N° 1 - Gennaio 2016
Spiritualità

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  Le ‘Graffiature’ di Gesù
di Antonio Ratti


 

Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: “La scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne fate una spelonca di ladri”.
Dal Vangelo secondo Marco (11, 15-17, 27-33)

 Giunsero intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel Tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel Tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero carichi attraverso il Tempio. Ed insegnava loro dicendo: “Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!”… E mentre egli si aggirava nel Tempio, gli si avvicinavano i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: “Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farlo?”. Ma Gesù disse loro: “Vi farò anch’io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio. Il Battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi”. Essi discutevano tra sé dicendo: “Se rispondiamo ‘dal cielo’ dirà: perché allora non gli avete creduto? Ma se diciamo ‘dagli uomini’? Essi  temevano la folla, poiché tutti consideravano che Giovanni fosse stato un vero profeta. Allora diedero a Gesù questa risposta: “Non sappiamo”. E Gesù disse loro: “Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose”.

 Dal Vangelo secondo Luca  (19, 45-46)

Entrato nel Tempio, cominciò a cacciare i venditori, dicendo: “ Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri”.

Dal Vangelo secondo Giovanni (2, 13-17)    

 Egli trovò nel Tempio venditori di buoi, di pecore e di colombe, e cambiavalute seduti ai loro tavoli. Fatta una sferza di cordicelle, li scacciò tutti dal Tempio, con le pecore e i buoi; sparpagliò il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i tavoli; poi disse ai venditori di colombe: “Portate via di qua queste cose; e non fate della casa del Padre mio una casa di mercato”.
1)Non sempre i quattro Evangelisti riportano gli stessi episodi. Questo evidentemente ha un effetto mediatico, una risonanza e un alto valore spirituale da non poterlo non ricordare all’unisono.
2)Giovanni, quasi certamente presente, essendo sempre al seguito di Gesù, a maggior ragione con l’approssimarsi della Pasqua, è l’Evangelista che ci fornisce il particolare della preparazione della frusta con cordicelle per sottolineare il vigore e la forza posti in essere nel cacciare i venditori dal tempio, luogo sacro per eccellenza, perché dimora di Dio.
3)Influenzato dalla stesura degli elaborati sui primi Concili, dove si discute duramente sulle due nature di Gesù, mi è parso che per un attimo in Lui abbia prevalso quella umana, tanto era indignato e sferzante davanti ad uno spettacolo indecoroso, che evidenziava  tutto lo  svilimento della fede verso il Creatore, Re dell’universo.
4)Immediatamente Gesù riprende il suo atteggiamento pacato e sereno, specie quando gli scribi e i sommi sacerdoti gli chiedono: “Con quale autorità fai queste cose e chi te l’ha data?”. Gesù, con l’ironia quasi impercettibile di chi la sa lunga e conosce il pensiero dei suoi interlocutori, ribatte: “Vi farò anch’io una domanda. Se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio”. Accortisi del tranello e del rischio che ogni risposta poteva avere davanti alla folla, i Giudei scelgono ciò che ritengono il male minore: “Non sappiamo”.  Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose”, conclude Gesù con distesa fermezza.
5)Morale: con le cose di Dio non siamo autorizzati a scherzare, a svalutarle e ad asservirle alle nostre voglie. In altre parole, non si può abusare della misericordia divina, che è un dono gratuito.
6)Non è necessario sottoporre la nostra intelligenza ad alcuno sforzo per comprendere quanto il racconto degli Evangelisti sia cronaca di oggi. Il malaffare e la corruzione sono una piaga diffusa ovunque senza eccezioni: anche in Vaticano, scandisce papa Francesco sull’aereo che lo riporta a Roma dal suo viaggio in Africa, e non solo.  


  Come posso dire ”Buon Natale!”
di Guglielmo Borghetti, vescovo



 

“Nei tempi complessi e tortuosi, affaticati e disorientati, spaventati e inquieti che viviamo, non è facile per nessuno cogliere e accogliere l’autentico significato del Natale, il suo inesauribile mistero!
Mi chiedo in questi giorni come posso dire “Buon Natale!” a tante persone inguaiate con affitto e bollette da pagare, con casa da cercare, con lavoro da trovare, con attività commerciali da riavviare; come faccio a dire “Buon Natale!”  quando sento parlare di terza guerra mondiale a pezzi; come faccio a dire “Buon Natale!” quando ascolto dai media di fondamentalismo, di emergenza e allarme terrorismo; come faccio a dire “Buon Natale!” quando nel nostro territorio diocesano so che diverse persone dormono in case diroccate, in macchina o in giardini pubblici; come faccio a dire “Buon Natale!” quando c’è chi non può permettersi il pasto quotidiano e fa la fila alla Caritas; come faccio a dire “Buon Natale!” se la politica – “elevata forma di carità” (Benedetto XVI) – mi delude;  come faccio a dire “Buon Natale!” quando la speculazione economica rovina il patrimonio familiare e la bramosia del denaro e del suo accumulo infrange ogni regola di eticità minima; come faccio a dire “Buon Natale!” quando la malattia e la perdita di persone care dissestano il mio equilibrio e la mia serenità familiare; come faccio a dire “Buon Natale!” quando leggo i dati della disoccupazione giovanile, etc. etc. Comunque, con audacia, oso!
Il Natale è evento e messaggio, fatto e provocazione: Dio si fa uno di noi, si fa una cosa sola con noi, ci fa entrare nella comunione tra noi; abbatte l’indifferenza che uccide, la noncuranza nei confronti dell’altro, le grandi solitudini…”.

                                                        

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