe troppo pesante, perché tutto avrebbe radice in te. Nulla
sarebbe tedioso, perché tutto sarebbe amore di te. Noi siamo tutti dei
predestinati all’estasi”.
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Semplici considerazioni
di Marisa Lisia
Come
per incanto ho ritrovato nel mio cuore sensazioni da tempo sopite, con i suoi
numerosi perché: il perché della morte ed il perché della vita da sempre
perpetuata per il miracolo dell’amore.
Disse bene il Figlio prediletto di Dio, che di cuori se ne intendeva, Eccome!
“Alzati e cammina”, ordinò solennemente ad un paralitico, che fu guarito
all’istante. Poter poi udire le più sottili delle realtà, come il soffiare
lieve del vento, vedere sbocciare un fiore, ascoltare le voci misteriose del
mare in tempesta e, con estatico stupore, ammirare notti popolate da miriadi di
luminose stelle. Tutto ciò che di grande e di infinito esiste, perché è opera
delle tue mani, Signore.
Fammi sempre udire, dunque, nel tempo presente il lieve soffiare del vento, il
delicato profumo dei fiori, lo splendore del tuo astro sovrano, il placido
sussurrio del mare in bonaccia ed il gioire di persone amate. Ed io appagata
sarò per l’eternità, sgabello per i Tuoi piedi…
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A nostro padre, un piccolo pensiero
di Paolo - Roberta - Paola
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febbraio: San Valentino. Il giorno in cui sei nato, ed è per questo che avevi
un così bel nome.
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febbraio: giorno in cui il Signore ti ha chiamato a sé.
Un bel nome, dicevamo. Come bella è stata tutta la tua vita. Maestro di vita
per noi, tuoi figli: insegnandoci con amore e guidandoci con fermezza, fin da
piccoli, ad avere rispetto del prossimo, della natura e delle cose.
Oggi che anche noi siamo genitori, non possiamo fare altro che mettere in
pratica tutto ciò che ci hai insegnato, e fare sì che possiamo trasmetterlo ai
nostri figli.
I tuoi occhi sorridevano sempre. Prima di te arrivava la tua voce,
inconfondibile; la tua espressione era sempre gioiosa e felice.
Tutti coloro che sono venuti a salutarti, avevano un ricordo, un pensiero, un
aneddoto gioioso da raccontarci: grazie di cuore a tutti!
Ora siamo certi che dal Paradiso veglierai e proteggerai tutta la tua grande
famiglia.
Con tantissimo amore, i tuoi figli, Paola, Roberto, Paolo.
Il caro Valentino Alessandroni già da
piccolo era divenuto “famoso”, qui a Ortonovo, e particolarmente nella sua
parrocchia di Isola, poiché il Prof. Taravacci dovendo dipingere una grande
tela raffigurante San Giovanni Bosco per la chiesa di Isola, scelse proprio la
figura del piccolo Valentino da affiancare al Santo protettore di quella
parrocchia.
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Finalmente una cartolina!
di Marta
In
questo nostro tempo la tecnologia fa veramente miracoli e noi ‘anzianotti’
rimaniamo meravigliati; ora si possono fare tante cose con una facilità estrema
e immediatezza.
Si può, ad esempio, telefonare in tutte le località del mondo e nello stesso
tempo vedere con chi si parla: basta collegarsi a ‘skipe e con un clik puoi
vedere e parlare col tuo cugino o tua zia in Australia. Senza parlare poi dei
vari you tube, facebook, watts app e altri servizi che ancora non conosco. I
messaggini, poi, sono all’ordine del giorno.
Oggi, osservando le persone ti accorgi che non è più possibile parlare a tu per
tu, bisogna aspettare il proprio turno, dopo che quella persona ha finito di
dialogare al telefonino e, talvolta, non si riesce a finire un discorso che il
cellulare suona di nuovo e bisogna interrompere la conversazione. Tutti
vanno di fretta: il gomito alzato (non perché ha bevuto) e la testa reclinata
significano che stanno parlando al cellulare che è ormai diventato quasi
indispensabile; ma è anche vero, bisogna ammetterlo, che è di una utilità
eccezionale.E
così è ormai quasi scomparsa la bella abitudine di scrivere cartoline
illustrate quando si va in vacanza o viaggi in importanti e amene località. Ora
basta un selfie (autoscatto) col tuo volto e il panorama e inviarlo: in un
attimo è a destinazione! Proprio ogni tanto me ne arriva qualcuna: tempo fa da
un’amica da Bruxelles e, proprio in questi giorni una addirittura da New York.
Eccola qui, che emozione! Mentre la osservo, penso al suo lungo percorso: la
foto, la stampa, esposta all’edicola o in un negozio di ricordi; questa
cartolina fino al suo arrivo in Italia ha ‘parlato’ solo inglese, è stata
toccata, osservata solo da Americani; ora sembra che mi stia raccontando del
suo lungo cammino. I francobolli sono tre, tutti uguali; su di loro sventola la bandiera americana
a stelle e strisce con la scritta “U.S.A. FOREVER”; la data è quella del 12
aprile 2016; poi “Cari saluti a tutti”;
l’immagine è quella di New York con i suoi altissimi grattacieli; in primo
piano la statua della Libertà: bella, imponente, con un braccio alzato regge
una fiaccola, nell’altra mano un libro recante la data dell’indipendenza
americana, 4 luglio 1776; sul capo una corona a sette punte che rappresentano i
sette mari o i sette continenti. Ora questa cartolina fa bella mostra di sé attaccata al vetro della mia
credenza; quando le passo vicino mi sembra di sentire l’odore di quella grande
metropoli, il vociare delle tante persone che la invadono continuamente, il
suono dei mezzi pubblici, le altissime insegne fluorescenti della pubblicità e
dei tanti negozi.
Grazie,
caro Ale, per avermi scritto questa cartolina!
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Don Albino Bellangelo
di Enzo Mazzini
Don Albino Bellangelo è e
sarà per sempre nel cuore degli Ortonovesi.
Lui, che insieme ai suoi confratelli, don Pesce e don Tito, ha segnato
la storia locale negli anni terribili della guerra di Liberazione, non poteva
essere dimenticato da chi può dare ancora testimonianza diretta di tanto
eroismo e fraterna generosità. Ad ognuno di questi santi e generosi sacerdoti è
stato dedicato un ricordo sul “Sentiero” ; quello su don Albino è stato
riportato nel n° 10 di dicembre 2013, al quale chi vuole può fare ricorso per
una più completa lettura (o anche
cliccando su Google: don Albino Bellangelo).
L'Amministrazione Comunale, in occasione dell’anniversario della Liberazione,
ha voluto intitolare a don Albino Bellangelo il parco adibito ad uliveto in Via
Larga, adiacente la tipografia Sanguinetti, con una cerimonia veramente
significativa. Numerosi i cittadini presenti che hanno dato dimostrazione di
commossa partecipazione, compresa la nipote Maria Grazia Bellangelo insieme al
marito. La cerimonia è iniziata con la Santa Messa, celebrata dal parroco don
Andrea, coadiuvato dal diacono Paolo e con l'esecuzione dei canti religiosi
diretti da Angelo Angelini. Commovente l’omelia di don Andrea che ha
sottolineato il valore cristiano e civile di santi sacerdoti, come don Albino
Bellangelo, e la insostituibile missione
che la Chiesa è chiamata a svolgere.
Terminata la celebrazione eucaristica, tutti i presenti si sono
trasferiti nello spazio in cui è stata esposta la lapide-ricordo per la
cerimonia dello scoprimento e la benedizione da parte di don Andrea. Sulla
lapide sono incise poche parole, ma molto significative: "A ricordo di
don Albino Bellangelo, parroco esemplare di Casano. Salvò il paese dalla
distruzione nazifascista".
In sintesi, un eroe! Quanti santi sacerdoti si sono comportati così! E quanti hanno pagato con la vita!
A questo punto ha preso la parola il sindaco Pietrini che ha ricordato il
comportamento eroico di don Albino, rievocando alcune pericolose vicende, come
quella del caporale Bertacchini che aveva deciso di passare nelle fila dei
partigiani o quella del caporale tedesco Gollarsh, omettendo di riportare per
intero la descrizione di dette vicende per necessità di sintesi, rinviando al
precedente articolo richiamato in premessa per eventuali approfondimenti.
Dopo l'intervento del rappresentante della FIAP, Mario Battiglia, ha preso la
parola il presidente dell' ANPI di
Ortonovo, Luciano Danieli, che ha ricordato alcuni momenti importanti e
commoventi della sua infanzia e giovinezza, quando fu costretto a lasciare la
sua casa di Isola per rifugiarsi con la famiglia all'Annunziata prima e poi
darsi alla lotta partigiana. Quindi l'intervento conclusivo del prof. Andrea
Ranieri del comitato nazionale di Sinistra Italiana. Dopo aver ricordato alcuni
passaggi della filosofia fascista: "Obbedire, obbedire, obbedire", si
è intrattenuto su alcuni momenti della lotta partigiana,
ricordando anche un vero eroe tedesco Rudolf Jacobs, che si era unito ai
partigiani ed il 3 novembre 1944, insieme ad altri 9 partigiani, sotto mentiti
abiti tedeschi, attaccò l'hotel "La Laurina" di Sarzana, che era
usato come caserma dai fascisti, facendosi passare per un distaccamento tedesco
al comando dello stesso Jacobs
.L'attacco di sorpresa fallì e Jacobs, la cui arma si inceppò, fu ucciso. Altri
i passi importanti del suo intervento, compreso quello riguardante il messaggio di Papa Francesco che si batte contro i muri ed in difesa degli emigranti e la lotta per
una maggior giustizia sociale.
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Una persona non muore mai se continua a vivere nel nostro ricordo
di Andreani Tarcisio
Caro Paolino, così, a dispetto della
tua mole, ti abbiamo sempre chiamato. Mentre mi accingo a scriverti in
occasione del nostro 60° compleanno, la mia mente viene sommersa dai ricordi, dalle
tante situazioni della vita che ci hanno legato. Solo 23 giorni ci separano
nella nascita e sin dai primi mesi abbiamo preso il latte dal solito seno, e
questo ci ha sempre legati come un sottile filo, sottile ma molto solido. Una
persona, mentre ti ricordavamo, mi ha detto: ”Se ne è andato un pezzo di
Storia”.
Vorrei qui ricordare molte cose; mi manca molto il tuo saluto scherzoso, le
imitazioni che facevamo di Stanlio e Ollio, il prenderci a pugni, darci le
‘panciate’. Mi manca molto quel tuo sguardo, con occhi languidi, quando avevi
qualche problema fisico. Non potrò mai dimenticare l’angoscia che mi prese
quando una volta mi dissero che non eri rientrato con il pullman e che ancora
ti stavano cercando; o quando stavi per affogare e ci siamo buttati tutti a
prenderti per tirarti a riva, a Marinella (non fu impresa facile per la tua
mole e la tua agitazione); e le conseguenti botte che tu prendesti da tua mamma
Aldina, la quale, povera donna, si era spaventata moltissimo.
Quante corde di chitarra ti abbiamo
comprato perché le rompevi continuamente e ne imitavi il suono con la bocca,
questo fino a quando l’Aldina ti ha spaccato la chitarra in testa e non ha più
voluto che te la ricomprassimo.
Il giorno del tuo compleanno (il 15 dicembre) era “obbligo” venire a prendere
il caffè doppio dell’Aldina, che ci teneva svegli due giorni con un po' di
tachicardia, e portarti un regalo, sempre ben indovinato visto che già un mese prima
cominciavi a chiedercelo.
Rivedo la gioia nei tuoi occhi quando ti abbiamo portato il mangiadischi: lo
portavi sempre con te attaccato all’orecchio e cantavi Celentano con il tuo
timbro di voce baritonale. Non ti vediamo più passare portando i sacchetti
dell’immondizia con la tua andatura ondeggiante e la faccia che ci faceva capire
che era una grande fatica per te, ma la Marina questa tua “fatica” se la
meritava. Mi mancano le tue espressioni quando ci si incontrava per la strada:
“o budellooo!”, “pagliaccio!”, “a me!?”, oppure le tue imitazioni di Stanlio.
Mi manca quando all’inizio dell’estate mi chiedevi sempre: “Quand’ i ven
Pino? I ven, i ven?”.
Ora stai guardando dal Cielo noi così affaccendati ad accumulare denaro, ad
odiarci, a pensare male l’uno dell’altro, a non saperci perdonare, a non avere
attenzione per i più deboli e bisognosi, ad essere attaccati alle piccole
cose…, e con la tua espressione migliore stai dicendo: “Com’ g’jen scemi!”.
Caro Paolino, ho fatto la festa dei miei/tuoi 60 anni con te sempre vicino.
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