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Santa Teresa di Gesù da Avila (6)
di Angelo Brizzi
La
Santa della riforma Carmelitana
“In
Caravaca de la Cruz, quando Madre
Teresa viaggiava in gran parte della Spagna fondando monasteri e mettendo in
pratica la sua Riforma, vi era un solo convento era, ed è ancora, dei padri
Gesuiti, sempre ben voluti dalla popolazione della città e dintorni e le loro
celebrazioni erano molto seguite dai fedeli. Tra i tanti partecipanti si
distinguevano tre giovinette, molto assidue alle omelie di un dotto gesuita;
ascoltando le parole di questo santo padre e meditandole, nacque in loro un
tale fervore da fare prendere una importante decisione per la loro vita futura
e cioè abbracciare la vita del monachesimo. Però queste tre giovani, tutte di
nome Francesca, avevano un grosso problema da risolvere: a Caravaca non esistevano monasteri femminili e per rimarcare la loro
precisa volontà si rinchiusero in una casa di proprietà di una di loro e
decisero di non uscirne più finché non fosse fondato un convento femminile nella
loro città.
Il priore dei Gesuiti, dopo vari tentativi di farle ricredere dal loro
proposito, constatata però la caparbietà delle tre giovani nel voler prendere
il velo, promise loro che avrebbe mandato un messo da Madre Teresa, già
fondatrice di vari monasteri, con una lettera di supplica in favore della
fondazione di una casa conventuale femminile e mettendola a conoscenza della
loro ferma decisione di consacrarsi a Nostro Signore Gesù. Madre Teresa si
trovava ad Avila, quando le giunse il messo inviato dal Priore. Erano i primi
mesi dell’anno 1575, Madre Teresa si sorprese nel ricevere la notizia della
determinazione di quelle tre giovani postulanti e si sentì subito animata di
attuare il progetto di un nuovo convento della Vergine del Carmelo in quella
città, ma anche ben sapendo che si trovava fuori mano e mal servita da strade
di comunicazione. Madre Teresa si trovò a pensare a quelle postulanti
spontaneamente già chiuse in una clausura inadeguata e prese la decisione di
inviare due buoni amici a verificare come realmente stavano le cose, dato che
lei era impegnata ad ultimare una fondazione a Beas. I due inviati andarono a Caravaca
ma per vari motivi la loro
permanenza lì si prolungò più del previsto e quando parve loro che il tutto era
fattibile, tornarono da Madre Teresa per riferire l’esito della missione. Ma,
nel frattempo, Madre Teresa si era trasferita a Siviglia per una nuova
fondazione che le procurava non poche preoccupazioni”.
Sevilla, la maravillosa, adagiata
sulle sponde del Guadalquivir sulle
cui acque si incrociavano galere e galeoni; dal suo porto partivano e
arrivavano merci, specialmente dal Nuovo Mondo; fra le sue ricchezze artistiche
vi è la Cattedrale, la più grande della Spagna, ma credo che occupi come
grandezza uno dei primi posti al mondo. Fu costruita sule rovine di una moschea
e il bel minareto, rimasto intatto, fu trasformato in campanile. Quando le 28
campane di cui è dotato suonano assieme, Sevilla
si ferma per bearsi della melodia che si espande sopra la città. Come el dia de la boda que se casò la
Infanta Elena, princesa de Espana, jo me encontré en Sevilla el dia mismo de la
bada (Come il giorno del matrimonio della principessa di Spagna, l’Infanta
Elena, io mi trovavo quel giorno a Siviglia).
“Come già detto, Madre Teresa riceveva costanti notizie e suppliche dalle tre
postulanti di Caravaca, lì la
raggiunsero anche i due inviati, fra Giuliano d’Avila e Antonio Gaytan, con
tante buone notizie sulle giovani e sulla loro casa. La Santa fece suo
l’impegno preso dai suoi inviati, però lei non poteva assolutamente lasciare
Siviglia, per cui affidò a fra Gaytan l’incarico di prendere contatto con il
maestro fra Girolamo Gracia per trasferire un manipolo di suore dal convento di
Malagon alla nuova casa di Caravaca. Tra i nominativi che Teresa
dette a fra Girolamo ce n’era uno con accanto la parola priora, e questa era
madre Anna di sant’Alberto; questa portò a termine la nuova fondazione in base
alle direttive di Madre Teresa. In quel
felice giorno, 18 dicembre 1575, la popolazione di Caravaca de la Cruz scese in festa per le strade ad accogliere le
suore del Carmelo; la gioia delle tre postulanti era incontenibile: il loro
desiderio, dopo tanto tempo, per volere di Dio, per la loro caparbietà e l’interessamento di Madre
Teresa, veniva esaudito.
Questa è la storia della fondazione del Carmelo teresiano in Caravaca de la Cruz - continuò il frate
-, Carmelo riformato da S. Teresa e da
S. Giovanni della Croce, il quale per suo compiacimento e per l’amore della
popolazione verso il Carmelo, volle che anche gli “Scalzi” fossero presenti in
quella comunità cristiana, quindi il 18 dicembre del 1586 presero la residenza
in città, prima in una misera casa nelle vicinanze della chiesa di N.S. della
Concezione, poi, il 1 marzo 1587, nell’attuale luogo. In questo monastero poche
cose rimangono del tempo di S. Teresa: del fabbricato, solo la parte che dà
sulla strada, all’interno, un velo della Madre, uno scapolare e una piccola
macina por el trigo (per il grano).
La Madre che non era presente all’inaugurazione, mandò due statue, una
raffigurante S. Giuseppe e l’altra la Vergine del Carmelo, esistenti a
tutt’oggi nel convento. Spero così di aver esaudito la vostra curiosità”,
concluse il frate. Somos rumbo a Italia,
ahì se estan las nuestra familias!”. “Os aguero un buenos viaje!” (Vi auguro un buon viaggio!). Gli stringemmo
la mano e: “Asta la vista Hermano!”.
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La consapevolezza di quello che riceviamo col Sacramento
di Stefania
Nei mesi di giugno e luglio e la prima domenica di
agosto, con la mia famiglia, ho condiviso momenti importanti e di grande gioia
con diverse persone cristiane come me e la mia famiglia: due Matrimoni (il
terzo l’avremo a fine agosto), una Prima Comunione, una Cresima e un Battesimo.
Quando alcuni mesi fa ho saputo di tutti questi inviti, ho immaginato che mi si
stava presentando l’occasione di fare un confronto: allora, prima di iniziare
il mio personale cammino, e ora che credo di avere, finalmente, la
consapevolezza che un cristiano non deve stare fermo, ma deve impegnarsi, ogni
giorno, secondo gli insegnamenti del Vangelo e utilizzando tutti quegli
strumenti che la Chiesa ci mette a disposizione. Ho quindi potuto rendermi
ancora più conto di come vivo, ora, i Sacramenti, che sono per ognuno di noi,
nessuno escluso, tappe di vita fondamentali per proseguire il nostro cammino e
per rimanere sempre nella strada del Signore. Subito ho pensato che la prima azione che dovevo
rivolgere a coloro che mi avevano invitato era la preghiera, poi anche quelle
azioni esteriori anch’esse necessarie per condividere la festa con coloro che
avevano ricevuto il Sacramento. Devo senz’altro ringraziare coloro che mi hanno
invitato perché quello che ho ricevuto in queste occasioni è stato di grande
aiuto per proseguire il mio cammino quotidiano con il Signore. Mi sono ancora
di più resa conto del grande tesoro che possiedo e che devo difenderlo per non
perderlo e tutto questo mi ha permesso di vivere appieno il rito e la festa con
una gioia e una pace mai così intensa. Ho avuto la prova, guardandomi indietro,
del mio capovolgere completamente l’ordine delle mie azioni nel partecipare al
rito dei Sacramenti, capendo fino in fondo quanto sia importante mettere queste
“pietre miliari” nella costruzione della nostra vita. Ho quindi pregato
affinché quello che io ho trovato, lo potessero trovare anche tutti coloro che
ricevevano il Sacramento, ossia che la nostra vita ha un senso se mettiamo al
primo posto Dio e che ricevere il Sacramento è presenza viva di Gesù con noi e
solo con Lui nel cuore possiamo gustare la vera pace. Il
nostro Creatore non vuole da noi grandi cose, vuole solamente che ci amiamo gli
uni con gli altri; per fare ciò dobbiamo ritornare a mettere in tutte le nostre
azioni due importanti ingredienti: responsabilità e tanto rispetto reciproco.
Solo così, facendo ognuno la nostra parte, arriveremo a pulire questo mondo
sporco, dove l’amore, la giustizia e la pace non stanno vincendo. Sant’Agostino
diceva: “Il nostro cuore sarà sempre inquieto finché non troverà Dio, e
trovandolo troveremo quell’amore che abbiamo sempre cercato”. Se ci amassimo un
po’ di più, le nostre chiese dovrebbero essere strapiene di cristiani ogni
giorno. Buon
cammino di conversione quotidiana a ciascuno di noi e non dimentichiamoci mai
che non siamo mai soli.
P.S.) Recitiamo spesso questa bella ‘Preghiera
alla Santa Famiglia’ di Papa Francesco.
Gesù,
Maria e Giuseppe, in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a voi con
fiducia ci rivolgiamo. Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre
famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del
Vangelo e piccole Chiese domestiche. Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle
famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione: chiunque è
stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione. Santa
Famiglia di Nazareth, il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutti
la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua
bellezza nel progetto di Dio. Gesù, Maria e Giuseppe, ascoltate la nostra
supplica. Amen.
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