Quando, o viandante, sollevi il capo stanco,

vedrai apparir tra il verde un gran castello,

non troverai l’eterno marmo bianco

ma solo sassi del gran passato bello.

Fin sulla torre l’edera si specchia

forse a scrutare la valle tanto chiara,

vuol dominar Marciano con Vallecchia,

Colombiera, il Molino e Molicciara.

Perfino Dante un giorno s’è fermato

ed ha composto in breve una poesia:

l’hanno pregato ma non è più tornato

e per questo ho composto questa mia.

Se un giorno vanteranno un bel paesello

con una piazza grande ed accogliente,

ricorda che ha per vanto quel …castello:

racconta le virtù della sua gente.

Foglie che ricoprite i prati,

ai pallidi colori mescolate i fulvi,

certi rossi caldi ancora

ricordano in me la primavera.

Ma subito alla tristezza

mi riporta l’albero spoglio.

O meraviglioso sonnolento paesaggio,

ti guardo rapita mentre nell’aria sale

l’umido profumo dell’erbe.

Terra stanca,

del riposo invernale abbisogni.

Così entra in me l’autunno.

Quanno che nonna mia pijò marito
nun fece mica come tante e tante
che doppo un po' se troveno l'amante...
Lei, in cinquant'anni, nu' l'ha mai tradito!

Dice che un giorno un vecchio impreciuttito
che je voleva fa' lo spasimante
je disse: - V'arigalo 'sto brillante
se venite a pijavvelo in un sito. -

Un'antra, ar posto suo, come succede,
j'avrebbe detto subbito: - So' pronta.
Ma nonna, ch'era onesta, nun ciagnede;

anzi je disse: - Stattene lontano... -
Tanto ch'adesso, quanno l'aricconta,
ancora ce se mozzica le mano!

Lo sfavillar del ceppo

ravvivato dal tizzar di molle

nell’ampio focolare,

riluce nello sguardo

dei bimbi attorno

La veneranda barba adorna

il rugoso e scolpito volto,

come dei valorosi

antichi guerrieri.

Ricava fumo dalla vecchia radice

trasformata in pipa

e, alternando parole a fumo,

tiene i ragazzi attenti.

Il raccontar di vite,

il narrar di fiabe,

creano visioni nella mente

e palpitar più forte il cuore.

Il piccin s’addorme

sognando la dolce fata.

Il mezzan dalle corte braghe

s’arrende ai briganti d’epoca.

Il giovincello che volge

lo sguardo oltre, orgoglioso

accompagna al giusto sonno,

come se esso fosse eroe

vincitore uscente

dai racconti del vecchio nonno.

(da ‘Di cuore…d’amore)

Santa Teresa,

il tuo nome è in cielo!

 Nel tempo stesso che i tuoi occhi

s’aprirono alla vita,

t’ardeva nel cuore la lucerna

votata a Colui che l’universo regge.

 Il tuo nome in cielo è scritto con le stelle.

 Se guardiamo a te

si placa il tormento,

si placa ogni dolore:

il “Deo gratias” umile,

ripetuto nel chiostro,

ci dà esempio di virtù e amore.

 Dal giardino terreno

ti colse Iddio, giovane boccio,

per vederti fiorire nell’aiola dei Santi.

Tu, fa’ scender su noi una pioggia di rose,

grazie di pace da donare al mondo.

 Il tuo nome in cielo è scritto con le stelle.

 Festa di S. Teresa del Bambino Gesù

(da ‘Fra incantevoli silenzi’)

Lo so: religioso brivido

non conosce più un cuore

che si nutre di polvere e di terra:

sole fasciato di vischiose nubi;

scintilla soffocata in fredda cenere;

fiore seccato ch’era ancora in boccio.

Lo vedi: incerta e dubbiosa fede,

che regge fragilissima speranza;

avara carità sono i miei parti:

stentati frutti d’albero ormai secco.

 Ma Tu: puoi fare rinverdire un ramo;

ricolmare la mano di bei doni;

risuscitarmi i sogni colorati

di bimbo che s’affida,

al sicuro nel seno della madre.

Principio e Fine;

Fine e Principio:

solo Tu vinci il tempo.

(da ‘La preghiera di un poeta)

Campi arati e verdi prati,

nell’estate dei santi, e tigli d’oro.

E non cessa la danza delle foglie,

che cadono, cullate, al lieve vento:

dolce è l’addio in quell’ultimo bagliore

che ognuna manda fuori, un caldo fuoco

acceso al bacio vivido del sole.

(da ‘Ragnatele di bellezza)

Nel vespro vendemmiale

acre odore d’erba tagliata

allarga il respiro

alla rustica cena sull’aia.

 Il peso della giornata umana

Ha occhi di ciambelle;

i filari nella donata festa,

domani spogli dimenticheranno

il nome di vitigni.

Nelle volte di cantina

si celebra la fragranza!

La botte spilla

in un labbro di bicchiere.

 (da ‘Spine di Rose)