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La Madonnina di Fatima
di Doretto
Lunedì 11 novembre 2013:
festa di San Martino. Oggi ho da raccontare. La mattina vado con la mia
‘papamobile’ in banca, poi… ah, sì, devo
andare a trovare Lui. Entro in chiesa (quella di Isola è molto comoda, è tutta
a pari) e ci parliamo. Ti ringrazio per tutto, ti prego per tutti e, mentre mi
accingo a uscire, ecco che succede una cosa spiacevole: non riesco a trattenere
un bisogno (ogni tanto mi succede anche questo). Proprio lì, in chiesa; proprio
davanti a Te! Che figura! Mi sarei messo a piangere. Poi ho pensato che vuoi
dirmi quanto valgo, cioè niente, proprio niente. E va bè, accetto anche questo
come Tua volontà perché sono sicuro che servirà ad accrescere la mia poca fede.
E ritorno a casa per essere cambiato.
E’ sera. Sono ancora fuori, nel campo. Poi entro in casa e la Marta mi dice:
“E’ arrivata!”. “Chi?”, chiedo. “La Madonnina”. “Cosa?”. “Sì, guarda”, e mi fa
vedere una statuina della Madonna di Fatima portata da un uomo ed una donna,
amici della Marta, che fanno parte di un gruppo di preghiera. “Così tutti i
giorni recitiamo il Rosario e Lei ci proteggerà: noi e il mondo intero!”. Roba
da non credere: chi avrebbe mai pensato a questa bella sorpresa?
E la sera con davanti la Madonnina di Fatima e la televisione sintonizzata su
TV 2000, in collegamento con Lourdes dove va in onda la recita del Rosario,
abbiamo anche noi recitato il Rosario. Sì, proprio così, anch’io l’ho recitato!
Spero proprio che succederà qualcosa! Sì, qualcosa di meraviglioso!
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Il Natale vero: Gesù nasce per me…e per te.
di Stefania
Quante opportunità cadute, perché non bussavo, cercavo…
Il periodo di Natale è passato e nella mia mente, e nel mio cuore, ho pensato
molto in queste settimane a come ho vissuto quest’anno il periodo del ‘mio’ Natale
e come sono trascorsi quelli degli anni precedenti. Sono stati belli,
meravigliosi, ma non vissuti come negli ultimi tre o quattro anni: questi con
la consapevolezza e la certezza che Gesù mi ri-donava ogni Natale l’ennesima
opportunità di ri-nascere per me e che era lì, presente, nella nostra famiglia,
non solo all’interno della Chiesa. Oh, come sarebbero stati ancora più belli
quei momenti di preparazione al Natale e il Natale stesso! Sicuramente la gioia
sarebbe stata incontenibile, perché quando viviamo nella consapevolezza e nella
certezza che il Signore Gesù è presente, è vivo ovunque e quindi tra noi, tutto
diventa ancora più gioioso e la pace interiore diventa anch’essa incontenibile
perché non è solo quella umana ma anche quella divina.
Mi sto rendendo conto che finalmente anch’io sono riuscita ad interiorizzare tutto
questo: il Natale è veramente la nascita di Gesù per me, ma anche per te e per
tutti, e che l’Epifania appena trascorsa è la manifestazione di Gesù al mondo
intero. E così, iniziando a fargli ogni giorno sempre più spazio quotidiano,
utilizzando tutti gli strumenti che la Chiesa ci offre per incontrarlo nel mio
cuore, ma anche leggendo, meditando ogni giorno il suo Vangelo e mettendolo in
pratica nelle mie azioni quotidiane e mettendomi molto in discussione
(esercizio che nel nostro cammino con Lui ogni giorno dobbiamo esercitare), ho
in sostanza voluto mettere in
pratica quello che il Signore dice ad ognuno di noi da oltre 2000 anni: “Chiedete
e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”.
Il trovarLo dipende solo da noi, perché dobbiamo essere noi a cercarLo, solo
noi: non può farlo un altro al nostro posto. Un po’ come il rapporto tra noi
genitori e i nostri figli: genitori si è solo facendoli e non delegando agli
altri… dobbiamo impegnarci sempre: chiedere, cercare, bussare. E come possiamo
incontrarLo se non Lo cerchiamo, e se, poi, non viviamo con Lui? Ma se non
conosciamo il Suo ‘manuale di comportamento’ (il Vangelo), non solo non Lo
incontreremo, ma non ci renderemo conto se quello che facciamo sia bene o male.
Il Natale è ormai passato, ma in realtà il nostro vero Natale siamo noi a
decidere quando farlo arrivare veramente dentro di noi, e questo può avvenire
in qualsiasi momento per tutti, nessuno escluso: non si richiedono titoli di
studio, abiti e altre cose belle, bellezza fisica, denaro e quant’altro, ma
umiltà e consapevolezza; la consapevolezza che senza di Lui non siamo nulla e
non possiamo fare nulla di buono. La nostra vera paura (ho sentito in un’omelia)
deve essere solo quella di non camminare con Lui, di non essere nella sua
strada. E non dobbiamo mai dimenticarci ciò che è successo in Polonia il 22
febbraio 1931, quando Gesù, apparso a suor Faustina, le ha affidato il
messaggio (per me e per te) della sua Divina Misericordia: approfittiamone
tutti, ora, non perdiamo altro tempo in questo periodo di grazia che ci viene
concesso, tutti abbiamo bisogno della sua infinita Misericordia. Non
dimentichiamo, inoltre, ciò che dice papa Francesco: “La Sua Misericordia non
annulla la giustizia…”.
Buon cammino di conversione quotidiana a ciascuno di noi; impegniamoci a
cercarLo: troveremo ‘tutto’ e non saremo più soli. Un caro ricordo a colui che
da un anno (il prossimo 22 febbraio) ci ha lasciato, il preside Franciosi, che di tanto amore familiare ci ha sempre
parlato.
Stefania 07.01.2015
Messaggio
del 25.12.2012: a Jakov (Medjugorie). “Cari
figli, donatemi le vostre vite e abbandonatevi totalmente a me, affinché io
possa aiutarvi a capire il mio amore materno e l’amore del mio figlio verso di
voi. Figli miei, io vi amo immensamente e oggi in modo particolare, nel giorno
della nascita del mio figlio, vorrei accogliere ognuno di voi nel mio grembo
materno , ogni vostro cuore ed ogni vostra vita donarla al mio figlio. Figli
miei, Gesù vi ama e vi dona la grazia per poter vivere la Sua Misericordia,
però tanti dei vostri cuori sono stati assorbiti dal peccato e vivete nel buio.
Perciò, figli miei non aspettate, dite no al peccato e donate i vostri cuori a
mio figlio, perché solo così potrete vivere nella Misericordia di Dio e con
Gesù nei vostri cuori vi incamminerete sulla via della salvezza”.
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Riflessioni sulla nascita di Gesù
di Tarcisio
La nascita di Gesu' la ritroviamo in Matteo 2,1-11 e Luca
2,1-20. Matteo scrive: ''Dopo che Gesù
nacque a Betlemme in Giudea al tempo del re Erode ......", quindi ci
indica solamente la città dove Gesù nacque e subito dopo parla dell'arrivo dei
re Magi. Luca, invece, specifica meglio la situazione: "Mentre si trovano
lì (in Betlemme), giunse per Lei il tempo di partorire… perché non c'era posto
in albergo." Quella notte, sempre secondo Luca, i pastori andarono ad
adorare Gesù: "Andarono dunque in
fretta e trovarono Maria, Giuseppe e il Bambino che giaceva nella
mangiatoia". Da Luca si deduce chiaramente che Gesù nasce in una
grotta, un ricovero per gli animali domestici. Ci dice anche il perché di
quella soluzione: "…perché per loro
non c'era posto in albergo".
Cuore duro quello degli albergatori che non sono riusciti a trovare, neppure un
"buco", per una donna con una gravidanza a termine. Ancora prima di
nascere Gesù assaggia "il cuore di pietra degli uomini". Dio non poteva
con la sua potenza "toccare" il cuore di un albergatore per dare un
giaciglio sicuro e caldo a suo Figlio che stava per venire alla luce? Invece
no, Gesù nasce in una grotta e viene riposto in una mangiatoia (la pietà
popolare ci dice tra un bue e un asinello), dove i pastori, quando arrivano,
non devono bussare, non devono chiedere il permesso a nessuno per adorare Gesù.
In questo vedo il primo grande dono: l'Amore che solo il Dio fatto Uomo sa
dare. Nessuno ha bisogno di chiedere di entrare, di chiedere il permesso perche
Gesù si dona a noi senza barriere, l'Amore ci viene elargito gratuitamente,
solo noi possiamo respingerlo.
Egli a braccia aperte riceve tutti "gli uomini che egli ama". Non ci
sono porte, non finestre chiuse, nessuna barriera, nessun ostacolo da superare
se non quelli che noi mettiamo per la durezza del nostro cuore. Il Bambino del
presepe ci viene sempre presentato a braccia aperte; braccia pronte ad
accoglierci: così Lui si presenta. I primi ad essere accolti sono persone
semplici ed umili, le più amate dal Signore.
Poi Matteo ci riferisce della venuta dei re Magi: "Dopo che Gesu' nacque a Betlemme... ed entrati nella casa videro il
Bambino con Maria sua madre… e gli offrirono in dono oro, incenso e
mirra". Notiamo un particolare,
Gesù riceve i re Magi in una casa. Quindi si può dedurre che subito dopo la
nascita Giuseppe sia ritornato a Betlemme per cercare un posto più consono per
un bambino appena nato, ed ha trovato un alloggio. Quindi i re Magi quando
arrivano debbono bussare e chiedere di vedere il Bambino ed aspettare il
permesso per entrare, perché una casa ha pareti e porte, cioè ostacoli che
sicuramente rendono più complesso il contatto. I grandi aspettano, chiedono il
permesso, gli "ultimi" entrano subito al cospetto di Gesù.
Anche i re Magi vengono accolti con amore ma hanno dovuto fare un lungo
viaggio, superato ostacoli e prove. Debbono spogliarsi della loro regalità,
rappresentata dall'oro, incenso e mirra, e riconoscere umilmente il Re dei Re.
Nel donare le nostre debolezze ci inchiniamo all'Amore. Contrasto imponente tra
umiltà, via diretta, e superbia che ci costringe ad un percorso tortuoso
necessario per riconoscere le nostre debolezze e ritrovare l'umiltà necessaria
per entrare nel Regno di Dio.
Sia i pastori che i re Magi sono stati "chiamati" ad adorare Gesù, ed
entrambi, sebbene in modi diversi, hanno fatto quello che è stato loro chiesto.
P.S.: chiedo scusa ad esegeti e teologi ma questo e'
quanto mi e' uscito dal cuore.
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La “Chiesa del grembiule”
di Tonino Bello, vescovo
“…Per
la nostra ordinazione sacerdotale le suore del paese o gli amici ci hanno
regalato una cotta, una stola ricamata in oro, ma nessuno ci ha regalato un
grembiule, un asciugatoio. Eppure, è questo l’unico paramento sacerdotale
ricordato nel Vangelo.
Sembra un’immagine un tantino audace, discinta, provocante, ma è al centro del
Vangelo; “Gesù, preso un asciugatoio, se
lo cinse intorno alla vita. Poi, versata dell’acqua in un catino, cominciò a
lavare i piedi dei discepoli” (Gv 13, 3-12).
Le nostre chiese, purtroppo, celebrano liturgie splendide, anche vere, ma,
quando si tratta di rimboccarsi le maniche, c’è sempre un asciugatoio che
manca, una brocca che è vuota d’acqua, un catino che non si trova… Quando sono
stato nominato vescovo, mi hanno messo l’anello al dito, mi hanno dato il
pastorale tra le mani, la Bibbia: sono i simboli del vescovo.
Sarebbe bello che nel cerimoniale nuovo si donassero al vescovo una brocca,
un catino e un asciugatoio. Per lavare i piedi al mondo senza chiedere come
contropartita che creda in Dio. Tu, Chiesa, lava i piedi al mondo e poi lascia
fare: lo Spirito di Dio condurrà i viandanti dove vuole”.
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Messaggio per la 37° Giornata per la vita
di Conferenza Episcopale Italiana
SOLIDALI
PER LA VITA
«I
bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché
porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l'esperienza e la
saggezza della loro vita».
Queste parole ricordate da Papa Francesco
sollecitano un rinnovato riconoscimento della persona umana e una cura
più adeguata della vita, dal concepimento al suo naturale termine. È l’invito a
farci servitori di ciò che “è seminato nella debolezza” (1Cor 15,43), dei
piccoli e degli anziani, e di ogni uomo e ogni donna, per i quali va
riconosciuto e tutelato il diritto primordiale alla vita.
Quando una famiglia si apre ad accogliere una nuova creatura, sperimenta nella
carne del proprio figlio “la forza rivoluzionaria della tenerezza” e in quella casa risplende un bagliore nuovo
non solo per la famiglia, ma per l’intera società. Il preoccupante declino
demografico che stiamo vivendo è segno che soffriamo l’eclissi di questa luce.
Infatti, la denatalità avrà effetti devastanti sul futuro: i bambini che
nascono oggi, sempre meno, si ritroveranno ad essere come la punta di una
piramide sociale rovesciata, portando su di loro il peso schiacciante delle
generazioni precedenti. Incalzante, dunque, diventa la domanda: che mondo
lasceremo ai figli, ma anche a quali figli lasceremo il mondo? Il triste
fenomeno dell’aborto è una delle cause di questa situazione, impedendo ogni
anno a oltre centomila esseri umani di
vedere la luce e di portare un prezioso contributo all’Italia. Non va, inoltre,
dimenticato che la stessa prassi della fecondazione artificiale, mentre
persegue il diritto del figlio ad ogni costo, comporta nella sua metodica una
notevole dispersione di ovuli fecondati, cioè di esseri umani, che non
nasceranno mai.
Il desiderio di avere un figlio è nobile e grande; è come un lievito che fa
fermentare la nostra società, segnata dalla “cultura del benessere che ci
anestetizza” e dalla crisi economica che
pare non finire. Il nostro paese non può lasciarsi rubare la fecondità. È un
investimento necessario per il futuro assecondare questo desiderio che è vivo
in tanti uomini e donne. Affinché questo desiderio non si trasformi in pretesa
occorre aprire il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono. Si
tratta di facilitare i percorsi di adozione e di affido che sono ancora oggi
eccessivamente carichi di difficoltà per i costi, la burocrazia e, talvolta,
non privi di amara solitudine. Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità
biologica e che si preparano a divenire la famiglia di chi non ha famiglia,
sperimentando “quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla
vita” (Mt 7,14). La solidarietà verso la vita – accanto a queste strade e alla
lodevole opera di tante associazioni – può aprirsi anche a forme nuove e
creative di generosità, come una famiglia che adotta una famiglia. Possono
nascere percorsi di prossimità nei quali una mamma che aspetta un bambino può
trovare una famiglia, o un gruppo di famiglie, che si fanno carico di lei e del
nascituro, evitando così il rischio dell’aborto al quale, anche suo malgrado,
è orientata.
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