N° 11 - Dicembre 2015
Spiritualità

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  In ricordo di don Domenico Repiccioli (Ceccardo)
di LA REDAZIONE



“Un mercante appassionato di perle preziose trova una perla che aveva sognato per tutta la vita…” (Mt 13, 44-52).
Il primo pensiero vuole essere di ringraziamento a quanti sono convenuti in questa chiesa per dare, come ci ricorda la liturgia, l’ultimo saluto al nostro don Domenico.
Un ringraziamento che, a nome del direttore provinciale, estendo alla comunità religiosa, a tutto il personale del Centro per l’assistenza riservatagli in questi ultimi anni.
Il secondo pensiero è di vicinanza spirituale ai familiari tutti. Ci troviamo attorno all’altare per ricordare che nella propria esistenza ha vissuto la “vocazione” del cristiano ed ha risposto con generosità a quel “vieni e seguimi” che il Signore rivolge ad ognuno di noi. 
Il sentimento che innalziamo al Signore è di riconoscenza per averci fatto incontrare una persona buona, mite e generosa, laboriosa; una persona che, in questa lunga esistenza, ha trattato sempre delle cose di Dio e ha trattato sempre bene Dio. In questo ricordo ci accompagnano la fede e la speranza, e il Vangelo che abbiamo appena ascoltato indovina il nostro stato d’animo e siamo obbligati a rispondere ad un interrogativo: “Quanto vale il Regno di Dio?”. E’ una domanda che forzatamente ne genera altre e anche di grande portata: “Ma c’è questo Regno? Quanto mi interessa? E quanto mi sono adoperato per farlo mio?
“Un bracciante che sta lavorando nel campo, trova un tesoro…”,
ci ricorda l’evangelista Matteo. “Un mercante appassionato di perle preziose…”. Due esperienze diverse: la prima casuale e la seconda no, ma entrambe sono accomunate da quel “…vanno, vendono e comprano”. Perché la parabola funzioni è necessario quel “comprare”, quel non lasciarsi sfuggire un’opportunità sognata da sempre. Il nostro don Domenico che cosa ha venduto e che cosa ha comprato? Una vita la sua riassumibile in una risposta generosa e fedele dentro la vigna del Signore, dove ha servito un Padrone esigente. Il suo sguardo puntava in alto proprio quando tutto ci porta a ridimensionare, a fare a meno di questo “alto”, perché sembra più gratificante altro. Ci ha richiamato prepotentemente al valore di “quel tesoro”, che è Dio. Davvero che cosa conta aver guadagnato il mondo intero se perdiamo ciò che è essenziale? Un’esistenza la sua all’insegna del “vieni e seguimi” che un giorno il Signore ha rivolto ai suoi discepoli e anche a lui. Un sacerdote convinto che stare dalla parte di Gesù significava stare dalla parte giusta.
Ed eccolo “pastore” di anime nel compito impegnativo di guida, di sostegno, di dispensatore della grazia e del perdono di Dio. E’ bello, è giusto in questi momenti ricordare il positivo di un confratello che per 60 anni si è messo al servizio della Chiesa e della Congregazione in un campo di lavoro che lo ha reso maestro, pastore, amico e padre. Il sacerdozio ti ha portato, caro don Domenico, a toccare con mano la grandezza di Dio e la miseria dell’uomo; tante volte ti sei sentito strumento di salvezza quando, nel nome di Gesù, anche tu hai perdonato settanta volte sette. La grande forza di un sacerdote sta proprio nel distribuire a piene mani un tesoro che ci è stato dato in prestito da un Padrone esigente. Tutto il resto davvero non conta. Ecco la grande forza e il tuo grande esempio: credere in quel tesoro nascosto e stare sempre in prima linea.
Allora mi è facile pensare, nel ricordo di questo nostro confratello, ad una esistenza in controtendenza, ad un percorso di vita indovinato, ad una testimonianza di fede segnata da una fedeltà quotidiana; don Domenico si è fatto “facchino della Divina Provvidenza” in tante nostre Case e in tanti ruoli: è stato missionario in Argentina, confessore, consigliere, padre spirituale; ha condiviso con Don Orione l’entusiasmo di essere in prima fila nel fare il bene. Ed è proprio la radicale fedeltà al Signore che ti ha trasformato da invitato a commensale! “Non vi chiamo più servi, ma amici, perché l’amico sa quello che fa il suo padrone”.
Carissimo don Domenico, sei approdato all’infinito che è Dio. Non sarai più tu a rivestire il grembiule del servizio, ma sarà Dio a servirti per le tante volte che tu lo hai avvicinato nei poveri e negli altri. Riconoscenti ti chiediamo di continuare a volerci bene anche da lassù come hai fatto ogni istante della tua vita quando sei stato con noi.
Grazie di tutto.


  Dio non può salvare te, senza di te
di Stefania



 

          “Ma quanto siamo duri…, ma quanti aiuti e consigli ci hanno lasciato dei ‘semplici cristiani’ come noi che ci hanno preceduto!”. Questa frase di Sant’Agostino ci richiama a dare ‘valore’ a chi siamo: siamo cristiani! Ed è proprio quando perdiamo la nostra identità e il nostro senso di appartenenza, che arriviamo a non avere più ben chiaro chi siamo e quali sono i valori del vero cristiano e di conseguenza, senza rendercene conto, ci troviamo a prendere strade sbagliate, allontanandoci da Colui che tanto ci ama e ci aspetta: il Dio dell’Amore. Il cardinal Martini diceva: “Abbiamo buttato via 200 anni…”. Tutti noi dobbiamo confrontarci sempre con la verità del Vangelo; se riprendiamo consapevolezza della nostra identità cristiana, nascerà in noi la voglia di impegnarci a cambiare e di assumere le nostre responsabilità, essere cioè veri uomini di Dio.
Ora, scusatemi tanto, ma vi voglio dire delle cose, forse scontate, ma che, ahimé, anch’io, purtroppo, dimenticavo o non conoscevo bene. Tutti noi siamo stati creati da Dio, siamo quindi sue creature. Poi, col Battesimo, siamo diventati figli di Dio, in quanto lo Spirito Santo è entrato in noi e, quindi, Dio vive in noi, nel nostro cuore. Poi abbiamo continuato la nostra strada e, come tutti i bimbi abbiamo combinato le nostre marachelle, qualche disubbidienza ai genitori e altri peccatucci; ma, grazie al sacramento della Confessione ci siamo riconciliati con Dio, è ritornata in noi la sua Grazia, abbiamo rimesso a nuovo il nostro cuore ‘mangiucchiato’ dal peccato; poi, con la Prima Comunione, si è aperta la porta per nutrirci del Corpo di Gesù ed essere perciò in comunione con Lui e i nostri fratelli. Abbiamo poi continuato il cammino, forti del suo aiuto (i sacramenti ricevuti), fino alla confermazione del nostro percorso col sacramento della Cresima, amministrato dal Vescovo, e diventando così veri soldati di Cristo. In seguito ognuno ha fatto le proprie scelte. Tanti di noi abbiamo deciso di unirci per tutta la vita attraverso il sacramento del Matrimonio, e così costruire la nostra piccola Chiesa domestica, scoprendo la bellezza di essere sposi, di essere famiglia con Gesù al centro. Anche il papa Francesco ci dice che dobbiamo deciderci a stare con Gesù o contro Gesù.
Ma il nostro cuore è sempre così pieno d’amore come quando ce l’ha donato Dio al momento del Battesimo? Abbiamo custodito la nostra anima? Abbiamo conservato la nostra identità di cristiani? Ognuno di noi sa se abbiamo custodito bene il nostro cuore e quanto è stato ‘mangiucchiato’ dal peccato; e lo sa bene Colui che ci ha dato la vita e al quale dobbiamo ritornare. Ma il nostro Dio, prima di essere Giusto, è Misericordioso proprio perché conosce le nostre debolezze, la nostra fragilità e tutti i nostri limiti. Inoltre, attraverso il papa Francesco, ci offre ora l’opportunità di ritornare all’ovile, di non essere più delle pecorelle smarrite, con l’Anno Santo della Misericordia, che sarà inaugurato il prossimo 8 dicembre.
Buon Anno Santo a tutti noi e buon lavoro interiore con il nostro cammino quotidiano di conversione: uniti non ci possiamo perdere! Buon Natale a tutti!

                                                                                        

                                                                                        

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