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Appunti di un Pellegrino
di Gualtiero Sollazzi
Amorizzare
E’ stato lo slogan di un gran prete
toscano, Arturo Paoli, 103 anni fra qualche mese. Questo verbo, così
traballante grammaticalmente ma espressivamente potente, racconta la scelta di
vita del sacerdote. Una vita tribolata e talvolta incompresa; sempre al
servizio dell’uomo che non conta: l’uomo ignoto.
Non piacque quando scrisse nel 1954 “Sulla croce dell’economia capitalista è
stato inchiodato il povero”. Ha rischiato la vita per salvare tante vite di
ebrei perseguitati: 800; meritandosi la medaglia d’oro al valore civile, e
dallo stato di Israele il titolo “Giusto tra le nazioni”.
“L’amorizzare” ha fatto da colonna sonora ai suoi giorni, rendendolo uomo di
comunione.
Lui che, missionario in Brasile, ha visto assai spesso la morte in faccia, non
ha esitato a scrivere ai giovani: “L’esistenza è bella, non facile; ma bella”.
E ancora, vecchio nella carne ma freschissimo nell’animo, non esita ad
affermare che “il mondo è pieno di occasioni di amore”.
In un tempo che sembra dominato da belve e sciacalli, è doveroso diventare
discepoli di un “amorizzato”:
Arturo Paoli, un prete di razza.
Senza pudore
Siamo
sommersi dalla cronaca nera. Con la TV a fare la parte del leone. Una parte
diseducativa. Il refrain quotidiano è fatto di “Concordia”, “Sarah Scazzi”,
“Yara Gambirasio e così via. Si scelgono temi di sangue. Così si accarezzano
gli istinti peggiori della gente, si fa di tutto per affrontare, o almeno sfiorare, qualcosa di pruriginoso, si sezionano morti e
vivi pur di fare audience a ogni costo. E’ onesto tutto questo? Si cerca
davvero la verità?
Parlano ad excusandum di “diritto di cronaca”. E, in nome del “diritto”, non ci
si cura delle lacrime di tanti che vedono o sanno come si parla e cosa si
mostra di persone a loro care. Non ci si preoccupa dei minori, spettatori impreparati a certe cronache e,
anche, di persone fragili che ne possono essere pesantemente condizionate.
E’ morto il “diritto” al rispetto? Si inzuppa senza decenza il pane nelle
disgrazie altrui che per certi
giornalisti diventano purtroppo una miniera d’oro. Ci si nutre del dolore di
tante famiglie che subiscono, umiliate, in silenzio.
Oggi si segnalano tante emergenze: c’è anche, urgente, un’emergenza pietà.
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Ah, questi cattolici!
di Umberto Folena
Bergoglio, ah Bergoglio! Dov’è finita la parola “verità”?
E la Tradizione con la T maiuscolissima? E la Messa in latino? E poi queste
telefonate, i pranzi alla mensa tra i comuni mortali, le distanze ravvicinate
tra lui il Sovrano e noi i sudditi… Troppo cuore, troppe parole, troppe
telefonate; questo suo ostinarsi a parlare a braccio, questa prolissità!
Decisamente poco sacrale. Ma si sa, è sudamericano…
Ratzinger, ah Ratzinger! Troppo cerebrale: un po’ di cuore, che diamine! Rarissimo
che parlasse a braccio. Troppo teologo, decisamente rigido. Ma si sa, è
tedesco…
Wojtyla, ah Wojtyla! Troppo carismatico, troppo cuore, troppo attore; e poco
cerebrale, diciamolo: troppo poco teologo. Estroso come può esserlo uno slavo.
Ma si sa, era polacco…
Montini, ah Montini! Sempre alla ricerca del dialogo e della mediazione, fin
troppo; chiaro che alla fine qualcuno se ne approfittasse. Tormentato, troppo
tormentato e troppo poco sicuro e normativo come deve essere un Romano
Pontefice, com’era Pacelli…
Pacelli, ah Pacelli! Normativo e sicuro. Ma un Papa nel cuore dei conflitti
caldi e freddi, del confronto mortale tra i due blocchi, della minaccia
comunista, di un mondo lacerato ancora preda delle ideologie, possibile non
fosse almeno un poco tormentato?
Roncalli, ah Roncalli! Aveva un cuore grande così. Il Papa buono, la luna, la
carezza ai bambini… Un papà! Ma un padre deve essere anche severo. Deve
premiare ma soprattutto vigilare e punire. Con i soliti sorrisi non si va da
nessuna parte; anzi no, si va a indire un Concilio: che disastro!
I cattolici, ah questi cattolici
italiani…
(da ‘Avvenire’)
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La recita del rosario nelle famiglie
di Giuliana Rossini
Che bello fare famiglia
sotto il manto protettivo della Madonna, madre di Gesù e madre nostra! E’
accaduto nella parrocchia di San Giuseppe, a Casano, in cui, durante il mese
mariano, il rosario è stato recitato nelle varie famiglie, dal lunedì al
venerdì compreso, alle ore 21.
Ognuno ha aperto la propria casa e, sopra un piccolo altarino, allestito di
volta in volta con tanto amore, la statua della Madonna Immacolata, bellissima
nella sua semplicità e purezza di linee, sembrava voler abbracciare tutti i
presenti tra le sue braccia aperte e accoglienti. A Lei abbiamo affidato,
attraverso le parole di padre Onildo, le nostre pene, difficoltà e gioie e,
soprattutto, la protezione della famiglia.
Infatti, chi più di lei, la Regina della famiglia, che ha accompagnato con
sapienza la crescita di Gesù in età e grazia ed ha saputo stabilire con
Giuseppe un rapporto tenero e affettuoso, è in grado di offrire protezione e
aiuto a questo bistrattato, ma importantissimo fondamento della società in
tutti i tempi?
Ricordo, in particolare, una di quelle sere, di aver provato un’emozione
profonda. Leggendo, tutti insieme, la preghiera di papa Francesco alla Santa
Famiglia, al termine delle litanie; mi si è presentata, dinanzi agli occhi,
l’immagine della casetta di Nazareth che avevo visitato, qualche tempo prima, a
Loreto. Immaginavo Gesù, Maria e Giuseppe affaccendati in quello spazio
angusto, ma pieni di luminosa armonia: Gesù che aiutava il padre Giuseppe nel
suo lavoro di falegname, Maria immersa nelle attività domestiche.
Essi vivevano “alla Trinità” incarnando l’amore che circola fra le Tre Divine
Persone. Il cuore ha aderito con immediatezza alla richiesta di papa Francesco
alla Santa Famiglia di Nazareth che anche le nostre famiglie fossero luoghi di
comunione, di preghiera, scuola di Vangelo e di piccole chiese domestiche.
Anche tra di noi si è stabilito un rapporto di profonda amicizia e di fiducia
reciproca, ricco di serenità, che aveva un profumo soprannaturale. E i canti
che accompagnavano le preghiere contribuivano a rendere più intima questa
atmosfera e ad esternare il nostro grande affetto e il nostro abbandono
fiducioso nel cuore della Beata Vergine.
Mamma del cielo, prega per noi e per le nostre famiglie!
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