Clicca sulla foto per ingrandirla |
|
|
Santa Teresa di Gesù da Avila (3)
di Angelo Brizzi
La Santa della Riforma
carmelitana
La grata è di legno massello
divisa da un listello verticale; è buia, un panno nero, dall’interno, impedisce
di vedere oltre; lì il silenzio è totale, i rumori della strada arrivano
ovattati. Guardo l’orologio: è trascorsa una mezz’ora da quando la suora ha
chiuso il portone alle mie spalle. Come d’incanto, senza alcun rumore, la parte
interna della grata si apre e due suore sorridenti mi salutano: “Sea siempre
elogiado nuestro Senor Jesus Cristo!”. Rispondo: “Siempre”.
Prendono posto su una panca; la più giovane è sui cinquant’anni, l’altra molto
più anziana. Dopo le presentazioni quest’ultima appoggia il mento sulle mani
posate sul pomo di un bastone che tiene eretto tra le ginocchia, in silenzio mi
guarda con un’espressione estranea al colloquio tra me e la sua consorella, la
madre Priora del monastero.
In primis la Priora mi fa alcune domande sul mio conto: da dove vengo, cosa
conosco del Carmelo e come mai mi trovo in Spagna e in particolare qui a
Segovia. Esaudisco la sua curiosità mentre l’altra, sempre mantenendo la sua
posizione, nelle pause di silenzio mi pone sempre la stessa domanda: “Da que
pais llega ella?” (da quale paese viene lei?). E alla mia solita risposta
“dall’Italia”, scambiava un’occhiata ammiccante sottolineata da un sorriso
d’intesa con la Madre, prima di riprendere la sua posizione sul pomo del
bastone. Chiedo quindi alla Priora qualche nozione storica sul monastero.
“Lei già sa quale fu il nostro primo convento; ancora oggi si trova in via
Daoiz, questo è il secondo ma unico in Segovia fondato dalla nostra
riformatrice, S. Teresa.
In Calle Daoiz Teresa con quattro sorelle vi rimase sei mesi in attesa di
trovare una casa più adeguata alla vita monastica; vi entrò il 19 marzo del
1574 affidandosi alla protezione di S. Giuseppe, poi intitolò sempre a quel
Santo questa, appena ne prese possesso, lasciando così Calle de Al Muzara (nome
di via Daoiz al tempo di Teresa) il 27 settembre 1574, e da quattro secoli questa
è la nostra casa.
Questa grata che divide la foresteria dalla zona di clausura è la stessa dal
giorno che fu inaugurato il convento”. Chiedo alla suora cosa restava di Santa
Teresa, di suo uso, nel convento. “Diverse cose: oltre ai ricami usuali ci sono
tovaglie di varie misure per gli altari, la sua cella trasformata in oratorio,
il romitorio ove si inginocchiava in preghiera davanti alla statua di San
Giuseppe, ancora lì, il comunicatorio attraverso il quale la Santa riceveva
l’Eucaristia, una panca in legno sua preferita per il ricamo e il cucito;
inoltre, nel giardino, custodiamo, come una reliquia, un lavatoio in pietra che
lei usava spesso”.
Il breve silenzio lo interrompe l’anziana suora con la solita domanda per me,
poi la Madre riprende: “La invito a fare un giro turistico per alcune strade
che sicuramente ha percorso Santa Teresa la sera del giorno che arrivò qui a
Segovia.
Vi entrò dalla parte del Calvario, luogo dove ci sono croci a ricordo della
morte di nostro Signore; da lì si può ammirare il panorama della città con la
veduta del grande acueducto romano; Madre Teresa, con la sua comitiva, passò
sotto le mura della cattedrale e a quelle dell’Alcazar (palazzo reale); poi
senz’altro percorse la Calle S. Francisco; trovandosi lì di sera che era quasi buio, la Madre di certo
si fermò, dopo la chiesa di S. Millan, in una venta de aciete denominata la
meson del aciete, per acquistare l’olio per le lampade.
Guardo l’orologio: ya son las tres de la tarde, il colloquio è durato quasi
un’ora. La madre Priora si alza seguita dalla consorella e da me: è tempo del
commiato e dei saluti, però la curiosità mi spinge a rivolgere una domanda alla
Priora: “Madre, si el tiempo lo permite, le pongo una postrera pregunta”.
“Seguro, que sì, mi risponde, “la escucho de buena gana!”. “Mi piacerebbe
sapere perché la consorella mi ha chiesto per diverse volte da che paese
provengo”. L’anziana suora, con un cenno della mano verso la Madre, si scusa
dicendo: “Nosotras le rogamos perdon a usted por la sonrisa y la pregunta, péro
es la primera ves que escuchamos un italiano que abla espanol como un
potugues!”. Una bella risata ci unisce tutt’e tre, io ho partecipato senza
sapere se ciò che ha detto era un complimento o una critica.
Lascio Segovia e riprendo il viaggio verso Caravaca: lì mi attendono due
blocchi di marmo per l’Italia, marmol gris Cehegin. Chissà se lì, a Caravaca,
un giorno avrò un po’ di tempo per seguire le frecce indicanti Casa Carmelo e
l’invito del cippo che sorregge la croce di Cristo con una targa che dice “Vera
Croce”, invita i viandanti a porgerle un saluto.
Croce venerata in Caravaca nel santuario sorto dentro il castello moresco:
storia o leggenda?
|
|
|
|
|
|
|
DAL SANTUARIO
di P. Mario Villafuerte, fmm.
“…Il 21 maggio il Card. Maffi, dopo
aver pontificato e recitato una delle sue più brillanti omelie, compì l’augusto
rito dell’incoronazione alla presenza degli intervenuti prelati nell’affollato
tempio. Dopo altri due giorni di funzioni pontificali, nella domenica 24
maggio, si ebbe il degno coronamento delle feste.
L’addobbo sontuoso e l’illuminazione del santuario, la scelta musica vocale e
strumentale, lo splendore delle funzioni, tutto concorse a rendere veramente
solenne la festeggiata incoronazione.
Straordinario fu il concorso dei fedeli, senza che nessun spiacevole incidente
sorgesse a turbarlo; e il cielo stesso, quasi un segno del favore della
Vergine, arrise alle turbe devote col suo più bel sereno nei quattro giorni
delle feste, precedute invece e subito seguite da giorni torbidi e piovosi.
Fu insomma l’incoronazione un vero trionfo della Vergine del Mirteto a salutare
risveglio e incremento della sua devozione”.
Conclude così don
Pesce il suo racconto sui giorni dell’incoronazione della Madonna del Mirteto e
a me pare che non ci sia modo migliore per augurare che anche i festeggiamenti
del Centenario possano risvegliare, prima di tutto, negli ortonovesi e poi in
tutti i devoti della Madonna, la fede in Gesù Cristo, l’amore alla Sua Madre e l’adesione
fedele alla Chiesa.
Nel mese scorso vi avevo parlato del Comitato che si è formato per meglio
preparare i festeggiamenti del Centenario (i nominativi li trovate alla fine di
questo articolo) e, infatti, detto Comitato sta già lavorando in un ricco
programma per il mese di maggio che verrà preceduto da una “Peregrinatio Mariae”
cioè, si è pensato di portare alle parrocchie della vallata lo Stendardo del
santuario che tiene impresso l’immagine della Madonna, a modo di coinvolgere le
comunità parrocchiali in questo evento straordinario che, certamente, non interessa
unicamente agli abitanti di Ortonovo paese, ma a tutti i fedeli delle
parrocchie del Comune e oltre.
Le parrocchie che visiteremo sono le seguenti: Ss.ma Annunziata, Casano
Alto (22 aprile); S. Giuseppe, Casano (23 aprile); S. Isidoro, Fiumaretta (24
aprile); Maria Ausiliatrice, Isola (26 aprile); Preziosissimo Sangue, Luni (27
aprile); S. Pietro apostolo, Luni Mare (28 aprile); Santi Filippo e Giacomo,
Nicola (29 aprile) e S. Vincenzo martire, Ameglia (30 aprile).
Nel ringraziare le persone del Comitato che con vero amore alla Madonna e
al suo Santuario stanno danno il meglio di lorostessi, vi porto a conoscenza i loro
nominativi: Beggi Carla, Puccianti Tatiana, Andreani Tarcisio, Bruschi Renato,
Cavirani Agostino, Gentili Elio, Pedroni Walter.
Ho chiesto anche la collaborazione della Proloco del paese e dell’AVIS Comunale e Provinciale.
A
tutti voi lettori, auguro una Santa Pasqua!
|
|
|
|
|
|
|
Il re ebbe pietà di lui, cancellò il suo debito e lo lasciò andare
di Un’assidua lettrice
“…Il re ebbe pietà di lui,
cancellò il suo debito e lo lasciò andare”
Questa
frase meravigliosa di Matteo (18-27) è quello che succede ad ognuno di noi
quando, dopo esserci messi in discussione rivoluzionandoci interiormente,
corriamo dalle persone più importanti della terra (dai nostri sacerdoti per
confessarci) perché abbiamo riconosciuto i nostri peccati e vogliamo
riallacciare la nostra personale Alleanza con Colui che ci ha creato. E tramite
queste persone speciali Gli chiediamo perdono e ci impegniamo a continuare il
nostro cammino con Lui seguendo il suo Vangelo e non il nostro tornaconto. Più
ci “puliamo” e più riempiamo il nostro cuore del suo Amore e, con il suo aiuto
e la preghiera, piano piano arriviamo a essere in grado di perdonare anche noi
coloro che ci hanno ferito e fatto soffrire. Ecco quindi la cosa più bella:
siamo diventati misericordiosi! Riusciamo ora a sentire quella gioia e pace che
solo Lui ci può donare e veramente riusciamo a capire che Lui ci è sempre stato
accanto dall’inizio della nostra vita: eravamo noi che non lo volevamo
incontrare e “aprire quella benedetta porta”.
Non dobbiamo comportarci come il servo crudele, ipocrita e incoerente, che non
ha avuto pietà dell’altro: lui ha ricevuto il perdono ma non perdona e viene quindi
messo in prigione (il purgatorio) fino a quando non avrà pagato tutto il debito
(ricordiamoci che Dio, fino a quando siamo sulla terra, con ognuno di noi è
misericordioso, dopo con ognuno di noi sarà Giusto). Quando riusciamo a
perdonare completamente, riusciamo a capire quanto l’Altro era ed è importante
per la nostra vera pace. Quindi, quando riceviamo l’Eucaristia, dobbiamo
sentirci veramente in comunione con tutti gli altri, nostri fratelli, e sarà
perciò più facile per noi tutti perdonare l’altro se ci sono stati malintesi,
incomprensioni, rancori… Se riusciremo a mettere in pratica il Vangelo di Gesù,
arriveremo sicuramente a vivere quella comunione che deve essere tra veri
cristiani: nelle nostre famiglie, nelle comunità parrocchiali, nella associazioni…
Dobbiamo ringraziare il nostro intercessore, Giovanni Paolo II, che ha voluto
inserire nel Calendario Liturgico la festa della Divina Misericordia; questa
festa però non deve essere vissuta solo la domenica dopo la Pasqua, ma ogni
giorno, poiché non c’è nessuno tra noi che ogni giorno non debba confidare
nella misericordia del Signore Gesù che, conoscendo le nostre debolezze, è
apparso nel 1931 a suor Faustina Kowalska, affidandole il Messaggio della
Divina Misericordia.
Buona
conversione quotidiana e Buona Pasqua a tutti.
|
|
|
|
|
|
|
Come i discepoli di Emmaus
di Doretto
Mercoledì
20 marzo 2014.
Fuori c’è il sole, e tanta luce! Il pomeriggio ecco un regalo speciale.
Mi vengono a trovare la Federica e la Ottavia: è stato un paradiso! Abbiamo
parlato di Gesù, di Maria, di Giuseppe (ieri era la sua festa). Ma Giuseppe,
come è morto? Dov’è sepolto? Detto tra noi: secondo noi Giuseppe è stato
assunto in cielo come Maria! Non è un dogma, ma domani chissà? Ad un certo
punto la Fede esclama: “Ma non ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando?
Pensare a queste cose ora e parlarne qui, a Isola di Ortonovo!
Abbiamo sorriso. Gesù, questa è un’altra Tua carezza! Ed era evidente che Tu
eri in mezzo a noi, perché il cuore ci scoppiava dalla gioia. E allora mi sono
venuti alla mente i discepoli di Emmaus, quando lungo il viaggio da Gerusalemme
a Emmaus si affiancò a loro uno sconosciuto e li informò che Gesù era risorto.
Era Lui, ma non lo riconobbero. Però la sera, quando dietro loro richiesta
(stupende quelle parole “resta con noi, perché si fa sera…”) si fermò a
mangiare con loro e spezzò il pane, allora lo riconobbero. E poi commentarono:
“Ma non ci scoppiava il cuore dalla gioia, quando lungo il viaggio Lui era con
noi?”.
Proprio Lui, il Risorto, in mezzo a loro! E ho pensato: ecco, proprio Lui, il
Risorto, oggi era in mezzo a noi per via della sua promessa: “Dove due o più
saranno uniti nel mio nome, io sarò in mezzo a loro”. E Gesù è fedele: sì, Lui
era in mezzo a noi, e la prova era che mentre parlavamo di Lui, di Maria, di
Giuseppe, ci scoppiava il cuore dalla gioia: ecco la Pasqua!
La Pasqua cade sempre di domenica. E la domenica, per noi cristiani, è sempre Pasqua! Ma è anche Pasqua quando
portiamo Gesù nel nostro cuore. E’ sempre Pasqua quando ci riuniamo in chiesa e
insieme al sacerdote celebriamo la Santa Messa e dopo esserci nutriti del Corpo
di Gesù, l’Eucaristia, usciamo nel mondo e portiamo la nostra gioia agli altri,
e vorremmo gridare a tutti che Gesù è veramente risorto, non ci ha lasciati
soli, ma è rimasto con noi, cammina insieme a noi come con i discepoli di
Emmaus. E quando Lui è con noi è gioia grande e nulla ci fa più paura. Lui ha
vinto le tenebre; Lui ha vinto il mondo; ha vinto le malattie; Lui ha vinto la
morte!
Cari lettori, è con questi pensieri che ho nel cuore che auguro a tutti voi e
alle vostre famiglie una buona e santa Pasqua. Una vera Pasqua, piena di gioia,
piena di Lui, il Risorto!
|
|
|
|
<-Indietro |
|
|
|