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Appunti di un Pellegrino
di Gualtiero Sollazzi
La
bomba
Il
1° marzo scorso Carrara è rimasta paralizzata per il disinnesco di una bomba.
17.000 persone hanno dovuto lasciare per ore le loro abitazioni. Autostrada
chiusa e così la linea ferroviaria per buona parte della mattinata. Anche le
chiese nel “perimetro rosso” hanno
dovuto sospendere le Messe festive. Un disagio notevole, forse per un eccesso di
prudenza da parte delle autorità. I sacerdoti rimasti liberi loro malgrado
dalle celebrazioni, si sono resi disponibili a “dir Messa” in comunità dove alla
domenica non c’è, per mancanza di preti.
In una di queste parrocchie “scoperte”, la gente, sapendo della gradita novità,
ha riempito la chiesa, partecipando con gioia all’Eucaristia. Al termine, un
parrocchiano rivolgendosi al “don” ha esclamato: “Speriamo in un’altra bomba!”.
Un’espressione che dice tutto. Se capita un altro disinnesco, potremo avere di
nuovo la Messa!
Viene un sorriso, ma anche qualche riflessione. C’è la consapevolezza cosa
significhi poter avere l’Eucaristia domenicale? Tra poco i preti saranno
contati. Chissenefrega o ci si mette in ginocchio per ottenere vocazioni? C’era
una canzoncina con musica scadente ma con parole vere: “Si sospira il bene solo
quando lo si perde…”.
Frammenti
pasquali
Al mio paese l’evento
pasquale si sentiva nell’aria fin dal sabato santo. Era il brivido di una
Resurrezione annunciata. Tonino Bello lo
‘racconta’ bene: “Che cosa faranno gli alberi stanotte, quando suoneranno a
stormo le campane? Le piante del giardino spanderanno, come turiboli d’argento,
la gloria delle loro resine? E gli animali del bosco ululeranno i loro concerti
mentre in chiesa ci canta l’ Exultet? Come reagirà il mare che brontola sulla
scogliera, all’annuncio della Resurrezione? L’angelo in bianche vesti farà
fremere le porte anche dei postriboli? Oltre i cancelli dei cimiteri,
sussulteranno sotto il plenilunio le tombe dei miei morti? E le montagne, non
viste da nessuno, danzeranno di gioia attorno alle convalli?”.
Noi, cosa proveremo a Pasqua? Ci diranno nulla quel masso rotolato, le parole
dell’angelo alle donne: “Non è qui, è risorto”?. Forse questo è il giorno per
riprendere in mano ognuno la propria
vita e farne, come diceva Giovanni Paolo II, un capolavoro.
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Gesù Eucaristia, mistero di comunione
di Giuliana Rossini
Oggi
mi accingo ad accostarmi, quasi in punta di piedi, ad un argomento altissimo
che metterà a nudo tutta la mia piccolezza e inadeguatezza, ma che, con tutti i
miei limiti, vorrei porgere come un dono a chi vorrà accoglierlo, avendolo
ricevuto, a mia volta, come tale. Vorrei
esporre alcune riflessioni su Gesù Eucaristia, mistero di comunione e di unità.
Gesù, poco prima di morire, ha voluto lasciarci alcuni doni, strettamente
legati tra loro, che ci aiutassero a non rimanere soli, dopo la sua ascensione
al cielo, ma a mantenerlo presente per sempre tra noi. Il primo è il
comandamento dell’amore reciproco che Lui chiama “mio” e “nuovo”, mediante il
quale dobbiamo amarci con una misura senza limiti, la sua, e cioè fino a dare
la vita. Per esso Gesù si fa presente fra i suoi, come Egli stesso ci assicura:
“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (cioè nel mio amore), lì sono io in
mezzo a loro” (Mt 18,20). Il secondo è l’istituzione dell’Eucaristia. Con
questo dono sublime, Egli ha fatto in modo da restare per sempre con noi su
tutti i punti della terra.
Soltanto la fantasia di un Dio poteva arrivare a tanto, rovesciando il cielo
sulla terra!
Facendosi cibo e bevanda per noi,ci invita a nutrirci di Lui, a mangiarLo e, in
questo modo, non Lui diventa noi, ma noi diveniamo altri Lui, altri Gesù in una
relazione che parte dalla Trinità e alla Trinità ritorna. Infine il terzo è il
dono dell’unità. Gesù, questo dono, lo chiede al Padre: “Che tutti siano una
cosa sola, come Tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anch’essi in noi” (Gv
17, 21), perché soltanto Lui poteva realizzarlo. E’ una richiesta accorata che
Gesù rivolge con intensità al Padre in quello che possiamo considerare come il
suo vero e proprio testamento, nell’ultimo intenso discorso ai discepoli. Gesù
vuole che siamo una vera e propria famiglia, che ci amiamo l’un l’altro
accogliendo gioie, dolori, fatiche del prossimo fino a farle diventare nostre.
In una parola vuole che diventiamo un solo corpo, il suo corpo mistico, la sua
Chiesa.
Ma come realizza Dio questa unità? Tramite Gesù Eucaristia. Cibandoci di Gesù,
diventiamo come Lui, altri Gesù: io Gesù, tu Gesù, lui, lei Gesù… diventiamo
cioè un solo Gesù, tutti uno. Ma non basta. Come Lui si fa cibo per noi, anche
noi dobbiamo diventarlo per i fratelli: pane spezzato, pronto per essere
mangiato. Gesù, per primo, ce ne ha dato l’esempio, mettendosi al servizio di
tutti, pronti a dare la vita per i fratelli. Ma perché l’Eucaristia possa
renderci veramente pane spezzato è necessario vivere il comandamento nuovo
dell’amore scambievole e, in particolare, avere il cuore puro, senza odi e
ripensamenti, disposti sempre al perdono. “Se dunque tu presenti la tua offerta
all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì
il tuo dono… e va prima a riconciliarti con lui…(Mt 5, 23-24). Non è un compito
facile, anzi! Ma la fatica, il dolore, anche l’impotenza e tutta la nostra
debolezza offerti per la realizzazione della volontà di Dio, possono diventare
benzina per accendere il fuoco e incendiare la terra, in modo che Gesù,
guardandoci dall’alto, possa affermare compiaciuto: “Ecco, questo è il mio
corpo!”.
Buona Pasqua a tutti!
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La via per arrivare a Dio: il fratello!
di Da uno scritto di Doretto di qualche anno fa.
Ho
letto uno scritto di Chiara Lubich che dice: “Sappiamo come, attraverso i secoli, nella Chiesa siano sorte persone
eccezionali, i Santi, i quali sono tali proprio perché sono riusciti a
conquistare l’unione con Dio? In che modo e a quale prezzo? Spesso ritirandosi
dal mondo e isolandosi nei deserti o chiudendosi nei conventi, protetti da
mura, per essere facilitati, lontani dalle tentazioni del mondo, nel loro
rapporto col Signore presente nei loro cuori. Oggi però i tempi richiedono
altri modi e lo Spirito Santo si adegua ai nuovi cambiamenti. Oggi la santità
deve fuoruscire dai conventi, essere presente nelle case, nelle scuole, nelle
strade, negli uffici, nelle fabbriche, nei parlamenti…, perché oggi, più di una
volta, si è preso coscienza che anche i laici sono chiamati alla santità”.
Queste le parole di Chiara che le scrisse prima del Concilio Vaticano II. Ora
io mi chiedo: Come fare per realizzare questo progetto di Dio? Giovanni Paolo
II ha detto che “la via della Chiesa,
oggi, è l’uomo!”. Eccola la via per arrivare a Dio: il fratello, la
sorella! L’unione con Dio è l’unione con i fratelli! Ma come? Semplice:
amandoli ad uno ad uno durante la giornata, tutta la giornata. Il fratello è,
quindi, la porta per entrare nella vita divina, per entrare nella luce. Sta
scritto, infatti, “chi ama il suo
fratello rimane nella luce” (Gv 2,10). E anche “Egli (Gesù), ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo
dare la vita per i nostri fratelli” (Gv 3,16).
Ricordo quella volta che dopo aver ricevuto l’Eucaristia, guardai il
tabernacolo e ringraziai Gesù per il bene che mi voleva, ma la solita ‘vocina’
mi disse: “Perché mi guardi qui nel tabernacolo, in questo momento sono dentro
di te, il mio tabernacolo ora sei tu: io sono in Te!”. “Gesù, se Tu sei in me,
cosa vuoi che faccia?”. “Semplice: ama, ama come io ti amo”. “Gesù, ma Tu mi
ami sino a dare la vita per me!”. “E tu fai altrettanto con i tuoi fratelli,
amali come li amo io”. “Gesù, è dura…”. “E io cosa ci sto a fare con te?”. E mi
sono accorto, col passare del tempo, che sforzandomi ad amare così il mio
prossimo, cioè tutti quelli che incontro nell’arco della giornata, attimo per
attimo, a cominciare da quelli più vicini a me, cioè la mia famiglia, più li amo e più e più mi avvicino al
Signore.
Ecco la via per diventare Santi oggi. Poi ho imparato una cosa molto facile per
realizzare questa meravigliosa scoperta: bisogna farlo assieme, in unità con
altre anime vicine che si nutrono dello
stesso Corpo di Gesù insieme a te. Che bello ritrovarsi assieme la domenica,
riuniti alla mensa Eucaristica col nostro parroco e celebrare il mistero della
Risurrezione! Sì, anche la nostra risurrezione, la nostra Pasqua!
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Sindone e Scienza: una via per la verità
di Mara Barbieri
Parrocchia
del Preziosissimo Sangue di Luni
Conferenza
della dott.ssa Emanuela Marinelli
Questo
il testo della locandina che è apparsa nelle nostre chiese, nei luoghi
d'incontro del Comune e anche nelle chiese vicine della diocesi di
Massa.-Carrara-Pontremoli.
La conferenza della dott.ssa Marinelli è stata un evento, un incontro molto
interessante per tutto il Vicariato di Luni che ha visto la presenza di
moltissime persone.
Dobbiamo ringraziare Padre Enrico, Superiore Generale dei Missionari di Maria,
che aveva come ospite, nella sua Casa Madre di Via Fenice a Massa, Emanuela Marinelli, perché ha fatto in modo di
inserire anche la nostra parrocchia fra i molti incontri che la grande studiosa
ha tenuto nei pochi giorni del suo soggiorno a Marina di Massa.
La dott.ssa Marinelli vive a Roma; ha scritto 16 libri sulla Sindone tradotti in diverse
lingue, è stata la Coordinatrice del Congresso Mondiale “Sindone 2000”, ha
partecipato a numerosi dibattiti televisivi. Conferenziera in Italia e
all'Estero, ha girato il mondo per dimostrare che non c'è conflitto fra fede e
scienza, perché i segni della Passione di Gesù descritti nel Vangelo
corrispondono ai segni “lasciati” sul sacro lino dal corpo straziato di un
“crocifisso”.
Non a caso Giovanni Paolo II nel maggio 1998 inginocchiandosi davanti a quel
Lino che avvolse Gesù, disse: “La Sindone è provocazione all'intelligenza. La
Chiesa affida agli scienziati di continuare ad indagare”.
La dott.ssa Marinelli ha avuto il coraggio recentemente di visitare i paesi più
poveri dell'Africa, il Libano, la Siria, dove vivono comunità cristiane
perseguitate per parlare di speranza, della Luce dal Sepolcro.
A settembre in occasione della festa della Madonna Addolorata, il nostro
parroco, don Andrea, aveva programmato un incontro, una riflessione sulla
Passione di Gesù di cui fu testimone sua Madre Maria. Allora fece venire una
copia autenticata della Sindone, ripromettendosi un approfondimento su quella
sacra reliquia, in preparazione alla sua ostensione del 2015. Per questo ha
accolto con entusiasmo la possibilità di avere questa studiosa e ne ha
organizzato la conferenza nell'oratorio della parrocchia del Preziosissimo
Sangue.
La Sindone è un lenzuolo di lino del I secolo dopo Cristo, che misura cm 442 x
113 e ha accompagnato e attraversato i 2000 anni di storia dopo Cristo; è stata
testimone di guerre, pestilenze, incendi salvandosi sempre miracolosamente,
fino alla storia più recente, quando, temendo che finisse nelle mani dei
nazisti, fu portata segretamente nel Santuario di Montevergine (Avellino) dove
rimase dal settembre 1939 al 28 ottobre 1946.
Alla morte di Umberto di Savoia, il 18 marzo 1983, per sua disposizione
testamentaria, il Papa diventò il proprietario della Sindone e decise che il
lenzuolo rimanesse sempre a Torino.
La Sindone non è un'icona, non è il sudario insanguinato di una delle molte
vittime della crudeltà umana, ma è la prima reliquia, perché la più
vicina in senso spaziale e temporale alla morte e resurrezione di Gesù Cristo.
La Sindone non è oggetto di fede, ma un sussidio alla fede e alla devozione,
perché rimanda a un Crocifisso (a Gesù Crocifisso) per questo la Chiesa l'ha
sempre custodita, venerata e ne ha incoraggiato la devozione.
Indubbiamente l'autenticità o meno della Sindone non cambia nulla nel nostro
credo cristiano, che per fede ha al centro Cristo figlio di Dio morto e
risorto, perciò non c'è l'obbligo di ritenere “per fede” autentica la Sindone.
La scienza può continuare le sue ricerche anche con i mezzi di indagine
modernissimi, ma l'excursus fatto dalla dott.ssa Marinelli di quel sacro lino
fra storia, scienza e fede, anche sul piano della pura ragione, convince che
l'Uomo della Sindone è Gesù di Nazareth.
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