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Lettera di una nipote a una nonna in occasione della festa dei nonni (2 ottobre)
di Elisa
Cara
novantenne,
penso alla storia della tua
vita e mi sorprendo a concludere che una bella autobiografia tu potevi proprio
scriverla: altro che romanzetti per casalinghe annoiate, sarebbe stato un
best-seller, ne sono sicura! Avresti descritto la tua Santo Stefano di una
volta, la paura della guerra, ma anche la serenità di essere nata in una bella
famiglia: gente generosa, concreta, lavoratrice. Saresti riuscita a trasmettere
al tuo lettore quella sensazione di precarietà che vivevi sotto le bombe con
una metafora calzante, che so, “la sabbia che passa tra le dita”, sarebbe stata la tua giovinezza allegra e
ottimista, nutrita da un cuore grande. Tacco dieci e abitino a vestaglia
fantasia, eri prontissima a buttarti e poco a programmare, e in questo, cara
nonna, ho indubbiamente preso da te!
Come tu non abbia mai perso energia e ottimismo negli anni a venire (e neppure
l’abitudine del tacco dieci), qui, forse, incontreresti qualche difficoltà a
spiegarlo al tuo ormai coinvolto lettore. Le delusioni sono arrivate e ti
avrebbero spinto verso una pericolosa deriva, quella delle persone senza nome,
rassegnate a subire i riverberi sociali di una condizione insolita e
incompresa. E lì tu hai scelto di non andare. L’amore per i tuoi bambini ha
preso per mano la coscienza di te stessa e hai iniziato a fare di più, sempre
di più.
Nello scrivere questo capitolo della tua vita non avresti bisogno di romanzare
proprio nulla, perché talvolta, si sa, la realtà supera qualsiasi espediente
narrativo. So che sarebbe una biografia lunga la tua, e non solo perché gli
anni sono ormai novanta, ma perché ad ogni paragrafo indugeresti a spiegare nel
dettaglio come hai fatto, quello che hai provato e, soprattutto, come ne sei
uscita alla grande! Indipendenza, grinta, generosità, modernità, senso di
responsabilità. Il tutto emergerebbe dal susseguirsi composto delle tue parole
come nel bouquet bilanciato di un ottimo vino d’annata. E il tuo romanzo sarebbe
il complemento ideale alla degustazione di questo vino, vicino al fiume Magra,
in un campo carico di erbetti; e sarebbe un peccato – già che ci siamo – non
spiegare come si riconoscono gli erbetti… tra una riga e l’altra, tra un
ricordo al miele e uno al limone! Non mancherebbe una crostata preparata con la
tua marmellata ai mirtilli, raccolti in mezzo alle fronde, sfidando i “motri” e
l’affanno dell’età che dovresti avvertire…”dovresti!”.
Comoda nel divanetto di vimini, bigodini tra i capelli, saresti lì anche tu, da
buona protagonista, come sempre a ricamare… “quella splendida tenda di
lino”, che è stata la tua vita, che ha
sempre filtrato solo la luce.
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