Da giorni gli abitanti della valle
percepivano il pericolo incombente
e nascondevano, con pudore nella mente,
l’intento di abbandonare le case.
Nella notte tenebrosa
iI buio profondo favoriva l’esodo
di quella gente stremata
al pensiero del rastrellamento.
Un calpestio sommesso, continuato,
si udiva in
tutta la valle
a confermare l’evento non rituale
per la comunità affranta e impaurita.
Dalla dimora sparivano
giovani, mariti e mamme;
solo i vecchi e i bambini inermi,
restavano rassegnati ad aspettare.
All’alba iniziava la rappresaglia:
spari, ordini urlati alle belve fasciste,
e ai barbari nazisti, s’udivano da lontano;
il terrore s’impossessava di chi era rimasto.
Durò tutto il giorno la caccia infernale
ai partigiani ripiegati nei boschi;
negli scontri cruenti caddero sul campo
Armando, Domenico, Giuseppe e Gino.
Altri partigiani catturati e deportati
subirono ignominiose, atroci torture,
finché per Aldo e Vincenzo,
con l’ultimo lamento, giunse la morte.
Di un giorno di pioggia autunnale
un’immane tragedia rimase:
che il monito sia baluardo;
a noi custodirne la memoria.
Onore ai martiri caduti
che han donato la propria vita
per dare speranza ai vissuti,
di nutrirsi d’amore, di pace e libertà.