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In ricordo di don Domenico Repiccioli (Ceccardo)
di LA REDAZIONE
“Un mercante appassionato di
perle preziose trova una perla che aveva sognato per tutta la vita…” (Mt
13, 44-52).
Il primo pensiero vuole essere di ringraziamento a quanti sono convenuti in
questa chiesa per dare, come ci ricorda la liturgia, l’ultimo saluto al nostro
don Domenico.
Un ringraziamento che, a nome del direttore provinciale, estendo alla comunità
religiosa, a tutto il personale del Centro per l’assistenza riservatagli in
questi ultimi anni.
Il secondo pensiero è di vicinanza spirituale ai familiari tutti. Ci
troviamo attorno all’altare per ricordare che nella propria esistenza ha
vissuto la “vocazione” del cristiano ed ha risposto con generosità a quel
“vieni e seguimi” che il Signore rivolge ad ognuno di noi.
Il sentimento che innalziamo al Signore è di riconoscenza per averci fatto
incontrare una persona buona, mite e generosa, laboriosa; una persona che, in
questa lunga esistenza, ha trattato sempre delle cose di Dio e ha trattato
sempre bene Dio. In questo ricordo ci accompagnano la fede e la speranza, e il
Vangelo che abbiamo appena ascoltato indovina il nostro stato d’animo e siamo
obbligati a rispondere ad un interrogativo: “Quanto vale il Regno di Dio?”. E’
una domanda che forzatamente ne genera altre e anche di grande portata: “Ma c’è
questo Regno? Quanto mi interessa? E quanto mi sono adoperato per farlo mio?
“Un bracciante che sta lavorando nel campo, trova un tesoro…”, ci ricorda
l’evangelista Matteo. “Un mercante
appassionato di perle preziose…”. Due esperienze diverse: la prima casuale
e la seconda no, ma entrambe sono accomunate da quel “…vanno, vendono e comprano”. Perché la parabola funzioni è
necessario quel “comprare”, quel non lasciarsi sfuggire un’opportunità sognata
da sempre. Il nostro don Domenico che cosa ha venduto e che cosa ha comprato?
Una vita la sua riassumibile in una risposta generosa e fedele dentro la vigna
del Signore, dove ha servito un Padrone esigente. Il suo sguardo puntava in
alto proprio quando tutto ci porta a ridimensionare, a fare a meno di questo
“alto”, perché sembra più gratificante altro. Ci ha richiamato prepotentemente
al valore di “quel tesoro”, che è Dio. Davvero che cosa conta aver guadagnato
il mondo intero se perdiamo ciò che è essenziale? Un’esistenza la sua
all’insegna del “vieni e seguimi” che un giorno il Signore ha rivolto ai suoi
discepoli e anche a lui. Un sacerdote convinto che stare dalla parte di Gesù
significava stare dalla parte giusta.
Ed eccolo “pastore” di anime nel compito impegnativo di guida, di sostegno, di
dispensatore della grazia e del perdono di Dio. E’ bello, è giusto in questi
momenti ricordare il positivo di un confratello che per 60 anni si è messo al
servizio della Chiesa e della Congregazione in un campo di lavoro che lo ha
reso maestro, pastore, amico e padre. Il sacerdozio ti ha portato, caro don
Domenico, a toccare con mano la grandezza di Dio e la miseria dell’uomo; tante
volte ti sei sentito strumento di salvezza quando, nel nome di Gesù, anche tu
hai perdonato settanta volte sette. La grande forza di un sacerdote sta proprio
nel distribuire a piene mani un tesoro che ci è stato dato in prestito da un
Padrone esigente. Tutto il resto davvero non conta. Ecco la grande forza e il
tuo grande esempio: credere in quel tesoro
nascosto e stare sempre in prima linea.
Allora mi è facile pensare, nel ricordo di questo nostro confratello, ad
una esistenza in controtendenza, ad un percorso di vita indovinato, ad una
testimonianza di fede segnata da una fedeltà quotidiana; don Domenico si è
fatto “facchino della Divina Provvidenza” in tante nostre Case e in tanti
ruoli: è stato missionario in Argentina, confessore, consigliere, padre
spirituale; ha condiviso con Don Orione l’entusiasmo di essere in prima fila
nel fare il bene. Ed è proprio la radicale fedeltà al Signore che ti ha
trasformato da invitato a commensale! “Non
vi chiamo più servi, ma amici, perché l’amico sa quello che fa il suo padrone”.
Carissimo don Domenico, sei approdato all’infinito che è Dio. Non sarai più
tu a rivestire il grembiule del servizio, ma sarà Dio a servirti per le tante
volte che tu lo hai avvicinato nei poveri e negli altri. Riconoscenti ti
chiediamo di continuare a volerci bene anche da lassù come hai fatto ogni
istante della tua vita quando sei stato con noi.
Grazie di tutto.
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Dio non può salvare te, senza di te
di Stefania
“Ma
quanto siamo duri…, ma quanti aiuti e consigli ci hanno lasciato dei ‘semplici
cristiani’ come noi che ci hanno preceduto!”. Questa frase di Sant’Agostino ci
richiama a dare ‘valore’ a chi siamo: siamo cristiani! Ed è proprio quando
perdiamo la nostra identità e il nostro senso di appartenenza, che arriviamo a
non avere più ben chiaro chi siamo e quali sono i valori del vero cristiano e
di conseguenza, senza rendercene conto, ci troviamo a prendere strade sbagliate,
allontanandoci da Colui che tanto ci ama e ci aspetta: il Dio dell’Amore. Il
cardinal Martini diceva: “Abbiamo buttato via 200 anni…”. Tutti noi dobbiamo
confrontarci sempre con la verità del Vangelo; se riprendiamo consapevolezza
della nostra identità cristiana, nascerà in noi la voglia di impegnarci a
cambiare e di assumere le nostre responsabilità, essere cioè veri uomini di
Dio.
Ora, scusatemi tanto, ma vi voglio dire delle cose, forse scontate, ma che,
ahimé, anch’io, purtroppo, dimenticavo o non conoscevo bene. Tutti noi siamo
stati creati da Dio, siamo quindi sue creature. Poi, col Battesimo, siamo
diventati figli di Dio, in quanto lo Spirito Santo è entrato in noi e, quindi,
Dio vive in noi, nel nostro cuore. Poi abbiamo continuato la nostra strada e,
come tutti i bimbi abbiamo combinato le nostre marachelle, qualche
disubbidienza ai genitori e altri peccatucci; ma, grazie al sacramento della
Confessione ci siamo riconciliati con Dio, è ritornata in noi la sua Grazia,
abbiamo rimesso a nuovo il nostro cuore ‘mangiucchiato’ dal peccato; poi, con
la Prima Comunione, si è aperta la porta per nutrirci del Corpo di Gesù ed
essere perciò in comunione con Lui e i nostri fratelli. Abbiamo poi continuato
il cammino, forti del suo aiuto (i sacramenti ricevuti), fino alla
confermazione del nostro percorso col sacramento della Cresima, amministrato
dal Vescovo, e diventando così veri soldati di Cristo. In seguito ognuno ha
fatto le proprie scelte. Tanti di noi abbiamo deciso di unirci per tutta la
vita attraverso il sacramento del Matrimonio, e così costruire la nostra
piccola Chiesa domestica, scoprendo la bellezza di essere sposi, di essere
famiglia con Gesù al centro. Anche il papa Francesco ci dice che dobbiamo
deciderci a stare con Gesù o contro Gesù.
Ma il nostro cuore è sempre così pieno d’amore come quando ce l’ha donato Dio
al momento del Battesimo? Abbiamo custodito la nostra anima? Abbiamo conservato
la nostra identità di cristiani? Ognuno di noi sa se abbiamo custodito bene il
nostro cuore e quanto è stato ‘mangiucchiato’ dal peccato; e lo sa bene Colui
che ci ha dato la vita e al quale dobbiamo ritornare. Ma il nostro Dio, prima
di essere Giusto, è Misericordioso proprio perché conosce le nostre debolezze,
la nostra fragilità e tutti i nostri limiti. Inoltre, attraverso il papa
Francesco, ci offre ora l’opportunità di ritornare all’ovile, di non essere più
delle pecorelle smarrite, con l’Anno Santo della Misericordia, che sarà
inaugurato il prossimo 8 dicembre.
Buon Anno Santo a tutti noi e buon lavoro interiore con il nostro cammino
quotidiano di conversione: uniti non ci possiamo perdere! Buon Natale a tutti!
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