Tespi,
il poeta, ha pronte meraviglie
sul suo
povero carro itinerante.
Una
tela dipinta e qualche straccio,
ma, in
abbondanza, maschere e coturni
e un
prezioso strumento musicale.
Basta
poco perché sappia creare
piccole
e grandi storie, sempre nuove,
diffondendo
un incanto che non muore,
perché
produce magica catarsi.
Ma il
pubblico è attirato da ben altro:
giochi
feroci o stupidi trastulli,
finiti
i quali, non rimane nulla.
Tespi
lo sa, ma non si vuole arrendere:
ci sarà
chi vorrà ascoltarlo ancora.
La
folla in plauso, in fondo, non gli occorre;
gli
basta lo stupore che rinasce
dentro
gli occhi stellanti di un bambino.
(da ‘L’ultimo angelo’, ed. Golden Press)